Regina di Monaco

Ormai era passato più di un mese dallo scoppio della guerra.
Un tempo che, rispetto alle altre guerre sparse per il mondo, era relativamente breve ma che aveva portato con sè una perdita di vite così ingente e veloce che quasi se ne perdeva il conto. Molte donne nel castello erano rimaste vedove, strette ai loro bambini che, magari, ricordavano loro il viso del padre defunto. I piccoli non ridevano più, il massimo che facevano era mangiare, dormire o accarezzare tra le mani i loro peluche, gli unici ricordi della loro vita spensierata che avevano abbandonato. Margot sentì le palpebre tremolare e la schiena indolenzita, ma non riuscì a svegliarsi. Dietro i suoi occhi chiusi vi era una figura incappucciata che le si avvicinava a passo lento e lugubre. Tentò di farsi indietro, ma la regina era come bloccata, i piedi non osavano muoversi. Quando la figura fu ad un passo da lei, si lanciò in avanti e le strinse la mani al collo. Il cappuccio gli scivolò dalla testa e una massa di capelli ricci venne scoperta. Harry aveva gli occhi verdi puntati sul viso paonazzo della regina che tentava inutilmente di fargli staccare la presa, me le dita di Harry erano ben ancorate al suo collo. Margot sentì un forte mal di testa e l'aria che non passava attraverso la gola. Si aggrappò alle mani di Harry, tirandole forte e graffiandole con la poca resistenza che le restava, ma il suo impeto iniziò a scemare e le dita di Harry erano ancora più strette intorno al suo collo. "Ti sei scavata la fossa da sola, Maestà!" urlò il principe, facendo persino tremare le braccia per la forza che stava esercitando sul collo della regina. "Mi stai per raggiungere, e ti giuro che non vedo l'ora di incontrarti."
Margot sentì le forze venire meno e la vista annebbiarsi. Non aveva più aria nei polmoni e le braccia le ricaddero prive di vita lungo i fianchi. Harry si accertò che non desse più alcun segno e la lasciò cadere in una gola buia e profonda.
Margot aprì gli occhi, urlando a squarciagola e mettendosi seduta sul letto, con le mani strette intorno alla gola e la bocca che implorava più aria. Un'infermiera le corse incontro, appoggiandole una mano sulla spalla. "Maestà, state bene, non è successo niente!"
Ma la regina aveva il cuore a mille, percepiva ancora la presa forte e senza pietà di Harry ucciderla e lasciarla morire. Si guardò attorno, rendendosi conto fosse in un letto nell'infermeria. Non c'era nessun altro nella zona che le era stata riservata.
"Dov'è Pierre?" domandò con l'affanno. L'infermiera aggrottò le sopracciglia.
"Il re è uscito questa mattina presto per fare ritorno nelle sue stanze."
Margot si girò sul lato e scese a terra, rendendosi conto di avere addosso solo una semplice camicetta bianca di lino che le arrivava a metà coscia. "Che mi avete fatto?" disse, sentendosi le guance tirare. Se le sfiorò e le sue dita incontrarono dei piccoli cerotti ruvidi attaccati alla sua pelle.
"Le abbiamo ripulito e medicato le ferite, Maestà."
"Come stanno gli altri?" chiese, guardandosi le mani dai palmi graffiati.
"I sovrani stanno bene, a parte qualche piccola bruciatura. I suoi amici avevano delle lievi ustioni all'altezza delle scapole, ma ce l'hanno fatta, considerando quanto la missione sia stata pericolosa."
"E il popolo?" domandò la regina, ingoiando a vuoto e riuscendo finalmente a tirare sospiri regolari. "Per quanto ho dormito?"
"Dodici ora, Maestà, e i belgi hanno attaccato alle prime luci dell'alba."
Margot annuì, abbassandosi i lembi della camicia sulle cosce per coprirsi di più. "Hanno..fatto qualcosa?" chiese, impaurita.
Sicuramente Leonard non avrà lasciato correre quanto accaduto la notte prima. Stava escogitando una vendetta tale che tutti avrebbero provato un rimorso così forte da restarne oppressi.
L'infermiera scosse il capo. "Stranamente no, Maestà. Stanno combattendo come sempre hanno fatto, sebbene mi abbiano riferito che hanno una luce diversa negli occhi, quasi un brilluccichio di meditata pazzia."
Margot sentì un brivido correrle lungo la spina dorsale. Si guardò rapidamente intorno. "Datemi qualcosa da mettere addosso, subito."
L'infermiera annuì, dandole un leggero vestito bianco che lasciava traspirare la pelle graffiata della regina. Lasciò l'infermeria, incontrando da subito lo sguardo della gente disperata e colma di così tanto dolore da aver rabbuiato l'intero palazzo, come se un'oscura presenza maligna aleggiasse su tutti loro prima di calare a coprirli. Margot vide un mamma che imboccava il proprio figlio con un minuscolo pezzo di pane, una ragazza che era abbracciata alla sua probabile sorellina e una donna che guardava fuori dalla fnestra, lo sguardo perso sul cielo coperto di nuvole bianche. Margot passò accanto ad una seconda finestra, rimanendo immobile di fronte alla visione che le si presentava davanti. Tanti e piccoli fiocchi di neve lasciavano la coltre di nuvole, svolazzando per aria e adagiandosi per terra o sui bordi delle finestre. Erano tanti, piccoli e veloci, procedevano la loro discesa sulla terra come un miracolo che volesse coprire le brutalità della guerra. Gli alberi erano quasi del tutto spogli, mentre il giardino iniziava ad imbiancarsi. Margot rimase tanto imbambolata di fronte la neve che dolcemente cadeva da non essersi accorta di una figura che si era posta al suo fianco. Solo quando delle parole soffuse ruppero il silenzio, si girò a guardarla, spaventata. Emèrie aveva una mano appoggiata sul vetro della finestra, il candore della neve si specchiava nei suoi occhi neri come la pece. La bocca era schiusa e gli occhi fissi sulla terra di fronte.
"Gli alberi sono spogli, la neve inizia a scendere" disse a voce solenne.
Margot si allontanò un poco da lei. "Quindi?"
Emèrie si girò verso la regina, scuotendo il capo. "La mia visione, Maestà. Quella morte che sancirà la fine della guerra."
Margot le appoggiò una mano sul braccio. "Sai chi sarà? Sei riuscita a scorgerlo?"
L'indovina scosse il capo. "Non ho avuto altre visioni da allora."
La regina staccò la mano dal braccio della fanciulla, ingoiando a vuoto. "Quindi avverrà presto" pronunciò.
Emèrie tenne lo sguardo inchiodato a quello della regina. Non disse niente, annuì solo con il capo. Margot si sentì in trappola, come se il destino del suo popolo e del suo regno fosse già stato firmato e si stesse attuando senza che lei potesse effettivamente anche solo provare a salvarlo.
Chi sarebbe morto?
Chi sarebbe stato così tanto importante da far terminare la guerra?

Margot imboccò il corridoio che conduceva alla stanza di Pierre, sfilando accanto a cameriere e guardie impegnate nella sorveglianza totale del castello. Prima però che arrivasse a destinazione, scorse Niall uscire dalla stanza di Pierre, richiudendosi la porta alle spalle. Margot rimase perplessa.
Niall e Pierre nella stessa stanza, considerando l'alto livello di insopportazione che l'uno provava nei confronti dell'altro, mettendolo da parte solo per una buona convivenza civile e militare?
Niall salutò le guardie con un cenno del capo, bloccandosi di fronte la regina quando si rese conto della sua presenza. "Che ci fai qui?" chiese lui.
Margot quasi spalancò la bocca. "Io cosa ci faccio qui? Semmai dovrei farti la stessa domanda."
Niall scosse il capo, appoggiandole una mano sulla spalla. "Se sei qui per lui, lascia stare."
Margot scansò il tocco del ragazzo, guardandolo con tanto di occhi. "Stai scherzando, spero."
Il biondo scosse il capo, poi un'esplosione fece smuovere il castello, determinando lo scoppio delle urla in tutti i presenti. Niall si sporse su di lei, inglobandola tra le sue braccia per ripararla dalle pietre che ripresero a cadere dal soffitto. Le sue mani erano fasciate, i capelli accorciati perché si erano bruciati e il petto coperto da una fasciatura che gli partiva da sotto le clavicole fino  all'ombelico. Quando il frastuono si calmò, Margot appoggiò le braccia sul suo busto, staccandosi da lui e piantando gli occhi scuri in quelli color del mare di Niall.
"No, non sto scherzando. Ha chiesto esplicitamente di non presentarti, per ora."
Margot spalancò la bocca. "Non è serio."
"Oh sì, lo è stato con me, fidati."
La regina strinse le mani in pugno, staccandole dal petto di Niall. "Come sta? Posso saperlo, almeno?"
Niall ingoiò a vuoto. "Sta bene. Qualche fasciatura qua e là, ma sta bene." Si guardò il busto fasciato. "Un po' come me."
Margot strinse i denti, poi superò Niall, dirigendosi direttamente verso la porta della stanza di Pierre. Le guardie le sbarrarono il passaggio. "Non può entrare, Maestà."
La regina sentì le unghie scalfire i suoi palmi. "Davvero, Pierre?" urlò, per potersi fare sentire dal re, dall'altra parte della porta. "Ti stai comportando così sul serio?"
Non ebbe alcuna risposta, così appoggiò le mani sulle spade incrociate delle guardie, tentando di aprirsi il passaggio. "Non può oltrepassare questo spazio, Vostra Grazia. Ordine del re."
Margot sentì il sangue ribollirle nelle vene a quelle parole. Così si staccò dalle spade e si interpose esattamente tra le due guardie. Niall, poco più in là, assisteva a tutta la scena.
"Davvero? Ordini del re?" fece un sorriso ironico, allungando le braccia ai fianchi e puntanto il suo sguardo fermo sui due ufficiali in divisa. "Vi ordino di farmi passare seduta stante."
"Maestà-"
"Io sono la vostra regina!" urlò Margot, rimanendo comunque composta e ferma nella sua posizione. "Io sono la regina di Monaco e voi i miei sudditi. Dovete obbedire solo ai miei ordini!"

Le guardie si guardarono negli occhi, poi la porta alle loro spalle si aprì e il capo di Pierre apparve sulla scena. "Lasciatela passare" si arrese, lasciando la porta aperta. Le guardie tolsero le spade e fecero procedere la regina che si fece chiudere la porta alle spalle. Pierre si accomodò sulla sua poltrona in pelle, lo sguardo puntato sulla regina dall'altra parte della stanza.
"Sei un bambino."
Pierre sbuffò. "Non mi sembra proprio." Margot avanzò, ma il re sollevò la mano, bloccandola. "Non avvicinarti più di così."
La ragazza sbattè furiosa un piede per terra, allungando entrambe le mani verso Pierre. "Ma ti stai rendendo conto, vero?, di quello che stai facendo? Della sceneggiata che stai portando avanti?"
"Ah!" esclamò Pierre, mettendosi in piedi. Aveva i capelli corti, tagliati dalle infermiere per controllare che non avesse avuto bruciature in testa, il busto fasciato e la garza che girava intorno alla spalla ferita. "Io sto portando avanti una sceneggiata? Io sarei il bambino della situazione? Forse non ti sei resa conto di cosa diamine tu abbia fatto."
Margot strinse i denti. "Quello che credo sia giusto!"
"Solo perché tu sei stata la creatrice del piano, credevi di poterne prendere parte? Credevi davvero di poter essere utile, considerando che fossimo già quattro uomini ad esserci organizzati?"
"Ah, quindi per difenderti mi fai questo discorso sessista. Ho capito."
Pierre si strinse due ciocche di capelli tra i pugni, stringendo gli occhi. "Dio, tu mi fai impazzire! Perché non capisci? Perché non ti rendi conto che hai fatto una stupidaggine - ma di quelle proprio grosse ed inutili - ad esserti presentati lì, a piano attuato? Volevi mettere la ciliegina sulla torta? E' già un miracolo che stiamo tutti bene."
"Io non volevo mettere alcuna ciliegina!"
"Tecnicamente, avevi intenzione di accendere la candelina che avrebbe fatto saltare in aria un accampamento."
Margot strinse le labbra. "Non riesci proprio a capire la mia posizione. Non mi capirai mai, allora."
Pierre assottigliò lo sguardo, lasciando cadere pesantemente le braccia lungo i fianchi. "Vederti lì, quasi a compiere quello che pensavi fosse un gesto eroico, mi ha ucciso. Avresti potuto sbagliare un passo, inciampare e morire, Margot. Il popolo ti avrebbe persa. Io avrei perso la mia regina per un'azione totalmente inutile."
Margot scosse il capo, girandolo dall'altra parte. Si andò a sedere sul bordo del letto di Pierre, con lo sguardo fisso sul pavimento impolverato. "Io non sono debole."
"Non è questo che metto in dubbio, ma la tua mancata lucidità quando si intacca il tuo ego."
Sollevò gli occhi su Pierre. "Non è vero."
"Sì, lo è. Quando vieni messa da parte, per un motivo totalmente giusto e razionale, ti senti sminuita e reagisci malamente. E ti capisco, perché quando ero principe era la situazione con cui combattevo giornalmente di fronte alle azioni e alle imprese che venivano affidate solo a mio fratello maggiore. Se io ti metto da parte, non è perché tu sia una donna o perché io non ti reputi forte." Margot sentì gli angoli degli occhi riempirsi di lacrime. "Anzi, credo che per certi versi tu sia migliore di molti uomini di mia conoscenza. Lo faccio solo perché ho paura, Margot. Ho paura di perderti. Ho paura che, per colpa mia, tu ti possa fare del male e non posso permetterlo."
La regina ingoiò la saliva in eccesso nella sua bocca. Avevano entrambi abbassato il tono di voce. "Io sono la sovrana di questo regno-"
"Ti prego, basta ripeterlo! Ti appelli sempre a questo titolo per rinforzare il tuo discorso. Metti da parte la corona per un momento, e concentrati su me e te, Margot e Pierre, due persone che tentano di aiutarsi in tempi difficili."
"Io devo essere utile, Pierre. Non solo perché abbia un obbligo nei confronti della gente sparsa in questi corridoi, ma nei miei confronti! Sento di dovermi mettere in gioco, dovessi anche affrontare uno scontro da sola."
Il re si sedette, stanco, sulla poltrona alle sue spalle, scuotendo il capo. I suoi occhi azzurri erano puntati su quelli della regina.

"Hai coraggio da vendere-"
"Ne sono piena" rispose lei, interrompendo il re.
"Ma non è ora che devi spenderlo!" Pierre appoggiò la fronte sul pugno chiuso, serrando gli occhi. "Torna nelle tue stanze e non uscirne."
Margot si alzò in piedi, avviandosi verso la porta. Appoggiò la mano sulla maniglia, girando di poco la testa, giusto per poter vedere il re inchiodarla lì con lo sguardo. Alle sue spalle, la finestra era coperta da un soffice manto di neve fresca. Pierre era immobile, la mano a circondargli il mento. "Che c'è? Ti stupisce che ti stia obbedendo senza replicare?"
Pierre assottigliò lo sguardo, scorrendo la figura della regina dall'alto in basso. "Tu non hai paura di morire" disse a voce roca.
Margot strinse la maniglia in mano, passandosi la lingua sul labbro inferiore. Pensò a quanto avesse fatto fino a quel momento e la risposta le parve ovvia. "No."
Pierre annuì, appoggiando la mano sul bracciolo imbottito. "Allora non venire più, non parlarmi nemmeno." Margot aggrottò le sopracciglia, non capendo. "Non voglio vederti mentre cerchi a tutti i costi di rischiare la tua vita."

La regina strinse i denti e abbassò la maniglia, uscendo definitivamente dalla stanza di Pierre.

N/A
Ed ecco qui la discussione tra i due innamorati, in cui si scopre che i comportamenti di Margot siano dovuti al suo orgoglio, all'ego che viene intaccato in particolari situazioni.

Vorrei porre anche attenzione a ciò che ha detto Pierre sul coraggio della regina, ovvero che lei sia migliore di molti uomini di sua conoscenza. Penso che (a prescindere dal fatto che l'abbia scritto io) sia una cosa bellissima da dire, qualcosa su cui ci si potrebbe soffermare a pensare e motivo di discussione. Il mio capitolo non vuole fare da sfondo ad un dibattito femminista, non è il mio intento, spero solo che vi faccia un po' ragionare al riguardo :)

MA COMUNQUE
Ho letto nei commenti che molti di voi shippano Margot e Pierre e vi capisco sebbene non ci sia alcuna gioia tra di loro ora come ora 🤗

Inoltre vorrei vi concentreste sulla domanda che la nostra regina pone a se stessa e che presento anche a voi:

Chi è così tanto importante da far terminare la guerra?

Provate a rispondermi :-)))

In ogni caso, vi ringrazio enormemente per i voti e per i commenti che lasciate su questa storia, non potete capire quanto mi faccia piacere sapere che ci siete sempre ogni sabato ad ogni aggiornamento.
Vi voglio bene e voglio augurarvi Buon Natale! 🎅🎄🎁❄
Che questa festa possa portarvi tanta gioia e spensieratezza, oltre che un'infinità di cibo! ❤

Ci vediamo sabato prossimo (con molti chili in più)!!

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