Luogo disabitato
(È l'ultimo aggiornamento del 2016, woah!)
Passarono altri quattro giorni prima che scoppiasse la catastrofe.
Margot e Pierre non si erano più cercati, si evitavano come una malattia, sebbene comunque spesso fossero costretti a parlarsi per questioni politico-militari. A parte qualche saluto, non avevano più condiviso altri momenti insieme.
E no, non si stavano comportando come due bambini litigati che, orgogliosi, attendono sempre che l'altro compia il primo passo. No, la loro situazione era diversa.
Pierre non riusciva a sopportare il fatto che Margot si immischiasse in azioni troppo pericolose e che avrebbero potuto costarle la vita; Margot non sopportava che Pierre non la appoggiasse, credendo che tutto quello che stava compiendo fosse sbagliato.
Non avevano alcun punto di incontro.
La notte Margot si alzava prestissimo a causa degli incubi che si erano - si può dire - evoluti. Non solo c'era Harry, ma le si presentavano davanti le scene più terribili, come la morte di Pierre, la distruzione di Monaco o la perdita di qualsiasi cosa avesse.
Anche il re francese aveva iniziato ad avere incubi, vedeva Margot adagiata senza vita lungo il bordo del laghetto alla spalle del castello, accanto alla tomba del suo migliore amico, oppure stesa in maniera supina nella candida neve, macchiata del suo sangue.
Entrambi, svegli e ansimanti nel cuore della notte, speravano nell'apparizione dell'altra metà, una comparsa mai avvenuta in quei quattro giorni trascorsi.
All'alba del quinto giorno, Margot sentì sarebbe successo qualcosa. Era una strana sensazione ad essersi depositata sul suo stomaco, come un cattivo presagio pronto ad avverarsi.
Si alzò dal letto, massaggiandosi gli occhi stanchi. Uscì nel corridoio dopo essersi avvolta intorno al corpo un vestito pesante. Ormai la neve aveva imbiancato tutto, persino nel castello la temperatura si era abbassata drasticamente, tanto che la gente poteva persino scorgere una lieve nuvoletta di fumo abbandonare le proprie labbra durante una conversazione. Scivolò lungo il castello, incontrando Louis che, con le mani inguantate e un cappello di lana in testa, porgeva della coperte calde ad un gruppo di persone. Di qua e di là tutti i dipendenti della corte si preoccupavano di distribuire indumenti caldi per non far morire di freddo la gente che, nel castello, aveva trovato la propria salvezza.
Louis lasciò le coperte alle donne, poi si avvicinò alla regina. "Buongiorno."
Margot ricambiò il saluto. "Che mi dici del combattimento?"
Louis si avvicinò le mani alla bocca per attutire il suono acuto della sua voce. "Sono le dieci e non sono ancora scesi in campo."
Margot ingoiò a vuoto. "Brutto segno."
"Bruttissimo" avvalorò Louis, guardandosi attorno. "Temo succederà qualcosa di veramente tremendo."
Margot gettò lo sguardo sulla gente radunata nell'atrio, annuendo. "C'è solo un modo per scoprirlo."
Louis si morse l'interno della guancia. "Se te lo stai chiedendo, Alessandro ha mandato alcuni ambasciatori a supervisionare la zona."
Margot scosse il capo, "No, no. Pensavo giusto ad un'altra cosa.."
Affiancata da Louis, Margot si presentò nella stanza di Emèrie che era seduta sulla sua poltrona ricoperta di pellicce con un tazza fumante chiusa tra le mani. L'indovina ci stava soffiando sopra quando si accorse dello sguardo della regina. Si alzò in piedi, prendendo solo una goccia della bevanda. "Prego, Maestà" la invitò con un gesto del capo. "Si accomodi." Margot acconsentì all'invito, portandosi Louis dietro. Si sedettero entrambi sull'ampia poltrona, mentre Emèrie le si avvicinava. "Volete qualcosa? Posso chiedere che vi venga preparato un tè caldo."
Entrambi annuirono e l'indovina fermò una serva di passaggio, chiedendole di preparare due tazze. Poi si accomodò su un letto improvvisato, esattamente di fronte i due presenti. "Cosa cercate, Vostra Grazia?"
Margot si strinse le mani. "Ho bisogno davvero che tu faccia uno sforzo e provi a vedere cosa accadrà oggi."
Emèrie allontanò la tazza dalle labbra. "Mi chiede molto, Maestà. Le mie visioni sono perlopiù lungimiranti."
La regina si appoggiò entrambe le mani sul ventre piatto, guardando poi la fanciulla negli occhi scuri. "Sento qui uno strano presentimento e ti imploro di scoprire di cosa si tratti. Ho paura per oggi, Emèrie."
L'indovina strinse le labbra, appoggiando poi per terra la tazza. Si sporse su Margot, allungando una mano. "Porgetemi la vostra."
La regina annuì e lasciò che Emeriè le prendesse la mano. L'indovina fece scorrere le dita sul palmo graffiato, chiudendo gli occhi e sforzandosi di vedere. Margot si morse il labbro, sperando fino alla fine che riuscisse a scorgere qualcosa. Louis, intanto, era abbastanza a disagio di fronte quella scena inquietante.
All'improvviso Emèrie - che era da un po' che non aveva visioni di alcun genere - spalancò gli occhi, senza vedere qualcuno in particolare. Chiuse la mano di Margot tra le proprie. "Attenzione al luogo disabitato di giorno" disse con voce solenne, poi si ridestò, lasciando subito la mano della regina. "Non ho idea di cosa significhi, Maestà, davvero non lo so!" disse mortificata. Margot abbassò lo sguardo, cercando di fare mente locale. Un luogo disabitato di giorno? Quale poteva essere?
Louis scattò in piedi. "Bene, credo sia meglio andare. Ho del lavoro da fare."
Margot lo guardò e annuì. "Andrò anche io."
Emèrie recuperò la sua tazza, continuando però a guardare la regina negli occhi. "Mi dispiace, Vostra Maestà" disse così, all'improvviso.
Margot puntò il suo sguardo in quello dell'indovina. "Per cosa?"
Ma non ottenne risposta. Emèrie le diede le spalle, chiudendo quella specie di seduta. Louis circondò il polso della regina, tirandola a sè. "Andiamo via" le disse, trascinandola fuori dalla stanza proprio mentre la serva entrava con le loro tazze.
Raccontarono tutto a Niall che si era chiuso in biblioteca. Il biondo aggrottò le sopracciglia. "Secondo me, non significa niente."
Margot gli mosse davanti la mano spianata. "Pronto?? Ha detto attenzione, qualcosa significherà."
Niall le fermò la mano, stringendola nella sua. "E' tutto sotto controllo nel palazzo, perché mai dovresti credere a quella superstizione? Gli indovini spesso le dicono per acquisire fama, in tempi di guerra in cui la gente esige una speranza a cui aggrapparsi."
"Ma quello che Emèrie mi ha predetto finora si è sempre avverato!" Tranne la presunta morte, avrebbe aggiunto, ma meglio evitare.
Niall scosse il capo. "Coincidenze, magari?"
Louis, seduto sulla poltrona, lasciò cadere la testa all'indietro, massaggiandosi le tempie. "Mi prenderei volentieri adesso il tè che la signora aveva preparato." Ma venne ignorato.
"Non saprei nemmeno quale sia il luogo disabitato di giorno."
Niall alzò gli occhi al cielo, tenendo ancora tra le mani quella più piccola di Margot che sentì i palmi delicati solleticati dai calli del ragazzo inglese. "Davvero, Margot, stai calma."
Ma la regina sentiva le rotelle del cervello continuare a muoversi. La discussione però venne interrotta dalla porta della biblioteca che venne aperta improvvisamente. Sotto l'arcata c'era Pierre, con al seguito diverse guardie che reggevano degli scatoloni tra le braccia. Margot incontrò lo sguardo del re e il resto della stanza cadde nel silenzio. Louis e Niall si guardarono, spostando gli occhi sui sovrani che continuavano a portare avanti un gioco di sguardi interminabile. Si sentirono di troppo.
"Scusate, non sapevo ci fosse qualcuno" si scusò Pierre, distogliendo allora lo sguardo dalla regina. Margot strinse i denti. Avrebbe dovuto parlargli della visione di Emèrie. Si sarebbe probabilmente infuriato con lei - tanto per cambiare - perché le aveva più e più volte detto di non credere a quelle baggianate, ma era più forte di lei. Poiché sapeva, tanto valeva condividerlo con lui. "Continuate pure, andrò da un'altra parte a depositare le armi."
Fece per girare i tacchi quando Louis balzò in piedi. "Ma no!, Maestà, ce ne stavamo andando."
"Non preoccupatevi" disse, accennando un sorriso nella loro direzione.
"Ma davvero, entri pure, avevamo finito!" disse Niall, annuendo in direzione di Margot. Pierre spostò lo sguardo sulla sua fidanzata, poi sollevò una mano verso Niall. "Insisto." Dopodiché sparì. Margot sbuffò rumorosamente, lasciandosi cadere sulla poltrona. Uno strano rumore provenne da fuori la finestra, i cui bordi era colmi di neve. "Cosa è stato?" chiese la regina.
Niall sistemò le proprie carte in mano, allineandole. "L'esercito" disse soltanto.
La regina aggrottò le sopracciglia. "Che ordine hanno ricevuto?"
"Quello di appostarsi nel boschetto, perché girava voce che un attacco fosse vicino."
Margot annuì con il capo, appoggiando poi la testa sul bracciolo. "Sono esausta."
"Di portare avanti questa litigata?" chiese Niall, sollevando le sopracciglia. "Siete entrambi orgogliosi, tanto vale che tu faccia il primo passo. Dopotutto, ogni cosa è partita da te."
Margot alzò gli occhi al cielo, poi si mise in piedi. "Lo vado a raggiungere. E di certo non per chiedergli scusa o implorare il suo perdono, ma per raccontargli di quanto ho saputo."
Louis fece finta di guardarsi le unghie - coperte com'erano dal guanto -, appoggiandosi con il fianco al tavolo nel mezzo. "E' un inizio."
Così Margot li salutò e scese rapidamente le scale, vedendo Pierre dirigersi verso l'ingresso interno che avrebbe condotto nelle segrete.
Lo raggiunse, bloccandogli il polso. Pierre si girò di soprassalto, guardando prima la sua stretta, poi gli occhi di Margot. "Devo parlarti."
Il re fece arrestare gli uomini, indicandoli con un cenno del capo. "Non potremmo farlo in un altro momento? Sono impegnato, adesso."
"Ho parlato con Emèrie."
Pierre sollevò un sopracciglio, poi si liberò della presa di Margot, alzando gli occhi al cielo. "Che ti ha detto? Che i bambini si rivolteranno contro i loro genitori e mediteranno di ucciderli?"
Margot digrignò i denti. "No." Lo incenerì con lo sguardo. "Ha previsto - presumo - un attacco."
Pierre roteò gli occhi, sbuffando rumorosamente. "Poichè sono quattro giorni che non si registrano attacchi, giustamente è un buon modo per accalappiarsi attenzioni!"
"Quello che Emèrie ha predetto si è sempre realizzato!"
Il re si massaggiò le tempie, mentre la gente continuava ad osservarli, incuriosita. "Senti, non ho tempo per queste cose. Devo andare a sistemare i fucili nelle segrete ora che sono disabitate. Non posso farlo durante la notte, con tutte le truppe che riposano." Liquidò la regina, dandole le spalle. Margot separò leggermente le labbra, sovrappensiero, mentre vedeva Pierre allontanarsi. Registrò mentalmente quello che il re le aveva appena detto.
"Attenzione al luogo disabitato di giorno" aveva detto Emèrie.
Le segrete erano vuote, i soldati vi rientravano solo durante la notte...
Sentì un dolore allo stomaco. "Pierre!" lo chiamò, ma un urlo proruppe dal corridoio del piano superiore. Una ragazza corse, scendendo rapidamente le scale. "Maestà, degli arcieri stanno per lanciare delle frecce infuocate verso la torre in cui è depositata la polvere da sparo!"
Pierre bloccò le guardie. "Cosa?!" urlò. Si girò verso i suoi uomini. "Lasciate gli scatoloni, andateli a bloccare!" ordinò, vedendo le guardie scappare alla velocità della luce.
Ma il messaggio era arrivato troppo tardi.
Un forte scoppio rieccheggiò violentemente all'interno del palazzo, atterrando tutti i presenti. Margot sentì lo stomaco rivoltarsi, mentre si abbassava e si attappava le orecchie con le mani. Il boato però si ingigantì quando iniziò la catastrofe. La zona est del castello esplose e le segrete saltarono in aria. Il pavimento si crepò, rompendosi e lasciando uscire delle profonde voragini. Dei bambini caddero, mantenendosi al bordo della spaccatura, mentre le loro mamme tentavano di ripotarli in su, tirandoli per le braccia. Pierre, al momento dell'esplosione, era quello più vicino alle segrete. Venne scaraventato all'indietro, cadendo pesantemente accanto a Margot e boccheggiando a causa della forte botta subìta. Le tirò la gonna e la fece cadere a sua volta, girandosi sulla spalla per farle da scudo con il suo corpo. Un'ondata di caldo e fuoco investì la gente posta nell'atrio. Le mura si creparono, crollando su se stesse, sgretolandosi e facendo cadere macigni vicino alla gente. Le donne si tennero al petto i propri bambini, schermandoli dalla violenza dell'esplosione, altri invece venivano scaraventati lontano.
Tutto quello che si sentì dopo fu un continuo fischiare nelle orecchie.
N/A
Ta daaan
(Vorrei che vi concentraste un attimo su Pierre che copre Margot con il suo corpo per proteggerla dall'esplosione. Ciao proprio.)
Comuuuunque, sembrerebbe proprio che la situazione non faccia altro che peggiorare, concentrando tutta la violenza in questi capitoli dove l'esercito nemico inizia a vendicarsi di ciò che Margot e la sua squadra abbiano fatto :))))
Non mi dilungo a scrivere, spero che il capitolo abbia parlato per sé a sufficienza :)
Inoltre, è con questo capitolo, oggi, che ne approfitto per augurarvi buon anno, che questo sia pieno di salute, successi e tanta tanta felicità.
Love you
Un bacione grande,
Elisa 💜
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