E adesso?

Nove mesi dopo

Amanda, dopo aver ripetutamente bussato, aprì la porta della camera di Margot, trovandola seduta sul bordo del letto con le mani appoggiate sulla pancia voluminosa. Si richiuse il legno alle spalle. "Buongiorno" le disse, mostrandole un sorriso. Margot la salutò con una mano.
"Aiutami, ti prego" rispose la regina sorridendo. "Non ce la faccio proprio più ad alzarmi." Amanda lasciò il vassoio sulla toiletta, aiutando la regina a mettersi in piedi. Margot chiuse gli occhi e si tenne su la pancia, sbuffando rumorosamente. "Sono esausta e la giornata è iniziata da pochissime ore."
Amanda la tenne per il gomito, facendola procedere piano verso la vasca da bagno che aveva già riempito di acqua fino all'orlo. Aiutò la regina a sfilarsi la camicia da notte larga che aveva addosso, facendogliela sfilare da sopra la testa. Margot strinse la mano della cameriera mentre sollevava una gamba per immergerla. "Piano" disse Amanda, "potresti scivolare."
Margot strinse la presa ancora di più, smorzando una risata. "Sono diventata così grossa che non riesco nemmeno a guardarmi i piedi."
Amanda sorrise, aiutandola a stendersi in acqua. Le tenne i capelli sulla testa prima di farglieli ricadere oltre il bordo della vasca, massaggiandole delicatamente il collo. "Dai, Margot, non penso manchi ancora molto. Il piccolo non ha più spazio lì dentro."
"E io non ho più forza a sopportare tale peso. Mi sembra di stare sempre cadendo in avanti."
Margot prese la spugna e se la passò sulle braccia e sulla pancia, coprendosi di schiuma bianca. Chiuse gli occhi, beandosi del massaggio di Amanda sui suoi nervi tesi.
Erano passati nove mesi dal suo matrimonio.
La notizia della gravidanza era stata presa benissimo e tutti si complimentarono con la regina per essere rimasta da subito incinta. Ovviamente la notizia di un erede fece scalpore e soprattutto aumentò il prestigio della corte, in particolar modo se il piccolo fosse stato un maschietto.
Giselle e Sophie, prima di tornare in Inghilterra con le rispettive famiglie e mariti, avevano aiutato - insieme ad Evelyne e ad Amanda - Margot in ogni cosa, soprattutto negli ultimi tempi, quando la pancia era diventata troppo ingombrante e il seno pesante. Margot la mattina si guardava allo specchio, passandosi la mano sul ventre rigonfio. Spesso sentiva la creaturina scalciare e finalmente era riuscita a capire cosa le lettere di Giselle volessero trasmetterle. Aveva sempre pensato le avrebbe fatto senso, mentre invece quando il piccolo puntava i suoi piedi contro la pancia, Margot si sentiva piena. A volte riusciva persino a scorgerne la forma, appena sotto il suo strato di pelle sottile. Quando il bambino aveva iniziato a crescere nel suo ventre, lo spazio a disposizione iniziò ovviamente a diminuire, così la sera Pierre le si stendeva accanto e appoggiava la mano sulla pancia di sua moglie, attendendo un segno.
"Sei sveglio?" sussurrava contro il ventre di Margot, appoggiandoci poi sopra l'orecchio. Quando il calcio del bambino lo urtava, Pierre si staccava sorpreso e impressionato. "Oddio."
"Già" rideva Margot, riprendendogli la mano. "E' il suo modo di risponderti."
Suo marito le era rimasto accanto per tutto il tempo, anzi, la maggior parte delle volte si faceva persino carico delle questioni che spettavano alla regina pur di non farla affaticare.
Da quando era avvenuta l'incoronazione, Pierre aveva preso più fermamente che mai il suo compito, giostrando al meglio tutte le esigenze di corte e del regno. Monaco era rinata, la gente aveva ripreso a vivere e a ricominciare da capo le proprie attività. Sparsi per il Principato, molti architetti si preoccupavano di ristabilire l'ordine nelle altre città distrutte, dando alla gente ottime abitazioni in cui stanziarsi. Con l'avvento dell'estate, il calore di Monaco aveva oppresso i polmoni della gente che non perdeva tempo nel farsi qualche bagno al mare, finalmente sgombro di navi.
In quei nove mesi trascorsi, Margot aveva ricevuto tantissime lettere dagli altri Stati, in primis dall'Italia. Alessandro informava i due sovrani di Monaco che nella sua terra tutto procedeva bene e che Caterina era rimasta incinta di suo figlio. Il re italiano l'aveva presa bene, perché aveva sempre voluto che lei gli desse un figlio, non di certo la regina d'Italia per la quale non nutriva alcun sentimento se non rispetto, dovendo condividere lo stesso letto forzatamente. Non che la regina d'Italia non si desse ai piaceri di corte, ma non era particolarmente attaccata ad Alessandro quanto invece lo era Caterina, la donna di cui il re era da sempre stato innamorato e che finalmente gli avrebbe dato un figlio.
Pierre e Margot erano stati molto felici per lui, sebbene avrebbe dovuto lottare molto per la legittimazione del piccolo venuto, ma non era una questione di cui si sarebbero dovuti importare. Arrivarono altre lettere dalla Svizzera, dal resto della Francia e, sorprendentemente, anche dalle spie del Belgio.
Margot aveva aperto titubante la lettera. Aveva mandato degli ambasciatori per tenerla informata sugli avanzamenti dello Stato che le era stato avversario. Di Leonard si sapeva poco e niente, ormai. Da quel giorno in cui aveva fatto ritorno nel suo Paese, non si era più fatto vedere in giro. Non si sapeva se fosse morto, o fosse sopravvissuto, e Margot non ci teneva nemmeno a saperlo. Leonard Styles era stato messo fuorigioco, e anche se fosse rimasto in vita, le ferite che gli aveva apportato erano state troppo gravi per poterlo fare ritornare in forma. Sua moglie Eliane e la principessa appena adolescente si stavano sicuramente facendo carico delle questioni statali. Non era niente che a Margot dovesse importare. L'unico punto su cui aveva sempre prestato attenzione era il suo regno, il suo matrimonio e il suo bambino che cresceva ogni mese.
Amanda smise di massaggiarle il collo, tirandole leggermente su la testa. "E' ora di andare."
La regina sorrise e si risciacquò, facendosi poi afferrare dalla cameriera per uscire impacciatamente dalla vasca.

Quando si presentò nella sala del trono, camminò da sola lungo il tappeto rosso che avevano posto al centro. Sfilò stretta nel suo abito, con le mani tenute lungo il bacino. Pierre era seduto scompostamente sul suo trono, con la corona leggermente storta sulla fronte. Aveva la testa appoggiata sulla mano e il petto si alzava e abbassava regolarmente. I suoi occhi erano chiusi e le labbra semi aperte. Stava riposando. Margot salì piano i gradini e si accomodò sul suo trono, lasciandosi scappare uno sbuffo mentre si aggiustava sul sedile imbottito, tirandosi su la pancia per mettersi comoda.
Pierre sollevò le sopracciglia ed aprì piano gli occhi, girandosi poi verso la regina. "Buongiorno" disse con la voce impastata, sgranchendosi le braccia e stirando la schiena. "Pronta per una nuova giornata?"
Margot mugugnò qualcosa che Pierre non capì. "Chi dobbiamo vedere oggi?"
Pierre si passò una mano stanca sul viso, scrollando poi la testa per rimuovere tracce di sonno. "I funzionari della Spagna. Sai, per la nuova alleanza confinante."
Margot ingoiò a vuoto, girandosi a guardare suo marito con una mano sul ventre. "Con la Spagna" ripetè la regina, leccandosi le labbra. "Sai chi è il sovrano, vero?"
Pierre annuì e le prese l'altra mano, sorridendole. "Stai tranquilla, okay?"
Margot annuì mentre le guardie facevano squillare la tromba che annunciava l'arrivo degli ospiti. La porta venne aperta ed una fila di uomini sfilò lungo il tappeto rosso, posizionandosi a mo' di arco di fronte i sovrani di Monaco. Lo spazio al centro venne lasciato libero per le ultime due figure che aveva fatto il loro ingresso. La prima aveva un abito verde scuro con degli intarsi argentati sul busto, dei lunghi capelli neri, un viso ingentilito dalle sue forme morbide e delle labbra rosee che presentavano un sorriso. Accanto a lei, un uomo alto e dalla folta barba scura le teneva il braccio incastrato al proprio. Si fermarono nello spazio che era stato loro riservato, abbassando il capo rispettosamente. Le trombe cessarono di squillare di colpo e Margot si ritrovò inconsapevolmente a stringere di più la mano di Pierre.
"Buongiorno" salutò il re, facendo apparire un sorriso coperto dalla barba. "Sono re Carlos di Madrid" si presentò, sostenendo lo sguardo fermo dei sovrani di Monaco. L'uomo si girò verso sua moglie, facendo un vago gesto dal capo. La donna strinse le labbra in un sorriso, puntando gli occhi su Margot. Sembrava gentile. Aveva gli occhi scuri e qualche lentiggine chiara sulle guance. Inspirò profondamente mentre Margot tratteneva il respiro, in attesa.
Poi la donna si presentò. "Sono Gemma Styles." Guardò a lungo la regina negli occhi. "E giuro di fronte a questa corte di essere venuta in pace."

Mentre Pierre e Carlos discutevano sul commercio del legname, Margot e Gemma passarono tanto tempo a parlare, conoscendosi. Parlare con una parente degli uomini con cui Margot aveva combattuto era una situazione opprimente. Temeva che Gemma potesse pugnalarla di sorpresa, vendicando quanto accaduto alla sua famiglia.
Ma non lo fece.
Era diversa da Harry e Leonard.
"Io ed i miei fratelli non abbiamo mai avuto un buon rapporto" raccontò a Margot, sedute comodamente su delle poltrone. Gemma aveva perfettamente capito che la regina non riuscisse a stare in piedi, così le aveva proposto di sedersi in via del tutto amichevole nel corridoio. "Harry ed io eravamo i più vicini di età e forse avrei potuto anche farlo procedere lungo la strada giusta. Ma poi mio padre mi mandò in Spagna a sposare Carlos, un uomo che non conoscevo per niente. Solo con il tempo ho imparato a nutrire un sentimento per lui e ad accettare la mia presenza scozzese in un suolo totalmente diverso."
"Non sarà stato facile" ammise Margot.
Gemma scosse le spalle. "Per niente. Proprio a causa della mia lontananza, nostro padre lo ha plasmato a sua immagine, rendendolo egoista, tirannico e per lo più maschilista. L'aveva fatto crescere con la convinzione che noi donne non potessimo essere in grado di governare, quando invece " mosse le braccia tra il corpo di Margot e il suo, "eccoci qui, forti e sicure di noi."
"Anche per Leonard è stato così?"
Gemma annuì, girandosi distrattamente un anello all'anulare sinistro con uno smeraldo incastonato nella montatura. "Se non persino peggio. Era il primogenito e pur di far acquistare prestigio alla corte di Edinburgo, lo ha spedito in Belgio, allontanandolo dal trono scozzese, così che anche mio padre potesse regnare a lungo senza alcun tipo di pressione. Con l'allontanamento di mia madre dalla corte per il tradimento commesso, gli Styles non sono stati più visti di buon occhio da nessuno. Per questo, spedendoci in Paesi lontani, sperava di riacquistare l'autorità che la gente disprezzava."
"Sono cresciuti con una visione distorta del potere" puntualizzò Margot.
"Assolutamente sì. Io non condivido le loro idee, e non perché io sia una donna, ma perché mi reputo matura e intelligente, oltre che con un buon occhio critico. Non c'è sesso che non possa regnare su uno Stato."
"Hai pienamente ragione. Ma allora" disse Margot, approfittando della coversazione, "perché non sei intervenuta nella guerra? Hai lasciato che la Spagna rimanesse neutrale. Anzi, hai favorito il passaggio di Leonard verso il Principato, facendolo procedere lungo le coste del tuo regno per accorciare il tragitto."
Gemma si leccò le labbra rosee, guardando in faccia la regina. "Te lo dico francamente. Nonostante io non sopporti Leonard e non abbia sopportato la buon'anima di mio fratello Harry, era purtroppo un mio consanguineo. Non gli ho dato alcun appoggio economico e militare, intendiamoci. Ho solo girato la testa dell'altra parte quando è passato accanto alle mie coste."
"Avresti potuto mandare un messaggio.."
Gemma strizzò gli occhi, scuotendo il capo. "Non avrei mai potuto. Non volevo entrare in una guerra e non volevo schierarmi da nessuna delle due parti. Nè da quella di mio fratello, perché significava andare contro i miei princìpi, nè dalla tua, perchè avrei combattutto contro Leonard e nonostante non lo sopporti, non avrei mai potuto tentare di sconfiggerlo."
"Ma ora lui-"
"E' vivo. Ma inadatto al trono. Ha avuto delle compromissioni, ma respira. E' tutto quello che so." Gemma si sporse in avanti, prendendo la mano della regina. "Nonostante io sia sua sorella, non c'entro niente in tutto ciò. Non voglio una guerra."
"Ma alleandoti con me, non lo staresti tradendo?" chiese Margot, guardando la mano della regina di Spagna stringere la propria.
Gemma scosse il capo. "Tutto ciò non ha niente a che vedere con me, Gemma Styles. Faccio quello che è meglio per la Spagna, non mi importa di nient'altro."
Margot sorrise, poi si sollevò la pancia e si mise in piedi. "Mi ha fatto piacere parlare con te."
"Lo stesso vale per me. Sono felice di averti conosciuta. Sai, tutti parlano di questa "regina con coraggio da vendere" e sono stata da sempre curiosa di vederti dal vivo."
"E cosa pensi, adesso?"
"Che probabilmente hanno ragione. Hai parlato con me con un peso non indifferente addosso" disse, indicando il pancione con una rapida occhiata, "ci vuole coraggio in ciò." Scoppiarono a ridere, poi anche Gemma si mise in piedi lasciando la mano della regina e tornando dai loro uomini.

Solo quando l'alleanza fu firmata e i sovrani spagnoli se ne andarono, accadde.
Margot era seduta sul suo trono, sfinita, con la schiena dolorante e la pancia ancora più appesantita del solito. Pierre era in piedi in mezzo al tappeto rosso, mentre ordinava ai servi cosa preparare per cena.
Si girò per chiedere un parere a sua moglie quando Margot sentì una fitta terribile nel basso ventre, con la sottoveste che si bagnò improvvisamente, impregnandosi di acqua.
Pierre si accorse che qualcosa non andava e quando cercò lo sguardo di Margot, la vide con gli occhi spalancati ed entrambe le mani sulla pancia. "Pierre" sibilò, sentendo l'acqua scenderle tra le calze. "Si sono rotte le acque!" urlò, sentendo una nuova fitta colpirla.
Il re rimase immobile.
Avrebbe voluto correre e avvisare qualcuno, recuperare un panno pulito, un cuscino, una crema e una camicia da notte, ma tutto quello che fece fu correre in cerchio, agitando le mani in aria e invocando il nome di Amanda.
I servi presenti e Amanda che accorse sulla scena si fiondarono sulla regina. Le tennero il viso appoggiato sul sedile, tamponandole il sudore con il grembiule bianco.
Solo quando gli infermieri arrivarono, afferrarono Margot da sotto le ascelle e la posero su un lettino mobile, trasposrtandola rapidamente in infermeria.
Pierre rimase fuori la stanza per un tempo infinitamente lungo, con le urla della regina in travaglio che gli smorzavano il respiro.
Era preoccupatissimo.
Sembrava che le stessero togliendo l'anima dal corpo per quanto le sue urla disumane riempissero il corridoio. Evelyne fece per entrare nella stanza, ma Pierre - bianco un cencio - la bloccò. "Non osare entrare."
Un nuovo urlo esplose, più lungo dei precedenti e più sofferto. "Sono sua madre, devo entrare!"
Ma Pierre la tenne ferma. "Non saresti utile in alcun modo. Sverresti all'istante."
Ed Evelyne annuì, perché in fondo suo genero aveva ragione. Si accomodò sulla sedia in legno, sventolandosi la mano davanti al viso sudato, mentre Pierre faceva avanti e indietro lungo il corridoio, con le mani giunte vicino alle labbra.
Amanda si accomodò accanto ad Evelyne, sventolandole davanti anche la sua mano. Spostò lo sguardo su Pierre. "Va tutto bene?" chiese. "Vuoi che ti porti un bicchiere d'acqua?"
Il re si fermò un attimo, parlando senza togliere le mani dalla bocca. "No, no, va tutto benissimo" disse, con il colore che lasciava il suo viso bianco. Margot urlò ancora. "Non vedi?" fece Pierre. "Va tutto bene, stai calma per favore."
"Sire, forse dovresti seder-"
"Stai calma, Amanda, stai calma! Non farmi agitare!" sbraitò Pierre, riprendendo a camminare lungo lo stesso tragitto.
Ci fu solo un altro urlo carico di dolore e sofferenza prima che un pianto isterico ed infantile irrompesse nella stanza alle sue spalle.
Pierre si girò, venne colpito dalla consapevolezza e spalancò la porta, avvicinandosi al letto di Margot. Era bianchissima in viso, i capelli completamente intrisi di sudore ed appiccicati alle tempie. Le goccioline le imperlavano la fronte e il labbro superiore. Il suo respiro era affannoso. Un'ostetrica lanciò un camice a Pierre che se lo infilò con una velocità che non credeva fosse possibile. Si avvicinò poi a Margot, scostandole i capelli dal viso e accarezzandole la guancia gelida. Un'infermiera si preoccupò di pulire Margot mentre l'ostetrica si avvicinava con una creatura piangente tra le braccia, coperta solo da un panno. L'avvicinò al viso di Margot che aveva gli occhi socchiusi, esausta. L'ostetrica sorrise. "È un maschietto, Maestà."
Le labbra di Margot lasciarono scappare un sorriso, poi si allungò piano per prenderlo in braccio. L'ostetrica la aiutò ad afferrarlo mentre il piccolo si disperava. Margot se lo avvicinò al petto, guardando il suo visino arrossato e ancora sporco, la bocca spalancata e gli occhi stretti per il pianto. "Deve farlo bere, Maestà, necessita il contatto con la mamma."
Margot annuì e si scoprì piano un seno e, quasi come se il piccolo ne avesse sentito l'odore, si calmò e si gettò su di esso, iniziando lentamente a tirare il latte nella sua boccuccia rosea. Margot sentì le palpebre tremolare, il labbro inferiore tramare e la gola chiusa per le lacrime. Pierre scostò di poco il panno dal piccolo, vedendolo mentre sue moglie lo allattava. Aveva gli occhi spalancati. Lasciò un bacio sulla tempia della regina. "Sei stata bravissima" le disse, lasciando che una lacrima gli rigasse la guancia. Margot, mentre il piccolo continuava a tirare il latte, avvicinò un indice alla sua guancia, sfiorandolo piano. Sorrise, mentre i suoi occhi liberavano silenziosamente il pianto che aveva trattenuto.
Mentre il piccolo appoggiava un pugnetto sul seno di Margot, la regina strinse la labbra in un sorriso.
"Amore mio" sussurrò. "Avrò cura di te, te lo prometto."
E finalmente quello che le avevano sempre raccontato divenne realtà.
Era una mamma adesso, e tra le braccia aveva il suo bambino, una creatura che aveva potuto soltanto immaginare nella sua testa fino a quel momento. Pierre si avvicinò a loro due, andando a costituire un quadretto bellissimo e perfetto.
Poi l'ostetrica si avvicinò loro con un foglio in mano. "Dunque, miei signori, qual è il nome del principino?"
Margot e Pierre guardarono a lungo la donna negli occhi, prima di girarsi a guardarsi tra loro.
E adesso?


N/A
Vorrei che vi soffermaste a guardare la bellezza della gif. 😍

Lo chiedo anche a voi: e adesso? Al via le scommesse per il nome del principino! 👶 Dai dai dai voglio proprio sapere come pensate i nostri sovrani possano chiamarlo :))

Comuuunque in questo capitolo appare Gemma Styles, la secondogenita del re di Scozia, nonchè sorella di Leonard ed Harry MA, almeno una di loro, é pacifica e non vuole niente dalla nostra regina, che gioia

Cosa più importante: Margot è diventata mamma!
La mia piccola principessa scapestrata (e anche stupida ed avventata a volte) è cresciuta.. *si asciuga una lacrima*

Questo che avete appena letto è l'ultimo capitolo di The War.
Il prossimo sarà l'epilogo.
Mi sentite piangere?

Spero che vi sia piaciuto e che fino ad ora tutto è andato secondo quanto possiate mai aver pensato.
Vi voglio bene e grazie della vostra presenza!

Votate e commentate!

Ci vediamo al prossimo aggiornamento! ❤ 👸

P.s ho iniziato a pubblicare Running out of time! Vi aspetto lì 🌸

P.p.s Lunedì compio 20 anni
Ma stiamo scherzando?!?

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