Tenete lontani i nemici
N/A pt. 1
Sotto questo capitolo dovete obbligatoriamente commentare.
Non è una minaccia, é solo che la fine stessa del capitolo lo esige :-) ci vediamo in fondo.
Le navi avanzavano, il castello aveva appreso la notizia e tutti erano in subbuglio. Margot corse verso le stalle, ordinando a Cecìle di preparare tutti i cavalli che aveva a disposizione. Si circondò di un gruppo di guardie, impartendo ordini a destra e a manca.
"Raggruppatevi, disponetevi in ogni angolo di Monaco e contrattaccate! Ferite, se necessario, ma tenete i nemici lontani dal mio regno!"
Quando le guardie si dileguarono, correndo per potersi preparare e armare, Margot scorse Pierre parlottare con alcuni uomini che lavoravano nel palazzo. Andò in quella direzione, poi il suo uomo allontanò con un gesto della mano il signore con cui stava parlando, prestando attenzione alla regina. "Ho visto che hai spedito le guardie."
"Si stanno preparando." Margot si portò due mani ai lati della testa, guardandosi disperatamente attorno. Ora che l'allarme era stato spento, tutti erano terrorizzati e stavano sgomberando il giardino dalle sedie e dal piccolo altare che era stato allestito appositamente per l'occasione. "Pierre, sta accadendo.."
L'uomo puntò i suoi occhi azzurri in quelli della regina, cercando disperatamente di cogliere la sua attenzione, facendosi spazio nella preoccupazione e nel timore che avevano avvolto la regina sebbene riuscisse a nasconderli benissimo sotto il suo aspetto reale e composto. "In che senso?"
"Quello che ha detto l'indovina." Con un ampio gesto, Margot indicò il mondo intorno a loro. "I festoni non sono stati messi ancora via."
Pierre alzò gli occhi al cielo. "Ti prometto che saremo pronti e li allontaneremo. Il Principato non verrà attaccato. "
"Dove sono gli eserciti, Pierre!? Avevo chiesto anche a re Alessandro di mandarmi quello italiano!" urlò Margot con voce tremante. Pierre le bloccò la testa e le lasciò un forte bacio sulle labbra.
"Arriveranno presto."
"Presto non basta, i nemici sono qui e non ho nemmeno idea di chi siano!"
Pierre si staccò dalla sua donna. "Dobbiamo dare disposizioni volte ad evitare il peggio, Margot."
La regina annuì, guardandosi le spalle. Il cancello del palazzo venne spalancato, gli uomini in divisa avevano i fucili appesi alle loro cinture ed erano tutti in groppa ai cavalli. Uscirono in massa, cavalcando lungo la collina per arrivare al villaggio proprio mentre le navi attraccavano.
Poi accadde.
Un rimbombo.
Un eco che si estese, ampliato dalle gole naturali del terreno, cospargendo le colline del regno. Margot sentì un tonfo nel petto e si mise a correre verso l'ingresso, ma Pierre la bloccò.
Al primo, seguirono diversi rimbombi, fin quando non iniziarono ad innalzarsi verso il cielo le prime volute di fumo nero e denso. Margot spalancò la bocca inorridita, girandosi verso il palazzo. "Guardie!" urlò, cogliendo l'attenzione di chiunque non fosse ancora partito. "Correte a dire al popolo di venire a rifugiarsi qui, a palazzo, e tu" disse indicando una fanciulla spaesata, "ordina a tutta la servitù di preparare le stanze, tutte."
Annuirono in risposta e corsero all'impazzata. Oltre allo scoppio dei cannoni, il rumore peggiore fu quello degli spari.
Margot ingoiava ogni colpo, sentendosi annientare. Vide Cecìle imbrigliare altri cavalli e le andò incontro. "Quanto ci vuole a preparare i restanti?"
"Un po', mia signora!"
Margot battè le mani. "Ti do cinque minuti e fai partire i cavalli, devono trarre in salvo e trasportare qui quante più persone possibili. La precedenza alle donne e ai bambini!"
Cecìle annuì e con mani tremanti dalla paura attrezzò i cavalli, affidandoli ad altri uomini volontari.
Solo dopo quindici minuti le prime persone apparvero alle spalle del castello, in arrivo. Margot si fece portare un mantello da Amanda e se lo appoggiò sulle spalle, facendo segno a tutti di entrare nel palazzo. C'erano donne in lacrime, sporche di fuliggine insieme ai loro bambini che, disperatamente, tenevano stretti a sè i loro pupazzi di peluche. Margot cercò di guardare oltre la collina, sperando che un altro contingente di uomini potesse trarre in salvo la gente in continuo arrivo. Ben presto, il castello fu gremito. Margot entrò nella sua dimora, guardando tutti i suoi sudditi. I bambini erano tenuti stretti alle loro mamme, alcune di loro piangevano disperatamente.
"Ho perso mio marito!" urlò una voce alla sua destra, e quando la regina si girò vide una donna trascinata malamente da due serve. La donna era sporca di sangue, con un profondo taglio sul ventre da cui continuava a sgorgare sangue. Margot si mise nel mezzo e raccolse intorno a sè un cospicuo numero di donne.
"Prestate soccorso! I medici devono occuparsi di chiunque riporti una ferita, grande o piccola che sia! Veloci!" E le serve accorsero. Amanda apparve, facendosi spazio nella calca.
"Margot!" la chiamò, cogliendo l'attenzione della regina. Le appoggiò una mano sulla spalla, aveva l'affanno. "Tutte le stanze sono state messe a disposizione. Ci sono circa cinquanta persone per camera. Non riusciremo mai a contenerli tutti."
"No!" la bloccò la regina. "Metteremo a disposizione anche la segrete, se necessario. Tutti gli abitanti di Monaco devono essere al sicuro."
Un tuono ruppe sopra il palazzo e la pioggia iniziò a scendere, scrosciante.
Margot si fece portare il binocolo ma, con le mani tremanti, non riuscì a tenerlo fermo. La gente le passava accanto, la implorava di aiutarli, ma Margot in quel momento non sapeva cos'altro fare.
L'esercito di Monaco non ce l'avrebbe mai fatta a battere il nemico, chiunque fosse stato.
Era troppo debole e l'arsenale degli uomini non era ben equipaggiato. Nessuno aveva preventivato che ci sarebbe stato un conflitto. Nessuno, a parte Emèrie.
Margot lasciò il binocolo penzolare sul suo vestito da sposa mentre si muoveva nell'ammasso di gente contenuto nell'atrio del palazzo che pian piano si svuotava, chi diretto verso le camere, chi verso l'infermeria. Margot mandò persino un gruppo di medici a soccorrere chi fosse in battaglia. Il rumore degli spari si unì anche a quello dei cannoni e a quello della pioggia che, lentamente, smorzava il respiro di Monaco.
Margot faceva svolazzare il suo mantello tra le persone, alla ricerca di quell'unico volto che sembrava introvabile. Scorse Emèrie rannicchiata per terra, all'angolo di un corridoio e nascosta dietro una colonna di marmo bianco. Margot corse verso di lei, accelerando e inginocchiandosi di fronte alla fanciulla che aveva le braccia strette intorno alla gambe avvicinate al petto, in posizione fetale.
"Emèrie" iniziò la regina, avvicinandole una mano, ma la fanciulla seppellì la testa tra le braccia. "Emèrie" rincarò Margot, appoggiandole la mano piena di anelli sul braccio scoperto e sporco di fuliggine.
La ragazza sollevò lo sguardo colmo di lacrime, ma non vedeva niente. Era come se si fosse immobilizzata o fosse in trance. "Io l'avevo detto" disse, lasciando libero sfogo al suo pianto. "Io l'avevo detto, ma nessuno mi ha creduto."
Margot si tirò il labbro superiore tra i denti, chiudendo gli occhi e tirando un ampio respiro. "Qui sarai al sicuro, nessuno entrerà nel castello, nessuno potrà farti del male."
"Questo non è niente, Maestà, di fronte quanto accadrà entro poco tempo. Oggi è solo una dimostrazione.."
Margot sgranò gli occhi e scosse il capo. "Fermeremo la volontà di questi uomini, Emèrie, nessuno di loro avrà ragione di combattermi." La regina si mise in piedi, drizzando la schiena.
Lasciò Emèrie nell'angolo, richiamando l'attenzione di una domestica con un cenno della mano. Quando la ragazza le fu accanto, Margot indicò l'indovina alle sue spalle. "Portala in qualche camera e di' a gran voce il mio ordine di fare in modo che tutti stiano bene."
"Sì, mia signora." E la ragazza si scostò, sfiorando piano le braccia incrociate dell'indovina. Margot ritornò indietro, passando attraverso il corridoio gremito di persone, volta alle immense porte del palazzo. Due guardie erano appostate lì, attente a controllare che tra la folla non ci fosse un qualche nemico e qualcuno dall'aspetto indisponente.
Margot uscì all'aria aperta, bagnandosi interamente, il mantello fu difficile da sostenere, appesantito com'era dall'acqua. Si avvicinò al cancello aperto, scorgendo in basso le navi attraccate e gli uomini - delle piccole macchiette scure contro il terreno - che fuggivano come formiche e si attaccavano. Grazie alla pioggia, l'acqua aveva estinto le fiamme divampate un po' dappertutto, dando visione di case completamente distrutte e abitazioni in frantumi. Il rumore dei fucili era chiarissimo anche da quella distanza. Una nuova guardia apparve della curva della collina, con al seguito un altro gruppo massiccio di persone. Avanzavano lentamente, fiaccati dalle esplosioni, dal combattimento e dalla pioggia scrosciante. Margot si fece da parte, poi la guardia scese da cavallo e indicò alla gente l'ingresso del castello, facendoli procedere in quella direzione. La guardia si mise accanto alla regina, osservandola.
"Abbiamo salvato quante più persone possibili, sua Maestà."
"Come sarebbe a dire quante più possibili? Tutti devono essere messi in salvo."
La guardia si aggiustò il ciuffo bagnato da sopra gli occhi, spostandolo. "Gli attacchi non sono stati previsti, mia signora. Alcune persone erano nelle proprie case.."
Margot rimase immobile, con gli occhi che si riempirono di lacrime. Strinse le labbra, annuendo.
"Con permesso" si congedò la guardia con una riverenza, prima di lasciare la regina da sola sotto la pioggia. Margot si mantenne il mantello al collo, sentendo il rumore degli spari andare leggermente alleviandosi.
Sbattè le palpebre, poi prese tra le mani il binocolo ancora appeso al collo e guardò oltre il cancello spalancato. Cercò di ingrandire l'immagine quanto più possibile per poter scorgere un qualche stemma di riconoscimento. Scorse un gruppo di guardie, giù al villaggio, che chiaramente non indossavano la divisa del Principato. Erano tutte intorno a colui che si presupponeva fosse il generale. Un uomo all'apparenza alto che dava le spalle alla vista della regina. Il suo corpo era appesantito da un mantello rosso, solo la testa era scoperta. I capelli biondi erano inzuppati dall'acqua e, mentre parlava alle proprie guardie, le mani erano mosse in maniera esagerata. Margot era troppo distante per poter comprendere cosa si dicessero, nè tantomeno - così lontana - poteva dare al suo piccolo esercito ordine di attaccare. Monaco non era pronta ad un conflitto. Si tolse il binocolo dal viso, tornando nel castello, mentre quello che rimaneva del suo esercito cercava di tenere lontani i nemici.
Quando Margot fu ormai nel palazzo, non poteva sapere quello che le guardie si stessero dicendo.
L'uomo dai capelli biondi sentì il suo nome urlato e si girò verso l'uomo che lo chiamava a gran voce. "L'esercito di Monaco è in ritirata, signore!"
Il comandante annuì e sorrise, lasciando che sul suo volto apparisse un ghigno sinistro. I suoi uomini non si sarebbero mai ritirati con la coda tra le gambe. "Molto bene. Questa è stata solo una piccola presentazione, John. Nei prossimi giorni, il Principato sarà nostro."
L'uomo annuì, gesticolando per far riparare gli uomini sulle navi in quanto non era più così presto e poi anche perché il villaggio era stato ormai raso al suolo. "Sicuramente, comandante Styles." E se ne andò al seguito degli altri uomini, mentre il comandante si stringeva le mani tra loro e girava lo sguardo sul castello che capitanava la collina.
N/A pt. 2
DUNQUE.
COLPO DI SCENA FINALE.
E non è ancora niente. (Come dice Emèrie!)
Nel prossimo sarà sganciata una BOMBA.
Scrivetemi qui sotto cosa pensate stia per succedere e soprattutto chi pensate sia questo comandante.
Possibile io non veda già l'ora di pubblicare l'altro capitolo? Sono troppo emozionata aahaha
Comunque dovete sapere che io la storia l'ho finita da un po' ormai - e meno male, aggiungerei :)
Ah, e lunedì inizierò l'università! Fatemi un "in bocca al lupo" per questa nuova e grande esperienza!
A sabato prossimoooo! 💜💜
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