Nice to meet you
Il viaggio durò circa due ore, con i cavalli che correvano e Zayn che non li faceva sostare nemmeno un po'.
«Li farà morire, così» disse Margot mentre si manteneva ad un pomello arrugginito per non subire gli scossoni della strada. Louis si era steso sul sedile di fronte al suo, per mantenere la schiena dritta e anche per stare più comodo, effettivamente.
Il ragazzo non rispose alla sua domanda, un po' perchè non ne aveva voglia, un po' perchè non aveva idea di cosa risponderle, quando la carrozza incominciò a rallentare ed un vociare si faceva più vicino e forte via via che proseguivano piu' lentamente lungo la via. Margot si affacciò e il vento la investì in pieno, facendole spostare i ciuffi di fronte agli occhi, ed intorno a loro c'era un caos incredibile: gente che andava, gente che veniva, donne cariche di borse della spesa, carrozze che si sfioravano, nobili che passaggiavano piacevolmente nei grandi parchi nel centro città.
C'erano anche i poveri, ovviamente, stesi sui bordi della strada a chiedere l'elemosina, poi Zayn virò ed entrarono in una via che sicuramente era quella del mercato, perchè c'era gente che gridava, bancherelle piene di cose da prendere e cucinare, uomini che vendevano vestiti usati contenuti in alcuni cartoni. Intorno a loro, poi, incominciarono a sfilare delle ville bellissime, tutte curate con dei giardini prorompenti e ricchi di alberi in fiore, con i bambini che giocavano all'interno dei recinti e i genitori, nel porticato di casa, intenti a leggere oppure ad accarezzare i loro gatti, mentre i servi si occupavano dei lavori domestici. Quando girarono in un'altra via, a Margot sembrò di essere entrata in un altro mondo, totalmente differente rispetto a quello per il quale erano passati poco prima. Le case erano in una situazione degradante, addirittura alcune erano baracche, ragazzi che vendevano i giornali sparsi per la strada e bambini che, con dei fogli sotto braccio, tornavano da scuola. Le donne avevano abiti leggeri e logori aderenti ai loro corpi slanciati e minuti, e cani randaci che inseguivano i gatti, tagliando la strada ai passaggianti o alle carrozze. Louis si era messo seduto e si guardava intorno, poi si girò verso la ragazza, portandosi un pollice alle spalle. «Secondo me, lui vive qui» sussurrò per farsi sentire solo da Margot, la quale si rese conto di come il mondo fosse completamente diverso rispetto a quello in cui era sempre cresciuta.
«Ti ho sentito» disse Zayn facendo frenare di botto la carrozza sul bordo della strada, di fronte a quella che sembrava un'officina. Poi Zayn scese dalla sua postazione e puntò i suoi piedi sulla strada, con il cappello che se ne volò per una forte raffica di vento. «Maledizione».
Margot aprì lo sportello e scese lentamente i gradini, mentre Zayn aiutava poi a far scendere Louis, tutto incriccato e che non vedeva l'ora di liberarsi di quel dannato busto-smorza-respiro.
La ragazza rimase ferma in mezzo alla strada, con tanti uomini che le passavano accanto con dei sacchi appesi sulle spalle, sporchi di fuliggine dalla testa ai piedi.
«Dove siamo?»
«A Londra» disse Zayn saggiamente mentre faceva mettere in piedi Louis e passandosi un suo braccio sulle spalle.
Margot fece un verso esasperato, poi si girò e prese ad inseguire i due ragazzi che si avvicinavano all'ingresso dell'officina. C'era una leggera tendina che li seperava dalla strada, poi Zayn la scostò ed entrò per primo, prorompendo con un «Sono arrivati» abbastanza seccato.
Margot poi scostò nuovamente la tendina - perchè Zayn gliel'aveva chiusa in faccia - ed entrò a sua volta nel piccolo spazio. Per tutto l'ambiente si sentiva il rintoccare e lo sbattere di un martello, e la temperatura era davvero altissima, tanto che Margot iniziò a sudare dal primo momento. Vide Zayn girare sulla sinistra, con Louis ancora addosso, mentre diceva «Dove lo mettiamo?» e una voce diversa gli rispondeva: «Portalo sul divano nella cucina».
La principessa si avviò in quella direzione, e quando girò verso la nuova stanza, la prima cosa che vide fu un schiena nuda possente, con i muscoli che lavoravano sotto pelle e il braccio che si alzava e sbatteva il martello forte contro il ferro infuocato, appena uscito dal camino di fronte. Il ragazzo sbatteva il martello continuamente, con un signore accanto a lui che alimentava le fiamme e gli passava gli attrezzi per scolpire il ferro ardente.
Poi l'uomo si girò e vide Margot, e diede uno schiaffo sulla spalla del ragazzo, il quale si voltò subito dopo.
Aveva un grembiule che gli copriva il petto, allacciato sulla schiena, e il martello stretto in mano, con gli occhi azzurri che percorsero la figura della ragazza e i capelli biondi appiccicati alla fronte completamente madida di sudore, così come le braccia e le parti del petto rimaste scoperte dal grembiule bianco. Il ragazzo diede subito il martello nella mano del padre e si avviò verso di lei, passandosi un braccio sulla fronte e riservandole un sorriso perfetto. «Scusi le condizioni, principessa» disse, mentre inchinava la testa a mo' di saluto.
Margot annuì e si soffermò ad osservarlo più da vicino. La sua pelle era molto chiara, completamente diversa da quella di Zayn, con due occhi azzurri talmenti chiari da sembrare trasparenti. Mentre l'uomo dietro di lui riprendeva a battere il metallo, Niall si asciugò le mani sul grembiule, e afferrò le punte della dita della ragazza, baciandole delicatamente. «Benvenuta».
Poi lasciò la presa e si avvicinò verso un gancio appeso alla parete, chiuse la tendina per lasciare il padre a lavoro e si sciolse il fiocco del grembiule, togliendoselo e appendendolo al gancio di ferro.
Si sporse verso un mobile e afferrò una canotta bianca, infilandola subito, mentre Margot si soffermava ad osservare i movimenti del suo corpo e i muscoli contratti. 'Cavolo.'
«Sono Niall» disse lui, mentre le si avvicinava di nuovo, facendole un cenno per farsi seguire. «E questo è il mio misero appartamento, diviso in due dall'officina».
Passarono per la cucina e videro Zayn in piedi, con il sedere appoggiato al tavolo e le braccia conserte, con Louis steso sul divano e la caviglie accavallate. «Salve».
«Ciao» poi Niall si girò verso Zayn. «Dobbiamo portarlo in ospedale?».
«No, no» fece Louis, gesticolando con le mani. «Sto benissimo».
«Bugiardo» disse Margot rimanendo accanto al ragazzo biondo.
Niall si girò verso di lei e la indicò con l'indice, «Lei è Margot, non è vero? Liam ci ha parlato molto di voi».
«Davvero?» disse lei, con gli occhi che le brillavano. Niall annuì e si avvicinò ad uno scaffale, prendendo con due dita una busta con il sigillo rotto, essendo già stata letta. «Tieni» disse porgendola alla ragazza. «E' da parte sua, quando ci ha avvisati».
Margot la afferrò immediatamente e si sedette sul bordo del divano dopo che Louis si fu messo suduto.
La scrittura di Liam era tondeggiante e ordinata, con le lettere composte da leggeri ghirigori.
Ciao Niall,
come stai? E' da un po' che non ci sentiamo.
So che quello che sto per dire è abbastanza fuori luogo e inappropriato, e ti capirei se non volessi accettare questa cosa.
Il fatto è che ho un'amica, una fantastica persona: si tratta della principessa di Monaco, Margot, e lei vorrebbe andarsene dal palazzo.
Non capisco perchè lo desideri così ardentemente, ma poichè sta davvero male, data la situazione che sta vivendo, voglio darle una mano. E' la persona a cui voglio più bene, e non sopporterei che soffrisse ancora di più.
Ho già mandato una missiva a Zayn, e credo che gli sia già arrivata.
Ho bisogno di voi.
Potreste ospitarla furtivamente a Londra? Vuole vedere il mondo, conoscere la gente, uscire da quelle mura che l'hanno tenuta prigioniera per diciassette anni. Dopo l'annuncio del fidanzamento con il principe scozzese, sono diventate ancora più imponenti e soffocanti, e lei desidera ardentemente cambiare aria.
So che quello che ti sto dicendo è indecente, ma fatelo in nome della grande amicizia che ci ha legati in passato, prima che io me ne andassi dall'Inghilterra.
Non abbiate paura delle conseguenze, perchè nel momento in cui qualcosa dovesse andar male, farei ricadere tutto su di me, lasciandovi liberi.
Attendo una vostra risposta.
Con affetto,
Liam Payne
Margot si ritrovò ad accarezzare la sua calligrafia in lingua inglese, immaginandolo mentre la scriveva. Aveva fatto tutto per lei, qualsiasi cosa pur di aiutarla, conscio delle conseguenze a cui andava incontro, e che persino in quel momento stava rischiando. La ragazza si ritrovò a pregare che stesse bene, che potesse scamparla, e si sentì gli occhi umidi di lacrime. Le mancava tantissimo, vedendosi circondata da persone prettamente sconosciute, senza aver qualcuno a cui chiedere consiglio, perchè quel qualcuno era rimasto in Francia, portando avanti la sua vita, come se non fosse successo nulla.
Niall le sfilò delicatamente la lettera dalle mani, «Dobbiamo bruciarla».
Margot cercò di riprenderla, «Perchè? Non fatelo» supplicò, volendola avere sempre accanto a lei, un po' per rimpiazzare la sua assenza, anche se quello non era certamente il modo migliore per farlo. Avrebbe voluto Liam accanto a sè e stringerlo in un abbraccio caloroso.
«Dobbiamo eliminare qualsiasi prova» puntualizzò Niall guardandola negli occhi scuri e leggermenti arrossati.
«No, per favore..» sussurrò lei con una lacrima che le scivolava piano e delicata sulla guancia, poi Louis le accarezzò una spalla.
«E' importante, Margot. Non rischiamo solo per una mancanza..» dopodichè abbassò lo sguardo.
Niall indugiò di fronte alla reazione della ragazza, e spostò lo sguardo sulla lettera di Liam tra le sue mani, facendo scorrere gli occhi sulle righe, poi Zayn sbuffò e gliela tolse dalle mani, andandola a bruciare velocemente nel camino e tornando da loro dopo due secondi, con il resto del gruppo che lo guardava con gli occhi sgranati e la bocca aperta.
«Non ci voleva un cazzo» disse, mentre prendeva una mela dal tavolo e se la portava alla bocca, lasciandovi sopra un grosso morso.
Margot sentì il crepitìo del fuoco dall'altra stanza, e immaginò la carta che si ripiegava su stessa, annerendosi e cancellando qualsiasi prova che Liam fosse stato lì, seppur non corporeamente. «Sei un maleducato madornale!» sputò guardando il moro negli occhi, mentre il ragazzo la ricambiava con uno sguardo di sfida, continuando a mangiare la mela e masticandola lentamente.
«Ti ci dovrai abituare, principessa»
«Avresti potuto evitare questo comportamento infantile» disse Niall guardandolo con gli occhi socchiusi e le braccia incrociate sul petto.
Zayn sollevò le spalle, sorridendo con un angolo della bocca. «Non sono mica io che voglio tenermi una lettera affianco, pensando sia una persona».
«Non hai nessun diritto di parlare in questo modo» esclamò Margot mettendosi in piedi, i pugni allungati accanto al busto. «Sono pur sempre una principessa».
Zayn appoggiò il torsolo della mela sul tavolo e le si avvicinò, continuando a masticare con la bocca aperta. «Tesoro» iniziò mentre Niall seguiva ogni singolo movimento pronto ad intervenire e Louis che si metteva in piedi, una mano appoggiata sul busto, «sei in Inghilterra, quindi tecnicamente non sei la mia principessa».
«Ma sono pur sempre più importante di te!» disse lei in un impeto di rabbia, solo dopo si rese conto di essere stata tremendamente maleducata e si rabbuiò, abbassando la testa mentre il moro scoppiava a ridere.
«Okay, basta» Niall si mise in mezzo, allontanando Zayn che sorrideva compiaciuto.
Louis si avvicinò a Margot e la fece allontanare a sua volta, intimandole di stare buona buona a non combinare niente. La ragazza sollevò lo sguardo e lo puntò su Zayn, il quale - nonostante avesse le mani di Niall premute sopra le sue spalle - la guardava con la bocca aperta in un enorme sorriso. «Dai, ragazzi, sono importanti questi scatti di 'ira'» disse mimando tanto di virgolette con le dita. «Deve abituarsi a questo nuovo stile di vita, la signorina qui presente».
Niall scosse la testa esasperato e gli puntò un indice contro. «Non ti avvicinare».
«Ma va', neanche fossi malato. Non ci tengo neppure a stare in contatto con una tale bisbetica».
Margot spalancò la bocca. «Tu sei estremamente impertinente!».
«E tu estremamente perfettina e fastidiosa» terminò Zayn prendendo il torsolo appoggiato sul tavolo e buttandolo nella spazzatura. Poi alzò una mano come a voler salutare tutti i presenti. «Ci vediamo» disse, sconstando la tenda e uscendo nella strada, sparendo.
La stanza in cui erano venne invasa dal silenzio, con Niall che guardava i due nuovi arrivati. Margot non era abituata a rapportarsi in quel modo con la gente, e le sembrava strano che qualcuno come Zayn potesse parlare così. Sbuffò e si accomodò piano sul divano dietro di lei, mentre dei passi si sentivano riecheggiare per quelle che poi Margot scoprì essere scale che portavano al piano di sopra.
Improvvisamente sotto l'arcata della porta della cucina apparve una ragazza vestita in maniera semplice, con una gonna che le arrivava alle caviglie e una camicia bianca leggera a fasciarle il petto. Aveva i capelli scuri legati in una treccia che le scendeva sul petto, con un fiore tra i capelli a mo' di ferrettino.
«Niall, non mi avvisi che sono arrivati?».
La ragazza si avvicinò a Margot e chinò leggermente il capo. «E' un onore ospirarla qui, signorina» poi sollevò lo sguardo e le sorrise calorosamente. «Io sono Giselle, la sorella di Niall».
A quel punto Margot notò la somiglianza tra i due ragazzi, gli stessi occhi, le stesse labbra e lo stesso sorriso.
«Ciao» rispose la principessa, alzandosi in piedi e abbracciandola in un gesto spontaneo e improvviso. «Sono felice di conoscere finalmente una ragazza».
«Buongiorno, Altezza» disse il capofamiglia entrando in cucina finalmente per la prima volta, gli occhi sprizzanti una gioia inaudita. «Sono davvero onorato di averla in casa mia».
«L'onore è tutto mio per essere con persone deliziose come voi» tranne Zayn, ovvio.
Il signore alzò il cappello che aveva, «Sono Robert, ma tutti mi chiamano Bob» poi si girò verso la figlia, facendole un cenno del capo. «Porta la principessa di sopra, e falla sentire a suo agio».
«Certamente».
Louis rimase incantato dall'eleganza che quella ragazza dimostrava, ancora con quel sorriso in volto che illuminava la stanza di una certa serenità e allegria. Giselle prese due mani di Margot e la fece mettere in piedi, facendole un cenno. «Andiamo».
Al piano di sopra, Margot vide il resto della casa e la stanza di Giselle con due letti - uno sarebbe stato il suo nel periodo della sua permanenza - e un piccolo armadio nell'angolo. La ragazza la fece sedere sul materasso duro e aprì le ante del mobile, portandosi un indice al mento, poi si accovacciò e tirò fuori un vestito color turchese, con le maniche leggermente gonfiate e il petto sparso di strisce di un blu più scuro. «Credo che questo le stia bene» disse Giselle avvicinandosi al letto con il vestito tra le braccia. Margot si alzò e lo prese.
«Per favore, diamoci del tu e chiamami Margot» puntualizzò sorridendo, con la ragazza che continuava a guardarla felice.
«Okay, come vuoi» poi andò verso la porta e la chiuse un po' per prendere delle scarpe nascoste e addossate sul retro, trovando quelle che a Margot sembravano delle ciabatte fuori moda, ma d'altronde non si aspettava diversamente.
Giselle la lasciò nella stanza, dopo averle anche preso un corpetto, chiudendosi la porta alle spalle per lasciarle un po' di privacy.
Margot stava sbottonando la camicia quando la ragazza riaprì la porta, schiaffeggiandosi la fronte. «Che scema, devi prima lavarti!».
E condusse la principessa alla fine del corridoio, facendola entrare in bagno con tutti i vestiti portati appresso. «Quando finisci, avvisami».
Margot annuì e si chiuse la porta, andandosi a fare un bel bagno ristoratore. Dopo che si fu immersa nell'acqua, si nascose sotto la superficie, trattenendo il respiro, sentendosi la pelle più fresca e finalmente pulita, con lo sporco che le si staccava di dosso e si portava via qualsiasi traccia francese ancora su di lei.
Quando uscì dall'acqua, si asciugò e si vestì, aprì la porta e trovò Giselle con un asciugamano verde. «Per i capelli» così Margot lo prese e se li strofinò, lasciandoli asciugare lentamente.
Quando ritornò al piano di sotto al seguito di Giselle, c'era una donna seduta sul divano della cucina, con i capelli biondi tirati indietro da una cuffia e delle rughe di espressione a circondarle gli occhi chiari. «..quindi dovresti stare meglio» terminò quella, finendo di aiutare Louis a infilare una camicia pulita e profumata.
Quando Giselle si schiarì la gola, la donna si girò portandosi una mano alla bocca e alzandosi subito dopo. «Oh cielo, sei più bella che in foto» disse prendendo un boccolo di Margot tra le dita. La principessa rise di gusto e strinse l'altra mano della donna. «Sono Margot».
«Oh, lo so chi sei, ci mancherebbe pure. Io sono Maura, la mamma di questi ragazzi» disse indicando Giselle e Niall che giocava con un coltello appoggiato al bordo della finestra che illuminava tutta la stanza.
«E' un piacere conoscerti».
«Mamma, tra quanto è pronto?» disse Giselle mentre andava nell'altra stanza, e la madre la seguiva a ruota. Margot sorrise e si sedette di fronte a Louis, guardando per terra le foglie sparse. «Che ha fatto?» gli chiese, vedendo la retina ingarbugliata al suo fianco.
«Quella donna mi ha medicato, e devo dire che quella signora di Lione ha migliorato e accelerato la guarigione».
«Principessa» la apostrofò Niall, guardandola negli occhi. «Le dispiacerebbe seguirmi un attimo di là?».
Louis la spinse con un braccio, incoraggiandola, mentre Margot annuiva e si dirigeva nell'altra stanza, dove aveva visto Niall lavorare.
«Chiamami con il mio nome, però» iniziò Margot, mentre Niall chiudeva il camino per far spegnere il fuoco pian piano.
Quando appoggiò un grosso arco di metallo di fronte all'apertura, si passò una mano tra i capelli e si sedette su una sedia lì di fronte. «Da domani devi andare a scuola».
A quelle parole, a Margot cadde il peso del mondo sulle sue spalle.
«Oh, è vero. Devo essere normale» disse annuendo per autoconvincersi.
«Ovviamente devi andare con mia sorella, perchè io e Zayn siamo grandi e abbiamo finito la scuola pubblica».
Margot annuì di nuovo, comprensiva, però vedeva Niall ancora preoccupato. «C'è qualcosa che non va e che vuoi dirmi?».
Il ragazzo annuì con vigore e si mise in piedi, raggiungendola con una grossa falcata. «Mi amareggia dirlo, ma devi cambiare identità».
«Devo cambiare nome?».
«Non solo. Devi cercare di comportarti come tutti i ragazzi di 17 anni, devi utilizzare il nostro volgare e non parlare come una reale...devi smettere di essere la principessa di Monaco».
Margot annuì abbassando lo sguardo, e dispiegandosi delle pieghe inesistenti sul suo nuovo vestito. «Mi conoscono tutti?» sussurrò.
Niall mosse leggermente la testa. «Sì e no. Cioè, tutti sanno della principessa di Monaco e delle sue future nozze..» disse abbassando la voce, mentre dall'altra parte si sentiva Maura sbattere delle padelle e Giselle parlare con Louis a voce alta. «Ma non tutti conoscono esattamente il suo aspetto fisico. Tutto quello che devi fare è passare inosservata e non attirare l'attenzione, ma soprattutto devi cercare di non rivelare a nessuno la tua vera natura, ora che la notizia della tua scomparsa si sta divulgando ad una velocità impressionante» terminò dopo che sua madre intimò loro di raggiungerli in cucina. «Confido in te, per questa cosa».
«Farò del mio meglio, per voi» disse Margot in un sussurro mentre entravano in cucina, con tutti già ai loro posti e i piatti fumanti sul tavolo. A Margot sembrava strano parlare perennemente in inglese, in quanto solo con Louis si lasciava l'onore di parlare in francese, e sperò che con quel suo accento diverso sarebbe riuscita a comformarsi alla massa dei diciassettenni britannici.
«Dov'è Zayn?» chiese Giselle accanto a Louis, con un cucchiaio vicino alla bocca.
Niall si sedette accanto a Margot e presa la posata per iniziare a mangiare. «Non lo so, evidentemente non aveva voglia di stare con noi oggi» disse, guardando di sottecchi Margot, scambiandosi un fugace sorriso, dopodichè iniziarono a mangiare.
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