Oops
L'indomani Margot rimase tutta la mattina nella sua stanza, seduta sul bordo del letto. Si girò intorno all'anulare sinistro il rubino che Pierre le aveva regalato, persa nei suoi pensieri. Quella sera avrebbero portato avanti un piano disastroso, e ne era stata lei la mente creatrice. Pierre, Alessandro e Niall erano rimasti in biblioteca per poter studiare tutte le mosse, onde evitare alcuna scoperta da parte dei belgi. Il cuore della notte era stata la prima scelta, mentre tutti si sarebbero riposati per la battaglia del giorno dopo. Si accarezzò le braccia, gli occhi persi sulle striature del pavimento cosparso di polvere quando un rintocco alla porta destò la sua attenzione. Pregò di entrare e la testa di Louis apparve dalla fessura aperta. "Posso?" domandò.
Margot annuì, picchiettandosi il letto accanto a sè. "Mi dispiace farti fare sempre queste cose."
Louis scosse le spalle, chiudendosi la porta dietro. Si accomodò accanto alla regina, tenendo lo sguardo fisso sugli occhi velati di preoccupazione di Margot. "Lo faccio perché ci credo, Margot, e perché so che tu abbia ragione."
La regina sorrise perché sapeva che, in un modo o in un altro, Louis sarebbe sempre stato lì a supportarla in qualunque cosa. Pierre l'aveva obbligata a non prendere - praticamente - parte nell'attuazione del piano e dell'attacco perché la prima cosa a cui avrebbero dovuto pensare era la sicurezza della regina. Ma Margot non poteva lasciarglielo fare. L'idea era stata sua, lei era la regina e il Belgio e la Scozia avevano mosso guerra contro il suo Stato, non contro quello di Pierre o Alessandro, sebbene fossero alleati. Era la sua, la preoccupazione maggiore, e avrebbe preso parte del piano nonostante quello che gli altri due sovrani avessero deciso per lei. Sarebbe stato rischioso? Sì, ma pazienza: erano i suoi sudditi, i suoi uomini quelli che giornalmente morivano, e lei avrebbe dovuto stare e mostrarsi dalla loro parte. "Grazie" disse a Louis, sporgendosi ad abbracciarlo. Il cocchiere ricambiò la stretta, poi si allontanò lievemente.
"Dunque" iniziò, rammentando quello che aveva sentito. "Ho capito che si raduneranno alle tre nel boschetto sul retro, in quanto attenderanno il cambio delle sentinelle che avverrà precisamente a quell'ora. Prima però di andare lì, prepareranno la catena di esplosivi che trasporteranno. Ho sentito che ne useranno solo cinquanta, le restanti le hanno lasciate nelle segrete per un utilizzo futuro."
"E come faranno a posizionarle?"
"Come ti ho detto" ripetè Louis, "alle tre ci sarà il cambio della sentinella, e tutte andranno a rifocillarsi per bene intorno al fuoco posto al centro del cerchio. Quindi la zona circostante sarà scoperta. Niall e Pierre si occuperanno della zona sud-est, Alessandro e - presumibilmente - io nella zona nord-ovest per circondarli."
Margot si morse l'interno della guancia, pensierosa. "Ma in quel modo saranno solo spaventati."
Louis annuì. "Forse ne getteranno qualcuna nel mezzo...sai...per far fuori qualche nemico."
Margot comprese e fece di sì con la testa. Stavano studiando un modo per uccidere delle persone. Rabbrividì per la meschinità della situazione, poi però si ricordò che Leonard non si era fatto scrupoli a far saltare in aria delle torri che potevano essere benissimo abitate. Margot non era abituata a fare del male, ma in un guerra non si distingue più il bene dal male, il giusto dallo sbagliato, ogni cosa porta con sè enormi conseguenze. "Quindi quando mi consigli di entrare in scena?"
Louis sollevò le mani. "Oh, no. Questo è troppo. Non voglio esserne responsabile." Margot assottigliò lo sguardo. "Che c'è?" esclamò il cocchiere a voce acuta.
Margot scosse il capo, celando un sorriso storto sulle sue labbra. "A che ora, Louis?"
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, sbuffando. "Non venire. Soprattutto alle tre e mezzo, intesi?" disse Louis, facendo spuntare sulle sue labbra un sorriso furbetto.
Margot gli picchiettò scherzosamente la spalla. "Va bene, non verrò."
Delle nocche bussarono fastidiosamente alla porta e Louis scattò subito in piedi, mettendo una certa distanza tra sè e la regina.
"Avanti" disse Margot, congedando il cocchiere. La cameriera entrò nella stanza, reggendo tra le mani un vassoio con un piatto fumante.
"Maestà, il vostro pranzo" disse la fanciulla, lasciando il vassoio argenteo sul letto della regina mentre Louis, con un'occhiata eloquente sgattaiolava via.
"Grazie" rispose Margot, aspettando che la cameriera uscisse per assaporare la minestra calda nel piatto.
Era nella stanza delle armi ormai da un po' di tempo, con la spada tenuta ferma nella sua presa e le gambe ben salde sul pavimento. Si esercitò in alcune mosse, spingendosi in avanti e retrocedendo, sebbene comunque da sola fosse abbastanza complicato. Neanche terminò di pensare, che delle nocche bussarono sulla porta. Si girò, mettendosi dritta. "Avanti."
Sotto l'arcata apparve Pierre, con l'andatura lenta e sicura di sè. "Ma guarda un po', una giovane regina in allenamento-"
Margot fissò la spada per terra, appoggiandosi con il gomito su di essa. "Ti sembra tanto strano?"
Pierre sollevò una mano. "Stavo per dire da sola, ma mi hai battuto sul tempo." Si sporse su una teca in vetro, facendo cenno alla guardia fuori dalla stanza di chiudere la porta. Impungnò la spada che aveva adocchiato, abituando la mano alla sua pesantezza.
"Non devi esercitare alcuno sforzo sulla spalla."
Pierre sorrise, girando il polso per ammirare la lama affilata. "Infatti sto usando l'altra mano" disse, indicandola con lo sguardo. Si pose esattamente di fronte la sua fidanzata, con la spada alta. "Vediamo come te la cavi, Maestà."
Margot sorrise e si lanciò sul re, destreggiandosi nelle mosse. Pierre le parò tutte, facendo risuonare e graffiare il metallo per il forte contatto delle due lame. Margot tentò di colpirlo in basso, schivando alcuni attacchi e abbassandosi per spostarsi dalla traiettoria del tiro avversario. Pierre girò il polso e bloccò la sua spada per terra. Scosse la testa. "No, no, così non va. Più veloce!" la esortò, e Margot si liberò, colpendo la lama che Pierre le puntava sempre contro. Sentiva il sangue scorrerle nelle vene e la forza con cui impugnava la spada farsi sempre più potente e decisa. Scagliò dei colpi precisi, finendo per far avvicinare i loro corpi. I loro visi erano separati solo dalle due lame incrociate tra loro. Entrambi avevano l'affanno e i loro respiri si scontravano l'uno sulle labbra dell'altro. "Non male" disse infine il re contro la sua bocca.
Rimasero fermi con le spade bloccate tra loro. "E adesso?" disse lei.
Pierre uscì l'altro braccio da dietro la schiena, facendo una finta. In mano aveva un piccolo pugnale dall'impugnatura in legno che avvicinò pericolosamente al viso delicato della regina. Margot si allontanò spaventata. "Quando sei così vicina, hai ottima possibilità di vincere. Devi solo avere con te un aiutino" le disse, girando il polso per porgere nella mano di Margot il piccolo pugnale. La regina se lo rigirò nel palmo.
"Ci sono le tue iniziali, o sbaglio?"
Pierre abbassò la spada, sciogliendo finalmente la presa e abbassandosi per vedere le iniziali incise sul legno. "P. M. C., Pierre Maximilien Chauveau. Conosci le lettere dell'alfabeto, impressionante!"
Margot lo spintonò con la spalla, scherzosamente. "Quanto sei scemo."
Pierre rise, poi quando vide la regina porgergli il pugnale scosse il capo. "No, no. Tienilo tu."
"Ma è tuo!"
"Ma siccome non ce ne hai uno, per ora, tieni il mio. Ha in sè il mio potere, ti proteggerà" disse, facendosi carico di un atteggiamento eroico che agli occhi della regina si mostrò come un pallone gonfiato di ego.
"Il tuo pugnale mi salverà sempre" disse, ironicamente, celando un sorrisetto. Pierre si sporse su di lei, portandole una mano alla base del collo e avvicinando le labbra della regina alle sue. Il suo bacio fu interrotto da una lama che accarezzò la pelle delicata del suo collo. "Dovrai essere sempre più vigile, da adesso in poi" disse lei, rimanendo comunque a qualche centimetro dalle sue labbra. Pierre rise e le accarezzò una guancia.
"Mi dispiace per questa notte, ma sai che è giusto così."
Margot alzò gli occhi al cielo e abbassò la mano che teneva il piccolo pugnale. "Non fai che ripeterlo continuamente."
"Saperti al sicuro nella tua stanza, mi fa compiere il mio lavoro con più tranquillità. E penso tu lo abbia capito ormai."
"E secondo te io posso restare tranquilla, sapendoti al buio, in un boschetto con un seguito di dinamite pronta a saltare in aria alla minima miccia?"
Pierre tirò un grosso respiro. "Stai tranquilla, andrà tutto bene e questa botta frastornerà Leonard, te lo prometto."
"Quante promesse stiamo facendo ultimamente."
"Tu però assicurami che vengano mantenute." Non attese risposta da Margot, lasciò la spada nella teca da cui l'aveva presa e si avvicinò alla porta, circondando la maniglia. "Buonanotte, mon amour."
Margot sollevò la mano con il pugnuale e smosse le dita come per salutarlo. Quando Pierre uscì fuori, lasciò la spada sul bancone e affianco il pugnale, appoggiandosi al legno con le mani.
Il re si sarebbe molto arrabbiato.
Dopo cena, Margot si ritirò nelle sue stanze, stendosi sul letto e contemplando il soffitto crepato. Avrebbe aspettato.
Alle tre e mezzo avrebbe raggiunto i suoi uomini in quella folle impresa - quasi - suicida. Pensò e ripensò a quello che avrebbero fatto, tanto che fu quasi sul punto di lasciare perdere, ma poi l'ora stabilita suonò e a Margot - indugiando sul da farsi - sembrò che il tempo fosse letteralmente volato. Come quando hai bisogno di pensare ma il momento della decisione definitiva sopraggiunge con una velocità tale da renderti persino conto di non averci pensato quanto invece avresti voluto.
Si alzò dal letto, infilò il vestito rosso sangue che teneva appeso e si allacciò il mantello nero al collo, sollevando il cappuccio sulla testa. Aprì la porta, incontrando lo sguardo delle guardie, così ritornò nella stanza. Ci doveva pur essere un modo per uscire. Andò dall'altra parte della stanza, aprendo la seconda porta che dava sul suo salotto privato, richiudendosi il legno alle spalle. Nel muro accanto a lei, se non ricordava male, ci sarebbe dovuto essere un passaggio segreto. Scostò di poco la tendina, rivelando uno dei soliti corridoi bui a cui era abituata. Si accertò che non ci fosse nessuno e si inabissò nell'oscurità.
Una volta fuori, corse lungo il sentiero che ormai aveva imparato a memoria, giungendo nel boschetto. Procedette più rapidamente, superando il basso muretto di mattoni a cui legava solitamente i cavalli e si inoltrò nella foresta. Fece mente locale della posizione in cui si trovava, girando verso ovest. Qualche centinaio di metri più avanti, scorse le quattro figure incappucciate che erano nascoste dietro le grosse cortecce degli alberi. Sopraggiunse alle loro spalle ma i quattro uomini non la notarono perché corsero immediatamente sul campo, portandosi dietro ciascuno una dozzina di esplosivo tra le braccia. Margot si nascose dietro l'albero più vicino, osservandoli mentre operavano il piano. Alessandro affiancò Louis, mentre Pierre e Niall le davano le spalle. Iniziarono a sbrogliare i fili intrecciati e si avvicinarono tanto all'accampamento da quasi sfiorare le tende poste al contorno. Le due coppie tracciarono ciascuna un semicerchio, incontrandosi in un punto, ovvero quello da cui avrebbero fatto partire la miccia. Solo a quel punto Margot uscì allo scoperto, smuovendo un gruppo di foglie raggruppate. Pierre fu il primo a girarsi e quando incontrò lo sguardo di Margot contro il buio della notte si immobilizzò e sentì montare addosso un sentimento di rabbia che avrebbe potuto farlo scoppiare. La regina quasi lo ignorò, strappando dalle mani di Louis i fiammiferi pronti all'uso. C'era un silenzio surreale intorno, Niall e Alessandro avevano gli occhi sgranati. Si sentì solo un sussurro proveniente da Pierre. "Perché devi sempre rovinare tutto."
Margot ingoiò a vuoto e si avvicinò al bordo del filo che avrebbero fatto bruciare. Niall si abbassò accanto a lei. "Spiegami perché cazzo sei qui, Margot!" le sussurrò contro l'orecchio, attenti a non farsi sentire dagli uomini nelle tende. La ragazza fece uscire un fiammifero dalla scatola.
"E' il mio piano."
"Va bene, allora quando salteremo in aria ti daremo tutti i meriti" sputò fuori Alessandro, strappandole di mano il fiammifero e la scatola. Margot si mise in piedi, allungando i pugni contro i fianchi. Pierre la inceneriva con lo sguardo, senza comunque osare aprire bocca.
"Tanto che è qui, possiamo usarla come esca" propose Louis frettolosamente.
"Stiamo perdendo tempo!" disse Niall, controllando di sfuggita gli uomini di guardia. Louis prese Margot per le spalle.
"Va' dietro quell'albero e...che ne so, cattura l'attenzione, dopodiché noi accendiamo la miccia e si deve scappare quanto più velocemente possibile per salvarci il culo, okay?"
Margot annuì, tirando un grosso respiro.
Forse aveva combinato un casino.
Corse nella direzione indicata da Louis, nascondendosi dietro il tronco di un albero. Aspettò che Niall prendesse il fiammifero dalle mani di Alessandro e lo accendesse, prima di cacciare un urlo.
Dopodiché Niall avvicinò la fiamma al filo e la miccia si accese, iniziando a consumarlo più velocemente di quanto tutti avessero pensato.
Iniziarono a correre in due direzione parallele, passando attraverso la foresta in direzione del laghetto. Margot lo scorse poco più avanti, correndo e graffiandosi il viso a causa dei rami che intralciavano il suo cammino, poi ci fu lo scoppio.
Non lo stesso scoppio a cui le loro orecchie erano ormai abituate. Qualcosa di più potente, come un'onda infuocata che si propaga e brucia qualsiasi cosa incontri. Seguirono tutti gli altri congegni, fin quando Margot non sentì aria calda surriscaldarle il mantello sulla schiena. Saltò e si tuffò nell'acqua gelida del laghetto. Il ghiaccio le attraversò la pelle, le ossa e le smorzò il respiro. Il mantello era appesantito, così tentò di sciogliersi il nodo all'altezza del collo, invano. Fece sporgere il capo sulla superficie dell'acqua deturpata, digrignando i denti per il freddo e sbattendo i piedi e le braccia per nuotare velocemente, prima che il nemico potesse vederla. Giunta a riva, tossì e cercò di prender fiato a sufficienza per poter correre di nuovo. Arrivò di fronte l'entrata di un passaggio segreto e si guardò le spalle, non scorgendo nessuno della sua squadra arrivare. Sentì un forte dolore al petto nel non vederli, respirò affannosamente, poi si girò, imboccando la strada al buio. Quando sbucò finalmente all'interno di uno dei corridoi del palazzo, si sciolse il mantello con mani violacee e tremanti e lo lasciò cadere per terra, correndo verso l'atrio. La gente era addossata alle finestre, intente a guardare cosa fosse successo, notando l'immensa quantità di fumo elevarsi in cielo e le tende infuocate che gli uomini tentavano di spegnere, invano.
Margot sentì il suo cuore battere all'impazzata e le mani che le tremavano, quando una donna accanto a lei si girò a guardarla. Sbiancò. "Vostra Maestà!" urlò, osando prenderle il viso tra le mani, "siete completamente piena di graffi sulle guance, bagnata e tremante. Cosa è successo?"
La regina non riuscì a risponderle, sentiva un grosso peso sul cuore che le opprimeva il respiro. Macigno che si allievò solo quando il portone di ingresso venne spalancato, rivelando Niall, Louis, Alessandro e Pierre completamente sporchi di fuliggine, i capelli bruciacchiati sul lato e brandelli di camicia addosso.
Margot si liberò dalla presa della donna, correndo da loro. "Siete vivi!" disse, buttandosi immediatamente su Pierre. Alcuni medici apparvero sulla scena e si bloccarono di fronte i sovrani e i due amici della regina, in attesa di ordine.
Pierre afferrò brutalmente Margot per le braccia e se l'allontanò, spingendola di lato. "Sparisci dalla mia vista" sibilò tra i denti, poi la ignorò, avvicinandosi ad Emmanuelle. "Abbiamo bisogno di cure, presumo" disse, guardando la loro pelle tranne quella di Margot.
Niall e Louis incontrarono lo sguardo distrutto della regina e girarono la testa, seguendo i medici. Solo un'infermiera si avvicinò a Margot, sfiorandole una spalla. "Maestà" la chiamò, scuotendola piano. "Ha bisogno di un controllo."
La regina annuì, sentendo una lacrime scivolarle sulla guancia, lasciando una scia sul volto sporco di fuliggine e graffiato. Di fronte quella scena, tutti i presenti capirono al volo la situazione e la prima cosa che fecero fu quella di andarsi a riparare da qualche parte.
Il Belgio l'avrebbe fatta pagare duramente.
Margot si lasciò prendere dalle braccia dell'infermiera, seguendola lungo il corridoio, tentando invano di incrociarsi con Pierre, ma per il re - consumato dalla rabbia e dalla frustrazione - era come se lei non ci fosse, non più.
N/A
Un commento = un insulto a Margot.
Davvero, mi dispiace renderla così stupida ma ... provate a capirla dai
Nel prossimo capitolo ci sarà un bel litigio, sappiatelo
Beh, come non potrebbe esserci, d'altronde
Aaah, i problemi di coppia
Credo proprio che la settimana prossima avrete modo di conoscere il perché del comportamento impulsivo di Margot (a meno che non lo abbiate già compreso, al di là delle scemenze che fa) e Pierre lo sa benissimo ormai
E niente, ragazzi
Ho fatto il primo esonero e lunedì ne ho un altro, che bella la vita universitaria
Ci vediamo sabato prossimo (È LA VIGILIAAAAA ❄🎄🎁🎅)
💜
P.s se vi dicessi che la nuova storia riguarda i viaggi nel tempo, cosa ne pensereste? :-)))
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