Capitolo 56 (prima parte)

«Non pensavo che la madre di Mike fosse bianca» dice Nelly, sfilandosi l'abito da sera. «Anche se forse avrei dovuto immaginarlo, lui è scuro, ma non tantissimo.»

«Suo padre lo era» le spiego.

«Poteva avere due genitori con la sua stessa carnagione. Però sembra carina, ha passato tutta la serata a guardare verso di te!»

«Sono già agitata di mio, non ti ci mettere anche tu.» Piego il mio vestito e lo rintano nello zaino. Ancora una volta, mi sto portando dietro tutti i miei oggetti "da nascondere" – i libri di Sara e il vibratore. Non potevo lasciarli a casa con il rischio che li trovassero mio padre o Noemi... o Tiziano.

Ho avvertito Mike che continuo a tenerli nello zaino, perché non vorrei che sua madre li scoprisse, ma lui mi ha rassicurata dicendomi che terrà tutto sotto controllo. A me già sembra strano dormire da lui con lei che potrebbe sbucare in camera da un momento all'altro.

Da quanto mi ha lasciato intendere è molto impicciona della sua vita, senza alcun ritegno, nonostante abbia un carattere buono e allegro.

«Almeno con la nuova famiglia di tuo padre è andata bene, quindi ti sei tolta un problema» mi ricorda Nelly. Mentre ci cambiavamo, prima dell'inizio della serata, le ho raccontato come mi sono trovata, soprattutto con il mio fratellastro.

Oggi io e lui ci siamo incrociati per pranzo, poi gli ho lasciato la camera libera per studiare e mi sono messa al pianoforte per esercitarmi con i brani per l'Oasi. Avrei voluto comporre, ma non riuscivo a mettere una nota dietro l'altra, così mi sono dedicata alla musica in maniera diversa.

Noemi ha semplicemente dato una pulita alla cucina e al salone, dopo aver lavato i piatti, e poi è uscita per andare alla libreria in cui lavora. Così ho continuato a suonare fino a quando papà non è rientrato dallo studio e per non disturbarmi si è messo nel suo studio a leggere un libro con le cuffie. Poco dopo mi sono interrotta e mi sono preparata per venire all'Oasi.

Sentivo lo sguardo curioso di Tiziano, mentre riempivo lo zaino con il vestito, i tacchi di ricambio da indossare e la mia trousse, ma non ha proferito parola, concentrandosi sui libri. Forse era curioso, ma non sapeva da che parte iniziare per chiedermi del lavoro.

Saluto Nelly, alle prese con le scarpe da ginnastica, e volo fuori dall'Oasi, fino al parcheggio in cui mi aspetta Mike. Raggiungo l'automobile e mi avvicino alla portiera dal suo lato, salutandolo con un sorriso, che ricambia. Mi aspettavo che la madre si fosse seduta accanto a lui, ma la vedo nei sedili posteriori e Mike mi indica di fare il giro e mettermi al solito posto.

«Potevo stare dietro» dico in inglese, appena sono dentro. Dovrò fare sfoggio di tutti i miei studi per non fare una pessima figura.

«Ho insistito io» precisa sua madre, sporgendosi in avanti. È una donna dall'aria particolare, non sembra voler nascondere i suoi quasi sessant'anni dietro al trucco, ma sembra vispa e allegra come una ragazzina. «Finalmente ti conosco. Suoni molto bene. E io sono Grace, piacere.»

«Grazie e, be', piacere» sussurro, stringendole la mano, mentre Mike parte.

«Tutto bene?» mi chiede lui, passando all'italiano. «Con tuo padre e gli altri.»

«Sì, sì. È stata una giornata tranquilla.»

«Ti chiedo scusa, per lei. Dirà una marea di cose inopportune» mi ripete ancora.

Poso una mano sulla sua, sul cambio. «Stai tranquillo.»

«Non è gentile escludermi dalla conversazione!» esclama Grace.

«Mi scusi» le dico, in inglese. Non l'avrò indispettita? Neanche mi conosce e già mi detesta per così poco?

«Ma no, cara, tu sei un angelo. Parlo con mio figlio!»

«Forse ci sono cose che non devi sentire» borbotta lui.

«Potete dirvi più tardi le vostre...» E utilizza una parola che non conosco ma che fa scuotere la testa a Mike.

«Le nostre cosa?» chiedo in inglese, con un brutto presentimento.

«Intendeva cose volgari» spiega lui, a bassa voce. «Non stavamo parlando di quello!»

«Ah, no? E di cosa?» indaga lei.

Mike trae un profondo sospiro, senza risponderle. Se non lo fa, penserà davvero che ci stessimo facendo gli affari nostri in modo maleducato davanti a Grace.

«Parlavamo della mia giornata» intervengo. «Stamattina ho scritto qualche riga, poi ho pranzato con il mio fratellastro e sua madre, poi mi sono esercitata al piano e sono andata al lavoro.»

«Non potevate dirlo in modo che capissi anche io?»

La guardo dallo specchietto retrovisore, ma capisco che non sta parlando con me, bensì con suo figlio, che sta ignorando il rimprovero continuando a guidare.

«Sei stanca?» mi chiede Mike, in inglese.

«Sì. Vorrei solo mettermi a letto e dormire.»

«Ci sono altri modi per riposarsi...»

«Mamma!»

«Che c'è? Siete entrambi adulti, no?»

Trattengo una risata. Il modo in cui è stata spontanea mi diverte – o forse sono così distrutta da non avere reazioni normali.

«Quello che facciamo non sono affari tuoi.» Il suo tono si sforza per essere gentile e accomodante, eppure capisco che non dev'essere la prima volta che le fa questo discorso. Sembra che abbia tentato di istruirla su come comportarsi con me, ma che lei stia facendo di testa sua.

«Non c'è problema, davvero» sussurro, in italiano.

«Non deve metterti in imbarazzo» dice in inglese, così che capisca anche la madre. «Sei tu, non voglio che...»

«Non litigarci per colpa mia, non ha detto niente di grave.»

Sospira ancora, ma capisco che non è convinto, tanto che parla a malapena per tutto il tragitto, mentre io cerco di fare conversazione con Grace chiedendole se ha fatto un buon viaggio fin qui, se le piace l'Italia... Per fortuna ha una bella parlantina e devo intervenire solo di tanto in tanto. Ho sonno, vorrei solo cambiarmi e infilarmi sotto le coperte, magari tra le braccia di Mike.

«Allora, vuoi alzarti o no? Hai promesso della cioccolata alla tua ragazza!»

Una luce accecante mi colpisce il viso ancora prima che apra gli occhi. Non serve un indovino per capire che mia madre è piombata in camera e ha tirato su la tapparella in un colpo solo. Doveva proprio?

Mi scruta severa, mentre realizzo di avere indosso solo le mutande – da quando Lavinia ha iniziato a dormire qui con regolarità, non metto nulla per la notte.

«Ma tu non hai di meglio da fare?» Non mi importa essere scorbutico, ha iniziato lei. Prima con quella storia del ballare, poi con le allusioni tra me e Lavinia, ora piomba qui per dirmi che...

Cazzo, la cioccolata!

«Non doveva, Grace, avrei aspettato.» Lavinia è sulla soglia della camera e mi guarda intristita.

Mi decido a uscire da sotto le coperte, senza neanche preoccuparmi che mia madre mi veda in questo stato – con tutto il mio alzabandiera mattutino.

«Che avete combinato stanotte? Ti vedo bello arzillo!»

«Mamma!» la sgrido. «Puoi andare a fare colazione?»

Lei, in risposta, se ne va battendo un leggero colpo sulla spalla di Lavinia quando le passa accanto, come a dirle che sono un disgraziato e che è una santa a sopportarmi.

«Mi dispiace.» Lavinia entra in camera e richiude la porta, mentre io recupero un paio di pantaloni della tuta e una maglietta. «Mi ha chiesto perché non prendevo nulla e perché ti stessi aspettando... Non credevo che ti avrebbe svegliato. Scusami, Mike.»

«Non devi scusarti, non sei tu quella sopra le righe. La lontananza con lei aiuta, ma quando è qui... per me diventa difficile. Da lontano non è così invadente.»

«Ti vede come se fossi ancora un bambino. Mi ha raccontato di quando eri piccolo e ti eri messo in testa di giocare a basket con i tuoi fratelli che erano più grossi di te.»

«Sono il più piccolo, sia d'età che di corporatura. Mi vedono tutti quanti come quello in difficoltà o quello da mettere in difficoltà» commento con amarezza. Mi siedo sul bordo del letto e cerco le ciabatte, mentre Lavinia prende posto al mio fianco.

«Però è simpatica. Forse è un po' troppo esuberante... Ma l'altro ieri Noemi è stata come lei, quindi forse mi ha preparata.» Accenna un sorriso e mi accarezza la schiena, mentre recupero le ciabatte e le indosso.

«Non doveva insinuare che avessimo fatto qualcosa stanotte.» Appena abbiamo messo piede in camera ci siamo infilati a letto e ci siamo addormentati.

«Non fa niente.»

«Invece sì. Cioè, per te... Non volevo che ti mettesse a disagio.»

«Mike, tutto mi mette a disagio. Persino il mio fratellastro che mi chiede di giocare alla Play, perché sono un'incapace anche in quello. Tua madre non è nulla in confronto a ciò che provo costantemente.»

Mi alzo in piedi e la prendo per mano, invitandola ad alzarsi da letto. Lo fa, così la attiro a me per abbracciarla. Ricambia la mia stretta con dolcezza, la sento respirare piano e mi fa desiderare di tornare a letto, ma stavolta per non dormire. «Pensavo che il disagio fosse passato.»

«Solo per le cose che non sono più nuove. Ma in pochi giorni ho di nuovo rivoluzionato la mia vita e io... Vorrei che stavolta fosse definitivo. Basta cambiamenti, non li sopporto più.»

«A proposito di cambiamenti.» Sciolgo l'abbraccio e la precedo fuori, ma stringo la sua mano. «Ti ricordi che hai accettato di venire a cena con me?»

Si ferma nel corridoio, tanto che devo fermarmi anch'io per non lasciar scivolare le sue dita dalle mie. Mi guarda con l'aria imbarazzata di quando si sta pentendo di una decisione già presa.

«Per il mio compleanno» dico. «Vorrei festeggiarlo in modo normale, con te.»

«Ecco, vedi... Dopo la partita di sabato, contro Milano...»

«So della festa a sorpresa che sta organizzando Teo» la rassicuro. «Me l'ha detto lui. Ma domenica... Durante la giornata sto con Liam, ma se la sera usciamo, noi due... Posso lasciarlo con mia madre e festeggiare con te. Teo mi ha già detto che ci sarà sabato, insieme a te e alla squadra, quindi non sottrarresti tempo a lui.»

«Ad Audrey sta bene?»

«Ha detto che se la vede lui. Cioccolatino, domenica vuoi cenare fuori con me?»

Glielo chiedo con calma, scandendo ogni parola, come se invece di invitarla a cena le stessi chiedendo la mano. Lavinia sembra altrettanto imbarazzata, ma accetta. Eppure, mi accorgo che appena arriviamo in cucina è intenta a scrivere un messaggio in fretta. Sono sicuro che sta chiedendo aiuto a Nelly per non andare nel panico – se ho capito bene il loro rapporto.

Preparo la cioccolata in un pentolino e dal frigorifero tiro fuori la panna, che poso sul tavolo, accanto alle tazze per noi due. Mia madre si sta spalmando la Nutella in un cornetto e mi studia con particolare attenzione.

Verso la bevanda calda, sotto lo sguardo luminoso di Lavinia, seduta al tavolo e concentratissima a seguire ogni mio movimento. Mi siedo al suo fianco e le stampo un bacio sulla tempia, con dolcezza.

«Vuoi dei biscotti da intingere?» le chiedo.

«Oh, no, va bene così.» Mi sorride, delicata.

Spruzzo la panna sulla tazza e faccio lo stesso con la mia. Riceve un messaggio, vedo solo che si tratta di Elena, ma mi costringo a non leggerlo costringendomi a fissare la mia cioccolata calda, in cui mischio la panna. Sono contento che siano amiche, che parlino e che, se Lavinia le scrive, lei le risponde subito. Aveva ragione quando mi ha detto che avevano un buon rapporto a prescindere da me e, a ripensarci ora, sono ancora più convinto di aver preso un'ottima decisione quando ho chiesto a lei e Pala per avvicinarla alla squadra.

Allo stesso modo, mi rincuora sapere che Lavinia è andata da loro per avere consigli e rassicurazioni, e che non si sia fatta alcun problema a domandare loro di ospitarla per una notte. È a disagio con tutto, come non manca mai né di ripetermi né di farmi capire, ma con loro è tranquilla.

«Hai l'allenamento?» sussurra. «Devo vedermi con le ragazze e non vorrei che...»

«Devo accompagnarti da qualche parte?» la anticipo. Non c'è alcun problema, non deve stare sempre insieme a me. Sì, ho l'allenamento, ma questo non deve essere l'unico motivo per cui non è in mia compagnia.

«No, mi passa a prendere Elena.»

«Allora non c'è problema. Fammi sapere se...»

«Questa sera ceniamo insieme?» ci interrompe mamma.

«No» le rispondo pronto. «Oggi è martedì e devo tenere Liam.»

«Appunto, tutti insieme!»

Lavinia arrossisce e si nasconde dietro alla tazza. È in difficoltà, perché tirare fuori la lontananza tra lei e mio figlio è un problema, sia per me che per lei.

«No, non possiamo. Audrey non vuole che loro si incontrino.»

«Ci parlerò io.»

Non può farlo, Audrey me lo rinfaccerebbe a vita e mi renderebbe le cose ancor più complesse di quanto siano già. Non posso permettermi altre sere che devo sottrarre all'uno o all'altra – mi è già bastato che abbia voluto farmi pesare il finesettimana fuori con Lavinia, dopo cui è accaduto di tutto.

«No, non ci parli tu! È una situazione che riguarda me e me la gestisco da solo!» sbotto.

«Ma ti costringe a dover scegliere tra Lavinia e Liam!»

«Non mi costringe nessuno, noi non dobbiamo stare tutto il tempo insieme.»

«Che razza di relazione è? Paul e Crystal fanno tutto insieme...»

«Non sono Paul.»

«Per favore...» sussurra Lavinia, in italiano. «Lasciate stare.»

«Io non ci vedo niente di strano» continua mamma, senza rendersi conto che la mia ragazza è impallidita. «Che problema ci sarebb...»

«Non importa quello che ci vedi tu. Non metterti in mezzo, per favore.»

«Scusatemi.» Lavinia si alza e sparisce fuori dalla stanza a passi veloci, lasciandoci da soli.

Inspiro ed espiro con calma, cercando di farmi passare il fastidio, ma non è così semplice con mia madre che si mette in mezzo.

«Per noi è difficile» provo a spiegarle. «La situazione si è complicata e con Audrey ho un rapporto teso. Tutto ciò che vorrei è passare del tempo piacevole con la ragazza che amo e con mio figlio, tanto più che si avvicina il mio compleanno. So che non lo fai con cattiveria, che per te è tutto normale, ma non siamo fatti tutti così. Lavinia non è fatta così, a lei serve tempo per abituarsi alle novità. Ultimamente ne ha avute troppe, è tanto da gestire. Non metterle altro carico emotivo addosso.»

Mi ha ascoltato in silenzio, senza interrompermi, così non mi sento nemmeno in colpa ad andarmene dalla cucina e camminare spedito verso la camera.

Lavinia è già pronta per uscire, se non fosse per le labbra ancora macchiate di cioccolato. Tiene lo sguardo verso il basso, con la bocca contratta come se stesse sul punto di piangere.

«Che succede?» le chiedo, sedendomi sul letto accanto al suo zaino. Ho capito che qualcosa non va. «Ti ha messa in imbarazzo?»

«No, cioè... non proprio. Non sopporto quando le persone alzano la voce, tutto qui. È un mio problema, così se dovete discutere preferisco non esserci e non sentirvi. Non riesco a spiegarlo, è una mia cosa.»

«Mi dispiace, ma fa sempre così e non volevo che...»

Accenna un sorriso, guardandomi. «Tranquillo, Mike. È tua madre, non devi tirarti indietro dal discutere con lei per colpa mia. Comportati come ti senti. Questo è un mio problema. Per questo non sopportavo quando mia madre mi urlava contro. Mi faceva sentire in colpa anche quando non lo ero. Ora so che non è colpa mia, quindi mi allontano per non ascoltare e per non stare male.»

«Non voglio farti stare male.»

«Non sei tu, amore, sono io. Se parli con tua madre, non c'entro io. Cioè, magari c'entro per quello che dici... Ma non sei arrabbiato con me, e a me basta questo.»

La stringo in un abbraccio e Lavinia si lascia stringere, sedendosi sulle mie gambe. Come faccia a essere tanto matura e tanto adulta per me rimane un mistero. Forse è vero che è dovuta crescere in fretta e che si è trascinata dietro alcuni problemi che i suoi genitori non l'hanno aiutata a risolvere. Li affronta a modo suo, non è detto che sia la soluzione giusta, ma... Ma lo fa.

«Cercherò di non alzare la voce, se ci sei anche tu. Se hai un problema e posso venirti incontro, devi dirmelo. Posso litigare con mia madre quando non ci sei, va bene?» Le sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e mi perdo nei suoi occhi, due pozzi scuri come le notti che trascorriamo insieme.

«Tu fai già tanto per me, non posso pretendere che...»

La interrompo posando l'indice sulle sue labbra. «Non lo pretendi, ma voglio farlo. Se non lo facessi, significherebbe che non ti amo davvero.»

Arrossisce, ma non dice nulla perché il cellulare sul letto ha vibrato. Immagino che Elena sia arrivata.

«Almeno sciacquati il viso» le dico, scherzoso, e la bacio per gustarmi il suo sapore reso ancora più intenso dalla cioccolata che ancora le stava sporcando la bocca.

«Pensavo di avere ancora qualche minuto» sussurra, prima di riprendere a baciarmi.

Quanto vorrei che non ci fosse mia madre per trascorrere l'intera mattinata con Lavinia...

Spazio autrice
Vi chiedo scusa per i mancati aggiornamenti di questo periodo, ma ho deciso di farmi perdonare con un paio di aggiornamenti veloci per non "perdere" la settimana, quindi la seconda parte arriva domani <3

Quindi, che vi è parso della madre di Mike? Per nulla imbarazzante, no? XD

Se volete sostenere me e le mie storie, vi chiedo di leggere "Amore all'Overtime" nella sua nuova veste (che lo facciate con Kindle Unlimited o comprando una copia per me è uguale) e di lasciare una recensione sincera, perché ho scoperto che Amazon spinge le storie che hanno un bel po' di recensioni... E sono ancora lontana da quel numero :( Mi fareste un favore enorme <3

Baci a tutti e buon finesettimana,
Snowtulip.

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