Lunga vita a Sua Maestà
Il rumore degli zoccoli dei cavalli era udibile già da quella distanza. Margot si allacciò il cappotto di pelliccia bianca addosso e scese nelle segrete, chiamando a rapporto i soldati subito svegli. Tutti abbassarono il capo rispettosamente, mentre la regina si bloccava subito di fronte ad essi. "Miei fidati soldati" proruppe Margot, guardando negli occhi degli uomini in prima fila. "Siamo ormai giunti ad un punto di svolta. Ora si deve vincere, ad ogni costo. Non possiamo permetterci alcun tipo di sconfitta. Io ho fiducia in voi, in ciascuno di voi che si è messo a servizio della patria. Confido nel vostro coraggio, nella vostra prodezza e nella vostra forza. Siamo reputati dei deboli, qualcuno che viene facilmente sottoposto ad accordi che infangano il nostro Paese, come se non fossimo degni di averlo, contratti deplorevoli che quasi ci annullano. E' giunto il momento di far vedere chi siamo. Chi siete. E lo dimostreremo vincendo questa guerra." Seguì un silenzio carico di tensione alle sue parole. "Molti di voi sono stati a servizio di altri Stati, altri persino sotto il controllo di mio padre. Avete attraversato molto nella vostra vita, molti conflitti e rivolte. Eppure siete rimasti. State mantenendo la vostra posizione e ciò vi fa onore. Siete gli uomini che permetteranno a Monaco di rimanere in vita, siete coloro che lasceranno che questo regno viva ancora a lungo."
I soldati guardarono la regina negli occhi, pendendo dalle sue labbra. Margot sollevò il mento, ingoiando a vuoto e a bocca secca. Poi l'uomo in prima fila piegò una gamba e si inginocchiò, appoggiando la spada ai suoi piedi. Mantenne la schiena dritta reggendosi sul ginocchio con il braccio, lo sguardo puntato sulla spada con cui avrebbe servito il monarca.
Dopo di lui, tutti fecero lo stesso e lasciarono le loro spade simbolicamente per terra, inginocchiandosi. Margot sorrise, guardandoli uno per uno messi in ginocchio di fronte alla sua autorità. Il soldato in prima fila osò sollevare i suoi occhi sulla regina, chinando il capo leggermente. "Lunga vita a Sua Maestà, la regina di Monaco."
Alcuni messaggeri avevano fatto recapitare a Margot la posizione in cui l'esercito di Leonard fosse situato e soprattutto che solo la Svizzera avesse acconsentito all'invio delle scorte di cibo per rimediare all'imminente carestia nel suo regno. La regina si fece portare Black Jack da Cecìle alle prime luci dell'alba, quando i rumori dell'esercito avversario si sentivano già poco distanti. Ordinò l'apertura dei cancelli e partì a capo del suo esercito, dando dei forti scossoni alle briglie del suo stallone nero, cavalcando e superando le superfici collinari. Giunti nella piana verdeggiante, fece bloccare l'esercito dietro di lei, mentre Margot si metteva poco più avanti. Era da sola. Non c'erano nè Alessandro, nè Pierre accanto a lei.
L'esercito dei belgi e degli scozzesi si bloccò di colpo, arrestando la marcia ad un massimo di cento metri. Margot tirò la sua spada fuori dal fodero, tenendola però in basso. Il vento le passò attraverso i capelli, tirandoglieli sulla schiena, mentre la mano era ferma sull'impugnatura dell'arma.
In quei tre anni, essendo sola e senza marito, aveva chiamato a corte i più grandi insegnanti per farsi addestrare, imparando ad usare egregiamente sia le spade, sia le pistole. Non c'era più nemmeno un rumore a spezzare la quiete del crepuscolo, tutti erano fermi. Di fronte tanta immobilità, improvvisamente l'esercito avversario si aprì in due, liberando un passaggio stretto in cui Leonard sfilò, facendo la sua comparsa.
Aveva un'armatura grigia addosso, i capelli biondi tenuti indietro e un mantello rosso sangue che ricadeva lateralmente sul busto del cavallo bianco.
Quando si bloccò ed esaminò chi si trovava di fronte, scoppiò a ridere, portando la testa all'indietro. Margot serrò la mascella e strinse la presa intorno alla sua spada, tenendola ancora abbassata al suo fianco.
"Davvero, Margot?" la derise Leonard, sollevando entrambe le sopracciglia. Smise di ridere. "A cosa devo questa apparizione teatrale?"
"Allo stesso motivo che ha spinto voi a presentarvi a capo del vostro esercito in questo momento."Leonard aveva entrambe le mani che stringevano le briglie, eppure era tranquillissimo, come se fosse già a conoscenza dell'epilogo. "Sono il loro re e generale. Devo essere sempre presente a supportare il mio esercito, non nascondermi chissà dove lasciando che dei generali commissionati da me controllino l'armata al posto mio, facendo il lavoro sporco e macchiandosi le mani di sangue."
Margot sentì il suo cuore battere più rapidamente contro il suo petto, tentando vanamente di allontanare il senso di fastidio che quell'uomo le procurava. Come un prurito insistente in una zona difficile da grattare, divenendo sempre più irritante ed insopportabile.
"Se non fosse stato per voi, Leonard, gli uomini non si sarebbero per nulla al mondo macchiati le mani, né avrebbero impugnato un'arma volti a proteggere lo Stato di appartenenza."
Il re sorrise, assottigliando leggermente gli occhi. "Cercate sempre di far volgere la situazione a vostro favore, Margot, come se voi foste gli agnelli e noi i lupi di turno. Ma sappiamo da chi è partito tutto ciò. Possiamo riportarlo alla mente, non essendo poi un evento così tanto distante. O mi sbaglio?"
Margot tirò un grosso sospiro, sentendo le mani gelarsi a causa della stretta sulla spada. "Non prendiamoci in giro, Leonard. Sappiamo tutti benissimo che è solo un pretesto che voi mi state gettando addosso per nascondere le vostre vere intenzioni."
"Così come la vostra, volervi mostrare forte e autorevole di fronte i vostri uomini. Ma conosciamo benissimo di che pasta siete fatta, Vostra Grazia. Siete abile nei sotterfugi, nelle fughe strategiche e nello sviare i problemi. Come pensate, dunque, di condurre questa guerra? C'è qualche trucchetto in serbo, da qualche parte?" disse il re, facendo un vago segno delle braccia come a voler premere ed accentuare il suo discorso. Alcuni dei suoi uomini risero e tale vista fece ribollire il sangue nelle vene di Margot.
"Nessun trucco, Sua Maestà. Forse in questi tre anni non vi siete per nulla informato sul fatto che io non implichi più alcun tipo di trucco nelle mie vicende di regina e donna. Avete saltato questo passaggio, nell'elaborazione del vostro piano."
Leonard attorcigliò le briglie del cavallo bianco intorno ai polsi, serrando la mascella. Il suo sguardo era fermo e puntato sulla regina, mentre i due eserciti sostavano ancora l'uno di fronte all'altro, in attesa di ordine.
"E quindi la vostra partecipazione al conflitto vuole mostrare quanta importanza voi attribuiate al vostro compito? Spettacolarizzando il vostro potere in questi minuti spesi a parlare?"
Margot sorrise con un angolo della labbra. "Esattamente come state facendo voi. Non mi sembra ci sia alcuna differenza."
I soldati di Monaco guardarono la loro regina e questa volta fu loro il turno di sorridere, poi Margot sollevò la spada, puntandola sull'esercito avversario. "Uomini, all'attacco!" urlò, e l'armata si diramò intorno a lei, sfumandosi in una macchia indistinta in un miscuglio di uomini riconoscibili solo dello stemma sulle loro armature. Ovviamente seguì l'attacco del Belgio, scoppiò il fuoco sulla pianura e la figura di Leonard sparì nella folla. Gli spari iniziarono a riempire l'aria e il cavallo di Margot impennò, nitrendo selvaggiamente. La regina teneva le redini con una mano sola, l'altra impegnata a reggere la spada sguainata. Con l'esercito in subbuglio e il suo cavallo quasi in piedi, agli occhi di alcuni sembrò che Margot fosse uscita da un dipinto. All'improvviso Black Jack venne affiancato da un altro cavallo, con in sella Alessandro che aveva il suo sguardo infuriato puntato sulla regina. "Devi rientrare subito a palazzo!" urlò il re italiano al di sopra dei rumori del conflitto.
La regina rinfoderò la spada. "No."
"Margot, non puoi comportarti da regina e comandante adesso. Rientra immediatamente. La tua presenza qui è ingombrante e di certo se tu morissi, ciò non gioverebbe in alcun modo Monaco. Devi stare al sicuro."
"A me importa del mio esercito-"
"Così come a loro importa di te. Vattene, adesso." Alessandro coprì la regina con il suo cavallo, controllando la situazione e parlando senza guardare Margot negli occhi. "Ti copro io, ma va' via. Approfitta del trambusto. Non è necessario che tu sia qui. Agli uomini interessa che alla regina importi di loro, non che tu sia presente al conflitto. Va'!"
Con un colpo di speroni, Margot fece indietreggiare Black Jack e partì al galappo, sparendo alla vista di chiunque.
Quando arrivò al castello, lasciò immediatamente il cavallo facendo in modo che due guardie potessero riportarlo nelle stalle e Margot entrò nel palazzo, guadagnandosi diversi sguardi addosso. Ma quello che la congelò sul posto fu quello di Pierre, in piedi, al centro del corridoio che conduceva direttamente in infermeria.
Fece per aprire bocca, ma Pierre sollevò una mano, bloccandola e girando la testa di lato. "Non una parola."
Margot alzò gli occhi al cielo, poi andò verso di lui che aveva lo sguardo inviperito e i denti stretti. "Posso spiegare!"
Pierre aveva la spalla ancora fasciata e gli occhi azzurri fissi in quelli scuri della regina. "Davvero, se mi avessero detto che starti accanto mi avrebbe portato all'infarto, non ci avrei mai creduto."
Margot gli posò una mano sulla guancia, accarezzandogliela con il pollice. "Sto bene, Pierre. Pensa a questo."
"Ti sei messa a capo dell'esercito, approfittando del fatto che fossi in un letto dell'infermeria solo per dimostrare il tuo coraggio di fronte alle provocazioni di Leonard! Sappi che non è il tuo ardore che ci serve, adesso."
Margot aggrottò le sopracciglia. "Sono una regina, Pierre."
Il re si staccò dalla carezza della ragazza, facendo un passo indietro. Fece un piccolo applauso, inclinando verso il basso gli angoli delle labbra. "Complimenti. Proprio per questo, ora hai una taglia sulla testa che vale anche più di prima." Margot si aggiustò con un gesto seccato la spada attaccata in vita e incrociò le braccia sotto al seno. "Adesso più che mai ti vogliono morta."
"Non ci riusciranno" rispose risoluta e convinta.
Pierre si sfiorò la fasciatura sulla spalla, leggermente al tocco."Secondo te proviamo a tutti costi a proteggerti solo per il gusto di farlo? Non pensi che, magari, lo facciamo solo per assicurarci che tu stia bene, vedendo i tempi che corrono?"
"Perché non hai fiducia in me?" gli chiese allora Margot, lasciando andare le braccia lungo i fianchi. "Sembra proprio che tu non-"
Ma Pierre la bloccò, rimanendo comunque a distanza. "Scappi quando ti viene esplicitamente ordinato di non farlo, sei impulsiva e fai tutto quello che - mi pare - il cuore ti detti di fare e poi" disse, facendo una breve pausa. "Sembra proprio che tu non ti fidi di me. E' come se la mia figura qui fosse un fantasma che cerca disperatamente di parlarti, trasparente però a tal punto da non infierire in alcun modo con quello che hai in mente. Cosa vuoi fare dopo, Margot? Travestirti e combattere come un soldato? Non mi stupiresti."
Margot ingoiò a vuoto. "Questo non è vero!" Con una falcata fu di fronte il re francese. "Non capisci.. Non posso starmene con le mani in mano!"
"Quando invece è l'unica cosa che, per ora, dovresti fare." Pierre si guardò i piedi nudi che calpestavano il pavimento freddo, poi si girò e le diede le spalle. "Con permesso, Vostra Grazia." E se ne andò, tornando in infermeria e lasciando Margot in piedi nel corridoio, con le braccia allungate ai fianchi e i pugni stretti.
N/A
Tadaaaaan
Ecco a voi l'aggiornamento settimanale!
(E sappiate che siamo ormai arrivati a metà storia!!!)
Cosa ve ne pare?
Personalmente, reputo questo capitolo uno dei miei preferiti (e ce ne sono e ce ne saranno molti)
Margot fa la badass della situazione, sostenendo prontamente i giochetti ironici e provocatori del re del Belgio.
Aaaah, adoro.
Btw, Pierre non ha visto per niente di buon occhio il comportamento impulsivo della sua regina e, sappiate che, oltre alla guerra, ci saranno molti polveroni tra i nostri fidanzatini.
Lasciatemi qualche commento, vi aspetto impaziente!
Alla prossima! 💜
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