Capitolo 46 (prima parte)
Giro il viso, sdraiato a pancia in giù sul lettino. Un massaggiatore si sta occupando della mia schiena, spalmata di un olio profumato. Lavinia è accanto a me, con le braccia allungate verso il basso per rispondere a un messaggio sul telefono.
«Che succede?» le chiedo.
«Nelly» mi risponde veloce. Fissa lo schermo senza sbattere le palpebre. «Tra poco mi chiamerà qualcuno.»
«È importante?»
«Sì, molto.»
Rimane sul vago per non attirare l'attenzione dei massaggiatori. L'ha impensierita il fatto che il ragazzo che si sta occupando di me mi abbia riconosciuto e non riesce a stare tranquilla. Si è chiusa nel silenzio di quando è a disagio.
«Per il locale?» continuo a chiederle, cercando di non entrare nello specifico.
«Per il disco» mormora. «Vogliono sentire la Due e la Tre.»
Le sue Sinfonie.
Le ho ascoltate entrambe e mi hanno colpito per la delicatezza e la forza che mi hanno trasmesso. Lavinia è speciale, non si rende conto di quanto abbia una capacità unica e si sminuisce come se la sua arte non fosse importante o come se non fosse niente di che – nonostante per lei sia tutto.
«Disco?» ripete la ragazza che la sta massaggiando. «Sei una cantante?»
«No, suono soltanto.»
«Ma è stupendo! Che suoni?»
«Il pianoforte.»
Da come sono messo, vedo il suo orecchio che ha assunto la colorazione accesa dei peperoni. Vorrei dirle che non c'è nulla di male nel fatto che le persone si interessino a lei e a ciò che fa. Anzi, magari se spiega che sta per pubblicare un brano, è possibile anche che lo ascoltino e lo facciano ascoltare ad altri.
Il cellulare vibra tra le sue mani, così chiede scusa alla ragazza e si alza dal lettino, coprendosi il petto con un asciugamano.
«Sì, Sabrina?» risponde, prima di allontanarsi all'angolo della sala massaggi. Si siede su un divanetto, con lo sguardo puntato verso il pavimento. I capelli sono raccolti in una crocchia sulla testa, in disordine, ma non per questo è meno bella o meno adorabile.
Non riesco a staccare gli occhi da lei. Non ci riesco e nemmeno voglio.
«Tu l'hai sentita suonare?» mi chiede la ragazza.
«Sì. È brava.»
«E così siete qui insieme... a Villafiore non lo sa nessuno? Strano che non si sappia che uno della Vulnus sta con una musicista.»
«Non risponderle» mi consiglia il ragazzo. «Mia cugina è una grande impicciona.»
«Ci stiamo andando piano» dico soltanto. Guardo Lavinia e desidero con tutto me stesso che sia qui per poterla abbracciare, persino davanti a due sconosciuti. Si imbarazza quando ci sono altri, ha la paura costante di essere giudicata, di non essere all'altezza... Non ho un modo per spiegarle quanto sia importante per me, non esiste una maniera giusta per dirle che sono così pazzo di lei che non mi importa di cosa possano pensarne gli altri.
Che è perfetta così com'è.
Chiude la telefonata, torna da noi e si sdraia prona come era prima. Il viso è chiazzato di rosso, così come anche il collo e la zona superiore del petto che l'asciugamano lasciava visibile. Le orecchie, invece, sono interamente di quella sfumatura color peperone.
«Va tutto bene, vero?» le domando, con il tono più rassicurante che possiedo.
«Sì, sì, va tutto bene. Nelly ha fatto sentire le registrazioni... E forse me le fanno incidere a prescindere da come andrà la Sinfonia Uno.»
«Ma è fantastico» le sorrido.
«Se poi non riuscissi ad andare avanti?» sussurra. «Se mi bloccassi, se ci fosse qualcosa che non dovesse andare...»
«Andrà tutto bene, fidati. Te lo meriti.»
Si volta appena verso di me. Ora è viola dall'imbarazzo. Perché si vergogna così tanto dei complimenti?
Finiamo in silenzio la sessione di massaggio, al termine della quale la ragazza le chiede se può seguirla sui social, perché le piace la musica e vorrebbe sentire quello che suona.
Lavinia avvampa ancora una volta, ma le dice di sì e le dà il suo contatto su Instagram.
Assisto alla scena con un sorriso stampato in faccia, mentre il ragazzo che ha massaggiato me mi dà una pacca sulla spalla, prima di passarmi l'accappatoio.
«Buona fortuna per la stagione, Mike. Se riesco vengo a palazzo, ma lavorando qui è difficile.»
«Grazie. Se vuoi dei biglietti, chiedimi pure. Magari in Eurocup riesci a venire.»
«Magari» commenta quello, prima di concentrarsi a riporre via gli oli in un carrello. Prendo Lavinia per mano e usciamo dalla saletta, diretti alla nostra camera.
«Stavo pensando.» Mike si siede sul letto e si toglie l'accappatoio, rimanendo solo con i suoi mutandoni scuri addosso. «Che ne dici di uscire allo scoperto? Possiamo andare a cena fuori, in pubblico. Senza urlare al mondo che stiamo insieme, ma facendo cose semplici come questa.»
Uscire allo scoperto? Con tutto ciò che comporta? Con tutte le chiacchiere che faranno su di noi?
«Non so se è una buona idea.» Mi disfo dell'accappatoio e rimango anch'io con le mutandine – sempre quelle del discount.
«Cioccolatino, non puoi vergognarti di tutto.» Appende entrambi gli accappatoi e mi rivolge un sorriso dolce dei suoi.
«Non è solo questo. Mi sentirei a disagio se mi portassi in un posto di lusso, tipo l'Oasi. O se pagassi sempre tu quando c'è da comprare qualcosa per noi due. I soldi mi mettono a disagio, perché io non li ho per essere all'altezza del tuo tenore di vita.»
«Per me non è un problema, posso benissimo pagare anche per te.»
«Ma io mi sento in difetto.»
«Perché?» Mi scruta, assorto, con le sopracciglia aggrottate. Non credo che capisca il mio punto di vista.
Accendo la lampada di sale e mi siedo sul letto a gambe incrociate, ancora mezza nuda. «Perché da fuori sembra che io sto con te per i tuoi soldi e tu che stai con me perché sono più giovane.» Evito di dirgli che mia madre ha provato altre volte a spingere sul discorso economico, sul fatto che con lui potrei avere una vita da signora, perché è pesante e non voglio che lui si accolli anche questo pensiero.
«A me non importa degli altri. Se tu fossi più grande e milionaria, parlerebbero comunque di noi. Perché non ci concentriamo sull'essere felici e basta?»
«Perché è difficile» mormoro.
«E perché? Lavinia, io non sono mai stato tanto bene in tutta la mia vita come nell'ultimo mese e mezzo. Mai. Neanche con Audrey agli inizi, neanche con le ragazze che ho avuto prima di lei. A me importa solo stare con te. Va bene, pago io le spese che abbiamo insieme, che siano cene o qualsiasi altra cosa ci venga in mente di fare, e allora? I soldi sono miei e li spendo come voglio. E se voglio invitarti a cena, non puoi dirmi di no perché non vuoi che paghi io. Rinunceresti a stare con me fuori a cena? Rinunceresti a vivere delle esperienze perché hai paura del giudizio degli altri?»
«Non è così facile. Io ci posso anche provare, ma mi sento comunque da meno. Sara ha provato a dirmi che non devo, ma capisci che non ci riesco?»
«Perché no?»
«Perché sembra che...»
Posa l'indice sulle mie labbra. «Non dirmi quello che sembra agli altri. Dimmi quello che provi tu. Tu non vorresti uscire con me?»
«Io...» esito. Sì che vorrei.
«Se ti chiedessi di cenare insieme in un ristorante, accetteresti? Se non ci fosse nessuno, se fossimo solo noi due... Che ne diresti?»
«Direi che non ho nulla di adatto.» Per questo mi vergogno, perché non ho neanche un vestito decente per uscire a cena con lui. Non li ho mai comprati, non mi servivano. E ora sarebbero solo una spesa in più.
«Puoi comprarlo, no? Non devi avere un vestito di alta sartoria, basta solo che tu ti senta bella.»
«Io non mi sento bella, Mike. Non credo di esserlo.» Una lacrima mi riga la guancia.
Lui si accorge di aver forzato il discorso e mi attira a sé per stringermi in un abbraccio. Mi accarezza la schiena con il solito tocco dolce, i suoi polpastrelli mi infondono una parvenza di quiete persino mentre singhiozzo cercando di calmarmi.
«Allora sai cosa possiamo fare? Andiamo da un paninaro, per pranzo. È un posto tranquillo, me l'ha fatto conoscere Willy. Ti puoi mettere i vestiti che ti pare e anche io sarò comodo. Lo preferisci?»
«S-sì.»
«E ricordati sempre che tu sei bellissima.» Mi dà un bacio sulla guancia, stringendomi ancora di più a sé. «Quindi mi vieni incontro? Proviamo a comportarci come una coppia normale che si fa vedere in giro senza pensieri?»
«Possiamo provare» mormoro.
Attacca a baciarmi il collo, con il suo fiato che mi scalda al punto che inizio a sentirmi annebbiata. È giusto fare dei passi in avanti, non possiamo continuare a vederci rubando le notti e i risvegli. È giusto vivere anche fuori dalla sua automobile, dalla sua camera da letto, dalle cene e dai pranzi che ogni tanto facciamo insieme agli altri della Vulnus...
Al diavolo mia madre e le mire personali che vuole realizzare attraverso me. Perché dovrei chiudermi in casa come un cucciolo bagnato di pioggia in attesa di cure? Io sto bene con Mike, e posso stare bene con lui anche alla luce del sole.
Lo spoglio e glielo afferro, pronta a chinarmi su di lui. Se lo merita, devo andare fino in fondo.
«Non devi se non vuoi.»
«Fammelo fare. Tu non hai idea di come mi fai sentire e ho capito che questo ti piace.»
Sospira, distogliendo lo sguardo da me. «Sì, mi piace. Ma tu non sei costretta.»
«Voglio farlo. Perché tu puoi fare quello che vuoi e io no?»
«Perché pagare una cena non è come succhiarlo, no?» mi dice, con tono pacato.
«Ma questo rimane tra noi. E non dire mai a nessuno che l'ho fatto, per favore.»
Una volta in cui siamo stati da Sasha e Niko, ho sentito quest'ultimo sparare una volgarità indecente e gli altri riderne come se fossero abituati – inclusa la sua ragazza.
Accenna un sorriso rassicurante. «Non mi piace parlarne.»
«E, poi, Mike, tu fai lo stesso con me. Perché io non dovrei fartelo?»
Inspira ed espira, calmo. «Va bene, cioccolatino.»
Avvicino la bocca alla sua punta, che bacio e lecco stimolandola con la lingua. Ringrazio Sara e il suo Secret Desire per questo trucchetto che lo manda subito fuori di testa, tanto che inizia a boccheggiare alla ricerca di aria.
Serro le labbra e lo succhio come si fa con i ghiaccioli. Si irrigidisce e si inspessisce, riempiendomi fino alla gola. Non posso proseguire fino a succhiarlo tutto, perché già ieri ho avuto il sentore di un conato quando mi sono spinta troppo oltre e non voglio creare nessun disastro. Ma lavoro bene sul suo cioccolato, che lecco e continuo a stringere, come se non volessi mai separarmene.
Non credevo che potesse piacermi, eppure è una bella sensazione sapere di avere un potere tanto grande su Mike. Sapere di spedirlo in un'altra dimensione fatta di pura lussuria, in cui non esiste niente se non ciò che posso fare io, non c'è nulla se non il suo ansimare forsennato mescolato ai gemiti che si fanno sempre più frequenti.
Essere in una stanza che non appartiene a nessuno dei due mi rende più coraggiosa, tanto che con una mano gli accarezzo una coscia e mi muovo sicura sul suo corpo, fino sfiorargli i gioielli e a stimolarli solo con un dito, facendolo impazzire.
«La-lavinia, sto per... Se non vuo-oi...» ansima, a fatica.
Voglio.
Mi ritraggo, fino ad avere solo una porzione di lui in bocca, ma non lo lascio andare. Continuo a succhiarglielo, perché voglio che esploda di piacere, voglio che stia bene e che raggiunga la felicità grazie a me.
Un fiotto caldo mi bagna la lingua. Un sapore amarognolo, dissimile da qualsiasi cosa abbia mai assaggiato. Mi sforzo per deglutire, ma scopro di non esserne infastidita. In realtà, sono accaldata anch'io e non vedo l'ora che Mike mi dia piacere, in qualsiasi modo voglia farlo.
«Cioccolatino, sei perfetta.»
Lo lascio andare, e gli ricade morbido tra le gambe. Ho le labbra umide di lui e della mia stessa saliva.
Mi guarda, completamente intontito. Lo rendo così? Incapace di mantenere il contatto con la realtà? Anche io dall'esterno sembro così, una volta raggiunto l'orgasmo?
Apre il braccio, come per dirmi che posso accoccolarmi su di lui, così lo faccio e cerco il calore del suo corpo. Stampa un bacio sulla mia fronte, con il petto che ancora gli si alza e abbassa a un ritmo forsennato.
«Devi ancora riprenderti?» gli chiedo. «O puoi... Insomma, continuare per me?»
Mi accarezza la guancia. «Devo riprendermi. Appena ce la faccio, continuiamo.»
Gli sorrido e chiudo gli occhi, concentrandomi a respirare il suo odore, mischiato a quello degli oli che hanno usato i massaggiatori poco fa su entrambi. Non avevo mai fatto un massaggio, è stato rilassante.
Tutto questo è rilassante. Essere a letto con Mike, non dover pensare di dover tornare a casa, né che possa arrivare Eva, né che lui debba andare via per correre all'allenamento... Mi dà la sensazione di avere tutto il tempo del mondo, nonostante il sesso sia più veloce di quanto credessi.
Mi fa stare bene, mi riporta a un senso meraviglioso di pace.
Spazio autrice
Ve l'avevo promesso, cerco di aggiornare presto. In questo capitolo c'è un piccolissimo sviluppo nella carriera di Lavinia: il suo disco potrebbe avere un buon riscontro, almeno dalla casa discografica, ancora prima di uscire. Incrociamo tutte le dita per lei <3
E lei e Mike stanno facendo i primi passi fuori dall'intimità delle loro conoscenze, facendosi vedere un pochino... anche se sono ancora a porte chiuse. Avranno dei problemi per questo? O filerà tutto liscio?
Baci a tutti e grazie per la lettura,
Snowtulip.
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