Capitolo 46 (seconda parte)

Rientriamo in camera, dopo aver cenato nella sala da pranzo della spa.

Lavinia è stata in imbarazzo, nonostante abbia accettato la mia proposta di uscire allo scoperto. Abbiamo attirato qualche sguardo, perché forse dall'esterno sembriamo male assortiti: io grande e grosso, con la pelle di un colore non abbastanza scuro per essere nero ma non abbastanza chiaro per essere bianco, e lei delicata e sottile, come un ramoscello. Si vede che abbiamo una differenza di età, che non sono giovane quanto lei, anche se non sono così vecchio da suscitare scalpore. Che lei sembra fatta di porcellana e potrebbe rompersi da un momento all'altro se non faccio attenzione e la stringo troppo forte.

Ma è ciò che faccio quando siamo di nuovo da soli, perché tutto ciò che desidero è la sua compagnia, i suoi baci, le sue dita che mi tastano con desiderio, immergermi nella sua cioccolata alla vaniglia e sentire che non esiste niente fuori da questa stanza.

Non credevo che nel giro di ventiquattro ore si sarebbe decisa a succhiarmelo e a farmi un pompino completo, e quando l'ha fatto... Se esiste un posto più in là del Paradiso, è ciò che ho raggiunto grazie a lei.

L'ha fatto con ardore e con sentimento e ho capito che l'ha fatto per restituirmi tutto ciò che le do io. Tutto l'amore che i miei gesti le trasmettono, tutta la passione che con Lavinia riesco a sfogare meglio di quanto abbia mai fatto con qualsiasi altra donna della mia vita. Nemmeno Audrey mi piaceva quanto lei. Perché fuori dalle lenzuola Audrey aveva dei difetti con cui dovevo scendere a compromessi, mentre i difetti di Lavinia sono dettati dalla sua insicurezza cronica. Vorrei fargliela sparire, renderla più sicura di sé, di quanto vale, della sua bellezza... Sarebbe ancora più splendida.

La amerei ancora di più.

Ma io... posso amarla di più?

È ciò che mi chiedo facendo volare i suoi indumenti per la stanza, mentre faccio aderire la sua schiena al letto e mi struscio su di lei, respirando le gocce di profumo dal suo collo.

«Che ne diresti di provare qualche posizione?» mi suggerisce, in un soffio. «Una di quelle che abbiamo letto?»

«Ecco, non lo so, tu te la sentiresti? Quale vorresti provare?»

«Decidi tu. Vuoi vedere se quelle di Secret Desire sono verosimili?»

Vuole che le prenda il culo?

«Non sei pronta.»

«Ne sei sicuro? Siamo qui, lontani da casa, stiamo così bene come non lo siamo mai stati... io stessa non sono sicura che una volta che saremo tornati avrò il coraggio di proportelo, quindi perché non farlo? Solo una volta, non dovremo ripeterlo.»

La sua voce è sensuale, dolcissima come se fosse ricoperta di Nutella e mi lascio convincere «Decido io? È questo che vuoi?»

Si alza dal letto per spegnere tutte le luci, poi torna in camera e accende quella di una lampada di sale. «Sì, è quello che voglio. Voglio provare, per una sola volta. So già che ti fermerai se non dovesse piacermi.»

Mi fermo a guardarla nella sua quasi nudità. Ha indosso solo il reggiseno e le mutandine, sembra minuscola eppure così determinata che non posso dirle di no. Eppure, ciò che vorrei davvero provare tra tutte quelle posizioni sono certo che non le piacerà. «Amore, non voglio che...»

«Mike, sta' zitto. Questo è sempre il mio regalo e decido io, no? So cosa vorresti. Una volta che saremo tornati a Villafiore, sarà tutto come prima.» Non risale sul letto. «Qui, però, mi sembra surreale e mentalmente accetto di più l'idea di certe cose. Vieni e fallo.»

Cerco di non ridere, senza successo, perché le sue parole e il tono perentorio sono buffi.

«Che ho detto?»

«Vieni e fallo. Non volevi essere volgare, ma mi hai fatto ridere.»

Si distende. «Dai, cioccolatino, vieni qui, su.»

Scendo dal letto e mi piazzo alle sue spalle. Le lascio una scia di baci sul collo e le sgancio il reggiseno. È bello toccare la sua pelle nuda e liscia. Percorro con un dito la sua colonna vertebrale dall'alto verso il basso, suscitando in lei una scarica di brividi. Le accarezzo i fianchi, serrando la presa, e continuo a baciarle il collo.

Lavinia sospira e reclina la testa all'indietro. «Stai andando piano.»

«Non voglio andare veloce. Altrimenti dura troppo poco.»

«Possiamo ricominciare appena finiamo» sussurra, piantando quegli occhioni scuri nei miei. Sono lucidi, ma stavolta non è per l'emozione forte, ma per la voglia irrefrenabile che ha di me. Le pupille sono dilatate, come se il sesso stesse diventando la sua dipendenza, quella di cui non può fare a meno per sentirsi libera e sé stessa.

Si struscia su di me, accendendomi ancora di più. Le mutande contengono malissimo l'erezione che punta sul suo fondoschiena minuscolo. Se entrassi da quella fessura, rischierei di romperla.

Non voglio farle male, è già successo per la sua prima volta.

Mi concentro su di lei, sulla sua mano che mi accarezza la nuca mentre insisto nel baciarle il collo e la clavicola. Le stringo un seno, stimolandola sul capezzolo con il pollice. Come fai a essere così bella...

«Mike, sul serio» sussurra. «Voglio provare.»

«No, Lavinia, non lo farò. Non voglio farlo senza poterti guardare negli occhi.»

Si volta con una veloce piroetta e mi porta le braccia al collo per avvicinare le mie labbra alle sue. Mi tasta la schiena saggiando i miei muscoli, ma ci mette troppo impeto e finisco sopra di lei sul letto.

Sono un uomo di più di cento chili di muscoli e sono finito sopra alla mia esile ragazza.

Ma lei sorride. «Va bene, cioccolatino, non farlo.»

La bacio allungando un braccio verso il comodino, su cui abbiamo lasciato i preservativi. Mi tolgo anche le mutande e lo indosso, mentre Lavinia si libera delle sue.

Mi guarda, ora tornata seria. «Cos'è che ti frena? Capisco che ti stai controllando, che avresti voluto... quello. Perché non lo fai?»

«Tu. Tu mi freni» le rispondo, sincero. «Non voglio farti male, non ho nulla per agevolare l'ingresso lì. Sei piccola, intendo fisicamente, quindi potrei farti male. Sei troppo delicata perché lo faccia senza conseguenze. Capisco il tuo bisogno di voler provare, ma non ora. Hai già fatto tanto da quando siamo qui. Tra le due, preferisco di gran lunga la tua bocca al tuo sedere.»

«Allora facciamo un'altra cosa.» Mi toglie il preservativo, poggiandolo sul letto accanto a noi. «Questo lo usiamo dopo. La scena che abbiamo letto ieri... La ricordi?»

Annuisco. Abbiamo iniziato la lettura dell'ultimo libro di Little Baby, ancora più erotico, se possibile, del precedente, ma più delicato, più dolce. Persino quando sono rappresentate le scene di sesso.

Lavinia mi fa sdraiare e si sistema su di me, con le gambe attorno alla mia testa e il viso chino sul mio pene, che inizia subito a succhiare con decisione. Per essere le sue primissime volte, sembra già un'esperta. Mi beo delle sue labbra, sono magnifiche ogni volta che baciano qualsiasi parte di me. Sentirle muoversi, sentire la loro stretta su di me, mescolata alla lingua con cui mi stuzzica di continuo, mi fa impazzire.

Mi sporgo verso l'alto, per ricambiare il favore nella sua intimità, che ora mi sta offrendo bene alla vista, con le sue pieghe e la sua umidità. Attiro il suo sedere verso di me, in modo da affondare bene la lingua, per quanto il ritrovarmi al contrario mi fa perdere l'orientamento. Lei in questo è facilitata, mentre io devo ricostruire la strada verso il piacere.

Non so per quanto tempo rimaniamo così, so solo che è una delle migliori sensazioni che abbia mai provato. Forse è il miglior sesso di tutta la mia vita.

Arriva dopo averne parlato, dopo esserci stuzzicati a vicenda, dopo che lei ha chiarito di volerlo fare per me. Arriva dopo ventiquattro ore trascorse insieme, che non mi sembrano bastare per tutta l'esistenza. Come farei a stare senza Lavinia? Come posso allontanarmi dalla sua dolcezza al cioccolato? Come può lei smettere di infondermi tutto il suo ardore con un semplice movimento della bocca? Come è possibile respirare, se non c'è il suo odore? Come è possibile vivere, se non con lei?

Lecco il suo orgasmo, raccolgo tutta la sua femminilità e me ne rendo felice, perché anche io sono sgorgato con copiosità tra le sue labbra.

Lavinia si alza dal mio pene, ma le trattengo i fianchi perché non possa allontanarsi dalla mia bocca. Voglio che arrivi a essere felice, che si distacchi dal mondo, che perda cognizione di sé.

Geme sempre di più, come se stesse per venire di nuovo e io mi sento rigenerato al pensiero di poterle donare tanto piacere. Voglio che venga di nuovo, voglio che arrivi a gridare per me.

Come ha fatto appena si è liberata della sua verginità e ha scoperto quanto sia bello essere nuda tra le mie braccia.

Prova a scostarsi, ma la tengo ferma. Geme, esausta, dopo aver di nuovo toccato l'apice. «M-mike... non... oh, mio Dio... Non ce la faccio più...»

Oh, no, cioccolatino, ce la fai ancora.

Continuo a darmi da fare, perché Lavinia non ha capito che non sono io a meritare il massimo nel sesso, ma lo è lei. Lei che mi annebbia le capacità cognitive, lei che è una piccola meraviglia in cui perdersi e vagare per ore, giorni, mesi... Lei che è capace di creare qualcosa di splendido quanto sé stessa, con quei tasti di pianoforte è una fata. Passerei la vita a sentirla suonare, trascorrerei tutte le mie serate al suo locale solo per ascoltarla e cercare nel suo tocco la sensazione che mi dà quando siamo da soli in camera da letto.

Altro che tre orgasmi di fila, merita di godere per tutta la vita. È irrequieta, sempre in ansia per ciò che accade, ha bisogno di stare così, di sentirsi in pace per ciò che io sono in grado di regalarle.

«Mike... Almeno... fammi girare...»

Stringo le mani sui suoi fianchi, facendone scorrere una sul suo sedere quando si volta a guardarmi. Ha un'espressione che non le ho mai visto, rilassata, felice, in pace.

Avvicino la sua intimità al mio viso e bevo assetato ogni stilla di lei, che inizia a dimenarsi su di me come se ne volesse ancora. Ha capito che non la lascerò andare finché non sarà sfinita.

Emette un gemito strozzato, ha le gambe così molli che mi ricade addosso, finendo con lo stendersi sul mio petto.

«Ora non ce la fai davvero più» sorrido. Mi siedo e allo stesso tempo la faccio sdraiare accanto a me. Guido i suoi movimenti con cura, perché stavolta ho la sensazione che potrei romperla se non sono attento.

«Che ti è preso?» mi chiede, con un sorriso beato.

«Il tuo compleanno è ad aprile, giusto?» le chiedo invece. «Per aprile mi farò venire in mente qualcosa di meglio. Sei splendida, cioccolatino.»

Spazio autrice
Scusatemi di nuovo per il ritardo, ma ecco la seconda parte del capitolo!

Con il prossimo ci saranno alcune "piccole" cose... che vi faranno detestare ancor di più alcuni personaggi e vi faranno sorgere dei dubbi su altri. Pronti?

Baci a tutti e buona domenica,
Snowtulip.

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