Capitolo 50 (prima parte)

"Cos'è questa storia?"

Il messaggio di mia madre campeggia sullo schermo del cellulare. Sapevo che prima o poi gliene avrei dovuto parlare, ma speravo più in là. Non quando io e Lavinia stiamo attraversando una fase delicata del nostro rapporto, che è stato sbandierato ai quattro venti come se fosse una relazione perversa.

Sono stato tranquillo il più possibile finché sono stato con gli altri, prima a pranzo con Sara e il Fabbro, poi all'allenamento. Ma che Audrey avesse un altro mi ha turbato.

Avevo intuito che anche lei avesse voltato pagina, ma sapere che anche loro ne fossero a conoscenza – e che sembrino più informati di me – non mi fa stare sereno. Da quanto va avanti? Mi ha tradito? Oppure si è trovata qualcuno quando ormai era chiaro che tra noi fosse finita? Per questo è tornata a Villafiore e non per far stare vicini me e Liam?

Una parte di me vuole conoscere per filo e per segno cosa è accaduto, un'altra vorrebbe infischiarsene e vivere con serenità. Audrey non fa più parte della mia vita, di quella più intima. Con lei è tutto ridotto all'essenziale e riguarda solo nostro figlio.

Lui è seduto sul divano davanti alla televisione e sta guardando, per l'ennesima volta, il suo preferito film animato di Spiderman. Quanto vorrei avere la possibilità di portarlo con me all'Oasi e di fargli sentire la musica di Lavinia.

«Devo chiederti una cosa» gli dico.

«Che cosa?»

«Mamma, ecco... ti ha fatto conoscere qualcuno?»

«No, nessuno. Neanche lei vuole farmi sapere chi è il suo nuovo fidanzato. Non so nemmeno se è simpatico.»

«Posso lasciarti qui da solo? Devo fare una telefonata.»

«Telefoni alla tua fidanzata?»

Trattengo un sorriso. Lui non sa che io so delle loro lettere.

«Devo chiamare tua nonna. Vuoi che te la passi?»

«Tanto te lo dirà lei.»

Lo lascio intento a seguire le avventure di Miles Morales e vado a rintanarmi in camera.

"Mamma, posso chiamarti?"

Collego le cuffie al cellulare e, appena mi dice di sì, faccio partire la videochiamata. Lei preferisce vedermi, non le piace ascoltare solo la mia voce. Un conto sono i messaggi, che ci scambiamo in fretta, un altro è avere tempo da dedicarci.

Non mi aspettavo di vederla contrariata. Stanca e trasandata sì, è normale perché siamo in mezzo alla settimana e se non ha impegni non cura il suo aspetto. Di certo non lo cura per me. I capelli biondi sono raccolti in una crocchia improvvisata, il sopracciglio destro è spaventosamente alto – sembra Colucci quando mi rimprovera per una pessima partita. Indossa uno dei suoi maglioni di lana fatti a mano e al dito indossa ancora la fede, nonostante papà non ci sia più da diversi anni. La sua pelle è chiara, il motivo per cui non sono scurissimo – così come nemmeno Dylan e Paul – deriva dalla sua etnia. Dylan ha anche ereditato i suoi occhi azzurrini.

Mi scruta torva, come se fossi un bambino che si è ficcato nei pasticci.

«Di che vuoi parlare?» le chiedo, con il tono più calmo che ho.

«Perché me l'hai nascosto? È una ragazzina, credevi che avrei disapprovato?»

Mi stropiccio gli occhi. «Non te l'ho nascosto, io... stiamo insieme da poco.»

«Ma perché devo venire a sapere le cose dai giornali italiani?»

«Perché hanno violato la nostra privacy. Te l'avrei detto con calma, questo periodo è molto pieno per me. Lavinia, le partite, tenere Liam a giorni alterni, le altre partite, le trasferte... quando avrei trovato il tempo? È una cosa importante, non posso parlarne per messaggio, no?»

«Ora lo stai trovando, il tempo.» Sistema l'inquadratura dal cellulare, così vedo che è seduta al tavolo della cucina, coperto da una tovaglia plasticosa e sporca di farina, come se avesse appena finito di impastare un dolce che cuore in forno mentre parliamo.

«Ho lasciato Liam a vedere un film. E di solito il lunedì sto con Lavinia.»

«Lavinia» ripete, meditabonda. «Ha un bel nome. E ho visto dalle foto che è carina. Oltre che troppo giovane per te.»

«Non è troppo giovane» replico, stizzito. «Ha diciannove anni, ad aprile saranno venti. Per favore, non fare come Audrey, che spara sentenze senza neanche conoscerla.»

«Quindi potrò conoscerla quando verrò lì?»

Viene sempre in Italia per il mio compleanno, l'aveva fatto quando giocavo a Brindisi e lo fa anche ora a Villafiore. Sarà complicato gestire la presenza di mia madre con il desiderio irrefrenabile di stare con Lavinia.

«Certo che potrai.»

«E lei com'è?»

«Fantastica.» Mi imbarazza parlarne con lei, ma ricordo che per Audrey ha fatto lo stesso discorso. Ha voluto saperne di più prima di incontrarla, in modo da essere preparata. «Ecco, è dolce, sensibile... ha tanta empatia. È anche responsabile, sta lavorando per pagarsi da sola gli studi di musica.»

«Non ti ha chiesto di pagarglieli?»

«Si imbarazza anche se le pago il caffè» scherzo.

«Quindi non vuole stare con te per altri motivi?»

«No» nego, con sicurezza. Non potrei spiegarle senza sembrare un cretino che Lavinia è stata prima una mia tifosa, e che in un secondo tempo si è innamorata di me. È surreale dover parlare a mia madre di aver iniziato una relazione con una tifosa che conoscevo a malapena.

Ora non riesco a immaginare la mia vita senza di lei.

«Quindi, questa ragazza cosa fa?»

«Suona in un locale.»

«Ma non deve studiare musica?»

Quanto è strano parlarle di Lavinia. «Sì, ma ha già frequentato alcune scuole. Vorrebbe fare una specie di università della musica.»

Riflette sulle mie parole, pensierosa. «E che strumento suona?»

«Pianoforte.»

Si illumina, come se avessi pronunciato la parola giusta. «Ed è brava?»

Annuisco inorgoglito, sorridendo come un idiota. «Tra un paio di mesi pubblica il suo primo brano.»

«Addirittura? Ma è così giovane!»

«Mamma, è brava. Tanto brava. Quando suona... mi sembra di essere in un altro mondo. Riesce a essere coinvolgente e poetica, non so spiegarlo. Devi sentirla per capirlo.»

«Oh, bene, quindi immagino che mi porterai a sentirla.»

«Metti in valigia un abito da sera» le dico. Sarà assurdo essere all'Oasi per sentire Lavinia insieme a lei. Ma è pur sempre vero che io ho già incontrato sua madre e che conosco suo padre.

«Da sera? Dove suona?» esclama. «Da quando frequenti i posti di lusso?»

«Lo faccio solo per lei» ammetto. Possiedo dei completi di alta moda, ma non sono mai stato il tipo più elegante del mondo. A volte mi piace vestirmi bene, cioè, meglio del solito, senza che diventi la normalità. Ho altri compagni di squadra più fissati da questo punto di vista, come Niko o Jemmy, che sembrano sempre appena usciti da una sfilata e che prendono in giro Pala perché sembra sempre che abbia preso delle felpe a caso dall'armadio.

«Non diventare un'altra persona per colpa di una ragazza» mi ammonisce. «Lei può andarsene da un momento all'altro, tu invece rimarrai sempre con te stesso.»

«Lei non se ne andrà» dico, sicuro. Mi vuole troppo bene, siamo legati in maniera indissolubile. «E mi sono già ridotto uno schifo per colpa di Audrey, questo non conta?»

«Per colpa di Audrey? Perché non mi racconti le cose?»

«Perché sei mia madre, non una mia amica.»

Sembra prenderla sul personale, perché sbuffa. Eppure rimane composta e non esagera nel tenere su il muso.

«Mamma, senti...» Abbasso lo sguardo, non so nemmeno dirle una cosa tanto delicata come questa. «Lo scorso anno sono stato male. Male sul serio. Audrey non mi ha aiutato in alcun modo, anzi, il fatto che fosse scostante con me ha solo peggiorato la situazione. L'unica persona che riusciva a farmi stare bene era Liam e quando ci siamo separati l'ha portato a New York. Io riesco a ritrovare un senso di pace con me stesso solo quando sono con lui o con Lavinia. Mi fanno stare bene, anche se in modi diversi.»

«Sei stato male? Che malattia ti sei preso?»

Sospiro, fissando la coperta scura. «Depressione. Per questo non te l'ho detto, è stato difficile iniziare a chiamarla per ciò che è. Lavinia lo sa, è stata molto comprensiva quando gliel'ho spiegato, mentre Audrey... lei nemmeno se ne era accorta. O, se anche se ne fosse resa conto, non ha fatto nulla per me, neanche mostrarmi un briciolo di vicinanza.»

Deglutisco, turbato dal mio stesso racconto. Mamma mi fissa a occhi sbarrati e mascella spalancata, incredula. Il laccio che le teneva legati i capelli cade sul pavimento, liberando la chioma bionda, ma non si china a recuperarlo, rimane immobile e concentrata su di me.

«E perché non me l'hai detto? Credevi che non avrei potuto fare niente?»

«Non volevo sentire nessuno, figurati parlarne. Credo che i ragazzi se ne siano accorti, ma fino a poco fa non avevo il coraggio di dirlo apertamente.»

«Mike, amore mio. Non sei mai solo se hai bisogno di una mano.» Mi guarda con tenerezza, come se fossi ancora reduce da quel brutto episodio con Dylan, Paul e i ragni.

«Lo so. L'ho scoperto tardi, ma ora lo so.»

Spazio autrice
Piccolo spaccato sulla vita familiare di Mike. Come immaginavate sua madre? E aspettate di vederla dal vivo!

Mike parla pochissimo della sua famiglia, ma ci sono piccoli dettagli che qua e là affiorano. Con i fratelli ha un legame complicato, con la madre... be', hanno i loro alti e bassi (come è normale).

E c'è sempre Liam che è un tesorino ogni volta in cui appare <3

Vi anticipo che ho pubblicato una nuova storia (anche se con quella gli aggiornamenti non saranno regolari). Sappiate che ha a che fare con Sara e con il suo "Secret Desire" ;)

Già che ci siamo, vi auguro un meraviglioso 2025 a tutti voi <3

Baci a tutti,
Snowtulip.


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