Un bacio al sapore di kebab
Camilla rimase interdetta da quella frase: quel ragazzo così diverso da lui, così imprevedibile, la stava mettendo alle strette.
<<Cosa vuoi che ti dica? Che noi siamo così diversi e che la mia testa non fa altro che dirmi che è sbagliato essere felice di stare qui con te? Che ho paura di essere me stessa senza pensare troppo a come appaio ai tuoi occhi?>> rispose lei, ancorando il suo sguardo il quello di lui.
<<Nessuno dovrebbe avè paura di mostrare chi è>> disse Cesare, irrigidendosi e accigliandosi. Gli dispiaceva vedere Camilla in quel modo: <<La vita è una e va vissuta secondo il proprio volere, non come vogliono gli altri.>>
La ragazza continuò a fissarlo: 'Come può dire una cosa simile? Come può non tener conto delle opinioni altrui?' si domandò.
<<Chi devi accontentare?>> chiese lui, sorprendendola. La ragazza rimase in silenzio: era troppo, troppo poco il tempo passato assieme a lui e troppo grande quel segreto per svelarglielo.
<<Scusa ma non credo di doverti dare spiegazioni.>>
Cesare tornò a guardarla e, arrabbiato, disse: <<Provo pena pe te. Sarai anche bella, ma sei una bambola che se fa comandà a piacimento, come tutte.>>
Un sonoro schiaffo rimbombò nel buio della notte: le macchine in sottofondo, i respiri affannati e la delusione che scorreva tra i loro sguardi.
<<Io non sono come le altre!>> urlò Camilla, spezzando quella quiete.
<<Ah no? A me sembra proprio de sì! I veri ribelli so quelli che vivono la vita secondo il loro volere, non seguendo le regole imposte da altri.>> urlò più forte Cesare, colmo di rabbia e frustrazione.
<<Quindi a te importa solo essere un ribelle e non seguire la giusta strada!>> ribatté Camilla, avvicinandosi a lui. Il cuore di Cesare iniziò a martellare per la troppa vicinanza: quella ragazza così omologata, si era trasformato in un vulcano. I suoi occhi lo incantarono e dovette deglutire per rinsavire e tornare alla conversazione.
<<E chi la decide la giusta strada?>> domandò lui, avvicinandosi ancora un po' al volto della ragazza. Quando Camilla notò la poca distanza, ebbe la stessa reazione di Cesare: scombussolata, sentì il cuore andare in fibrillazione e una sorta di mal di pancia.
<<N-non lo so. Ma di certo non è sbagliato seguire i consigli di chi ne sa più di te!>> urlò nuovamente la ragazza.
<<Tu mi farai diventare pazzo con sto modo de fa!>> disse Cesare.
<<Tranquillo che questa è la prima e ultima sera in cui mi vedrai!>> ringhiò la bionda.
<<Sei sicura?>> domandò il ragazzo, con un ghigno stampato sul volto.
<<Sicurissima e consapevole della mia scelta.>> rispose lei, abbassando di tre toni la sua voce non troppo sicura, quasi tremolante. Non se ne erano accorti di come i loro respiri si erano mischiati due battute prima. Non se ne erano resi conto di come le punte dei loro nasi si stavano già sfiorando e di come i loro corpi erano già a contatto. Si fissarono negli occhi per alcuni istanti e, deglutendo, a Cesare sfuggì la frase: <<Sei proprio bella Cami'.>> Gli occhi azzurri della ragazza di spalancarono e un sorriso gli sfuggì dalle labbra carnose. Il ragazzo distolse lo sguardo da quella pozza cristallina e li posò sulla bocca di lei: 'Non cedere' si rammentò lui ma, oramai, il suo corpo era già partito e il contatto tra i due fu istantaneo.
Entrambi sorpresi da quel gesto, nessuno dei due si spostò e, quei pochi secondi, mandarono entrambi in estasi: il calore, la morbidezza, il sapore di Tennent's mischiato con quello di menta, si fusero in qualcosa che a entrambi procurò brividi. Le mani di lui sul volto delicato di lei; le mani di lei a penzoloni lungo i fianchi. Poi, quel gesto: Cesare schiuse le labbra per cercare un contatto più profondo ma Camilla di ritrasse, si voltò e iniziò a scappare, correndo giù per le scale. Lui rimase fermo qualche secondo, confuso da quella reazione inaspettata, poi iniziò a correre anche lui.
<<Fermate!>> urlò, raggiungendola alla fine della discesa.
<<Riportami alla macchina!>> gridò lei che, all'ultimo scalino, prese una storta e cadde a terra, ferendosi il ginocchio. Cesare la raggiunse e fece per allungare il braccio ma lei, con una mossa fulminea, scostò la sua mano.
<<Non toccarmi.>> disse con disprezzo. Lui ci rimase male per quella reazione: <<E mo che cazzo t'ho fatto?>> le chiese.
<<Tu mi hai baciata! E questo è totalmente sbagliato!>> asserì lei.
<<E perché è sbagliato?>> domandò lui, visibilmente arrabbiato e frustrato. Il ragazzo si passò una mano sul viso che finì tra i capelli e sbuffò.
<<Perché sì! Siamo diversi, non funzionerebbe mai.>> confermò Camilla, tirando il ginocchio sanguinante verso il petto.
<<A Cami', mica se dovemo sposà!>> disse Cesare, abbassandosi per controllare la ferita. Lei alzò lo sguardo verso il ragazzo intento a controllare il suo ginocchio.
<<Ecco perché non sei giusto per me. Tu cerchi solo del divertimento, mentre io cerco di costruirmi un solido futuro.>> disse lei, con un tono di disprezzo.
<<E chi te lo dice che io cerco solo il divertimento? Ma secondo te, se io stasera me volevo divertì, t'avrei portata qua senza manco provacce?>> domandò lui. Camilla lo fissò dritto negli occhi e ci vide una strana sorta di sincerità.
<<Però mi hai baciata.>>
<<E te credo, me piaci. Mica te continuo a guarda in faccia per il resto della vita!>> disse lui, quasi esasperato. Le gote della ragazza diventarono di un colore aranciato: 'Gli piaccio.' Un sorriso speranzoso e d'imbarazzo spuntò, eclissando l'espressione arrabbiata di pochi istanti prima.
<<Ora andiamo che te sei fatta male.>> disse Cesare, prendendo in braccio la ragazza e tornando alla macchina. Lei allacciò le braccia dietro il suo collo, posò la testa sul petto e si fece coccolare dal battito accelerato del ragazzo. Lui non voleva darlo a vedere ma, nonostante la figura esile di Camilla, stava faticando parecchio a trasportarla fino all'autovettura.
<<Posso camminare.>> disse lei, sentendo il respiro di lui farsi pesante per lo sforzo.
<<No tranquilla, siamo arrivati.>>
Non poté fare a meno di sorride, richiudere gli occhi e godersi tutte le sensazioni che quella serata le stava donando. Fece un respiro profondo e le narici furono inondate dal profumo di Cesare: 'Potrebbe diventare il mio profumo preferito' pensò per poi sorridere ma, appena si rese conto della sciocchezza, si rattristì: 'Deve essere l'ultima volta.'
Un rumore le fece riaprire gli occhi e vide le quattro frecce della Cinquecento lampeggiare. Cesare le aprì lo sportello e l'adagiò sul sedile, sistemandola bene, inserendole la cintura e posandole un fazzoletto sul ginocchio sanguinante.
<<Mi sono fatta male al ginocchio, non alle mani.>> scherzò lei, guadagnandosi una risata anche da parte del ragazzo.
Cesare montò dall'altra parte, inserì la chiave e mise in moto; una volta presa velocità e inserita la quinta marcia, posò la mano sulla gamba scoperta di Camilla, provocandole brividi dappertutto. La ragazza arrossì e prese immediatamente la mano del ragazzo nella sua, staccando così il contatto dalla coscia. Lui guardò come la sua fosse molto più grande di quella della ragazza e incastrò le dita tra quelle di lei. Entrambi sorrisero ma, entrambi, percepirono qualcosa di strano: quella sensazione di pace non sarebbe durata a lungo.
<<Hai fame?>> domandò Cesare. In effetti Camilla non aveva neanche cenato e, pensandoci, un languorino si presentò.
<<Molta.>> rispose.
<<Ti va un panino?>> chiese lui. Lei lo fissò quasi sconcertata e lui, confuso, le domandò: <<Che c'è?>>
<<Non vorrei sporcarmi.>> Lui si voltò con la bocca spalancata, incredulo della preoccupazione della ragazza e, una volta riesumato dallo shock, scoppiò in una sonora risata. La ragazza, offesa, staccò la mano da quella di lui e gli diede uno schiaffo sulla coscia, facendo accentuare la risata di Cesare.
<<Sei proprio buffa.>> disse lui, quando smise di ridere.
<<E tu sei antipatico.>> asserì lei, con le braccia conserte e il broncio.
<<Allora, vista la tua paura, direi che ci andiamo a mangiare proprio un bel kebab.>>
<<Cosa? No, no, no.>> urlò lei, stordendo lievemente Cesare.
<<Perché no?>> domandò il ragazzo.
<<Non l'ho mai mangiato e mai lo mangerò.>>
<<Sei vegana o una de quelle cose lì?>> chiese lui, con la faccia schifata, fingendo un conato di vomito.
<<No, assolutamente.>>
<<E allora, che problema c'è? Questa è la serata delle nuove scoperte Cami'.>>
<<Se non mi piace, mi porti a mangiare un panino.>> contrattò lei.
<<Promesso.>> disse lui, regalandole un sorriso che Camilla si stampò bene nella mente.
Dopo circa venti minuti arrivarono a destinazione: da fuori non era per nulla promettente ma, anche se titubante, Camilla si ripulì del sangue oramai secco e, aiutata da Cesare, zoppicò fin dentro al locale: una parete totalmente bianca alla sua sinistra si contrapponeva a quelle arancioni del resto del locale. Un profumo di carne misto a cipolla l'assalirono e l'espressione disgustata della ragazza fece sorridere Cesare.
<<Ciao amico!>> lo salutò il proprietario.
<<Ciao Abdhul!>> rispose il ragazzo, stringendogli la mano. Camilla rimase sorpresa di così tanta confidenza tra un cliente e un semplice lavoratore: dove andava lei, i camerieri, lo chef o il proprietario mai si erano permessi di dare così tanta confidenza ai clienti. Anche se quel modo di fare era completamente diverso da ciò a cui era abituata, non le dispiaceva affatto: forse, quel ragazzo così diverso da lei, l'avrebbe aiutata a venir fuori dal suo mondo che la soffocava ogni giorno di più.
<<Due kebab?>> chiese Abdhul. Cesare annuì e disse a Camilla di scegliere come condirlo: della semplice insalata con pomodori e la salsa yoghurt per lei, mentre per lui tutto ciò che vi era sul bancone. Si sedettero a uno dei tavolini bianchi quadrati che vi erano di fronte al bancone e mangiarono in silenzio.
<<Sei sporca.>> disse lui, passando un dito all'angolo della bocca della ragazza.
<<Grazie.>> rispose lei imbarazzata. Finirono il pasto e tornarono in macchina. Il viaggio proseguì in totale silenzio tra i due, accompagnati dalla musica in sottofondo.
<<Dove hai la macchina?>> chiese Cesare, una volta arrivato nei pressi del Foro Italico.
<<Lì.>> rispose lei, indicando una Mini Cooper nera. Cesare si accostò e Camilla scese dalla macchina, estraendo le chiavi della sua dal borsone. L'aprì e posò quest'ultimo al so interno, si girò verso Cesare e disse: <<Grazie per la bella serata.>> Lui si avvicinò, le cinse la vita con le braccia e, dall'alto, le rispose: <<Grazie a te.>> Le sue labbra si posarono su quelle della ragazza per pochi secondi e, quando stavolta le chiese l'accesso, lei glielo concesse: un bacio che bramava da quando la vide la prima volta in quel campo, un bacio fatto di discussioni, risate e imbarazzi. Un bacio al sapore di kebab.
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