"Sto tornando, Margot"
Il nero la avvolgeva, non c'era una sola luce ad indicarle la strada.
Margot strinse forte gli occhi e si sedette per terra, tenendosi le gambe strette al petto. Provò a fare degli ampi respiri, convincendosi che tutto sarebbe andato bene quando all'improvviso un fruscio nel buio le fece prestare attenzione. Una lanterna si illuminò davanti a lei, mantenuta per il gancio da Harry che era come se gattonasse nella sua direzione. Margot si tenne il labbro superiore tra i denti, serrando gli occhi e portandosi una mano al braccio scoperto. Sentiva i brividi sulla pelle, la sua leggera peluria rizzata e i respiri di Harry che si avvicinavano e si facevano più pesanti.
Tirò un respiro a bocca aperta. Anche se sembrava tutto così reale, era un sogno. Harry non esisteva più. Era solo frutto della sua mente.
"Margot" la chiamò il principe di Scozia e quando la regina guardò nella sua direzione incontrò i suoi occhi verdi illuminati dalla fioca luce della lanterna. La fiamma zampillava all'interno e si rifletteva nelle iridi verdi di Harry, facendo scorgere alla regina anche le sopracciglia leggermente aggrottate, le ciglia lunghe che sfioravano l'arca sopraccigliare e le labbra piegate in un sorriso sinistro, contornato da una leggera peluria chiara. L'altra parte del viso era tenuta in ombra. "Tu non mi sfuggirai mai."
La regina tirò un grosso respiro, tirando ancora più a sè le gambe. Si strinse una parte del braccio tra due dita in una specie di pizzico. Voleva svegliarsi. Era un incubo e voleva svegliarsi per allontanarsene.
"Vattene" sibilò lei, stringendo gli occhi e la pelle, iniziando anche a sentire dolore. "Cosa vuoi da me? Vattene via, non ci sei più!"
Harry appoggiò la lanterna ai suoi piedi e si mise in ginocchio, sorreggendosi sulla mani aperte a contatto con il pavimento freddo. I capelli gli scesero oltre le spalle. Non aveva più il sorriso a decorargli il viso, ma era serio, con gli occhi ben aperti nella direzione di Margot.
"Non ci sono più per colpa tua, Margot, solo tua!"
La regina decise di desistere dall'intento di provare a svegliarsi e provò a chiudersi le orecchie con le sue mani, provando ad attutire quella voce roca.
"Non mi vuoi sentire, eh?" disse sornione, poi all'improvviso afferrò il mento di Margot e se l'avvicinò. La regina riuscì a sentire il suo respiro pesante contro le sue labbra strette. Circondò il polso di Harry per allontanarlo da sè.
"Lasciami!" urlò, ma Harry la strattonò leggermente, attirando lo sguardo della fanciulla su di sè.
"Come ho già detto, non ti libererai mai di me." Le lasciò il mento e Margot si ritrasse, cercando di distanziarsi il più possibile. Si mise in piedi e sentì il pavimento freddo sotto le piante nude dei suoi piedi. Aveva il terrore che le scorreva nelle vene. Harry si mise in piedi a sua volta, poi allungò una mano verso la regina che era impossibilitata a muoversi, come immobilizzata da una forza sinistra. Il principe di Scozia le prese dolcemente la mano, mano caldissima al contatto, e strinse leggermente le dita di Margot, avvicinandosele alle sue labbra rosee e lasciandovi sopra un bacio delicato. Margot aveva drizzato il collo e cercava di distogliere l'attenzione dall'uomo, ma era impossibile. Harry aveva la mano della regina ancora stretta nella sua quando sollevò solo gli occhi verso Margot, con la testa ancora abbassata. Un ghigno apparve sul suo viso illuminato dalla lanterna, la cui fiamma andava affievolendosi. "Sto tornando, Margot." Poi la luce venne meno e l'oscurità inglobò la regina.
Con uno spasmo riuscì a svegliarsi, prendendo la sua mano e strofinandola sul piumone come a voler rimuovere qualsiasi traccia di Harry. Sentiva ancora le sue labbra e la sue leggera peluria sul mento accarezzarle il dorso della mano. Guardò fuori dalla finestra, scorgendo il cielo di una tonalità rosea, con il sole pronto a sorgere. C'era silenzio per il palazzo. Decise di stendersi nuovamente, appoggiando la testa sul cuscino. Si girò sul fianco, con una mano sotto alla guancia e lo sguardo perso sul cielo che si schiariva ad ogni minuto.
Quando sentì Amanda scostarle le coperte e smuoverle la spalla, Margot si rese conto di essersi addormentata e di non aver sognato più niente. Sebbene fossero state solo un paio d'ore, si sentiva riposata, finalmente senza aver subito un'ulteriore presenza nei suoi sogni. Solo il buio aveva regnato nella sua mente, e ne era stranamente felice.
"Avanti, Margot" disse la cameriera, appoggiandole il vassoio sulle gambe scoperte. "Ha dormito di più, oggi, e fra quarantacique minuti ha l'incontro con i rappresentanti del Belgio."
Margot si affrettò a fare colazione, più serena che mai e, nonostante Amanda se ne fosse resa conto, non gliene fece parola, in caso la regina si potesse rabbuiare nuovamente.
Margot lasciò il vassoio svuotato sulle coperte e si alzò, andando verso il bagno dove la vasca era stata preparata. Amanda le sciolse i fiocchi sulla schiena, aiutandola poi ad immergersi nell'acqua calda e profumata. Margot trasse un profondo respiro e si appoggiò con i gomiti ai bordi della vasca, beandosi della sensazione di freschezza.
Amanda le aveva sollevato i capelli in uno chignon per evitare che le si bagnassero, poi la fece uscire dalla vasca e, con l'asciugamano ad avvolgerle il corpo, la condusse alla toiletta, truccandola e acconciandola per l'occasione, mentre l'abito continuava ad oscillare dall'appendiabiti improvvisato sulla parete.
Per poter raggiungere la sala delle conferenze bisognava passare per il corridoio pieno di ritratti, lungo il quale si potevano scorgere i volti degli antenati dei Soyeaux, fino all'ultimo ritratto che presentava Margot ventunenne seduta sul suo trono, orgogliosa.
La regina sfilò lungo il corridoio, scorgendo a malapena le porte nascoste che avrebbero rivelato i passaggi segreti che lei e Liam avevano sempre usato. Tirò un grosso respiro e, ferma fuori la porta, pensò a quanto avrebbe detto. L'accordo con il Belgio era importantissimo, non poteva deludere nessuno. Abbassò la maniglia e si andò ad accomodare dall'altra parte del tavolo, con le mani appoggiate sui braccioli e le dita che tamburellavano impazienti. C'erano due ragazze della servitù a reggere dei vassoi e Margot le vide abbassare il capo prima che dei rintocchi contro la porta attirarono la sua attenzione. C'era un uomo baffuto sotto l'arcata, con un documento in mano e gli occhiali abbassati sulla punta del naso grassoccio. L'uomo si schiarì la voce. La gente belga parlava il francese, non ci sarebbe stato alcun bisogno di interpreti quel giorno.
"Buongiorno, Vostra Maestà" salutò l'uomo, poi prese il documento ed iniziò a leggerlo. "Siamo giunti qui per poter godere della vostra intelligenza e lealtà nei confronti del nostro popolo e la ringraziamo anticipatamente per l'ospitalità che ci state prestando. Quest'oggi-"
"Signore" disse Margot, sollevando una mano per interrompere tutte quelle cerimonie, "va tutto bene. Proceda, grazie" terminò con autorità.
L'uomo rimase un attimo allibito, come se avesse perso il filo del discorso, poi però una guardia gli picchiettò una spalla. "E' qui" disse soltanto.
Margot si mise in piedi e unì le mani sul tavolo, in attesa.
"Perfetto, Vostra Grazia, permettetemi di presentarle re Leonard di Belgio. Presenzierà in persona all'incontro di oggi."
"Grazie, Provau, per la tua presentazione" disse una voce chiara e limpida appena fuori dalla porta. Due mani robuste spostarono di lato il consigliere belga e un uomo entrò nella sala delle conferenze. Aveva poco più di trent'anni, i capelli biondi - leggermente allungati - erano tenuti ordinatamente indietro e la barba curata gli circondava le labbra rosee. I suoi passi erano lunghi e rumorosi, l'andatura sicura di sè e il vestiario elegante. Si fermò dall'altra parte del tavolo rettangolare, unendo le mani dietro la schiena e abbassandosi con rispetto. "I miei omaggi, Vostra Grazia."
"Lieta di vederla, Maestà" salutò Margot dopo essersi messa in piedi, chinando il capo e allargando due lembi della gonna color cipria che aveva addosso. Re Leonard spostò la sedia e fece segno ai suoi uomini di sgomberare la scena.
"Perdonate, Vostra Grazia, il mio fidato consigliere. E' fin troppo prolisso" disse, sedendosi e guardandosi intorno.
"Non si preoccupi, Maestà, sono abituata a discorsi più lunghi." Margot si sedette e alzò una mano, facendo avvicinare le due cameriere. "Vuole favorire di questi biscotti?" chiese educatamente, mentre le due fanciulle si inchinavano e allungavano il vassoio verso il re.
Leonard sorrise, prese un tovagliolo e lo posò sul tavolo, prendendo poi con due dita un piccolo biscotto di pasta frolla. "Non mi lascio scappare un simile invito."
Margot incontrò lo sguardo delle sue cameriere e, smuovendo le dita, fece loro abbandonare la sala. Re Leonard si gustò il biscotto, incontrando poi gli occhi della regina. "Incantato da tale bontà."
"Abbiamo i migliori cuochi in zona."
"Me ne compiaccio" disse il sovrano, prendendo il tovagliolo e pulendosi le mani. Lo appallottolò e lo mise accanto a sè sul grande tavolo. Incrociò le mani sul bordo e puntò il suo sguardo su quello della regina, osservandola attento. Margot si rese conto che i suoi occhi fossero chiari, sebbene non riuscisse a definirne il colore. A differenza di quelli di Pierre che gli si potrebbero scorgere a metri di distanza.
"Noto tenga bene le redini del suo regno" disse Leonard, sorridendo con un lato delle labbra. "Anni fa, io e mia moglie avremmo voluto farvi visita, ma sa, la burocrazia crea sempre tanti problemi."
"Assolutamente" fece Margot, abbozzando un sorriso. Quell'uomo dava l'impressione di esercitare un certo controllo su tutto e in totale sicurezza. Dava anche l'aria di essere un tipo spavaldo. Leonard fece correre gli occhi sugli scaffali e sui titoli dei libri incastrati e inpolverati. All'improvviso si bloccò, indicandone uno.
"Oh, Machiavelli. Grande scrittore. In Belgio ho uno scaffale con tutti i suoi trattati. Lui sì che aveva capito tutto."
"Una mente portante del nostro sistema passato" osò dire Margot, e la sua espressione fece girare il sovrano nella sua direzione.
"Crede che i suoi princìpi non debbano essere esercitati adesso?"
"Beh, il principato da lui designato rappresenta una totale tirannia. Non credo sia un bene per lo Stato."
"Perché mai?" disse Leonard, grattandosi il mento. "Un buon sovrano compie sempre le migliori scelte, sebbene esse comportino un dispendio di energie e..vite."
"Ma non bisogna piegare negativamente il popolo" rispose Margot a testa alta. Uomo di ampie visioni e dall'accento marcato, pensò la regina.
"Tutto, per il benessere dello Stato" concluse Leonard, poi guardò a lungo Margot.
La regina abbozzò un sorriso, ma non riuscì a sostenere ancora a lungo lo sguardo, così si piegò e da un cassetto tirò fuori le carte utili all'alleanza economica. Le appoggiò tra loro, appoggiandovi la mano sinistra sopra. Leonard scorse il rubino all'anulare e strinse leggermente gli occhi.
"Allora, Maestà, iniziamo?" disse Margot, attirando lo sguardo del re.
Al termine dell'incontro, i segretari ufficiali entrarono nella stanza per siglare i documenti firmati dai due sovrani.
Il Belgio avrebbe dato la possibilità al principato di Monaco di importare prodotti finiti dalle industrie sviluppatesi nello Stato più a Nord, mentre il regno di Margot avrebbe esportato le materie prime necessarie ad innescare il ciclo di produzione e consumo.
Margot si alzò dal suo posto e, se fosse stata sola, si sarebbe volentieri stiracchiata i muscoli. Leonard seguì il suo esempio e si allontanarono leggermente dai gruppi di uomini che ufficializzavano l'alleanza.
"Non mi sarei mai aspettato una tale fermezza da parta sua...posso chiamarla Margot? Ormai siamo alleati" disse il sovrano belga, marcando l'ultima parola.
Margot annuì, stringendo le labbra in un sorriso. "Mi piace sorprendere le persone, positivamente intendo."
Leonard si leccò le labbra. "Anche a me. Abbiamo una cosa in comune, il che rende il nostro incontro ancora più intrigante." Sollevò lo sguardo e lo fece disperdere al di là della finestra. I raggi di sole attraversarono le sue iridi chiare.
Verdi.
Verdi, con qualche pagliuzza dorata più vicina alla pupilla scura.
"Il suo regno è in una meravigliosa posizione" disse il re.
"Anche il Belgio lo è."
"Sì, ma lei potrebbe trafficare più facilmente nel Mediterraneo, mare dai tesori infiniti. Bagna le sponde di alcuni tra gli Stati più magnificenti e ricchi di risorse."
Margot annuì, guardando la sua Monaco dall'altezza in cui si trovavano.
"E' un peccato che lei non abbia ancora sfruttato tale posizione privilegiata" constatò il re belga.
"Oh, ma lo farò, non ne dubiti" rispose la regina.
Leonard spostò lo sguardo su Margot e fece un rapido sorriso rumoroso. "Che il futuro gliene riservi, allora" disse a bassa voce e il suo tono divenne incredibilmente roco. Quando i segretari iniziarono a mettere da parte le carte firmate e in silenzio abbandonarono la sala, due guardie si fermarono sotto l'arcata della porta aperta, attente.
Leonard si vide le spalle. "Credo sia giunto il momento di salutarci." Pose una gamba indietro e si inchinò, afferrando la mano destra di Margot. La sua figura era interamente colpita dal sole. Così, quando sollevò solo gli occhi e i raggi illuminarono una parte del suo volto, Margot si sentì improvvisamente frastornata. Il sole attraversava i suoi occhi verdi, graffiava le sue bionde ciglia voluminose e un angolo delle labbra sollevate verso l'alto. Abbassò il capo per lasciarle un bacio sul dorso della mano, e la barba curata solleticò la pelle diafana della regina. Quando riportò lo sguardo su di lei, due immagini si sovrapposero agli occhi di Margot.
Il volto di Leonard si mischiò a quello di Harry. Gli occhi verdi, le labbra e il lato del viso illuminato dal sole coincidevano perfettamente.
Margot fece per rispondere al sovrano, ma si affogò con la sua stessa saliva. Tossì un po' di volte, prima di riacquistare compostezza. "Mi scusi, Leonard" disse, portando una mano alla base del collo, prendendo respiri pronunciati.
Il sovrano belga sorrise. "Si figuri, Margot." Lasciò la presa di Margot e le depose la mano sul fianco. Retrocedette fino alla porta, dopodiché prima di dare le spalle alla regina e uscire, disse: "A presto, Maestà."
Margot fece un cenno del capo, poi le guardie lo scortarono fuori e il movimento delle sue spalle muscolose e ampie, i capelli biondi leggermente ondulati...tutto le ricordava l'uomo dei suoi incubi.
Quando Leonard sparì alla sua vista, Margot uscì dalla sala, dirigendosi nella direzione opposta. Si girò solo una volta e scorse il sovrano guardarsi intorno mentre procedeva lungo il corridoio, seguito dalle due guardie.
Quando Margot girò l'angolo si scontrò con Pierre che la fermò appoggiandole le mani sulle spalle.
"Ehi" disse la regina spaventata mentre faceva ampi respiri.
Pierre le lasciò un bacio a fior di labbra. "Si è subito sparsa la voce che sia stato uno dei migliori accordi economici che tu abbia mai fatto. Sono fiero di te, mon amour."
Margot sorrise, poi quando Pierre la strinse a sè, facendole appoggiare la testa sul suo petto ampio, la regina non potè non pensare alla strane coincidenze che aveva colto.
N/A
Ciao a tutti!
Non mi dilungo perché non ho tempo, però sappiate che questo capitolo è importantissimo!
Cosa ve ne pare di re Leonard?
Io, personalmente, ne sono affascinata!
Un abbraccio.
P.s Soprattutto ci tengo a ricordare le vittime del terremoto che ha colpito il centro Italia. L'atrocità della natura è sempre qualcosa a cui l'uomo non potrà mai abituarsi.
Spero stiate tutti bene.
Vi sono vicina.
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