You and I
quattro settimane dopo
«Allora quando darete questi esami?» Maura stava lavando per terra, i capelli biondi raccolti in una crocchia alta e la scopa che scivolava lungo tutto il pavimento. Niall aveva finito il suo turno in officina, stava giusto rifinendo qualche attrezzo per Yaser che Margot scoprì non fosse altro che il padre di Zayn, l'uomo che aveva organizzato il matrimonio di suo figlio con Giselle insieme a Bob Horan. Margot stava studiando sul divano in cucina, dopo che Maura le aveva esplicitamente chiesto di non chiedere aiuto. Da quando era lì, Margot aveva cercato di rendersi utile, era il minimo che potesse fare per una famiglia meravigliosa come la loro, che stavano facendo di tutto per aiutarla in quella situazione che lei stessa si era cercata. Liam - attraverso le numerose lettere che si erano scambiati nel corso del mese appena passato - le aveva detto che le truppe erano state quadruplicate perché i sovrani e il principe non si davano pace, volevano ritrovarla a tutti i costi. I giornali internazionali del giovedì oramai parlavano solo di Monaco e della situazione disastrosa, di quanto il regno stesse soffrendo la mancanza della principessa che non dava segni di vita. Margot nell'ultimo mese dovette prestare molta più attenzione alla sua nuova identità, perché qualsiasi falla nel sistema l'avrebbe fatta crollare definitivamente. Maura aveva appena finito di lavare, appoggiando la scopa contro lo stipite della porta e passandosi un braccio sulla fronte sudata, nonostante a fine settembre la temperatura non fosse poi così alta, anzi pioveva sempre più frequentemente ed era raro riuscire ad intravedere un timido raggio di sole tra le nuvole dense che aleggiavano sopra la città. Margot teneva le gambe attaccate al petto, con il libro di storia appoggiato sulle ginocchia.
«Dovremmo farlo a metà ottobre» disse rispondendo alla domanda della signora Horan che ora si slacciava il grembiule e lo appendeva ad un gancio sul muro. Maura annuì comprensiva, senza aggiungere altro. Chissà se Margot sarebbe rimasta fino a quel giorno, chissà se sarebbe rimasta ancora con loro. La scuola a Londra aveva degli orari particolari, ed iniziava in mesi differenti per approfittare della temperatura calda, così che gli studenti potessero studiare in maniera più piacevole. Margot a palazzo aveva studiato sempre ogni giorno, da quando aveva sei anni, e mentre sfogliava le pagine del libro per l'ennesima volta ripensava a quel programma che aveva già studiato, tra l'altro.
«Dopo l'esame si deve anche iniziare a pensare al matrimonio» A Margot sembrò che la testa stesse cadendo dalle nuvole a velocità supersonica. Si ricordó di Giselle e Zayn e del loro matrimonio che si sarebbe svolto non appena lei avesse finito il suo corso di studi. La principessa annuì comprensiva, tornando con la mente nuovamente ad Harry e al suo fidanzamento. Anche lei si sarebbe dovuta sposare qualche giorno dopo il suo diciottesimo compleanno perché così era stato stabilito, e si era ripromessa di tornare dopo, molto dopo, per evitare il principe e il suo compito per tutta la vita. Chiuse il libro sbuffando e appoggiandolo sul cuscino accanto a lei.
«Ho finito» disse passandosi una mano tra i capelli che avevano iniziato a crescere, arrivandole più o meno alle spalle esili. Maura Horan si girò verso di lei sorridendo.
«Non appoggiare i piedi per terra, è ancora bagnato e poi combini un casino per tutta casa».
«Agli ordini!» disse la principessa stringendosi le ginocchia al petto. «Aspetterò» poi Maura venne spostata di lato da due braccia muscolose, rivelando un Niall che indossava una leggera maglietta rossa e un paio di pantaloni comodi. Ecco, per complicare ulteriormente la situazione era apparso anche lui nella vita di Margot. Stavano insieme da circa un mese, e la ragazza ne era davvero felice, se non fosse per tutta la situazione che stava vivendo. Insomma...lui era del popolo, lei era la principessa di Monaco, nonché fidanzata del principe scozzese Harry Edward Styles che avrebbe dovuto sposare circa qualche giorno dopo il suo diciottesimo compleanno e da cui era scappata, insieme alle altre cose. Se ci fosse stato un premio per la vita più incasinata di tutte, Margot si sarebbe classificata sempre prima, ne era certa. Niall spostò sua madre che lo incenerì con lo sguardo.
«Non può muoversi» disse facendo un cenno nella mia direzione.
Niall si portò una mano alla bocca con sguardo scioccato. «Oh mio Dio, una donzella in pericolo!» si mise in punta di piedi e si avviò verso il divano, mente Margot si copriva la bocca sorridente. «Il prode cavaliere si avvia a salvarla, sottrarla del pericolo imminente!» si accovacciò e passò un braccio da sotto le gambe della ragazza, sollevandola e prendendola in braccio.
«Sei un cretino» disse Maura mentre se ne andava lasciandoli soli, e Niall si strinse Margot al petto uscendo nell'ingresso. Quando la appoggiò per terra le stampò un bacio dolce sulle labbra carnose, sorridendole con quei suoi denti perfetti.
«Missione compiuta, la donzella è stata liberata e salvata!».
Margot si mise in punta di piedi e gli baciò una guancia. «Ah, il mio prode cavaliere».
«Non mi merito un premio ora?» le disse porgendole un braccio. «Ti va di fare una passeggiata?».
Margot strinse il suo braccio e accettò l'invito, stringendosi nelle spalle. Sapeva fosse tutto sbagliato, ma stava così bene....come poteva buttare tutto all'aria per uno stupido dovere? «Dove mi porti?».
«Ovunque mi conducano i venti..» disse Niall con lo sguardo puntato sulle nuvole scure sopra di loro, «anche se, penso, invece del vento ci beccheremo qualcos'altro».
«Correremo il rischio» rispose Margot saltellando di tanto in tanto. Mentre camminavano, si tenevano stretti l'un l'altro, con la sera che ormai giungeva prima, e le nuvole che si tingevano di rosso. La principessa spostò lo sguardo su una via alla sua destra e scorse Giselle e Zayn attaccati al muro, mentre si baciavano. Ritornò con gli occhi sul lastricato, scuotendo la testa.
«Che c'è?» chiese Niall guardandola di sottecchi.
«Ho intravisto Zayn e Giselle..».
«Buon per te».
«Ma non ti da fastidio che tua sorella si baci in mezzo alla strada?» chiese Margot alzando gli occhi su di lui. Niall si girò e le puntò addosso quei pozzi profondi color del mare. Si abbassò su di lei e si fermò in mezzo alla strada, baciandola con trasporto.
«Perché dovrebbe» disse quando si staccò dalle sue labbra, «se lo faccio anche io?».
«Hai ragione, scusa. Sono una testa bacata».
«Mmh» disse Niall riprendendo a camminare a braccetto mentre una delle ultime carrozze del giorno gli passava accanto. «Non per offenderti, ma si dice testa di cazzo. Devi imparare ad usare il nostro linguaggio per non dare nell'occhio».
Girarono per un'altra via, incontrando alcuni loro amici e amiche di classe. Margot annuì, anche se era fermamente convinta che non avrebbe mai fatto uso di quelle parole così volgari.
Ecco l'altro problema, anzi, la realtà effettiva: lei e Niall non parlavano nemmeno la stessa lingua, avevano abitudini diverse che lei aveva notato in quel mese e mezzo che aveva passato a casa loro, il linguaggio volgare...scosse la testa, nonostante questi pensiero le fossero sempre nella mente. Era lo sbaglio più bello che avesse fatto fin ad allora, e non riusciva a pentirsene, sebbene tutti a casa le avessero provato a fare il lavaggio del cervello. Louis era arrabbiatissimo, completamente in disaccordo, e sapeva bene che quella storia sarebbe finita male, ma Margot si promise di viverla al meglio finché fosse durata. Si girò verso di Niall e gli si mise davanti, impedendogli di fare un passo. Si alzò sulle punte e se lo avvicinò, baciandolo con tutto l'affetto che provava per lui, intrecciando le dita intorno alla sua nuca. Niall le passò delicatamente una mano tra i capelli, accarezzandoglieli dolcemente come se fosse una bambina piccola, posandola piano per terra. «E questo per che cos'era?» le chiese sorridendole con un angolo delle labbra sottili.
Margot scosse le spalle, «Perché mi andava di farlo» gli allacciò le mani intorno alla schiena, stringendosi al suo corpo che emanava calore e sicurezza, un porto sicuro in cui Margot si sentiva libera di approdare. Poi all'improvviso un tuono scoppiò sopra di loro, seguito subito dopo da una pioggia fittissima che prese tutti alla sprovvista. Bagnati dalla testa ai piedi, si misero a correre per tornare a casa quanto prima, schivando pali e gente che aveva la stessa loro fretta di ripararsi, le loro risate che si ritagliavano uno spazio in quelle strade buie e monotone.
Quando scostarono la tendina dell'ingresso, però, tutta la gioia infantile provata poco prima scomparve. E a pensare che Liam l'aveva pure avvisata nell'ultima lettera.
Chantal, arriveranno.
«Salve anche a voi» Una guardia sostava al centro dell'ingresso, mentre il resto dei suoi compagni perlustrava tutta casa, mandando in aria qualsiasi cosa trovassero. La principessa aveva nascosto le lettere di Liam sotto un asse del pavimento, sperando che non andassero a controllare proprio lì. Zayn e Giselle erano stretti tra di loro, Louis dietro era immobile, con lo sguardo inchiodato sul pezzo di carta che la guardia stringeva tra le mani. I signori Horan sussultavano ogni qual volta sentissero un loro mobile che veniva buttato per terra e svuotato da quegli uomini maleducati al massimo. «Siamo una truppa di Monaco che è venuta per controllare la presenza della principessa Margot».
La ragazza impietrì di fronte a quella frase, il sangue che aveva smesso di scorrerle per le vene di tutto il corpo. La guardia spiegò la foto di Margot davanti tutti loro, «L'avete vista? Vi conviene dire la verità, perché altrimenti sarete puniti pesantemente» la guardia passò in rassegna i volti di ciascuno di loro, gli occhi socchiusi come se fossero stati aghi pronti a pungere.
Tutti scuotevano la testa, con i signori Horan che dicevano: «Non abbiamo neanche idea di chi sia».
Louis rabbrividì un poco, mente gli arrivava addosso una tavoglia tirata via da un cassetto. «Non l'ho mai vista, signore».
«Ne sei sicuro?» disse la guardia avvicinando la foto agli occhi chiari di Louis che era in preda all'agitazione. Margot tremava tutta, con i vestiti che gocciolavano a terra e che producevano un rumore sordo. La guardia poi si girò verso di lei e Niall, ancora l'uno accanto all'altra. La frangetta le copriva gli occhi, i capelli appiccati alla testa. La guardia socchiuse gli occhi e guardò prima la foto, poi spostò lo sguardo su di lei. «Un attimo solo..» disse avvicinandosi a passo spedito verso il suo volto. Inclinò la testa di lato, continuandola ad osservare, mentre Margot aveva persino smesso di respirare. Un tuono squarciò il cielo e incominciò a filtrare acqua dai muri sottili dell'abitazione. «Hai mai visto la principessa?» le chiese in un sussurro, poi non attese risposta e le porse subito un'altra domanda: «Come ti chiami?».
«Ch-Chantal..» disse balbettando. «Non l'ho mai vista..» continuò cercando di parlare in inglese come meglio poteva.
La guardia non demorse e continuò a perlustrarle il volto e il resto del corpo, «Hai un accento strano..».
«Sono irlandese» disse tutto d'un fiato, tremando come una foglia, mentre sperava che la guardia scambiasse quel tremolio per il freddo del momento.
«Sei così simile..» disse la guardia mentre le altre imprecavano dal piano di sopra, sbattendo porte e cassetti. Le spostò un poco la frangetta, con le altre dita che le sfioravano lo zigomo umido di pioggia.
Niall intrecciò piano le dita della mano con quella della ragazza, stringendo la presa. «Ha detto che non sa chi è» sputò, facendo trapelare tutto il suo fastidio. Margot gli fu grata per quel gesto così sicuro che la fece rimanere immobile mentre la guardia si allontanava continuando a squadrarla, mentre richiamava il resto del gruppo.
Quando tutti tornarono al piano di sotto, il capo lanciò un'occhiata di odio puro verso Niall e Margot. «Tornerò» disse semplicemente accartocciando la carta in mano e uscendo fuori di casa, spingendoli con un gesto seccato della spalla. Quando anche l'ultima guardia fu fuori sotto la pioggia, un altro tuono squarciò il cielo, e tutta la casa fece un sospiro di sollievo, mentre Margot si stringeva a Niall che le sussurrava dolcemente nell'orecchio che sarebbe andato tutto bene. Margot si strinse ancora di più al suo busto muscoloso, pensando che davvero Niall fosse il suo prode cavaliere.
«Torneranno» disse mentre Margot camminava accanto a Giselle, i libri stretti al petto, la gonna che le svolazzava intorno alle caviglie. La sua amica rimase in silenzio, con il capo chino e gli occhi che si spostavano sul sassolino che lanciava ad ogni passo. Era passata una settimana dall'arrivo delle guardie, e Margot aveva purtroppo ancora gli incubi. C'era mancato davvero poco, avrebbero potuto scoprirla, e sapeva bene che quella guardia sarebbe tornata. Le era sembrata troppo risoluta e l'occhiata che le aveva lanciato prima di abbandonare la casa la diceva lunga.
«Noi saremo pronti a negare di nuovo».
«Devo cambiare di più» disse Margot in un sussurro. «Ma come?».
Giselle le si avvicinò ancora di più, passandosi una ciocca dietro l'orecchio. Aspettò che un gruppo di ragazze le superasse per sussurrare alle principessa: «E se tu tornassi?».
Margot si girò incredula, inchiodandosi alla strada. Aveva la sguardo puntato sulla ragazza, con la frangetta che le veniva spostata dal vento. «Come?».
Giselle scosse la mano per aria sorridendo imbarazzata. «Scusa, sono una scema a dire certe cose».
«Vuoi che io me ne vada?» disse Margot rimanendo ancora ferma mentre una carrozza le passava accanto.
«No, no!» si affrettò a dire l'altra avvicinandosi alla ragazza. «Non voglio che tu torni al palazzo, solo che... niente, lascia stare».
«Per colpa mia siete in pericolo» disse Margot più a se stessa che a Giselle che continuava a guardarla dispiaciuta.
Stava per dirle qualcosa, ma Jeanine comparve al fianco della principessa e le prese un braccio, mettendosi a braccetto e incamminandosi nuovamente verso la scuola. I capelli rossi le ondeggiavano sulla schiena in dolci boccoli e aveva un sorriso fisso stampato in volto. «Chantal, ho saputo che le guardie scozzesi sono venute a casa vostra» disse mentre Giselle si piazzava sull'altro lato, lo sguardo basso e mortificato.
«Sì» disse Margot annuendo, «E' così».
Le guardie erano scozzesi. Venivano dalla terra di Harry.
Come se Jeanine l'avesse sentita, annuì con sguardo sognante. «Il loro principe è così bello..».
«Il principe Harry?».
La rossa scosse la testa, «Si chiama Harold, non Harry. Perché l'hai chiamato così?» disse guardandola con tanto di occhi. «Lo conosci?».
«Come potrebbe?» intervenne Giselle con lo sguardo sollevato verso l'angolo della strada. Zayn era lì appoggiato al muro, le braccia conserte e il solito cappello di paglia abbassato sugli occhi color cioccolato.
«Oh mio Dio» Jeanine si bloccò in mezzo alla strada con la bocca spalancata e gli occhi che avevano assunto una forma a cuoricino. «Che ci fa Zayn Malik alla nostra scuola?».
Giselle sorrise facendo un rapida smorfia di cui la rossa non si accorse e pensò tra sé e sé 'è qui per me, solo per me.'
«Forse ha qualcuno di importante qui..» iniziò Margot ma Jeanine si liberò del suo braccio e corse verso di Zayn, mettendosi di fronte a lui e ondeggiando ad ogni passo.
«Ciao» soffiò con le guance arrossate.
Zayn abbassò il cappello in segno di saluto, ma poi con lo sguardo tornò su Giselle.
«Sai che sei bellissimo?».
Margot era accanto a Giselle ed erano abbastanza vicine da sentire quell'ochetta parlargli in quel tono suadente che era solita usare con i ragazzi che le piacevano. «Eh no» alla Horan incominciò ad uscire fumo dalla orecchie e Margot le appoggiò una mano sul braccio.
«Calma».
«Eh no, non posso stare calma» lanciò un'occhiata eloquente a Margot e partì verso Jeanine che si era avvicinata ancora di più al suo fidanzato. «Senti» la chiamò tirandole una ciocca di capelli rosso fuoco.
«Ehi!».
«Stagli lontana» sputò con la mano che reggeva i libri ormai bianca.
Zayn rideva di gusto e si sollevò il colletto della camicia per nascondere il suo sorriso, mentre Margot si avvicinava al gruppetto a passo svelto.
«Ehi, lui non è tuo».
Nessuno sapeva del fidanzamento di Giselle e Zayn perché non volevano che ne uscissero pettegolezzi e cose in cui le ragazze erano molto brave; aveva resistito per tutto quel tempo, ma quando è troppo, è troppo, anche per la ragazza più gentile della scuola. «Ah sì?» prese Zayn per la collana a forma di medaglione che teneva appesa al collo e avvicinò i loro visi, fecendo sfiorare i nasi. «E allora perché posso fare questo?».
Margot scoppiò a ridere e Jeanine si girò verso di lei, «Cos'è questa storia?».
Zayn baciò rapidamente Giselle e la prese per le spalle, mettendosela accanto. «Avanti, di' quello che vuoi, ma nessuno ti salverà dalla figura di merda che hai fatto».
Jeanine divenne viola in volto, spostando gli occhi dall'uno all'altra; poi pestò un piede per terra e si avviò per l'atrio scolastico, mentre Zayn e Margot ridevano e Giselle aveva ancora le narici dilatate.
«E tu da quando sei così gelosa?».
«Non ti interessa» sbuffò l'altra stringendosi i libri al petto con entrambe le braccia, avviandosi verso l'ingresso nel momento in cui il suono della campanella proruppe nella via. Margot salutò Zayn con un cenno della mano, raggiungendo Giselle dopo una breve corsetta. Quando furono in classe, si sedettero accanto, mentre Jeanine riferiva l'accaduto a tutte le altre compagne. La piccola Horan si chiuse in se stessa, con Margot che continuava ad osservarla.
«Scusami per prima. Ho capito non intendessi quello».
Giselle sollevò lo sguardo accigliato sopra di lei. «Okay, meglio così».
Poi entrò la professoressa mentre Margot guardava fuori dalla finestra e scorgeva una testa bionda accanto a Zayn che parlava animatamente...improvvisamente non vedeva l'ora che la giornata scolastica finisse.
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