Capitolo 8
Prima partita di Quidditch della stagione, 12 ottobre 1976. Sabato. Nonostante non fosse nemmeno metà autunno, pioveva come se non ci fosse un domani. Sul serio, se quel diluvio fosse andato avanti così per il nord dell'Inghilterra davvero non ci sarebbe stato un domani. Sarebbe diventato una reliquia affondata nei meandri più oscuri dell'oceano.
Stavamo parlando della partita, sì. Dunque, era la prima partita della stagione, e come da rito erano quelle di Grifondoro e Serpeverde le squadre che dovevano cercare di strozzarsi a vicenda. Volevo dire... di strapparsi la pelle a vicenda. Di linciarsi a vicenda. Sentite, sembrano uccidersi solo a guardarsi, cosa dovrei dire? "Saranno Grifondoro e Serpeverde le squadre che, dopo una pacifica e LEALE partita prenderanno il tè insieme e faranno amicizia tra di loro vomitando zuccheri e arcobaleni come dei veri unicorni saltellanti"? No.
— Allora.
Nello spogliatoio di Grifondoro, un James Potter particolarmente nervoso camminava avanti e indietro, con il capo chino.
— Allora. — ripeté uno dei Battitori, Theodore Baker, ghignando al gemello Richard, il quale condivideva con lui quel ruolo.
— Ma io non ho ancora capito... siete gemelli voi due,sì? — chiese Marta Walker, confusa. Non li conosceva bene, era nuova nella squadra. Anzi, non conosceva bene nessuno.
— Nooo... ma dai, sul serio lo siamo? — disse Richard, fintamente sorpreso, guardando negli occhi Theodore. — Mamma doveva dircelo!
— Esatto! — affermò Theodore. — Mi sento ingannato!
— Truffato! — disse Richard.
— Imbrogliato!
— Bene. — disse James, fermandosi e alzando il capo, sorridente. — Oggi si terrà la prima partita della stagione e la mia prima partita da Capitano. Vi ho allenati ogni giorno...
— ... e ogni notte. — lo interruppe la Cercatrice Amanda Johnson, con evidenti occhiaie sotto agli occhi.
— Dicevo — continuò James, spazientito. — Vi ho allenati ogni giorno sotto richiesta della McGranitt...
— Vecchia megera, lo sapevo che ci voleva male! — esclamò William Huston, il secondo Cacciatore, irato. Fortuna che la McGranitt non era lì.
— ... e penso siate pronti per questa partita. Se vinciamo, non solo io non rovinerò in alcun modo la mia reputazione, ma acquisiremo anche una specie di ritmo. Vittorie su vittorie! — proseguì James, indicando con la mano un punto imprecisato della parete, come se lì ci fosse una specie di filmato che mostrava loro, con in mano la Coppa. E anche Lily che baciava appassionatamente James. Ma questo solo nella mente del moro.
— Le condizioni meteo non sono le migliori, ma ci é stato applicato a tutti un incantesimo sugli occhi per consentirci di vedere bene. — disse James, annuendo. — E in ogni caso se non vinciamo vi farò allenare il doppio e vi farò fare tre giri di campo ogni giorno per tutto il semestre, quindi impegnatevi. Buona fortuna!
Uscirono dallo spogliatoio, rendendosi conto di quanto potesse far freddo in Gran Bretagna e pregando Godric, Merlino e Morgana di non diventare statuine di ghiaccio. A James parve anche di vedere un fiocco di neve, ma forse se lo era solo immaginato.
Dalla parte di chi tifava per Grifondoro, salirono grandi cori e ovazioni.
— Ed ecco i giocatori di Grifondoro: Theodore e Richard Baker, Marta Walker, William Huston, Frank Longbottom, Amanda Johnson e, infine, il nuovo Capitano... JAMES POTTER! — esclamò il commentatore, Oliver Hill.
James e il Capitano di Serpeverde, John Flint, si strinsero la mano, cercando di spezzare uno le ossa dell'altro.
— In sella alle scope. — disse Madame Hooch, che quel giorno sarebbe stata l'arbitro. Li scrutò tutti, uno ad uno, con il fischietto in mano. — Mi raccomando, voglio una partita corretta.
James guardò verso gli spalti. C'erano i Malandrini -Sirius, che teneva in mano un grosso cartellone con su scritto: "Serpeverde schiappe"; Peter, con la bocca piena di chissà quale ghiottoneria, che agitava le braccia entusiasta; Remus, seduto tranquillo sugli spalti con una trombetta in mano-, Alice, Mary e ...
Lo stomaco di James, stranamente, fece una capriola. C'era anche Lily. Probabilmente, era venuta sotto costrizione delle sue amiche, a giudicare dallo sguardo omicida rivolto da lei alle due e dalla sua evidente espressione annoiata. Ma era lì.
Madame Hooch soffiò nel fischietto, e quattordici scope si librarono nell'aria.
— La partita é iniziata! — esclamò Oliver,attraverso il magi-megafono. — Walker, nuova entrata dei Grifondoro, in possesso della Pluffa, sfreccia come un fulmine schivando due Serpeverde e passa la palla a Potter, che la manda a sua volta a Huston e... no, la palla é stata intercettata dal giocatore Serpeverde Paul McBee, che la porta dalla parte opposta del campo, dove si trovano gli anelli di Grifondoro; sta per segnare e... no! É bloccato da un ottima azione del portiere Frank Paciock. Bravo il ragazzo! Grifondoro é di nuovo in possesso della Pluffa. Ed ecco James Potter che parte in carica verso le porte dei Serpeverde, viene intercettato da Gerald Turner che... AHI! Quel Bolide in testa deve aver fatto male al povero Turner, spero che si sia rotto il cranio... Oh no, professoressa, stavo solo scherzando... Potter torna in possesso della Pluffa; stava per essere disarcionato da Pucer, il quale viene bloccato appena in tempo da un secondo Bolide lanciato da Richard o Theodore Baker, non riesco mai a distinguerli... James Potter é sempre più vicino agli anelli di Serpeverde, sempre più vicino e... GRIFONDORO SEGNA!
L'applauso e le urla gioiose dei Grifondoro superarono di molto lo scroscio della pioggia e le urla di disapprovazione dei Serpeverde.
— Ditemi perché devo star seduta qui, al freddo, quando potrei essere nella Sala Comune di Grifondoro a riscaldarmi su una poltrona accanto al fuoco, magari leggendo un libro. — diceva Lily, intanto, cupa, stringendosi di più nel cappotto.
— Perché Alice vuole vedere come gioca Frank e io voglio vedere se Potter perderà o no la sua prima partita da Capitano. — rispose Mary, con un occhiataccia, strofinandosi le mani. Lily ghignò, sadica. Quanto sarebbe stato bello veder rovinata la reputazione di James.
Intanto, sopra le loro teste, il moro partiva di nuovo alla carica verso le porte dei Serpeverde, segnando poi altri dieci punti. Era un Cacciatore molto capace, lui, e riusciva a far passare la palla nelle porte senza mai sbagliare.
Nonostante la pioggia che gli rendeva i vestiti fradici e il vento che contribuiva a fargli sentire freddo persino fin sotto la pelle, James segnò varie volte con l'aiuto di Marta e di William. Nonostante si fossero allenati duramente, i Grifondoro erano in netto svantaggio di punteggio rispetto ai Serpeverde -settanta a duecentoventi-, probabilmente a causa della pioggia. Certo che siamo in svantaggio, pensò James, loro abitano nei sotterranei, praticamente vivono guardando l'acqua tutto il tempo.
Quando venne avvistato il Boccino, James sgranò gli occhi. Il punteggio era rimasto lo stesso di prima, e se Amanda avesse preso il Boccino sarebbero stati pari. E non potevano essere pari, una delle due squadre doveva vincere per forza. Era una regola non scritta. James si lanciò verso la Pluffa, caduta dalla mano di un giocatore, riuscendo a riprenderla, mentre Amanda si era lanciata in picchiata verso il Boccino,quasi lottando contro il Cercatore di Serpeverde, Regulus Black. Il moro corse verso le porte, mentre il Portiere di Serpeverde si posizionava meglio in modo da parare il colpo. Non ci riuscì. Proprio quando la mano di Amanda sfiorò la pallina dorata, la Pluffa era andata a segno, facendo segnare altri dieci punti per i Grifondoro sul tabellone.
— GRIFONDORO VINCE! CENTONOVANTA A CENTOTTANTA!
Amanda, trionfante e ancora in sella alla propria scopa, teneva alto il Boccino d'Oro, racchiuso nella sua mano destra.
I Grifondoro si alzarono, di scatto, cantando cori vittoriosi a squarciagola e saltando come se avessero delle molle attaccate sul posteriore. Anche Lily. Solo per riscaldarsi, intendiamoci.
Il fischietto di Madame Hooch trillò, segno che la partita era finita.
— Via libera, ragazzi, potete pure usare i vincitori come materassi. Scusa, James. — disse Oliver, tramite il magi-megafono, prima di lasciarlo a terra e correre via.
— Brutto figlio di mezzo Troll. — mormorò James, impaurito, mentre veniva travolto da una marea di tifosi Grifondoro. Con in mano dei pon-pon. Venendo schiaffeggiato dagli stessi pon-pon.
— Aiut... atemi... Ehi, non lì! AHIA... — urlava James, ridendo. — Basta!
Il ragazzo provò una certa pietà per i suoi compagni di squadra, anche loro torturati dalla folla. Sul serio, sembrava quasi che avessero vinto la partita decisiva della stagione!
Una volta rilasciato, James salì di nuovo in sella alla sua scopa, ghignando e sospirando allo stesso tempo, avvicinandosi a Lily che era ancora seduta sugli spalti. Si posizionò a testa in giù, tanto per rendere l'idea sulla sua sanità mentale.
— Ehi, Evans! Non ti congratuli con me? — chiese il moro, sempre con quel ghigno malandrino stampato in faccia. Si congratulasse con un bacetto, magari, disse tra sé e sé.
— Potter, scendi da quella scopa. — disse Lily, scuotendo la testa. Aveva troppa adrenalina nel sangue, quello.
— Hai paura che mi faccia male? Dovresti sapere che il mio organismo rigenera autonomamente Felix Felicis da quella volta, al quarto anno, in cui l'ho bevuta! — disse James, togliendo le mani dal manico della scopa e rimanendo appeso solo per le gambe. — Guarda, Evans, senza mani!
— Hai ragione. Effettivamente, quella volta sembrava che ti fossi scolato un intero barile di rum, e la situazione non é cambiata affatto, quindi é vero. — rispose la rossa, ghignando e poi assumendo un espressione severa. — E smettila, Felix o no ti farai male comunque!
— Oh, il Prefetto perfetto Evans che si preoccupa della mia salute, che novità! Non mi farò male, te l'ho già detto! — disse James, ridendo. — Guarda, senza una gam...!
Aveva fatto appena in tempo a togliere una delle gambe dalla scopa che era caduto, a faccia in giù sul terreno fangoso.
— No, Potter, mi preoccupo del fatto che tu poi non mi rinfacci di non averti avvertito nonostante fossi stata presente. — disse Lily, guardando giù dagli spalti, trattenendo le risate. — Comunque... te l'avevo detto. Stai bene?
James alzò il pollice della mano sinistra.
— Bene, così non avrò un peso sulla coscienza. — disse Lily, arricciando le labbra. Scese dagli spalti e gli tese la mano. — Su, alzati.
James, all'inizio, ebbe la perfida idea di buttarla giù insieme a lui, poi si ricordò di una cosa. Scacciò la mano della rossa, che lo guardò perplessa.
— Non ho bisogno di aiuto, grazie. — disse lui, in falsetto, assumendo una buffa aria aristocratica. Lily rise, ricordandosi di quella mattina a Hogwarts.
— Idiota. — mormorò sorridente, scuotendo la testa.
— Perfettina. —rispose James, ghignando.
— Stupido.
— So-tutto-io.
— Imbecille.
— Testa calda.
— Quattrocchi.
— Antipatica.
— Becero.
— Eh?
— Significa volgare.
— Ma io non sono volgare!
— Sì, invece.
— No!
— La smettete?
Sirius si era avvicinato, da dietro, cogliendoli di sorpresa. Arrossirono lievemente.
— Sirius, arrivi giusto in tempo! La Evans mi stava confessando di aver sempre provato qualcosa per me e...! — stava dicendo James, prima di venir colpito da Lily con un calcio lì dove non batte il sole. Il moro si accasciò a terra, dolorante, gemendo e invocando tutti i maghi esistiti sulla terra.
— Così impari. — disse Lily, soddisfatta.
— Comunque, — continuò Sirius, ghignando, rivolto a James. — Volevamo organizzare una festa: solo noi Malandrini e tutta la squadra.
— Ci sarà del Whisky Incendiario? — chiese James, alzandosi di scatto e dimenticando improvvisamente cosa fosse il dolore.
— Due casse piene, fratello. — rispose Sirius, ghignando.
— Eh, no! — tuonò Lily, spaventandoli. — In quanto Prefetto, non vi permetterò di ubriacarvi! Potreste morire a causa di overdose o peggio, potreste essere espulsi se vi scoprono!
— Ringrazia che non ne ho prese cinque. — rispose Sirius, alzando un sopracciglio. — E comunque, verrai anche tu assieme alla Prewett e alla MacDonald. Sotto loro costrizione, da come hanno detto.
— Godric, salvami. — mormorò Lily disperata, scuotendo la testa e avviandosi lungo il sentiero per ritornare al castello.
James e Sirius si scambiarono un'occhiata e scoppiarono a ridere.
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