Capitolo 6

— Buongiorno, ragazzi! — disse una donna apparentemente venticinquenne. Aveva dei lunghi e lisci capelli castani, degli occhi color mare e un sorriso che andava da un orecchio all'altro. Indossava un'elegante toga blu scuro e aveva, tra i capelli, un cerchietto semplice dello stesso colore.
— Buongiorno! — rispose la classe, con lo stesso sorriso, in coro.
— Come vi ha detto il professor Silente l'altro giorno, il mio nome é Camilla Wilson, e vi insegnerò come difendervi dalle forze oscure. — disse la professoressa. — Come primo argomento, faremo i Patronus.
Nell'aula si diffuse un mormorio sommesso. Era difficile creare un Patronus, specialmente corporeo, e di solito si faceva al settimo anno. Anzi, di solito non era nemmeno un argomento scolastico.
— L'Incanto Patronus é un incantesimo che si usa contro i Dissennatori, creature putride e oscure che risucchiano l'anima attraverso quello che viene chiamato "bacio del Dissennatore", nonché guardie della prigione di Azkaban, e i Letalmanto, detti anche Velo Vivente. Se il Patronus é ben formato, assume la forma di un animale che varia da persona a persona. Il Patronus degli Animagus, e anche dei Licantropi, rappresenta la loro forma animale. — Remus, stranamente, si guardò intorno impaurito. — Se questi non é ben riuscito, diventa un debole sbuffo di fumo che non potrà, ahimè, scacciarne molte di queste creature. — spiegò la donna, mentre gli studenti pendevano dalle sue labbra. — Per evocarlo, bisogna pensare al proprio ricordo più felice e tracciare due cerchi con la bacchetta. Bisogna dire, inoltre: Expecto Patronum!
La professoressa Wilson mosse la bacchetta come detto, e da essa uscì un'enorme orso argentato che corse un po' per la stanza, prima di sparire.
— Vorrei che provaste a farlo. Vi chiamerò uno alla volta, a caso. — disse, dando uno sguardo all'elenco della classe. — Alice Prewett!
Alice sbarrò gli occhi, e si avviò tremante verso il centro dell'aula.
— Bene, Alice, provaci. Se sbagli non ti mangio. — disse la donna, sorridente. Anche Alice abbozzò un sorriso.
Expecto Patronum! — disse l'amica di Lily, più vivace di alcuni istanti prima, mentre dalla sua bacchetta usciva un grosso puledro argenteo.
— Bravissima! Per questo, cinque punti a Grifondoro. — disse la professoressa Wilson, battendo le mani dalle dita affusolate. — Mary MacDonald!
Mary corse verso la donna, con i capelli riccioluti che saltellavano di qua e di là.
Expecto Patronum! — esclamò, e dalla sua bacchetta uscì un tasso. Per l'emozione, Mary rischiò di cadere.
— Bene, altri cinque punti!
La lezione continuò così: chi riusciva a produrre un Patronus al primo tentativo e chi dopo alcuni tentativi.
Venne il turno di Lily.
— Su, cara, puoi farcela! — disse la Wilson, incoraggiante.
Lily, la prima volta, non riuscì a produrre nulla se non una debole nebbiolina argentata. Dopo cinque tentativi, quando credette di non farcela, dalla sua bacchetta uscì un maestoso leone. Dopo aver corso per tutta l'aula, scomparve, come tutti gli altri Patroni.
— Benissimo! — disse la Wilson, facendo un piccolo applauso e fissandola piuttosto intensamente, come se cercasse di ricordarsi qualcosa che la riguardava. — Anche a te cinque punti, cara!
Alice saltellava sul posto, euforica, e Mary mimava un "Bravissima" con le labbra.
La campanella suonò.
— Bene, ragazzi, per oggi é tutto. Esercitatevi con questo incantesimo! — disse la professoressa, mentre tutti uscivano dalla classe. Lei li seguì, appostandosi a un muro.
— EVANS, VUOI VENIRE A HOGSMEADE CON ME? — stava urlando James, in mezzo al corridoio, rivolto ovviamente a Lily.
— VAI A QUEL PAESE, POTTER! — rispose la sopracitata, infuriata. Lui le passò di fianco correndo, staccandole una molletta dai capelli, fermandosi a una ventina di metri da lei.
— BENE, CI VEDIAMO IL PRIMO SABATO DI OTTOBRE ALLE NOVE! — urlò di nuovo il moro, ridente, correndo via. Lily si mise a inseguirlo.
— POTTER, TORNA QUI! — gridava, nuovamente irata, mentre la sua voce si faceva sempre più ovattata man mano che si allontanava. Camilla rise. Era sicura che, un giorno, si sarebbero sposati. Era una delle certezze che si hanno nella vita. Come quella sul fatto che maionese e cioccolato insieme non fanno bene.
Per niente bene.

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