Sei felice?

-Quali desidera?-

-Prendo questi qui, grazie.-

Ho sempre pensato che Nanaba fosse un maschio e scoprire che era una femmina è stato un vero shock.

Lei si è da sempre comportata da maschio anche se la sua passione per i fiori tradisce il suo carattere.

Le faccio un cenno col capo per ringraziarla e poi prendo i fiori.

Per fortuna non è troppo lontano dal cimitero.

Il cimitero...

Dove io ed Eren ci siamo dichiarati e scambiati il nostro primo bacio. Dove abbiamo iniziato ad uscire insieme.

Beh, è stata solo un'uscita.

Un solo e bellissimo appuntamento.

Se solo i suoi genitori non ci avessero visti, se solo avessimo aspettato, se solo ci fossimo nascosti meglio.

Troppi se.

Ed io sono solo.

Percorro con lo sguardo il cimitero cercando le due persone più care ad Eren.

Prima loro, poi lui.

Voglio fargli sapere che sono andato a trovare i suoi fratelli.

Appoggio i due mazzi sulle rispettive lapidi e mi inginocchio.

Mormoro una piccola preghiera e vado alla ricerca della tomba di Isabel.

Le lascio i fiori di Magnolia, in onore al suo nome.

Lascio un sorriso amaro alla sua foto, sapendo che lei vorrebbe vedermi felice.

Ma come posso essere felice senza il mio moccioso?

Un sospiro, spezzato da un singhiozzo, esce dalle mie labbra.

Fa male ogni volta ma devo vederlo.

Almeno il giorno del suo compleanno.

Con gli occhi lucidi cerco l'ultimo mazzo di fiori e, con tutta la forza che mi rimane, mi tiro su.

Devo sorridere, per loro.

Per Farlan, per Isabel, per Eren.

Per la mia famiglia.

Sono passati due anni e la speranza di vederlo entrare attraverso la porta di quell'aula, sorridendo come suo solito e lanciandomi frecciatine sulla mia altezza, sta pian piano svanendo.

Mi faccio coraggio ed esco dal cimitero, dirigendomi all'ospedale.

Quel luogo infido e maligno.

No, loro stanno cercando di aiutarlo.

Ma in un ospedale c'è sempre più gente triste che felice.

Percorro i bianchi ed opprimenti corridoi ormai impressi indelebilmente nella mia testa.

Nonostante io dica tutti i giorni di non potercela fare, di non poterlo vedere in quello stato, puntualmente tutti i giorni ce la faccio, andandolo a trovare dopo le lezioni.

Come potrei mai smettere di fare un mestiere che mi ha portato all'apice della felicità?

-Ehi, moccioso.- lo saluto con un sorriso lieve, chiudendomi la porta alle spalle. I fiori sono nascosti dietro la mia schiena. -So di non essere proprio il massimo a cantare ma... Oh ma chissenefrega accontentati.-

Iniziai ad intonare le prime note di quella stupida canzoncina di compleanno, creata solo per mettere in imbarazzo il festeggiato.

Chissà se Eren mi sente e, dentro di sé, sta diventando rosso dalla vergogna.

Chissà se, dopotutto, ancora mi ama.

-Ti amo, Eren.- mormoro poggiando le labbra sulla pelle pallida della sua mano. -Buon compleanno, amore mio.
Ti aspetto.-

Sentendo bussare mi volto e vedo la testa bionda di Armin fare capolino dalla porta.

Non posso fare a meno di ricambiare quel suo sorriso luminoso che mi rivolge.

Sembra un melone.

-Levi.- rispondo con un cenno del capo ed entrambi ci sediamo sulle sedie a lato del letto del moccioso. -Novità?-

Scuoto la testa, senza fissarlo negli occhi.

Mi sento in colpa.

Proprio il giorno in cui lui si è risvegliato Eren era con me all'appuntamento ed è entrato in coma.

Devo sette volte la mia stessa vita a Jean.

-Farlan?-

-Si è quasi del tutto ripreso ma non pensato sarà più lo stesso.- mormoro, fissando il viso di Eren.

Il suo pallore è una fitta al cuore ogni volta, quella mascherina sul volto un dolore sordo allo stomaco.

Mi mancano i suoi occhi verdi, la sua voce squillante, persino le sue prese in giro.

Non sopportando più quella visione faccio per alzarmi, sperando, come sempre, che la mano di Eren mi prenda per il polso, bloccandomi.

Cosa che non accade.

Mi avvio verso la porta ripromettendomi che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui avrei osato sperare nel mio nome pronunciato dalle sue labbra.

Esco da quella stanza che, insieme alla vita di Eren, si sta portando via anche la mia speranza.

Non andai più a trovarlo.

Non ne avevo l'intenzione.

Cancellai il numero di Armin dal mio telefono.

Non avevo la minima intenzione di vedere la mia speranza morire assieme ad Eren.

Continuai, però, ad andare al cimitero, in un inconscio desiderio di incontrare Eren.

Non venne.

Per mesi, non lo incontrai, e non mi avvicinai mai all'ospedale.

Avevo paura.

E se un giorno, accanto alle bare di Zeke e Mikasa, avrei visto quella di Eren? Cosa avrei dovuto fare? Che senso avrebbe avuto tutto?

Sentii dei passi veloci, simili ad un corsa, sul selciato del cimitero, ma non mi voltai.

-Levi!-

Una speranza inutile.

-Levi!-

Un sogno irrealizzabile.

-Levi...- sentii due mani stringermi i fianchi e qualcosa solleticarmi il collo.

Capelli.

Una risata.

-Alla fine non hai bevuto l'acqua Levissima, eh?-

Sgranai gli occhi.

-Tanti auguri a te.-















































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