School
La mattina dopo, Giselle si alzò per prima e scosse Margot per una spalla per svegliarla, mentre il sole faceva capolino al di sopra della case singole degli inglesi. In mezzo alle strade c'era un gran brusio e i cavalli che nitrivano in attesa lungo i marciapiedi. Margot si passò due pugni sugli occhi, sbadigliando e stringendosi di più nelle coperte.
«Dai, Margot» disse Giselle smuovendola più velocemente con il sorriso stampato in volto, i capelli che le ricadevano lisci ai lati della testa. «E' tardi, fra mezz'ora dobbiamo stare a scuola».
«Cosa!?» Margot scalciò le coperte e si mise seduta, diventando cieca per 10 secondi. Poi infilò delle infradito che la ragazza le aveva dato la sera prima e andò subito in bagno per lavarsi. Mentre si sciacquava il viso con l'acqua fredda - lì non c'era l'acqua calda - pensò alla sua nuova condizione sociale, alle modalità che aveva scelto per continuare a vivere diversamente. Non aveva idea di cosa significasse prepararsi da sola e in pochissimo tempo, tra l'altro; la sua vita non era mai stata affiancata dalla fretta, solo calma costante e ordine.
Giselle bussò alla porta rapidamente intimandole di sbrigarsi con una certa serenità nel suo tono di voce, ma proprio quella tranquillità fece affrettare la principessa ancora di più. Margot uscì dal bagno ancora in pigiama e tornò nuovamente nella sua nuova stanza condivisa, con una gonna e una camicia da utilizzare come divisa.
Quando la indossò, fece per alzarsi i capelli in un'acconciatura particolare che aveva imparato osservando Amanda fargliela per parecchi anni. Mentre si attorcigliava i capelli sulla nuca, con i ferrettini mantenuti tra le labbra strette, pensò alla sua cameriera, fissa a vedere il vuoto del pavimento in legno. Amanda le mancava tanto, era strano non sentire più la sua presenza al fianco, i sorrisetti che si scambiava con Esteban e la sua perenne partecipazione che le permetteva di vedersi con Liam furtivamente. La porta si aprì nuovamente mentre Giselle aveva appesa al fianco una borsa tutta logora e a tratti bucata, con un biscotto tra i denti. Sgranò gli occhi nel vedere l'acconciatura che Margot stava finendo, e le si avvicinò rapidamente sciogliendogliela. «Non puoi farla!» disse con la bocca piena, cercando di non sembrare goffa.
Margot si mise in piedi, mentre i capelli le cadevano liberi e fluenti sulle spalle e le ricadevano sulla schiena, lunghi. «Perchè?».
«Noi ragazze del popolo non possiamo avere chissà quale cura del nostro aspetto» si avvicinò all'armadio e tirò fuori un'altra borsa, dandola direttamente in mano a Margot. «Hai due minuti per scendere e prendere un biscotto al volo, prima di uscire di casa» detto ciò si fiondò fuori, lasciandola sola. Margot si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e si portò la tracolla della borsa su una spalla, abbandonando la stanza subito dopo. Quando scese al piano di sotto, vide tutta la famiglia riunita intorno al tavolo, inclusi Louis e Zayn. Il cocchiere le fece un cenno del capo mentre si portava alla bocca un biscotto. «Ciao, ti conviene prenderne uno prima che se lo prendano gli altri».
Giselle l'attendeva sotto l'arcata della porta con le braccia incrociate al petto, lo sguardo puntato su Zayn. D'altra parte il ragazzo continuava a guardarla, sorridendo con un angolo della bocca mentre masticava. Margot fece zigzagare lo sguardo dall'uno all'altra e si avvicinò al tavolo prendendo un biscotto marrone, e infilandolo tra i denti mentre tutti la salutavano.
Quando furono in strada, Giselle la prese sotto braccio e le lanciò un'occhiata. «Posso tenerti così, vero?».
In risposta, Margot strinse maggiormente la presa sul suo braccio, mentre la borsa le urtava contro il fianco, ondeggiando ad ogni passo. La strada era scoscesa e presentava tante buche, ma sembrava che ai cocchieri non interessasse nulla, il cui compito era solo quello di scortare le persone. La principessa percorreva delle vie davvero anguste, incrociando lo sguardo dei passanti e dei ragazzi che si avviavano verso la loro stessa scuola che si rivelò essere un edificio di due piani, con alunni anche al di sotto degli undici anni.
«Non c'è una distinzione di età?» chiese Margot imprimendosi nella mente qualsiasi dettaglio di quel nuovo mondo.
Giselle scosse la testa affranta, «No, purtroppo. La scuola pubblica può essere frequentata solo da chi presenta le condizioni economiche adatte a supportare gli studi..».
Margot la guardò sgranando gli occhi, e Giselle rispose ancora prima che la principessa potesse porle la domanda. «I miei hanno risparmiato tutta la vita per concederci questo, hanno persino rinunciato alla loro istruzione per avvantaggiare la nostra» guardò a destra e a sinistra, poi attraversarono entrambe, con le loro gonne nere e lunghe che ondeggiavano per il vento che tirava quella mattina.
La principessa la guardò, con la fronte corrugata per il sole. «Ora che ci sono io..»
«Nessun problema»
«No» Margot la fermò in mezzo alla strada, piantando il suo sguardo negli occhi cristallini di Giselle che la scrutavano nel profondo, sapienti della sua condizione svantaggiata. «Io pagherò questa mia permanenza qui, lo prometto».
«E' troppo rischioso» ammise la ragazza mentre scuoteva la testa. Era più alta di Margot, e la principessa le prese la testa tra le mani affinchè le piantasse gli occhi addosso.
«Niente è più rischioso di questo che sto facendo. Ora chiudiamo questa conversazione. I tuoi non devono pagare niente per me».
Giselle rimase in silenzio, non perchè non sapeva che dire, ma perchè non aveva i mezzi ormai per ribattere l'ostinazione della principessa di Monaco. Con lo sguardo basso, la scortò fino all'ingresso della scuola, dove molti ragazzi attendevano che l'ingresso venisse aperto, e attendevano sotto il sole, con il sudore che faceva bruciare gli occhi per il troppo calore. Margot continuò a guardarsi attorno, e soffermò il suo sguardo su un gruppo di ragazze che erano in cerchio e lanciavano delle occhiate ad alcuni ragazzi che non le guardavano neanche di striscio, mentre loro se la ridevano, apprezzandoli uno ad uno. Giselle si sedette sul muretto di pietra dietro di loro e puntò il suo sguardo sulle scarpe consumate che quella mattina aveva deciso di indossare, cedendo il suo paio migliore a Margot, anche se non gliel'avrebbe mai detto. La principessa appoggiò una mano sulla sua coscia per richiamare la sua attenzione. «Non sei amica di nessuno di loro?»
Giselle guardò dove Margot stava indicando e scosse la testa. «Di loro no, ho alcune amiche in classe che mi preoccuperò di farti conoscere» disse poi con un sorriso, tranquillizzando Margot. La ragazza, d'altra parte, cercava di percepire ogni singola parola che gli altri ragazzi nel cortile stavano dicendo, soprattutto i pettegolezzi di quelle ragazze che dimostravano tutto fuorchè innocenza.
«Quelle ragazze vanno in cerca di un fidanzato?» domandò con lo sguardo puntato sulla scena, cogliendo un ragazzo che si era finalmente reso conto della situazione e che mandava un bacio volante ad una ragazza bionda.
Giselle le osservò con gli occhi socchiusi, mentre con un movimento rapido del braccio si spostava i capelli su un'unica spalla. «Oh sì, alla disperata ricerca di un fidanzato, ma ovviamente nessuna delle loro prede le degna di nota, perchè sanno quanto valgano poco».
«E tu?» chiese dopo Margot, spostando il suo sguardo scuro su Giselle. «Tu non lo cerchi un fidanzato?».
La principessa aveva ancora la mano appoggiata sulla coscia della sorella di Niall, e dopo quella domanda aveva sentito la ragazza sussultare impercettibilmente. Giselle tirò su con il naso e si stampò sul volto un sorriso di circostanza. «Non sono come loro».
«Non credo proprio che tu non abbia almeno un pretendente» disse l'altra per rompere ancora di più il ghiaccio tra di loro. Poichè avrebbe dovuto convivere con quella ragazza, voleva imparare a conoscerla al meglio.
Giselle scoppiò a ridere, e si portò una mano alla bocca. «Sei molto gentile, Margot, davvero» poi si rabbuiò di nuovo e la principessa si accorse da subito che qualcosa non andava bene.
«Ti ha dato fastidio quello che ho detto?» chiese, mentre una ragazza si avvicinava ad un ragazzo e quest'ultimo le baciava il dorso della mano. Anche Giselle vide quel gesto e strinse tra loro le labbra.
«No, ma la mia situazione è completamente diversa da quella di queste ragazze qui fuori».
«Posso sapere perchè?».
Giselle accarezzò il dorso della mano della principessa, però non appena si rese conto di quello che stava facendo, allontanò la sua mano, appoggiandola sulla sua borsa consunta. «Io non posso permettermi un fidanzato perchè...».
Margot sollevò le sopracciglia incitandola a continuare. «Perchè...?».
L'altra rispose rapidamente senza prendere fiato, gettando tutto fuori in un secondo. «I miei genitori mi hanno promessa già ad un altro ragazzo».
In quel momento, degli uomini spalancarono le porte dell'ingresso e tutti gli studenti si fiondarono all'interno dell'edificio, accalcandosi gli uni sugli altri pur di arrivare per primi nelle rispettive classi, divise tra i due piani: i più piccoli al primo, i più grandi al secondo, e si mettevano a correre per cercare i posti migliori. Giselle si diede una leggera spinta e scese dal muretto con un salto, aggiustandosi la borsa sulla spalla e facendo un cenno del capo verso le porte spalancate. «Andiamo?».
Margot annuì, con la mente sempre rivolta all'ultima frase espressa da Giselle. I suoi genitori l'avevano già promessa ad un ragazzo. Mentre camminava al suo fianco, aveva lo sguardo basso sulle sue scarpe che facevano capolino da sotto la lunga gonna, calpestando il pavimento di mattoni grossi e lucidi. Anche lei aveva delle restrinzioni, anche lei aveva una vita programmata dai parenti ma non aveva fatto nulla per impedirlo. Pensò alla sua situazione, focalizzandosi su Harry. Anche lei era la sua promessa sposa, però aveva avuto troppa paura della realtà per poterla affrontare adeguatamente; Giselle, invece, non aveva gettato la spugna, anche perchè non ne sarebbe mai stata in grado, dimostrando di essere più coraggiosa di quanto Margot fosse mai stata. Nonostante il contesto fosse diverso, così come la loro classe sociale e mondo di provenienza, mentre Giselle bussava alla porta per entrare nell'ultima porta del corridoio, Margot non poteva fare a meno di pensare che lei sarebbe stata una principessa migliore.
Dal momento in cui fecero il loro ingresso, nessuno distoglieva lo sguardo dalla nuova arrivata: alcuni facevano finta di prestare attenzione ad alcuni oggetti, altri addirittura la squadravano dalla testa ai piedi. A Margot non dava fastidio quell'atteggiamento perché, essendo una reale, era continuamente sottoposta alle occhiate del popolo, ma in quello spazio ristretto sentirsi gli occhi di quei ragazzi addosso, la fece rinchiundere in se stessa, cercando di focalizzarsi solo su Giselle accanto a lei che prestava attenzione alla professoressa appena entrata che appoggiava la sua borsa su una cattedra davvero molto vecchia e decadente.
L'insegnante salutò cortesemente, poi appoggiò il suo sguardo su Margot. «E lei chi è?».
Giselle spostò lo sguardo sulla principessa e le fece un cenno del capo per farla mettere in piedi. Quando la ragazza smosse la sedia per farsi vedere da tutta la classe si sentì sprofondare dalla vergogna. Perché non poteva essere come al palazzo? Ah, e poi non era mai stata in contatto con così tanta gente della sua età che prendeva lezioni insieme a lei. All'improvviso sentì la mancanza del suo professore Di Vaio e della Smith. «Io sono..» silenzio. Chi era adesso? Cercò lo sguardo di Giselle che la guardava sorridendo, incitandola ad andare avanti. Pensò a Niall il giorno prima, 'nessuno deve sapere chi sei veramente, devi smettere di essere la principessa di Monaco' risuonarle come un allarme dietro la testa e la professoressa che la guardava con gli occhiali abbassati su naso. «Hai perso la lingua?»
«Scusi, professoressa, ma mia cugina è un po' emozionata..» disse Giselle per andarle in aiuto in quell'attimo di panico. La classe rise un po', poi dopo un cenno della donna si ammutolì all'istante.
Margot sorrise all'insegnante come a voler confermare la tesi della ragazza: «Sono Chantal Horan» disse infine, cercando di imprimersi nella mente quel nuovo nome. Prima Evelyne Bodreau, poi Chantal Horan...stava decisamente avendo una crisi d'identità nell'ultimo periodo.
La professoressa annuì con gli occhi socchiusi. «Ok, però poiché abbiamo già una Horan in classe, ti chiamerò solo Chantal».
Margot annuì, sempre in piedi e con le braccia lungo i fianchi, gli sguardi dei suoi nuovi compagni di classe attaccati al suo corpo minuto.
«Io sono la professoressa McCall, insegno inglese» disse l'insegnante aprendo la sua borsa e tirando fuori un libro molto vecchio, con le pagine ingiallite e fragili. «Come mai sei venuta qui?».
Margot annuì e ingoiò a vuoto. «Mi sono trasferita..» butto lì sul momento, poi Giselle aprì bocca.
«Si è trasferita da Mullingar» terminò al suo posto. Margot la guardò aggrottando le sopracciglia e la ragazza fece girare un dito come a voler dire 'ne parliamo dopo'.
«Oh» disse la McCall semplicemente mentre si siedeva sulla poltrona imbottita che faceva invidiare tutti gli alunni; fece un cenno a Margot e le sorrise, con un boccolo biondo che le cadde sopra l'occhio. «Chantal, si sieda pure, ora iniziamo la lezione».
Margot annuì e si risiedette, felice di comformarsi agli altri mentre Giselle le dava dei colpetti sulla mano, sussurrandole vicino all'orecchio. «'Horan' è un cognome irlandese, e ora sei mia cugina, Chantal».
Margot le sorrise e iniziò a prestare attenzione a quello che la sua insegnante stava dicendo, con una pagina del libro rivolta verso la classe in quanto gli alunni non avevano lo stesso libro.
Alla fine dell'ora, quando la professoressa abbandonò la classe per cederla all'insegnante successivo, un gruppo di ragazze si avvicinò alla principessa sorridendo calorosamente, mentre i compagni maschi parlottavano tra di loro. Una ragazza dai lunghi capelli rossi che le incorniciavano il viso tondeggiante le spiegò davanti agli occhi una mano ben tesa, con alcune lentiggini che facevano capolino su quel volto bianco come la neve. «Sono Jeanine».
«Chantal» disse Margot stringendole la mano e alzandosi in piedi per far conoscenza delle altre che si presentarono come Bella, Waliyha, Abbey e Eileen. Avrebbe impiegato un po' di tempo a conoscerle tutte, ma ne aveva abbastanza a disposizione e poi era solo all'inizio.
«Come mai non sei bionda?».
Margot si prese una ciocca scura tra le dita, piegando le labbra all'ingiù, «Perché ho preso da mio padre» disse sinceramente, e quella non era per niente una bugia. «Perché?».
«Solitamente gl irlandesi sono biondi con gli occhi chiari».
«Ehi, che vorresti dire?» intervenne Giselle dando un leggero schiaffo sulla spalla di una ragazza dalla pelle olivastra e gli occhi scuri, Waliyha.
«Tu sei un caso a parte, tutta la tua famiglia è bionda e tu esci nera con gli occhi chiari».
Giselle sollevò le mani in aria, «Ma ho sangue irlandese in me».
Jeanine smosse un po' i capelli rossi fluenti e puntò il suo sguardo su Margot, «Prima stavo ascoltando la tua pronuncia. Strano che il tuo accento irlandese sia così marcato..».
Margot sorrise nervosa, stringendosi le mani tra loro. Giselle fece vagare lo sguardo dall'una all'altra, poi passò un braccio sulle spalle della principessa. «Prima parlava solo in volgare con i genitori, ecco perché».
«Capisco» disse Jeanine sorridendo stupidamente. «E perché ti sei trasferita?».
"Quante domande!" pensò Margot mentre raccoglieva una penna caduta per terra. «I miei lo hanno deciso, ed io li ho seguiti».
La conversazione venne piantata così su due piedi per l'arrivo della seconda professoressa che si richiuse la porta alle spalle, presentandosi come la professoressa di storia, dopodichè la mattinata passò tranquillamente e in men che non si dica dovettero far rientro in casa, intorno alle due del pomeriggio.
«Come è andata?» chiese Maura mentre metteva sulla tavola i piatti delle due ragazze appena rientrate.
«Benissimo, oserei dire» rispose Margot mentre faceva scivolare la borsa per terra e si toglieva le scarpe nell'ingresso, seguendo ogni movimento di Giselle.
Maura era davvero una brava donna, si occupava di lei come se fosse un'altra sua figlia, e questo comportamento non fece che piacere alla principessa. In fin dei conti, lei voleva la normalità, e Maura gliene stava dando un assaggio ottimo. «Come ti sei presentata?».
Si sedettero a tavola l'una accanto all'altra, iniziando a mangiare, mentre Maura si metteva ad asciugare i piatti appena lavati nel lavabo arrugginito. Dietro di loro, Louis, Niall e Zayn entrarono in cucina sedendosi sul divano accanto alla tavola, addossato sulla parete opposta. «Beh, come è andata?» chiese il biondo mentre si sollevava un angolo della camicia per asciugarsi il sudore dalla fronte. Margot distolse subito lo sguardo dopo aver intravisto i suoi addominali scolpiti, con Zayn che sorrideva perché l'aveva notata, e la principessa sperò che se lo dimenticasse in fretta.
«E' andata bene» disse Giselle con lo sguardo puntato sul suo piatto fumante, riprendendo a mangiare subito dopo.
«Mi chiamo Chantal, adesso, e sono vostra cugina» disse Margot mentre si portava alla bocca un pezzo di pane caldo. Zayn scoppiò a ridere sguaitamente, facendo ricadere la testa all'indietro mentre Niall gli dava un pugno sullo stomaco. Maura lo riprese ma il biondo lo incenerì con lo sguardo.
«Smettila».
«Ma che merda di nome è Chantal?» disse il moro con un mano sullo stomaco come a volerselo reggere.
«Beh, è sempre meglio di Zayn» ammise Margot inchiodandolo con lo sguardo. Zayn smise di ridere immediatamente, socchiudendo gli occhi.
«Attenta a come mi parli, principessina».
«Finitela» disse Louis aprendo le braccia come a voler separare due lottatori sul ring. «Siamo venuti in pace, io e lei».
«Ma se è lei che inizia a fare battutine?».
Margot si girò con la bocca spalancata verso di lui, puntandogli l'indice contro. «Tu hai iniziato, carissimo».
Zayn fece per risponderle a tono ma a quel punto Giselle si alzò in piedi facendo strisciare la sedia sul pavimento di legno, con Niall che si prendeva la testa sconsolato tra le mani.
«Zayn, basta».
Il ragazzo serrò la mascella e si appoggiò allo schienale del divano con le braccia conserte e gli occhi socchiusi.
Margot spostò lo sguardo su Giselle che rimaneva impassibile, poi la ragazza si portò una tovagliolo alla bocca, lasciandolo sul tavolo. «Io vado di sopra» disse con tono perentorio, mentre lasciava la stanza, sotto uno sguardo attento da parte di Zayn e Louis.
La principessa non aveva mai visto una ragazza utilizzare un tono così autoritario nei confronti di un ragazzo e ciò la spinse a spostare lo sguardo su Niall che guardava Zayn scuotendo la testa.
«Sei una testa di minchia».
Il moro lanciò le braccia al cielo. «Ma ora state tutti dalla sua parte? Che fine ha fatto l'umorismo in questa casa?» disse alzandosi in piedi e andando al piano di sopra come se quella fosse stata casa sua.
Niall sbuffò rumorosamente e guardò Margot. «Lascialo perdere, ok?».
«Ma posso sapere cosa gli ho fatto?».
Louis scosse la mano come a voler liquidare il discorso. «Storia lunga, ma tu non c'entri niente....o almeno credo» disse cercando un appiglio in Niall che continuava ad osservare Margot.
Il cocchiere lanciò le braccia in aria, «Non mi ascolta nessuno qui» disse amareggiato, mentre Maura, che aveva assistito a tutta la scena, continuava ad asciugare una padella, con lo sguardo che sgattaiolava da Niall a Margot, in silenzio, mentre la principessa abbassava la testa, dispiaciuta.
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