Sangue nella neve

N/A pt. 1
Premetto che in questo capitolo ci saranno delle scene abbastanza forti (dipende tutto da quanto riusciate a sopportare), ma comunque niente che vada oltre il limite e rasenti lo schifo perchè non mi piace proprio essere cruenta e trattare quelle cose. Contrassegnerò con * l'inizio delle scene in questione. Ci vediamo in fondo!

Trascorse il tempo.
I tre giorni volarono rapidamente e man mano che le ore passavano Margot aveva temuto sempre di più il momento in cui avrebbero rifiutato la proposta di Leonard.
Quando sopraggiunse l'alba del terzo giorno, sembrava che degli animali selvatici fossero impazziti nello stomaco della regina che aveva un forte mal di schiena. Gli allenamenti effettuati in quei tre giorni, a quanto pareva, si facevano sentire. Era da sola nella sua stanza, Pierre e Alessandro sarebbero partiti entro pochissimo tempo mentre lei era lì, ferma di fronte lo specchio della sua stanza. Si sporse sulla sua toiletta e si infilò il piccolo pugnale di Pierre nell'elastico della gonna dell'abito, staccò il mantello dal gancio e se lo legò sotto il collo. Quel giorno faceva ancora più freddo, come se il tempo volesse congelarli.
Quando sentì i rintocchi sulla porta, sapeva che il tempo fosse scaduto. Pierre entrò con la sua armatura, due spade appese in vita e il fucile legato sulla schiena, i capelli erano tenuti in alto, lo sguardo di ghiaccio sulla sua regina.
Margot sostenne i suoi occhi azzurri e ingoiò a vuoto, con lo stomaco chiuso in una morsa di preoccupazione. "Tu tornerai, okay? Se sei venuto a farmi discorsi di addio, allora puoi anche andartene perché non rimarrò qui ferma ad ascoltarti."
Pierre si leccò il labbro inferiore, chiudendo la porta alle sue spalle una volta entrato nella stanza. Si avvicinò a Margot, circondandole il viso con le mani. "Okay" disse, soltanto. "Non dirò nulla." Si abbassò sulle labbra della regina, toccandole e baciandole con le proprie. Se l'avvicinò ancora di più, facendo danzare le loro lingue.

Margot portò le mani intorno al collo di Pierre, accarezzandogli i capelli lunghi sulla nuca. Quando si staccarono, si guardarono negli occhi.
"Torna da me" disse Margot contro le sue labbra e gli occhi lucidi. Pierre annuì, sfiorando la sua fronte.
"Tornerò" confermò, poi la regina lo fece allontanare.
Pierre strinse le labbra, ma prima di uscire di stanza, lasciò una della due spade che aveva in vita sul tavolino della toiletta della regina. "Sarà la tua difesa." Poi se ne andò, indugiando un secondo di più sotto l'arcata della porta. Girò la testa, guardando la sua regina, fermandosi ad imprimere ogni singolo dettaglio del suo corpo nella sua mente, i suoi occhi scuri, le ciglia lunghe, le labbra carnose, i capelli sciolti e decorati da boccoli, le mani unite tra loro, il vestito che aveva indossato e il nodo del mantello che le accarezzava il collo. Strinse le labbra prima di abbassare lo sguardo ed uscire dalla stanza.
Margot sospirò pesantemente e si appoggiò contro la toiletta, stringendo gli occhi e le dita intorno al bordo del tavolino. La lama della spada rifletteva la luce sulla parete.
La paura era troppa.
Chissà chi sarebbe morto quel giorno.
Si portò una mano al collo, pregando che tutti ce la facessero.

Fu un attimo, e l'esplosione più grande che avesse mai sentito scoppiò nelle sue orecchie. Le urla del combattimento erano più vivide, molti più uomini erano impegnati a combattere.
I cannoni scoppiavano, i fucili sparavano senza sosta e il fumo si levò in cielo, quasi annerendolo totalmente. La gente aveva paura, si tappava le orecchie e pregava. Margot invece andò un attimo nel boschetto, in quel luogo che sperava potesse essere il suo rifugio per sempre. Ad ogni scoppio, lungo il cammino, il suo cuore saltava nel petto, pensando a quanti uomini stessero morendo. Aveva il cappuccio sulla testa, il vestito pesante che lentamente si bagnava a contatto con la neve e la spada appesa al fianco, per ogni evenienza. Si sedette di fronte quella lapide che aveva tanto spesso sfiorato, cercando il suo migliore amico.
La coltre di fumo che si innalzava su Monaco si propagò oltre le colline, avvolgendo i resti delle case, i poderi e infiltrandosi tra le sbarre del cancello del palazzo. Si avviluppò intorno ai rami spogli degli alberi e salì verso il cielo, macchiando quelle nuvole bianche da cui la neve scendeva copiosamente. Il lago era ghiacciato, l'erba coperta da un soffice manto bianco cosparso di carte bruciacchiate che, annerite, fumavano ancora. Non c'era più nessuna ninfea a galleggiare sull'acqua, nessun cigno che riposava, nessun sole che riscaldava quella desolazione, allietando la rigidità, la paura che avevano paralizzato tutti. La foschia aveva coperto ogni cosa.
I fiocchi di neve scendevano piano, accarezzando la terra macchiata e coprendo le brutture che la guerra aveva portato con sè.
I rumori dei cannoni che esplodevano riempivano l'aria, le urla degli uomini in procinto di scontrarsi erano ormai diventati un'abitudine, la morte mieteva sempre più vittime. Una lacrima amara scivolò oltre il mento di Margot, dopo averle lasciato un scia sulla guancia annerita dalla fuliggine che aveva permeato tutta l'aria. Poco più in là, oltre il boschetto privato delle sue fronde rigogliose, si sentivano le urla disperate dei bambini terrorizzati, le mamme che li proteggevano con il loro stesso corpo e i loro mariti impegnati nell'esercito, con nessuna certezza di poterli rivedere.
La lacrima di Margot abbandonò il suo viso, precipitando sulla neve fredda su cui era seduta, il vestito allargato e la sottoveste che si bagnava, ghiacciandole le gambe.
Si passò la lingua sulle labbra per inumidirle prima di avvicinare la mano alla lapide, scostando un po' di neve dalla superficie e appoggiando una mano sul nome di Liam.
Uno scoppio squarciò l'aria e i fucili iniziarono a sparare, colpendo indistintamente, con la neve che si appoggiava sui corpi che cadevano. Altre lacrime di dolore abbandonarono il volto della regina, con il labbro inferiore che le tremava incessantemente. Se lo tenne tra i denti, mentre la punta delle sue dita assumeva un colorito bluastro a causa del freddo. Un singhiozzo le scosse il petto. "Perché sta succedendo tutto questo?" disse Margot in un sussurro. Una folata di vento le fece scendere il cappuccio dalla testa e spostò i lunghi capelli sul mantello, i brividi iniziarono a spandersi su tutto il corpo. "Perché tutte le mie paure si stanno realizzando? Per più di tre anni ho avuto timore che ciò che popolasse i miei incubi prendesse possesso della mia realtà. Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo?" continuò, spazzolando un po' di neve dalla foto di Liam. Un accumulo di radici scure era ciò che rimaneva dei fiori che gli portava puntualmente, annichilite dal freddo che l'inverno aveva portato con sé. Anche quel piccolo angolo di paradiso era stato contaminato. Nessun posto era più sicuro, ormai. "Io ho paura, Liam. L'ho sempre avuta e continuerò ad averla. Non ho idea di come tutto finirà e troppe persone stanno perdendo la vita. Mi sono sempre assicurata che tutti stessero bene, e questo è il risultato?" Un singhiozzo scappò dalla sua bocca e se la coprì con l'altra mano, piegandosi leggermente in avanti e chiudendo gli occhi scuri contornati da borse violacee. Non si sentiva più la punta del naso e le palpebre le bruciavano. Il fumo che inalava la fece tossire. Altre lacrime abbandonarono i suoi occhi. "Io sono più forte di quanto sia mai stata, sono pronta a mettermi in gioco ma.." Tirò su con il naso, staccando la mano dalla lapide e appoggiandola in grembo. Sollevò nuovamente lo sguardo, puntandolo sul volto sorridente di Liam. "Riuscirò davvero a fare ciò che è necessario si faccia? Riuscirò, nel caso, a commettere le stesse cose di un tempo? E' davvero giusto, così?" Strinse la labbra, annuendo impercettibilmente e sfiorandosi la punta del naso, quando all'improvviso un rumore poco distante, neve schiacciata sotto il peso di un passo, la fece girare di soprassalto con il cuore in gola e gli occhi strabuzzati.
Amanda.
Margot si portò una mano al petto, riprendendo a respirare. Un fiocco di neve le si posò sul naso. "Mi hai spaventata."
La cameriera si strinse nella giacca pesante, allungando le mani verso la regina. "Non puoi più stare qui."
Margot annuì e si mise in piedi, spazzolandosi la neve di dosso. "Va bene." Guardò la foto di Liam e strinse le labbra. "Nel sogno mi hai detto che sarebbe tornata la pace e che avrei affrontato grandi cose. Fa' che sia così, amico mio" disse sottovoce, quasi come se quelle parole fossero un segreto tra loro due.
Amanda la scortò nel castello, guardandosi attorno. Le porte vennero chiuse alle loro spalle.
Le guardie si erano allontanate tutte per prestare servizio.
Amanda si fermò nel mezzo del corridoio. "Rimani qui dentro, okay? Qualsiasi cosa accada, rimani qui."
Margot annuì, "Non vado da nessuna parte."
Amanda le sorrise mentre un'esplosione riempiva l'aria di urla e fumo. "Vado a prenderti qualcosa da bere."
La regina annuì, fermandosi di fronte la grande porta finestra alla sua destra. La neve aveva ricoperto le imposte. Margot abbassò la maniglia e attese che i passi di Amanda si fossero affievoliti per aprirla, facendo cadere i fiocchi che avevano coperto tutti i vetri. Si accertò che Amanda non la stesse vedendo, così uscì.
Di fronte a lei c'era un ampio balcone interamente ricoperto di neve fresca, il marmo era gelido e crepato. Spostò la neve con i piedi, avvicinandosi di poco al bordo. Da lì il combattimento si vedeva benissimo. Ormai il fumo aveva riempito il cielo.
Sentì dei passi alle sue spalle, alzando gli occhi al cielo. Sapeva che Amanda l'avrebbe scoperta. "Sei già di ritorno?" domandò, prima di girarsi.
Quando lo fece, il sorrisetto che aveva sul viso scomparve all'istante.

Si immobilizzò. Di fronte a lei, Leonard sorrideva e chiudeva la porta finestra alle sue spalle. "Non penso quella donna torni tanto presto, ha avuto un contrattempo."
Margot sentì il respiro venirle meno e il cuore che prese a batterle talmente tanto forte che le sembrò sul punto di scoppiarle nel petto. Amanda..."Come hai fatto?" disse, cercando di tenere la voce ferma. Nessuno sarebbe corso da lei a salvarla.
Leonard sollevò le spalle, incurante. Aveva i capelli scompigliati, il viso pieno di tagli e sporco di sangue e l'armatura a tratti scoperta. Una spada gli pendeva sul fianco. Ma i suoi occhi verdi erano, se si poteva, ancora più brillanti. Alcuni fiocchi di neve gli si posarono sul capo.
"E' stato difficile, però le mie guardie mi hanno spianato la strada e quindi..eccomi qui." Guardò la regina dall'alto in basso. "Ti vedo bene."

"Non posso dire lo stesso di te" fece Margot, incrociando le braccia sotto al seno. Strinse le mani in pugno.
Leonard rise. "Sai, l'esplosione della dinamite ha dato i suoi risultati, così come le gole tagliate degli uomini che hanno provato ad intralciarmi la strada." Strinse leggermente gli occhi. "Ti sono mancato, suppongo."
Margot prese un ampio respiro. Si girò ad indicare il nemico, senza però dare le spalle a Leonard. "I tuoi uomini sono forti, complimenti."
Il re belga fece un sospiro rumoroso. "Non c'è male. Vedo, invece, che i tuoi si siano riposati in questi tre giorni."
Margot lo guardò in viso, facendo un piccolo sorrisetto. "Molto, direi."
"Ne sono felice." Si videro a lungo, studiandosi, e lasciando che tra di loro calasse un silenzio surreale. Margot si guardò le mani, trovando qualcosa da dire. Leonard tirò su con il naso. "Amo l'inverno. Mio fratello lo odiava."
La regina si irrigidì, riportando lo sguardo sul re. "Io lo adoro, invece. Ha un non so che di fiabesco e puro."
Leonard sorrise. "Hai ragione."
Margot si appoggiò al marmo dietro di lei. "Dunque è vero che vuoi uccidermi."
Leonard sollevò le spalle, indifferente. "Non saprei dire in che altro modo questa guerra dovrebbe terminare."
Margot ingoiò l'amaro che aveva in gola, piegando le labbra verso il basso. "Tutto solo per vendetta."
Leonard le sorrise, con la sua bocca sporca di sangue schizzato tutto intorno. "No, anche per vendetta. Te l'ho sempre detto che amo questa terra." Indicò Monaco alle spalle della regina. "Solo che dovrei ricostruire tutto."
"Mi dispiace, ma non potrai" rispose Margot, sicura.
*
"Oh, invece sì." In un batter di ciglia, Leonard sfoderò la spada e si scagliò sulla regina. Margot sgranò gli occhi e si spostò di lato, sfoderando la propria.
Leonard allargò le narici, con un sorriso pazzo ad incorniciargli il volto malvagio. I suoi occhi risaltarono contro la neve nei dintorni. "Oh, che carina. Hai migliorato i tuoi riflessi." Si gettò su di lei, mirandole il petto. Margot si difese, sollevando la propria lama e respingendo l'attacco di Leonard.
"Sì, sono migliorata parecchio, lo ammetto."
Leonard si staccò da lei e adottò un'altra tattica. Iniziò a smuovere la spada in diversi modi, in alto, in basso, dritto al fianco, ma Margot riuscì a bloccarli tutti. Gli allenamenti con Pierre stavano dando i loro frutti. All'improvviso Leonard fece un finta, spostando all'ultimo secondo la spada e premendo una mano contro il collo della regina. Le spostò la testa di scatto, facendogliela sbattere contro il marmo del balcone. Margot sentì una fitta alla testa e la vista annebbiata per un momento. Quando gli occhi si ripresero, aveva il combattimento in bella vista.
Anzi, non il combattimento.
Pierre.
Vedeva Pierre come una macchia bianca in quel mare di nero.
"Lo vedi?" le sussurrò Leonard all'orecchio, sfiorandoglielo con il proprio fiato caldo.
Margot ingoiò a vuoto, proprio mentre un soldato tedesco si fiondava sul suo fidanzato, colpendolo alla spalla già ferita. Pierre si inginocchiò, privo di forze, mentre il soldato riprendeva a colpirlo con la propria spada. Appoggiò una mano sulla ferita del re francese e infierì, giocandoci con il pollice. Le urla di Pierre si unirono a quelle di Margot dall'alto del balcone su cui era immobilizzata. Le lacrime colarono sul volto della regina.
"Lo vedi?" disse di nuovo Leonard. Margot urlò ancora, chiamando il suo nome, mentre Pierre riusciva a liberarsi dell'uomo colpendolo allo stomaco. "Guardalo morire" sussurrò il re belga al suo orecchio, solleticandole la pelle.
Bastarono quelle parole a smuovere Margot. Con un gomitata colpì Leonard allo stomaco e riuscì a liberarsi dalla sua stretta. La sua testa ebbe un capogiro.
Leonard si scagliò di nuovo su di lei con la sua spada.
Margot, vedendo Pierre ferito, si era sentita il cuore frantumato. Infuse tutta la propria forza nella spada, difendendosi e lanciando colpi a Leonard che anche il re schivò.
Bastò un attimo di distrazione del sovrano a dare la possibilità a Margot di attaccare.
Leonard scoppiò a ridere. "Attacco, difesa. Attacco, difesa. Se procediamo di questo passo, moriremo entrambi di vecchiaia."
Fu quello il momento.
Margot si lanciò in avanti e lo colpì, attraversandogli il fianco con la lama fredda della sua spada. Leonard si piegò strappando un urlo di dolore, appoggiandosi la mano libera sulla ferita da cui il sangue iniziò a scendere, macchiando la neve bianca che si deturpò a causa delle gocce scarlatte.
Lo sguardo del re, quando lo puntò su Margot, fu ancora più infuocato.
"Morirai comunque prima di me" disse la regina, abbassando un attimo la spada per riprendere fiato. Quella ferita le avrebbe fatto guadagnare tempo. O almeno, lo pensava.
Leonard, con una mano sul fianco, si rimise in posizione di attacco. "Non lascerò mai che una donna abbia la meglio." Fu un attimo e Margot si sentì la carne squarciare.
Leonard, nonostante la ferita, aveva fatto una finta, colpendola alla spalla opposta. La lama del re le attraversò completamente la pelle, uscendo dall'altra parte. Margot si sentì aperta in due, la lama fredda le colpiva la pelle e quasi gliela bruciava. Era intrappolata nella lama del re belga.
Quando Leonard ritirò la spada, il sangue iniziò ad uscire a fiotti, gettandosi sulla neve ai loro piedi che si colorò all'istante. Margot si portò la mano che reggeva la spada vicino alla ferita, tentando di tamponarla, ma ormai aveva persino iniziato a sentire il braccio intorpidito. Stava perdendo troppo sangue. Leonard teneva la mano premuta sul fianco, con il sangue che ormai aveva macchiato tutta la neve nei dintorni. Margot sentiva la spalla battere, bruciare e smorzarle il respiro.
"Ricorda" disse la regina con un sospiro e le parole tirate a fatica fuori dalle labbra esangui, "che proprio questa donna ha ucciso tuo fratello."
Leonard strinse i denti e si lanciò su di lei. Margot sollevò la spada, bloccando l'attacco. Il dolore le stava togliendo tutte le forze, ogni energia.
Leonard, nonostante la ferita, sembrava ancora forte, così la regina ne approfittò di una sua occhiata sul fianco aperto per colpirlo al viso. Leonard schivò il colpo, allontanando l'arma della regina che comunque gli procurò un taglio che andava dalla guancia fin sul collo, ma purtroppo era ancora molto superficiale.
Margot prese ampi respiri, sebbene non ce la facesse più.
Non ce l'avrebbe fatta.
Leonard era un uomo forte, ferito meno di lei e con più esperienza.
Si abbassò un attimo e raccolse un pugno di neve, gettandoselo sulla ferita aperta che le trapassava la carne. Il freddo le fece scappare un urlo di dolore, ma si rimise comunque in piedi.
Nonostante lui fosse un uomo, lei era Margot Ameliè Soyeaux, la regina di Monaco, una donna che si sarebbe sempre messa in piedi ad ogni costo, che aveva lottato per la propria immagine, per il proprio Paese e per la propria libertà.
Era forte anche lei e lo sarebbe stata.
Leonard si gettò su di lei, premendo contro la sua lama. Spinse Margot all'indietro, facendola urtare contro il bordo del balcone in marmo. Le loro spade erano incrociate in prossimità dei loro volti che non erano mai stati così vicini.
Esattamente come lei e Pierre. Leonard scoppiò a ridere e il suo alito colpì la regina stremata che cercava di respingere a sua volta la lama.
Le spade erano l'una contro l'altra ma entrambi i sovrani vi stavano esercitando sopra la stessa forza, tanto da non muoversi di un millimetro. "Sai, Margot, basta un colpo e ti butto giù dal balcone."
Il re, sotto la sporcizia sul volto, aveva il viso pallido a causa della perdita di sangue dal fianco. Margot non osò immaginare quanto il suo volto fosse impallidito.
Sentendo il marmo urtare contro il fondo schiena, la regina si rese conto di quanto fosse al limite. Un solo colpo e sarebbe caduta al di là del balcone.
Ingoiò a vuoto, reprimendo un conato di vomito dovuto all'alito del re contro la sua bocca.
Poi ci fu l'esplosione.
Un boato enorme proruppe in aria, facendo persino smuovere il castello.  Il pavimento sotto i loro piedi oscillò, destabilizzandoli. Margot, notando la vicinanza di Leonard al suo viso, risentì nella sua testa le parole di Pierre. "Quando sei così vicina, hai ottima possibilità di vincere. Devi solo avere con te un aiutino."
Margot sentì una fitta trapassarle la carne quando allungò il braccio libero dietro la schiena. "Anche a me vale la stessa cosa. Basta solo un colpo."
Uscì il pugnale di Pierre dall'elastico della gonna, il braccio libero le procurò un dolore così acuto per il movimento che Margot fu sul punto di svenire. Strinse forte il pugnale e con un gesto fulmineo lo conficcò di scatto nella parte libera dell'armatura di Leonard, all'altezza dello stomaco, fino all'impugnatura. Il re spalancò le labbra, abbassando poi lo sguardo sulla lama. Margot strinse i denti e glielo girò nelle carni, sentendo il sangue uscire a fiotti e sporcarle la mano. In tutta risposta, Leonard sollevò la mano ed iniziò a premere con il pollice nella ferita alla spalla della regina. Il balcone si riempì delle loro urla di dolore.
Piano, entrambi persero la presa sulle loro spade che atterrarono nella neve macchiata di sangue. Le ginocchia iniziarono a cedere e si inginocchiarono per terra. Margot sentì le dita della mano che reggeva il pugnale perdere forza, percorsa da un formicolio. Il dolore alla spalla si acuì tanto che la vista si annebbiò.
Leonard aveva il pollice premuto contro la spalla della regina, ma anche le sue forze vennero meno. Un rivolo di sangue abbandonò le sue labbra. Margot si sentì sfinita, priva di peso ed energia.
Insieme, mollarono la presa l'uno sull'altra. Margot cadde all'indietro, sbattendo la testa, Leonard collassò al suo fianco con il pugnale conficcato nello stomaco, con le lettere P.M.C in bella vista.
Margot non riuscì a stare con gli occhi aperti. Avrebbe voluto, ma non ce la faceva. Persino respirare le risultava troppo difficile. La testa le martellava furiosamente, il sangue cadeva a fiotti dalla sua ferita e le scivolava via lungo il braccio come ogni suo tentativo di tirarsi su. Quella volta non ce l'avrebbe fatta a rimettersi in piedi.
Leonard tentò di estrarre il pugnale stringendolo nel suo pugno, ma la sua mano cadde priva di forza sul suo busto. Il petto gli si abbassava e si sollevava lentamente, le palpebre erano quasi del tutto calate su quei brillanti occhi verdi e dei gemiti abbandonavano le sue labbra, mentre la regina Margot, con il vento che le soffiava addosso come se volesse regalarle i respiri che faticava a fare e la neve bianca che cadeva dal cielo macchiato di fumo denso e scuro, chiudeva gli occhi.
Il buio l'avvolse.

N/A pt. 2

Mi dispiace lasciarvi così ma 😊

Passo in rassegna alcuni punti prima che voi mi possiate attaccare nei commenti (d'altronde me lo merito, lo so):

1) la visione di Emèrie corrisponde all'ultima parte del capitolo, ovviamente;

2) la scena in cui Margot va di fronte la lapide di Liam è la stessa che si trova nel prologo di questa storia, ben trentuno capitoli fa. Incredibile;

3) contrariamente a quanto la maggior parte di voi avesse pensato, Pierre non ha niente a che vedere con tutto ciò :))

Per concludere, altre due cose (non me ne vogliate, ma il prossimo aggiornamento è sabato quindi devo per forza parlarne qui) e giuro che chiudo queste note:
1) Avrò un esame molto difficile in settimana, vi prego di pregare per me (che gioco di parole aiut)
2) la cosa più importante: ho pubblicato il prologo della nuova storia!!!
Si intitola "Running out of time" e spero passiate a leggerla!
Vi aspetto lì!
Vi lascio la trama sotto la copertina.

Un bacione! 💜

"È questo il lavoro di Heiderose Berger, più semplicemente chiamata Rose: correre fuori dal tempo.
Nova Historia è un nuovo programma mondiale volto a recuperare la Storia dell'umanità in seguito alla Grande Distruzione che ne ha dissolto ogni singola traccia.
In un futuro molto lontano, Rose segue tranquillamente il suo protocollo: rispettare il secolo a cui è stata assegnata, studiarlo, analizzarlo e riportare i dati raccolti nella sede centrale di Toronto. "Sapere è Tramandare" è il motto di Nova Historia, intransigente per chiunque non rispetti il regolamento.
Cambiare il corso storico degli eventi è severamente vietato, la prima regola in assoluto da rispettare.
Rose, da sempre precisa e sicura, insieme al suo caro amico e Ricevitore Nicholas, sarà protagonista di una storia che di sicuro, invece, non ha un bel niente.
Una serie di trasgressioni porteranno la viaggiatrice nel tempo ad avere a che fare improvvisamente con un passato fattosi carne ed ossa, con un bel viso, un corpo muscoloso e una storia celata dalla perdita di memoria. Pur di evitare qualsiasi punizione inerente la sua colpa, Rose prende per mano l'uomo che l'ha seguita erroneamente dal 1945 e intraprende, questa volta, un viaggio per riportarlo a casa, non sapendo però l'infinità di problemi che incontreranno."

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