Questione personale
Il giorno trascorse rapidamente, tra le lamentele, il dolore e la paura che serpeggiavano tra la gente di Monaco. Margot era rimasta in attesa, all'interno del suo palazzo, tenendo d'occhio le armate nemiche.
Aveva un peso ad opprimerle il petto. Era da sola, il suo esercito era stato fiaccato dagli avversari e non sarebbe mai riuscito ad allontanarli. Non aveva nemmeno idea se gli eserciti italiano e francese sarebbero arrivati in tempo, prima che le truppe nemiche avessero distrutto il suo regno. Sollevò lo sguardo oltre l'architrave delle finestre, scorgendo i festoni delle sue nozze svolazzare a causa dell'aria che entrava dalle imposte spalancate.
Margot ingoiò a vuoto.
I festoni c'erano ancora, la visione di Emèrie si stava realizzando. L'indovina aveva previsto lo scoppio di qualcosa di tremendo, però la regina cercò di guardare comunque il bicchiere mezzo pieno. Il futuro non era ancora stato scritto, sicuramente avrebbe potuto farcela.
Le truppe rientrarono al castello quando ormai non c'era più luce. Margot aveva mandato dei soccorsi, e la vista che le si presentò davanti fu raccapricciante e per nulla promettente.
I soldati erano con le spalle chinate, il capo basso e i fucili appesi alle spalle. Trainavano un carro su cui c'erano tanti corpi di uomini. Margot sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Avvicinò una mano alla bocca, poi quando scorse Pierre a capo della spedizione di salvataggio, aprì un lato del portone del palazzo e gli corse incontro. Il re francese si tolse il cappuccio bagnato dalla testa, liberando la sua chioma bionda. Aveva il viso sporco di fuliggine e gli occhi azzurri arrossati a causa del fumo, le sopracciglia erano abbassate.
Margot gli appoggiò una mano sulla guancia, sbattendo le palpebre per non far scorgere il luccichio nei suoi occhi. "Dunque?" chiese con voce tremante, mentre il carro pieno di corpi le passava accanto. Pierre si strofinò gli occhi con un pugno.
"Abbiamo ritrovato cinquanta corpi, di cui quaranta civili." Margot sentì il nodo in gola stringersi di più, impedendole di respirare. "I cannoni hanno puntato dritto sulle case del villaggio, e molte di esse erano piene." Pierre guardò la regina spostare freneticamente gli occhi. "Sono stati soffocati dal fumo. Anzi, i corpi di molti di loro non sono stati trovati nemmeno tra le ceneri delle abitazioni." Margot si portò una mano al petto, provando a respirare, ma era come se il fumo avesse ricoperto i suoi polmoni, impedendoglielo. Pierre se l'avvicinò e le lasciò un bacio sulla fronte. "Porremo tutti loro sul retro del castello" disse, poi appoggiò una mano tra le scapole della regina e la ricondusse all'interno del castello.
I corpi dei defunti vennero portati alle spalle del castello, nel giardino sul retro. Quando la gente all'interno delle mura seppe il ritrovamento di alcune spoglie, esigè di poterli vedere, sperando di non trovare un loro caro tra esse.
Ma il bilancio fu drastico e molte donne avevano perso i loro mariti o addirittura figli.
Margot si rintanò nelle proprie stanze, coprendosi con il piumone. Al di fuori della sua porta erano state poste tre guardie a sorveglianza della regina. Non riuscì a dormire, perché sentì per tutto il tempo il lamento della gente che piangeva e che non si dava pace.
All'indomani mattina Margot diede ordine che tutti gli uomini che avessero superato i vent'anni di età fossero arruolati nell'esercito. Due messaggeri avevano osservato l'armata nemica procedere lungo i campi sulle colline, allontanandosi dal villaggio ormai raso al suolo. La regina incontrò tutti gli uomini di leva nel cortile frontale del palazzo, infondendo loro il coraggio di cui anche lei aveva bisogno. Pierre le era accanto, supportando e infondendo maggior ardore nelle parole dell'amata. Margot vide molti ragazzi con il capo chino, magari proprio ventenni che mai si sarebbero aspettati di poter prendere parte ad un conflitto. La regina ordinò a Cecìle di provvedere al nutrimento dei cavalli e di affidarli alle nuove componenti dell'esercito, mentre i generali dell'armata davano delle brevi dritte su come comportarsi e soprattutto illustrando loro le strategie di guerra che avevano studiato durante la notte. Degli eserciti alleati, intanto, ancora non vi era traccia.
Margot rientrò nel suo palazzo, dirigendosi verso le cucine e ordinando alle domestiche di dare da mangiare a tutti i sudditi residenti nel castello, soprattutto ai bambini. Molti di essi erano rannicchiati al petto materno, altri giocavano con i pupazzi che si erano portati dietro. Un bambino giocò a rincorrere una piccola ragazzina con le trecce ai capelli che rideva, scappando per i corridoi del palazzo. Amanda incontrò per un secondo lo sguardo di Margot, prima di abbassarsi per dare possibilità alle donne di essere scortate in bagno.
La regina vide le nuove truppe superare il cancello, poi quando uno scoppio risuonò per aria, facendo persino vibrare le mura del castello e determinando lo scoppio di nuovi e più carichi pianti intrisi di paura, Margot si rese conto che quello che aveva sempre cercato di reprimere, smorzare, si stava comunque avverando. Salì lungo la torre centrale del palazzo, accucciandosi ai gradini quando un nuovo scoppio rompeva l'atmosfera. Sicuramente i nemici erano al di là delle spalle del palazzo, nei campi predisposti all'agricoltura.
Margot si rimise in piedi, mantenendosi il vestito scuro in alto per correre più velocemente su per le scale, arrivando all'imponente finestra della torre e guardandosi intorno. Monaco era ormai una macchia scura, bagnata dal mare contaminato dalla presenza delle navi nemiche. Il cielo era scuro, come se minacciasse ulteriore pioggia, sebbene qualche lieve raggio di sole si ritagliasse uno spazio nella densa coltre di nuvole pesanti.
Margot girò lo sguardo, sollevando il binocolo per analizzare le mosse avversarie.
In quei tre anni trascorsi aveva studiato molto, soprattutto le modalità attraverso cui un combattimento procedeva. Doveva solo scorgere quali fossero i loro movimenti e a quel punto avrebbe potuto aiutare ancora di più il suo esercito.
L'armata di Monaco avanzò correndo lungo la piana, con i fucili che iniziarono a sparare, sebbene le mire non fossero precise. Gli abitanti del villaggio non erano stati mai educati a sostenere una battaglia. I nemici contrattaccarono sparando sull'esercito, e fu inevitabile per Margot vedere nuovi corpi cadere per terra. Ognuno di loro era un macigno che opprimeva la regina.
Scorse il comandante dell'esercito nemico parlottare con alcuni uomini e cercò di distinguere almeno quale fosse lo stemma sul suo mantello, ma era troppo lontana. Abbandonò la postazione, scendendo rapidamente dalla torre e uscendo dal castello, diretta alle stalle. Afferrò le redini di Black Jack che non era stato assegnato a nessuno, vi salì in groppa e scosse le redini, sfuggendo all'attenzione di Cecìle che era impegnata a nutrire gli altri cavalli sul retro. Margot circoscrisse la zone posteriore del castello, salendo la collina lungo la parte opposta rispetto al suo esercito. La salita fu dura e sfiancante, ma quando arrivò in cima, scorse il combattimento da una nuova prospettiva. Vedeva benissimo l'esercito nemico, scorgeva i visi degli uomini di cui si componeva e soprattutto riusciva a studiare quali fossero i movimenti del comandante che finalmente si girò, rimanendo però fermo. L'esercito gli passò accanto, lasciandolo in una specie di oasi come a marcare la sua intoccabilità. I fanti si scontrarono e da quella distanza Margot riuscì persino a sentire lo stridio delle spade che svezzavano in aria. Era nascosta dietro alcuni alberi, ma non totalmente invisibile alla vista degli uomini. Era troppo rischioso mettersi in mostra, soprattutto in quelle circostanze. La regina scorse i movimenti rapidi dell'esercito nemico, ben addestrati e forti all'apparenza, prima che un fruscio appena poco più avanti catturasse la sua attenzione. Un uomo stava correndo verso il comandante dell'esercito, il quale girò lo sguardo esattamente dove Margot fosse situata. La regina sentì il cuore esploderle nel petto.
Il viso dell'uomo era visibilissimo, un lieve raggio di sole colpì i suoi capelli biondi e re Leonard del Belgio sorrise con un ghigno nella sua direzione.
Diede uno scossone alle briglie del cavallo bianco su cui era seduto, procedendo al trotto verso la regina. Margot fece per tornare indietro, poi si rese conto che il sovrano belga fosse disarmato e stesse procedendo verso di lei da solo, senza alcun accompagnatore.
Si fermò quando erano distanti appena dieci metri.
Margot respirava pesantemente, non potendo credere a quanto stesse vedendo. Re Leonard del Belgio era proprio davanti a lei, a capo dell'esercito che aveva intenzione di distruggere il suo Principato? E poi, si stava parlando dello stesso sovrano con cui aveva firmato un'alleanza economica?
Margot accarezzò la criniera del suo stallone nero, prima che Leonard si schiarisse le gola. "Non avrei mai creduto possibile che lei si presentasse qui in persona, sempre abituata a restare e a fare le cose nell'ombra."
Margot sentì la sua voce ben chiara sopraggiungerle alle orecchie e ingoiò la saliva in eccesso nella sua bocca. "Ed io non avrei mai creduto possibile che un alleato" marcò la parola, "mi facesse questo."
Leonard si passò una mano tra i capelli biondi, puntando il suo sguardo verde addosso alla regina. Poi sorrise sornione. "Ah, Margot, quante cose credevi fossero impossibili.."
"A quanto pare, anche un'alleanza con il vostro Stato."
Leonard sollevò un sopracciglio. "Devo dire che il nostro accordo mi ha facilitato in tutto.."
"E' davvero improbabile che lei abbia mandato il suo esercito subito dopo il nostro incontro" disse Margot, sostenendo il suo sguardo fermo.
Il sovrano belga scosse le spalle, proprio mentre una folata di vento gli spostava il mantello rosso facendolo svolazzare dietro di lui.
"Cosa glielo fa pensare?" chiese, celando sempre un sorriso sulle sue labbra rosee.
"Il fatto che il Belgio avrebbe impiegato più tempo a mandare le sue truppe nel mio regno."
Leonard mantenne le briglie del suo cavallo bianco con un mano, mentre con l'altra si accarezzava il mento. "Perspicace, oserei dire."
"Quindi lei aveva già intenzione di colpirmi. Da ben prima del nostro accordo." Margot socchiuse gli occhi.
Leonard fece lo stesso, guardandosi poi la mano mentre faceva finta di star calcolando qualcosa. "Oh, beh, diciamo che ho in programma di attaccarla da un bel po' di tempo, cara Margot."
La regina fece retrocedere lievemente il suo cavallo, sebbene fosse convinta che Leonard non le avrebbe fatto niente, non per il momento. Sarebbe stato troppo meschino farla fuori senza che nessuno potesse vederli.
"Con l'esattezza da ben più di tre anni" continuò il sovrano, incenerendola improvvisamente con il suo sguardo. Margot si immobilizzò, cercando di capire dove Leonard volesse arrivare. "Ma sai" iniziò, leccandosi le labbra. "La vendetta si articola piano e argutemente."
Margot drizzò il collo, iniziando a supporre quale fosse il punto che il sovrano volesse andare a parare, e di certo la risposta era terrificante.
"Vendetta?" chiese.
"Oh sì" continuò il re. "Vendetta."
"Io non ho mai fatto niente che potesse colpire il suo Stato!"
"E chi ti dice che non sia qualcosa di più...personale, oserei dire." Margot impietrì, sentendo la presa sulle redini di Black Jack farsi intorpidita. "Tu non hai fatto niente al Belgio - beh, di certo non ne saresti stata nemmeno in grado -, ma forse hai fatto qualcosa a me, non trovi?" disse, terminando sarcasticamente. Poi Leonard disse ciò che Margot non si sarebbe mai aspettata di sentire e che la riportò immediatamente ai suoi incubi, rendendoli più reali che mai. "O magari al mio fratellino."
Il mondo si fermò, il sole smise di illuminare la terra e il vento di soffiare. Tutto era immobile, come il cuore di Margot a quell'affermazione.
Fece per rispondere ma non c'erano parole ad abbandonare le sue labbra, nemmeno una minuscola e misera sillaba.
"Tu..tu.." soffiò, immobile e tremante. La paura si impossessò del suo corpo e sentì il ghiaccio scorrerle nelle vene anziché il caldo sangue umano. Aveva finalmente capito tutto. Strinse la palpebre, poi le riaprì puntando il suo sguardo scuro su Leonard che stava per dire - o meglio confermare - ciò che Margot aveva supposto.
"Sì, Margot, tu hai ucciso Harold Edward Styles, mio fratello. Ed io sono qui per vendicarlo e per prendermi ciò che gli spettava di diritto."
N/A
Alcune di voi nello scorso capitolo avevano intuito qualcosa, ma nessuna è riuscita a capire esattamente cosa.
Chi pensava si trattasse solo del Belgio, chi che il comandante Styles fosse solo un parente...
Io ho fatto unire entrambe le cose ahahahaha.
In una raccolta di one shots che scrissi tempo fa su "Nothing is like it used to be", quella su Harry accennava anche a suo fratello Leonard, futuro sovrano belga.
Ma comunque mi fa piacere avervi colto - seppur in parte - di sorpresa!
Questo è stato il capitolo che ha sganciato la bomba.
Tutte le carte sono in tavola (o quasi?)
Povera Margot.
Non solo ha dovuto fare i conti con Harry nei suoi incubi, ma ora anche con la vendetta del fratello.
La nostra regina non la passerà per niente liscia, sappiatelo.
Cosa pensate accadrà, a questo punto?
Attendo i vostri commenti!
Grazie davvero per le belle parole che di tanto in tanto spendete per me, spero che i miei aggiornamenti possano sempre farvi sorridere almeno un po' :)
Vi voglio bene e a sabato prossimo!💜
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