9. That's where you should be

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I Hate You; SZA.

La mattina dopo mi diressi a scuola con delle occhiaie terribili, tanto che Caroline si preoccupò visibilmente quando salii sulla sua auto.

Mi appisolai durante il tragitto, godendomi la pace.

«Sai, ieri sono venuta a studiare in biblioteca e ho conosciuto qualche persona» raccontò Caroline, appoggiata al mio armadietto, «Mi hanno chiesto di pranzare con loro... perché non ti unisci a noi?»

Scossi il capo. Non mi era permesso. Caroline era un'eccezione, ma se i miei fratelli mi avessero vista integrarmi me l'avrebbero fatta pagare cara.

Caroline insistette per tutte le ore successive, costringendomi a dirle di sì e, per mia fortuna, Victor e Vincent avevano allenamento, quindi avrebbero mangiato più tardi.

Quando mi sedetti accanto alla mia amica, gli occhi di due ragazze e un ragazzo si puntarono immediatamente su di me, spaventati.

«Sai... forse non è il caso...» mormorò lui, facendo per alzarsi, ma una delle due lo bloccò e riuscì a mettere su un sorriso.

Caroline ci guardò con le sopracciglia aggrottate, confusa dalle loro reazioni. «Io sono Stephanie» si presentò, arricciando una ciocca scura attorno all'indice. «Maia» disse l'altra, che era l'opposto di Stephanie: bionda, con la pelle lattea e gli occhi grigi, quasi trasparenti.

Il ragazzo, però, rimase con le labbra serrate, le mani tremanti.

«Lui è George.» Stephanie gli diede una gomitata per risvegliarlo.

«Io sono...»
«Sappiamo chi sei, tutti sanno chi sei.»

Lo sapevo. Nonostante cercassi di rendermi invisibile ero la sorellina di Vincent e Victor, che brillavano come due soli a cui tutti ruotavano intorno. Erano ammirati, amati e, soprattutto, temuti.

«Moriremo» sentii borbottare a George. «Mi spiegate? Blue è innocua» sbottò Caroline, abbandonando la forchetta sul piatto.

«Perché loro ci uccideranno.» Indicò qualcuno alle mie spalle, e sapevo che avevano appena varcato la soglia della mensa, oltre ogni mia previsione.

Le mie spalle si irrigiriono, ma non mi voltai; dalle espressioni che avevano sul viso quelli che, secondo Caroline, sarebbero stati i miei nuovi amici, sapevo che stavano venendo da noi.

«Quale parte del "non attirare l'attenzione" non ti è chiara?» sussurrò mio fratello; capii che era Vincent dall'odore del bagnoschiuma al cocco che usava da quando aveva cinque anni, e si lamentava ogni volta che mettevo nella sua borsa lo stesso che usava Victor, al gelsomino.

Mi fece rabbrividire. Non risposi... non sapevo cosa dire.

«E dai Vince, lasciala stare, è con mia sorella.» Qualcuno tirò via mio fratello da me e mi voltai, vidi Mason, un membro della squadra, che salutò con un cenno del capo Stephanie, che dedussi essere quella che aveva indicato come sua sorella.

Si somigliavano molto: gli stessi ricci afro, la stessa pelle scura e gli stessi occhi neri. Insomma... erano due gocce d'acqua.

Gli occhi infuocati di Vincent, però, si soffermarono su George.

«Di che hai paura? Del frocetto?» George si fece piccolo piccolo e Blake, che aveva appena pronunciato quella frase che mi fece ribollire il sangue nelle vene, avanzò tra loro.

I suoi compagni aprirono un varco per farlo passare, come se fosse una celebrità.

«Sicuro che gli piaccia così tanto il cazzo?» rispose mio fratello a denti stretti. Victor, invece, era troppo impegnato a provarci con Mary, la stessa ragazza che, la notte prima, mi aveva tenuta sveglia.

Ma non ne avevano mai abbastanza di farsi scopare da un giocatore diverso al giorno?

«Gli facciamo capire qual è il suo posto» decise Blake, avanzando verso George.

Mi alzai di scatto, non volevo che lui subisse le conseguenze delle mie azioni; ero stata una stupida ad acconsentire alla proposta di Caroline.

Mi fermai alle sue spalle, lui prese il frullato alla fragola di George e ne bevve un sorso. Le sue spalle larghe si ingrandivano ad ogni respiro, nascondendomi del tutto alla vista degli altri.

«Ti piace?» domandò. Vidi George annuire frettolosamente, impaurito. «Bene.»

Blake fece per voltarsi, dunque mi concessi un sospiro di sollievo. Ma, all'ultimo momento, aprì il tappo e verso tutto il frullato in testa a George che, con gli occhi bassi, subì in silenzio.

Il liquido rosa gli colava sul viso, sporcandogli la maglietta verde menta. Tutti cominciarono a ridere, tranne me, Stephanie, Maia e Caroline, che guardava disgustata il cugino.

Non ci vidi più, lo spintonai con tutta la forza che avevo senza smuoverlo di un millimetro, ma questo bastò a farlo voltare con aria minacciosa. «Che cazzo vuoi?» sputò. «Sei un coglione» sbraitai.

La sua mascella si serrò e il bicchiere si accartocciò tra le sue mani. Lo lasciò cadere a terra e mi prese per un braccio, trascinandomi fuori dalla mensa.

Il corridoio era deserto, così come tutte le aule. Mi trascinò in quella di chimica e chiuse la porta a chiave.

«Ripetilo.»
«Sei un coglione» risposi a voce alta.

«Non sei nessuno! Devo sopportare quegli psicopatici dei miei fratelli, ma tu non sei da meno.» Lo guardai ricolma di rabbia, volevo tirargli qualcosa, qualsiasi cosa.

Afferrai un beacker e lo lanciai nella sua direzione, ma i suoi riflessi pronti da giocatore di basket resero vano il mio tentativo, poiché l'oggetto si schiantò contro il muro alle sue spalle e si frantumò in mille pezzi.

«Ho tirato fuori qualcosa» ridacchiò divertito, facendo un passo verso di me, che prontamente afferrai un libro dimenticato da qualcuno, pronta a scagliarlo sul suo viso.

«Io vorrei tirarti fuori le budella» ringhiai.

CI fermammo per qualche secondo, nell'aula risuonavano solo i nostri respiri leggermente affannati.

Sapevo di volerlo prendere a pugni, ma sapevo che la sua bravata di portarmi via mi sarebbe costata cara.

«Per colpa tua non solo ora George mi odierà, ma i miei fratelli la faranno pagare a me!» Lui scosse il capo. «Ci parlerò io con Geordie.»

Posai il libro sul banco, improvvisamente calma. «Spogliati» ordinai. «Vuoi farlo qui?» Sgranò gli occhi sconvolto, vidi i suoi pantaloni farsi più stretti e un brivido mi attraversò la schiena.

«Spogliati» ripetei, provando a mantenere un'espressione seria che non mostrasse la verità: non avrei fatto sesso con lui nemmeno sotto tortura, la sifilide non mi attraeva affatto.

Si passò la lingua sul labbro inferiore, inumidendolo.

Riusciva a risultare attraente anche in momenti come questi, dopo essere stato lo stronzo peggiore del mondo.

I capelli scuri erano bagnati e lo rendevano ancora più bello. E per poco non mi distrasse.

I suoi occhi erano infuocati e mi guardavano bramosi, ma sapevo che, se avesse avuto davanti me o un'altra, non avrebbe fatto differenza. Trattenni un conato di vomito.

«Non scoperò la sorellina di Vincent e Victor» rispose semplicemente. «Fallo.» Provai ad assumere un tono supplichevole, che risultò ridicolo persino alle mie orecchie.

«Perché dovrei?» Mi guardò con aria di sfida, poi prese l'orlo della t-shirt bianca e la sfilò in fretta, impedendomi di voltarmi. Rimasi impalata con lo sguardo sui suoi addominali abbronzati e scolpiti, la collanina dorata risaltava tra tutti quei muscoli.

«Ti sta colando la bava dalla bocca» mi derise. Ma mi trattenni dall'insultarlo. Quando mi ritrovai dinnanzi al suo petto fui colta dalla tentazione di sfiorarlo con le dita.

«Allora dimmi... perché dovrei togliere anche questi?» disse, indicando i pantaloni. «Perché da quando ti ho rivisto ti desidero.»

Blake deglutì, il suo sguardo cadde sul mio corpo, facendomi sentire nuda ed esposta, quasi mi coprii nonostante avessi una felpa enorme e dei jeans.

«Cenerentola, non giocare con il fuoco.» Nonostante le sue parole, si sfilò anche i pantaloni.

Lo ignorai e mi chinai davanti a lui, riuscendo ad afferrare i suoi indumenti senza farmi notare. «Vuoi che levi anche questi?» chiese, indicando i boxer.

«Ecco dove dovresti stare.» Alzai lo sguardo e lo trovai intento a guardarmi maliziosamente, aggrottai le sopracciglia confusa e mi tirai in piedi. «Inginocchiata davanti a me» mi suggerì la risposta.

Con qualche passo riuscii a farlo indietreggiare fino all'entrata, i suoi vestiti stretti dietro la schiena.

Con uno scatto fulmineo lui invertì le nostre posizioni, schiacciandomi contro la porta, ma non mi sfiorò neanche.

Sentivo il suo respiro caldo sul viso. Ma non mi feci distrarre ulteriormente.

Girai il chiavistello e, veloce, uscii chiudendomi la porta alle spalle. «Sei proprio un coglione» lo insultai, prima di chiuderla e lasciarlo lì.

Non mi seguì, poiché non poteva uscire in quel modo. Frugai nelle tasche, il telefono lo aveva con sé, poiché l'avevo visto posarlo sulla cattedra, ma gli rubai il pacchetto di sigarette a metà e, trionfante, mi diressi verso la mensa, dove però non trovai nessuno; dunque mi diressi verso il bagno dei maschi.

«Ehi, lì dentro c'è per caso un ragazzo che si sta pulendo?» Colui che avevo fermato aveva gli occhi ridotti a due fessure e scoppiò a ridere. Barcollò leggermente. Puzzava di fumo e mi pentii della mia scelta. Alla fine riuscì ad annuire.

Mi guardai intorno e, dopo aver verificato che non ci fosse nessuno, entrai nel bagno del maschi.

Trovai George senza maglietta chinato sul lavandino. La pelle lattea era cosparsa da qualche neo, come un cielo stellato.

«Ehi.» Lui sobbalzò, dando una testata al rubinetto che lo fece imprecare per i due minuti successivi. «Sei nel bagno dei maschi» borbottò, prendendo della carta per asciugarsi.

«Lo so... ma è colpa mia.» Si voltò verso di me.

Dopo aver visto il fisico statuario di Blake, lui non reggeva affatto il confronto. Il ventre piatto non aveva nulla a che vedere con gli addominali ben delineati di...

Scossi la testa. Non potevo pensare a lui mezzo nudo.

«Volevo farmi perdonare» dissi. «Ho fatto spogliare Davis e questi sono i suoi vestiti, ora è in boxer nell'aula di chimica.»

George non riuscì a trattenere una risata e fece qualche passo verso di me. Indossava ancora i pantaloni, ma anch'essi erano sporchi. «Grazie» disse solo.

Mi voltai per uscire dal bagno, «Blue?» Lo guardai, «Non sono gay.» Sorrisi, «Perché me lo dici?» Scosse le spalle. «Perché sei bella e, se i tuoi fratelli non fossero pazzi e non avessi attirato l'attenzione di Blake Davis, ti inviterei ad uscire.»

Arrossii lievemente, nessuno mi aveva mai detto qualcosa del genere. «Non ho attirato la sua attenzione» sussurrai, «Oh sì, l'hai attirata eccome. Quel ragazzo gravitava attorno a te alle elementari e lo fa ancor adesso.»

Scossi il capo, George stava dicendo un mucchio di cavolate che non volevo stare a sentire.

Lui non sapeva niente di me e Blake.

«Invitami ad uscire.» Non so da dove mi uscirono queste parole. «Blue... i tuoi fratelli mi ucciderebbero.» Infilò la maglia di Blake, che gli stava a dir poco larga.

«Non dobbiamo per forza dirglielo.» Lui abbassò la testa con un sorriso. «Ti va di uscire insieme stasera?» Annuii.

Me ne andai dal bagno rimuginando sulla scusa che avrei dovuto utilizzare con i miei fratelli.

Avevo appena commesso la cazzata del secolo. Uscire con un ragazzo?

Li incontrai proprio mentre mi dirigevo al mio armadietto, con un sorriso ebete stampato in faccia. «Stasera non torniamo a casa» mi avvertì Victor, fermandosi accanto a me.

Vincent non fu così gentile, mi premette contro il metallo; la sua espressione dura mi fece tremare le gambe.

«Dove sei stata con Blake?»

Scossi la testa, incapace di parlare.

Blake passò davanti a noi, con la divisa dell'allenamento addosso. Si fermò, «Vince, tranquillo... Io e Blue abbiamo solo concluso la nostra discussione» lo tranquillizzò.

Lo guardai divertita e, in cambio, mi lanciò un'occhiata arrabbiata.

«Perché sei vestito così?» chiese mio fratello confuso, staccandosi da me.

In quello stesso istante George sfilò in mezzo al corridoio, rivolgendomi uno sguardo furtivo.

Blake lo guardò incazzato, stringendo la mascella. I suoi occhi, però, tornarono presto su di me.

Presi il mio libro di calcolo, pronta a recarmi in sala studio per svolgere i compiti assegnati e lo sentii dire: «Mi hanno rubato i vestiti.»

Ciao a tutti, come state? Spero che questo capitolo vi sia piaciuto... ci stiamo inoltrando un po' di più nella storia, quindi vi chiedo un parere, è molto importante per me.
Blake sta riuscendo a tirare fuori il peggio di Blue... Che ne pensate, invece, di George? Vi lascio qui sotto una sua foto, insieme a una di Maia e Stephanie.

George:

Stephanie:

Maia:

Al prossimo capitolo!🩵

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