Conference
«Cosa le piace fare nel tempo libero, signorina Margot?»
La ragazza camminava accanto al ragazzo, con la testa abbassata sul prato appena tagliato dai giardinieri reali. Era una bella giornata di sole, la temperatura era abbastanza alta e passeggiare per il parco del palazzo era davvero un piacere, anche stare accanto al principe, in quanto era davvero un bellissimo ragazzo, con i modi gentili e fini e uno sguardo così profondo che sembrava volesse scalfirle l'anima, conoscendola a fondo. I rispettivi genitori era impegnati in un'importante discussione sui vantaggi che avrebbe portato quel probabile matrimonio, sia a Monaco, sia in Scozia. Margot sollevò lo sguardo e si schiarì lievemente la gola prima di parlare, girando a guardare il ragazzo. «Amo leggere in una maniera smisurata, e spesso mi ritrovo anche ad abbozzare qualcosa su dei piccoli fogli, così, tanto per scrivere qualcosa. E lei, principe Harold?» chiese, rimanendo imbambolata a fissare le sue iridi verdi. Il ragazzo notando l'insistenza dello sguardo della ragazza le sorrise con un angolo della bocca e le prese il braccio, piegandolo sopra il suo, avvicinando i loro corpi per continuare la passeggiata uniti. «Mi piace molto avere il comando su tutto, anche se prediligo i viaggi: vedere il mondo, entrare in contatto con altre popolazioni..il mio sogno è quello di essere un buon sovrano, e che tutti possano amarmi per quello che sono.»
Margot annuì con la testa, alzando lo sguardo verso uno stormo di uccelli che stava sorvolando il palazzo in quel momento. Molte guardie erano appostate lungo i fianchi del castello per tenere la situazione sotto controllo, e Margot si sentì oppressa. Non aveva neanche il via libera di parlare con quello che sarebbe potuto diventare suo marito. Fece un profondo sorriso. «Ha grandi ambizioni allora, signor Harold.» Si avviarono verso una quercia e si appoggiarono al grosso tronco, con la fronda che svolazzava per il leggero venticello che c'era quel giorno. Di fronte all'albero, c'era la finestra della stanza delle riunioni, dove il re e la regina stavano sicuramente firmando qualche contratto. Il ragazzo sciolse le loro braccia e le rimase accanto, con le braccia allungate lungo i fianchi e la schiena muscolosa appoggiata alla corteccia. «Sì, e lei, principessa? Non sogna di diventare una buona sovrana per il suo popolo?»
Margot si morse l'interno della guancia e si mise dietro l'orecchio una ciocca scappata allo chignon, per poi annuire. «Sì, solo che non è quello che voglio essere.»
«Come sarebbe a dire?» disse il principe girando la testa nella sua direzione, con le sopracciglia leggermente aggrottate. «Lei è nata per essere erede al trono.»
«E purtroppo non posso fuggire a questo. Non potrebbe capire, Altezza.»
Il ragazzo si staccò dal tronco e le si mise frontale, appoggiandosi con un braccio proprio accanto alla testa di Margot che, purtroppo, era molto più bassa ed era come se il principe le avesse sbarrato la strada. «Posso comprenderla, se decide di parlarmene.»
«Io..» Margot ingoiò a vuoto, in imbarazzo. Quello sguardo verde la sviava, e non poco. «Veramente a me sembra tutta una bugia, questa cosa. Come se dovessi trovarmi un nuovo posto nel mondo.»
«Lady Margot..» Lui le prese una mano, sorridendole. «Lei potrà fare tutto quello che vorrà, che riterrà più oppurtuno portare avanti quando sarà ragina. E io le auguro di riuscire nel suo intento, se resterà al mio fianco.»
Margot lo guardò con gli occhi un po' socchiusi. Davvero lui pensava che lei avrebbe accettato di sposarlo così facilmente? Non sapeva nulla di lui, per l'amor del cielo! Si portò una mano all'altezza del petto messo in mostra dal corpetto stretto, e lo guardò con sguardo sereno, con un accenno di sorriso sulle labbra carnose. «Sarà mio dovere adempiere a questo compito, principe Harold.»
Prima che lui potesse dirle qualsiasi cosa, una guardia con il fucile appeso ad un fianco si avvicinò, reggendo tra le mani un vassoio. «Principe Harold, il padre la manda a chiamare.» Porse un biglietto e il ragazzo lo prese con due dita tempestate di anelli grandi.
«Ditegli che lo raggiungo quanto prima.»
La guardia fece un rapido inchino e si allontanò velocemente, lasciando i due ragazzi da soli. Il ragazzo prese la mano di Margot e si inchinò, baciandole delicatamente il dorso. 'Però', pensò la principessa, 'non male.'
«Mi duole lasciarla così presto, spero possiamo vederci quanto prima per poter approfondire la vostra conoscenza.»
«E' stato un piacere anche per me, principe Harold.»
Lui rimase con la mano della ragazza stretta nella sua, «Mi chiami semplicemente Harry.» Poi fecero entrambi una breve riverenza ed Harry se ne andò. Quando lo vide girare l'angolo, Margot si fece scivolare lungo il tronco della quercia, sedendosi per terra e appoggiando la testa sulla corteccia. Rimase ferma a contemplare la fronda dell'albero, con i raggi di sole che filtravano tra i rami e le foglie larghe, quando una guardia diversa dalla precedente le si avvicinò piano, per non infastidirla. «Vostra Altezza» disse, aspettando che la ragazza lo guardasse. «Mi hanno dato ordine di farla rientrare a palazzo, ci sono delle persone nei paraggi del castello e sarebbe rischioso per lei.»
Margot spalancò la bocca e si alzò di scatto, facendo incastrare un lembo della gonna azzurro in un ramoscello spezzato. «Ma io dico, perchè? Sono solo persone!»
«E' per la sua incolumità.»
Margot strinse i denti e camminò spedita, rientrando a palazzo con lo chignon ormai sfatto e il vestito sporco di terra. Amanda l'aspettava nell'ingresso e quando la vide si portò una mano alla bocca, «Margot, che ti è successo?»
La ragazza continuò a correre, salendo su per le scale per raggiungere la sua stanza quanto prima. Amanda e Giselle le correvano dietro, intimandole silenziosamente di rallentare per evitare che i sovrani si spaventassero per quella sfuriata. «Lasciatemi in pace!» urlava Margot accelerando di più, con i denti stretti e la rabbia che la stava facendo quasi esplodere.
Quando fu nella sua stanza, chiuse con violenza la porta alle sue spalle e si buttò sul letto portandosi due mani alla testa. «Basta, basta, basta!» si ripeteva con le mani che le tremavano. Quando sentì bussare la porta, prese un cuscino e lo scaraventò contro la superficie di mogano, accompagnando il lancio con un urlo, poi si lasciò cadere sul letto, con i capelli che le ricadevano sul volto pallido.
Amanda fece capolino e, dopo essersi vista intorno, entrò nella stanza, dirigendosi verso il letto. «Cosa è successo?» le chiese, con una mano appoggiata sulla coscia di Margot con fare fraterno. Era come se Amanda fosse la sua sorella maggiore, e nonostante Margot in quel momento ce l'avesse con tutti, non poteva di certo mandarla via a calci.
«La mia vita è uno schifo, Amanda.»
«No, principessa, non dica così. E' per il suo bene.»
«No!» sbottò l'altra rimettendosi seduta e guardando la sua cameriera con i suoi occhi scuri. «Perchè non ho neanche la possibilità di stare in giardino? Davvero nel mondo ci sono persone così meschine da uccidere una principessa, sebbene questa non abbia fatto loro alcun male?»
«Nel mondo c'è tanto male, cara.»
«Ma io non ho avuto modo di conoscerlo ancora, e con queste restrinzioni non potrò farlo mai.»
Ripensò alle parole del principe Harry, alla sua volontà di viaggiare, quel bisogno impellente di scoprire il mondo per comandarlo nei migliori dei modi. «Io sono soffocata da queste quattro mura, Amanda. Io ho bisogno di uscire e fare nuove conoscenze. Come posso essere in grado di governare, quando non ho mai avuto la possibilità di conoscere il mondo fuori dalle mura di questo palazzo?»
«Ne avrà la possibilità.» Amanda si mise alle spalle della ragazza e le disfece completamente lo chignon, accingendosi a farle una treccia. «Quando avrà un uomo accanto, lei dovrà viaggiare molto per conoscere le problematiche del Paese; prima di allora, il suo compito è quello di imparare a sapersi comportare adeguatamente in ogni circostanza.» Incominciò a incrociarle le ciocche dei capelli, poi le si avvicinò all'orecchio. «Ho scorto lei e il principe Harold passeggiare nel parco. E' davvero un bellissimo ragazzo.»
«Sì, ciò è innegabile.» Margot si prese la mano che Harry le aveva baciato e si accarezzò il dorso. «E ha delle ambizioni che mi hanno molto stupito.»
«Ogni buon sovrano deve averle.»
«E perchè io no? Perchè mi sento impreparata a vivere questa vita?»
Amanda le terminò la traccia e gliela fece ricadere sul davanti, risedendosi accanto alla principessa. «Lei è una ragazza, la sua vita dipende dal marito, purtroppo.»
«Io questa cosa non riesco a sopportarla, Amanda. Ho come l'impressione che la vita mi stia riservando qualcosa, devo solo capire cosa.»
«Lei è nata per essere regina.»
Margot si allisciò le pieghe della gonna sporca e guardò la sua cameriera negli occhi. «Io non voglio esserlo. Voglio solo essere normale.»
«Ma è questa la sua normalità, Margot. »
«Io sento la necessità di voler cambiare questa normalità, Amanda.» disse la principessa mettendosi in piedi e andando verso la scrivania, ma la cameriera si alzò, bloccandola per un braccio. «Non può farlo, Margot. E' nel suo destino.»
Ma Margot ormai aveva già capito tutto; c'era solo una cosa da fare, e l'avrebbe maturata con il passare dei giorni. Il suo compito, per il momento, era quello di sottostare alla mansioni riservatele, e avrebbe cercato di effettuarle al meglio.
Il giorno dopo, passò tutta la mattinata con Liam, all'interno del palazzo, nella sala delle riunioni. La finestra era aperta e arieggiava la stanza, con le tendine che svolazzavano leggere e le folate di vento che si abbattevano sulle loro pelli. Liam e Margot erano seduti sul divanetto nell'angolo, accanto al camino spento. Lei indossava un vestitino color crema che le arrivava al ginocchio, con i capelli arricciati sulla nuca. «Liam, perché non mi porti con te in città? Voglio vedere Monaco.» sussurrò, appoggiando la testa sullo schienale del divano di tessuto rosso in tinta con le pareti nascoste da lunghi drappi elogiativi della famiglia reale.
Liam si abbottonò i bottoni dei polsini e accavallò le gambe, gli stivali sporchi di terra e i capelli rasati sui quali c'era qualche filo di paglia. «Sai che mi piacereb-»
«Ma è rischioso.» terminò lei con lo sguardo basso. «Desidero uscire, Liam, con tutto il cuore»
«Se tua madre ti sentisse adesso, le verrebbe un infarto.»
«Mia madre non ha mai vissuto in un castello, e lo sai..» Era vero. La regina Evelyne era stata una donna aristocratica ai suoi tempi, e spesso era stata invitata con i suoi parenti a prender parte ad alcuni banchetti organizzati dal re. Erano così frequenti che il sovrano - allora principe Maurice - aveva incominciato a prendere in considerazione l'idea di sposare Evelyne, in quanto avrebbe anche contribuito all'instaurazione di un forte legame contrattualistico con la famiglia della ragazza, oltre che nobili, anche importanti capitani di numerose flotte francesi.
«Sì, ma ora è regina, e desidera che sua figlia segua un giusto esempio per essere preparata.»
La ragazza si piegò sul davanti e si appoggiò la testa su un braccio piegato sulla coscia, lo sguardo puntato sul tappeto persiano ai piedi del divano.
Liam sbuffò e le diede un leggero colpetto alla spalla lasciata scoperta dall'abito, e la fece girare nella sua direzione. «Non posso portarti a Monaco, ma una passeggiata mi è consentita.»
La ragazza gli sorrise con uno sguardo alquanto triste, e Liam si giurò che avrebbe fatto di tutto per renderla allegra in una prigione quale il castello era diventato. «Okay.» Ma quando entrambi si alzarono dal divano, la porta subì dei rintocchi e Esteban fece capolino subito dopo, con gli occhi vispi e sorridenti. «Altezza, dovete partecipare ad una conferenza con i vostri genitori.»
Liam abbassò le spalle, e Margot si girò verso di lui. «Mi prometti che la facciamo appena finisco?»
«Certo, Altezza.» rispose lui, facendo un inchino. Sì, tra loro non c'era alcuna formalità, ma in presenza di un terzo era tenuto a rispettarla. Quando si rialzò, abbandonò la stanza rapidamente seguendo Esteban, e la ragazza uscì subito dopo.
La conferenza si teneva in un'apposita stanza nell'ala Est del palazzo, con un grosso bancone sul fondo e davanti tutte le poltrone degli ospiti. Il re e la regina la stavano aspettando sulla soglia della porta prima di fare il loro ingresso. «Sorridi e sii cordiale, Margot.»
La ragazza prese una grossa boccata d'aria e si stampò sulla faccia un sorriso radioso. Regola numero uno, una buona reale deve essere sempre sorridente e disponibile. Quando le trombe suonarono e la porta venne aperta da due grosse guardie vestite di tutto punto, si alzò uno scroscìo di applausi continui, e qualche flash di un apprecchio fotografico che avrebbe finito con il pubblicare la foto sul giornale di Monaco. Il re e la regina presero posto sugli enormi seggi dietro il grosso bancone, mentre Margot si accomodò su una poltrona alla destra della madre, con le mani appoggiate delicatamente sul ventre. «Buongiorno.» esordì il re, quando la stanza era caduta nel silezio, in attesa delle parole dell'amato sovrano. «Oggi siamo qui riuniti per fare un annuncio importante.»
La regina Evelyne sorrise e appoggiò una mano su quella del marito, scambiandosi una leggera occhiata, mentre Margot abbandonava la sua espressione serena per lasciar spazio ad una fronte corrugata. Che annuncio? Si era persa qualcosa?
«Sua Maestà.» Una donna con un gonna scura che le arrivava al ginocchio e una leggera camicia bianca aveva detto la frase in un sussurro, poi quando il re le diede un cenno, si alzò sfoggiando tutta la sua altezza. «Ci sono parecchie voci che circolano per il popolo e tutti si stanno chiedendo il motivo di tale silenzio. E' da un po' che la famiglia reale non si espone in questo modo, per cui ciò significa che sta cambiando qualcosa che il popolo dovrebbe sapere?»
Margot spostò lo sguardo dalla donna al padre che aveva assunto un'espressione severa. «Come ben sapete, è importante che la nostra posizione sia avvantaggiata dai legami che instauriamo con gli altri Stati, grazie ai quali eviteremo di scoppiare in guerre sanguinose come in passato. In luce di ciò, sono onorato di informarvi di una cosa.» Guardò sua moglie, poi la regina si schiarì la voce.
«La principessa Margot fra qualche mese compirà diciotto anni, e siamo giunti ad una conclusione.»
Margot sgranò gli occhi, spostando lo sguardo dalla folla infervorata a scrivere le parole esatte dei sovrani, ai suoi genitori. Cosa stava succedendo? Perché non era al corrente di nulla?
«Poiché ciò gioverà sia il nostro Paese, sia l'altro Stato amico, siamo lieti di annunciare il fidanzamento ufficiale della principessa con il principe di Scozia, Harold Edward Styles.»
Tutti scoppiarono in un applauso rumoroso, ma Margot lo interruppe scattando in piedi e facendo capovolgere la poltrona dietro di lei. La madre si girò verso di lei portandosi una mano alla bocca, il sovrano la incenerì con lo sguardo. Tutto il pubblico rimase immobile, in attesa di qualche avanzamento, ma sembrò che il tempo si fosse congelato. Margot aveva le sopracciglia aggrottate e la mascella serrata; quando risuonò per tutta la sala il rumore del flash del fotografo reale, Margot scese dal piedistallo e avanzò a testa alta e a passo spedito verso l'ingresso, abbandonando il salone che rimase in silenzio per un tempo indicibile, prima che il sovrano battesse le mani e dichiarasse chiusa la conferenza.
La principessa consumava a lunghe falcate tutto il perimetro della biblioteca reale, il suo posto preferito. Passava davanti tutti gli scaffali ricolmi di libri fino al tetto, con delle poltrone poste nel centro della stanza per potersi accomodare durante la lettura. Margot fece avanti e indietro, con la rabbia e la frustrazione che le ribollivano nelle vene e le mani strette in due pugni. Quando sentì il cigolìo della porta, si rilassò un poco e si girò in quella direzione, lasciandosi andare ad un sospiro sconsolato. Liam entrò scivolando nella stanza, chiudendosi silenziosamente la porta alle spalle. Aveva la fronte sudata e alcune chiazze sulla camicia grigia, ma non appena accompagnò la porta con lievi movimenti, si girò verso Margot. «Mi hai mandato a chiamare?» disse, rimanendo a debita distanza mentre faceva una rapida riverenza. Margot strinse le labbra e si fiondò su di lui, allacciando le braccia dietro la sua schiena.
«Come hanno potuto?»
Liam appoggiò le mani sulle spalle della ragazza e l'allontanò per guardarla negli occhi. «Cosa è successo durante la conferenza?»
Margot lo guardò in viso, con le lacrime agli angoli degli occhi. Lui se ne accorse e le avvicinò un pollice. «Ehi, ehi. Una principessa non piange.»
«Liam..» La ragazza tirò su con il naso, anche se non era per niente un comportamente consono al suo essere, ma con lui era libera di dar sfogo a qualsiasi emozione. «Hanno annunciato il fidanzamento.»
Il ragazzo rimase immobile, con il pollice appoggiato sullo zigomo della ragazza, ancora vicini. «E non ti va bene.» sussurrò, accarezzadole una guancia. La ragazza strinse gli occhi e si allontanò, dandogli le spalle.
«Liam, io non voglio sposarlo. O almeno, non per ora! So che il matrimonio non è una cosa che mi riguarda, è solo uno strumento nelle mani dei sovrani attuali, ma non avevo almeno il diritto di conoscere almeno un po' quello che poi dovrebbe stare al mio fianco per tutta la vita?»
Il ragazzo rimase fermo, con le mani unite dietro lo schiena e la bocca storta, mentre ascoltava Margot che cercava di confidargli i suoi tormenti. «Sai che una principessa deve sottostare a tutto ciò, purtroppo.»
«Sì, ma persino mia madre ha avuto modo di conoscere mio padre! Io ho visto Harry solo ieri mattina, e oggi i miei che fanno? Annunciano il fidanzamento? Non posso accettarlo.»
Liam accorciò le distanze e si abbassò all'altezza degli occhi di Margot, arrossati e dalle lacrime non versate. «Harry? Allora siete in confidenza.» le disse, sorridendo.
Lei gli diede un colpo sul petto, «Non è quello il punto.»
«Margot, lo so che è dura, ma non sei neanche maggiorenne. Quindi, anche se è stato annunciato il fidanzamento, tu non puoi sposarlo prima di tre mesi.»
«Odio essere una reale. Vorrei essere come te.»
«Come me? Non credo proprio.» Rimasero entrambi fermi nel centro della sala, con lo sguardo basso. Quando Liam si accorse di una lacrima che scivolava lungo la guancia della ragazza, guardò fuori dalla finestra e notò fosse il tramonto. «Ehi.» disse ritornando con lo sguardo su di lei. Margot lo fissò, aspettando che continuasse. «Abbiamo una promessa da mantenere, Altezza.»
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