Why is he always here?

«Ma Zayn e Giselle che staranno mai facendo lì sopra, insieme?».
Louis stava steso sul divano della cucina, con Niall che era seduto sul bracciolo mentre suo padre lavorava nell'officina. Margot scosse la testa, mentre Niall si sentì improvvisamente a disagio, ingoiando a vuoto. «Non ne ho idea» disse, tenendo le parole ferme.
«Lo dico io che stanno facendo» fece Louis mettendosi seduto con la fronte aggrottata. Quando però fece per alzarsi dal divano, ecco riapparire Zayn dal fondo delle scale, con le braccia incrociate sul petto e lo sguardo duro puntato sul ragazzo biondo. Niall lo guardò con un sopracciglio alzato, mentre si arrotolava sul braccio la manica della maglietta.
«Allora, mi raggiungi o devo farti il mimo?» disse il moro duramente, con lo sguardo puntato sul ragazzo. Non aspettò risposta e uscì fuori di casa, smuovendo la tendina. Niall sbuffò rumorosamente e lo seguì a ruota, facendo un cenno del capo al padre al passaggio. Louis e Margot rimasero soli nella cucina, senza fare nulla, però due minuti dopo riapparve la testa di Niall che fece capolino dalla tendina. «Ehi, cocchiere, vieni con noi?».
«Cosa? Dove?» chiese con la fronte corrugata.
Il biondo fece roteare gli occhi al cielo, «Quante domande, vieni e basta» detto ciò, scomparve nuovamente, lasciandosi dietro lo scampanellìo del padre che riprese a martellare il metallo. Margot si alzò in piedi dopo che anche Louis fu uscito dalla casa e si avviò al piano di sopra, entrando nella sua nuova stanza.
Giselle era sdraiata sul letto, intenta a leggere un libro dalle pagine tutte spiegazzate.
Quando si accorse della presenza della principessa, lo chiuse mettendo un segnalibro - una foglia secca, arancione - e mettendosi seduta. «Ehi».
«Come mai hai sfuriato così?» chiese la ragazza raggiungendola sul letto, sistemandosi la gonna. Da fuori la piccola finestra si vedeva il sole lentamente scendere sulla linea dell'orizzonte, colorando tutto con sfumature rossastre; dal piano di sotto, si sentivano ancora i cavalli nitrire per gli ultimi viaggi della giornata.
Giselle scosse le spalle, portandosi i capelli lunghi dietro la schiena. «Mi danno fastidio i litigi continui».
«Giuro che io non ho alcuna intenzione di-».
«Traquilla, conosco Zayn e fa sempre così. E' un atteggiamento che mi ha sempre dato molto fastidio».
Margot abbassò lo sguardo sui suoi piedi scalzi posati sul pavimento di legno freddo. «Lo conosci bene, allora».
Giselle annuì con il capo, spostando lo sguardo sulla tendina azzurra appesa alla finestra dai vetri un po' opachi. «Abbastanza, sì».
«Posso chiederti una cosa?».
Giselle si girò verso Margot, «Tutto quello che vuoi» rispose sorridendole.
Margot le sorrise di ricambio e si alzò in piedi, sistemando le robe che avrebbe poi indossato per andare a dormire, ammassate sopra una piccola sedia nell'angolo della stanza quadrata. «Perchè Zayn è sempre qui? Insomma, è come se fosse tuo fratello, stando ai fatti».
Giselle sussultò leggermente a quella frase, inspirando piano. «Lui è..» poi si zittì, mentre Margot piegava una maglietta grigia. «Lui ha perso la madre..» disse poi, non riuscendo a dirle la verità.
«Oh» Margot si girò di soprassalto portandosi le mani al cuore. «Sono così addolorata..» disse con lo sguardo amareggiato. Sapeva bene che la compassione fosse terribile, però quando si sentivano certe cose, la tristezza arrivava comunque.
«L'ha persa circa quattro anni fa» continuò la sorella di Niall alzandosi a sua volta e aggiustando le coperte. Poi sorrise: sì, dai, con Margot si sarebbe potuta confidare, nonostante fossero all'inizio di una grande conoscenza. «Io e lui ci conosciamo da quando siamo piccoli, essendo vicini di casa, e poi i nostri genitori collaboravano. Lo fanno tutt'ora, pensa».
Margot si sedette sulla sedia che aveva liberato totalmente, addossando le robe piegate sul bordo del suo povero letto. Mise le gambe parallele e le mani appoggiate sulle cosce come la sua insegnante di etichetta le aveva insegnato, ma poi rinsavì e appoggiò semplicemente i piedi sul pavimento.
«E' sempre stato un ragazzo dispettoso, menefreghista e abbastanza permaloso. Un attaccabrighe con i fiocchi. Poi però, quando è venuta a mancare la signora Malik, si è chiuso in sè, diventando cupo e infondendo in chiunque timore, neanche fosse un mostro!» disse Giselle girandosi a vedere la principessa negli occhi scuri. «Lui non è una persona cattiva, per niente. Solo che i suoi atteggiamenti potrebbero far intendere il contrario».
«Beh, infatti da quando sono arrivata non fa altro che attaccarmi!»
«Margot» la apostrofò Giselle sedendosi sul suo letto, «il mondo non è tutto rose e fiori come forse potrai pensare, ovviamente c'è sempre qualcuno che mette il bastone tra le ruote. Però sappi una cosa» fece un pausa, legandosi i capelli con un elastico che aveva al polso, facendo ondeggiare la sua coda sulla schiena. «Zayn non è quel tipo di persona. Agisce secondo quanto la situazione gli ispiri, ma sono ben altre le persone di cui bisogna preoccuparsi e avere timore».
Margot rimase immobile a quelle parole, non sapendo che aggiungere. Giselle aveva centrato il bersaglio, facendo risvegliare Margot dalla fiaba in cui pensava di essere finita. Aveva ragione, c'erano cose ben peggiori di cui occuparsi, e sinceramente Zayn era la minore, se non la più innocua in quel momento.
Giselle si alzò e abbassò lo sguardo su un cappello di paglia che faceva capolino da sotto il letto. Margot strinse gli occhi, riconoscendolo subito, poi la ragazza si affrettò a calciarlo per nasconderlo sotto le coperte che ricadevano ai lati, guardando Margot subito dopo come se non avesse fatto nulla di male. «Sono le cinque e mezza. Il coprifuoco è alle sette. Che dici, ti va di fare un giretto con me?».
Margot in tutta risposta si mise in piedi riavvivandosi i capelli. «Sono pronta».

Mentre passeggiavano per le vie silenziose di quel piccolo rione di Londra, rimanevano accanto, con Giselle che le faceva un po' da guida turistica. Era forse già una mezz'oretta che camminavano tranquillamente, quando si videro venire contro due ragazzine, una dalla pelle olivastra e una ragazza dai capelli rossi come il sole in quel momento, che iniziava a nascondersi dietro le case basse del quartiere.
«Waliyha, Jeanine!» disse Giselle accanto a lei stringendo le ragazze in un abbraccio. «Anche voi avete avuto il nostro stesso pensiero?».
«Assolutamente» disse la mora scrollando le spalle. «Mi stavo decisamente rompendo le palle di stare a casa».
Margot le salutò con un cenno della mano, rimanendo paralizzata di fronte a quel linguaggio che non si addiceva per niente ad una fanciulla. Jeanine ricambiò il gesto, puntando il suo sguardo addosso alla principessa di Monaco. «Beh, come è andato il tuo primo giorno a scuola, Chantal?».
Margot si ricordò del suo nome al di fuori della quattro mura domestiche e sorrise compiaciuta. «Benissimo, mi piace molto».
«E' diversa da quella che frequentavi?» chiese Waliyha prestando attenzione alla conversazione che la rossa aveva intavolato.
«Oh sì, lì avevo un orario prestabilito e delle lezioni diverse da seguire, solitamente l'insegnante veniva in una camera apposita per-» ma non riuscì a finire la frase perché Giselle che le aveva pestato il piede. «Ahi!».
«Scusa!» finse l'altra portando una mano vicino alla bocca. «Stavo perdendo l'equilibrio!».
«Cosa stavi dicendo, scusa?» riprese Jeanine, la ragazza più curiosa che Margot avesse mai conosciuto, se non l'unica.
«Lei praticamente frequentava una scuola privata, e l'insegnante aveva una propria camera dove si incontravano e teneva la lezione. A Mullingar» sottolineò, lanciando un'occhiata furtiva alla ragazza, «la scuola è prettamente così, non ci sono molte scuole pubbliche».
«Ah!» disse Waliyha portandosi un filo di paglia preso chissà dove tra i denti. A Margot quell'atteggiamento ricordò vagamente qualcuno. Stava infatti per chiederglielo quando dal fondo della via si sentì una voce tonante e cupa farsi più vicina.
«Waliyha, che ci fai ancora qui fuori?».
Zayn.
Margot si girò verso la ragazza. «Lo conosci?».
L'altra lo vide arrivare velocemente e annuì con il capo, sbuffando e facendo cadere il filo di paglia per terra. «E' mio fratello, purtroppo».
«Sai che nostro padre vuole che torni a casa prima del coprifuoco» continuò il ragazzo come se non avesse sentito niente, mettendosi praticamente di fronte alle ragazze.
«Vedi che stavo tornando, poi ho incontrato loro due» disse la ragazza gesticolando animatamente, mentre Jeanine accanto a lei arrossiva visibilmente, come i suoi capelli.
Zayn fece un vago gesto della mano, non curante, poi si girò verso Giselle come se non si fosse accorto della sua presenza prima di allora.
«E' tardi anche per te» le disse in un tono così dolce che fece intenerire persino Jeanine accanto a lei.
Giselle annuì, guardandolo negli occhi. «Lo so, stavo per tornare».
«Dove sono Louis e Niall?» chiese Margot punzecchiandolo con lo sguardo.
Zayn si girò a squadrarla, con gli occhi socchiusi e i capelli spettinati. «A casa, dove anche tu dovresti essere, Chantal».
Waliyha sbuffò e prese Zayn per il gomito, facendolo voltare. «Andiamo, basta che non rompi più».
Il ragazzo fece un cenno del capo verso le altre ragazze, soffermandosi su Giselle.
Jeanine si lasciò andare ad un sospiro di sollievo quando fu abbastanza lontano da non poterla ascoltare. «Waliyha è così fortunata..».
«Jeanine» proruppe Giselle puntandole lo sguardo ghiacciato addosso. «Ti dobbiamo riaccompagnare?» disse freddamente.
La rossa scosse la testa, con lo sguardo ancora perso sul fondo della via. «Abito qua dietro, non preoccupatevi».
Si salutarono rapidamente e presero tutte la strada di casa, con Giselle che manteneva lo sguardo basso. «Sei proprio sciocca, Margot».
«Lo so» disse la principessa scuotendo la testa e schiaffeggiandosi la fronte. «Mi è venuto spontaneo, lo giuro! Non avrei mai voluto rivelare niente!».
«Stai più attenta, anche perchè io non sarò sempre accanto a te a pararti il culo»
Margot rimase sbigottita dal comportamento della ragazza e dal suo linguaggio. Da quando era arrivata si era dimostrata sempre dolce, gentile ed educata...non le avrebbe mai associato delle frasi del genere. La principessa abbassò lo sguardo e si rabbuiò amareggiata, sussurrando un "okay" che nemmeno Giselle riuscì a sentire.
Quando furono a casa, Louis e Niall erano al piano di sopra e parlottavano tra di loro, sinceramente presi dalla discussione mentre Bob finiva il lavoro giornaliero, abbandonando finalmente l'officina.
Maura stava preparando la cena e Giselle e Margot si offrirono di aiutarla, la più piccola degli Horan si occupava della cucina, la principessa solo della preparazione della tavola perchè non aveva mai imparato a cucinare.
«...per cui bisogna fare rifornimento per tutta la settimana» stava dicendo Louis mentre scendeva le scale insieme a Niall. Quando vide Margot apparecchiare rimase immobile. «Oddio, Margot che fa qualcosa?».
La principessa gli fece il verso, facendo sorridere Niall che non le toglieva mai lo sguardo di dosso. Margot pensò di essere attratta da lui, si scambiavano sempre occhiate furtive, non riuscendo a nascondere il proprio imbarazzo ogni qual volta venisse colta con le mani nel sacco.
Bob Horan entrò in cucina con un asciugamano a tamponarsi il sudore sulla fronte, aspettando la notte per potersi fare una doccia con l'acqua che aveva preparato poco prima. «Domani è giovedì».
«Sì» disse la moglie mentre passava una ciotola a Giselle che si preoccupò di mettere sui fornelli accessi. «Lo so».
«Quindi domani venderanno i giornali internazionali».
«So anche questo».
«Come sarebbe a dire? Cosa sono?» chiese Margot mentre ripiegava dei tovaglioli.
Niall le si mise accanto e l'aiutò a sistemarli ai rispettivi posti, sotto uno sguardo attento da parte di Louis. «Sono i giornali che riportano notizie dagli altri Stati» le disse contro l'orecchio, mentre Louis aguzzava la vista e sembrava stesse lanciando dei fulmini dritti contro il biondo.
Margot rimase immobile e lo guardò negli occhi. «Ciò vuol dire che..».
Il cocchiere si alzò in piedi schiarendosi la voce, prendendo posto a tavolo. «.. che giungeranno anche notizie da Monaco, sì» terminò, sistemandosi sulla sedia.
Margot rimase ferma con lo sguardo vacuo. Chissà cosa stava succedendo nella sua città, chissà cosa stava accadendo a palazzo.
«Cara, va tutto bene?» chiese Maura vedendo la principessa stranamente pallida.
«Sì, tutto bene» mentì, con la preoccupazione che ormai le attanagliava lo stomaco.
Il giorno dopo avrebbe scoperto un po' di cose, le bastava solo aspettare. Niall le appoggiò una mano sulla spalla. «Andrà tutto bene».
Margot sollevò lo sguardo e incontrò quello di Louis che la stava incenerendo. «Stai attenta» le disse in francese.
Nessuno in casa gli fece caso, perchè a volte capitava che Louis e Margot parlassero in francese, nella loro lingua originaria, ma la principessa aveva capito benissimo perchè Louis le avesse parlato così, ed era l'unico modo affinchè le arrivasse bene il messaggio, messaggio che fece breccia nel cuore di Margot, facendola diventare impassibile per il resto della serata.

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