39. Anatomy lesson

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Wildest Dreams; Taylor Swift.

Ma, sfortunatamente, mi ero distratta, quindi sentii solo la porta chiudersi, senza udire il clic della serratura. Blake si era portato via le chiavi e mi stava guardando con occhi sgranati.

Subito cercai di ricompormi, ma sapevo di essere stata beccata in pieno.

Mi sentivo estremamente a disagio perché sapevo che stavo facendo una cosa sbagliata, vergognosa.

Si inumidì il labbro inferiore.

«Quindi? Le mie previsioni erano corrette?»

Boccheggiai leggermente, non sapendo cosa dire, ma, alla fine, mi ritrovai ad annuire come un' idiota.

Strinsi le gambe, nel tentativo di placare quella sensazione di calore mi stava fastidio. Mi formicolava tutto e desiderai tornare indietro nel tempo, così da avere qualche secondo in più.

«Puoi finire, se vuoi.»

Scossi la testa. «Io... io non so come...» annaspai.

«Metti le dita dove prima.»

Fece qualche passo verso di me. Ero stupida, fuori di testa, ma lo feci.

Le mie dita si trovarono di nuovo a contatto con quell'umidità, che sembrò aumentare con la vicinanza di Blake, che si sedette sul bordo del letto, accanto a me.

Mi chiese di sfilare i pantaloni, tenendo le mutandine, ma, per non interrompere quel momento piacevole, mi limitai a sollevare il bacino per permettergli di essere lui a spogliarmi.

Mi ritrovai in mutande davanti a Blake Davis, come una delle sue conquiste.

«Più in basso» indicò, sfiorandomi la caviglia.

Eseguii e trovai quello che, probabilmente, era il centro di tutto quel calore.

«Ora, con un dito, spingi leggermente.»

Lo guardai con occhi confusi.

Si posizionò in ginocchio in mezzo alle mie gambe e, con lo sguardo, mi chiese il permesso di toccarmi.

Annuii solamente, ma Blake non fece ciò che pensavo, non sostituì le mie dita con le sue.Posizionò la mano sopra la mia e mi indicò i movimenti da fare.

Dopo un secondo, sentii una strana sensazione di pienezza.

«Qualcuno ti ha mai spiegato come funziona, Cenerentola

Scossi la testa con respiro affannato.

«Non sai quanto vorrei essere io a mostrartelo.»

I suoi occhi scesero sulle mie gambe, proprio dove le mie dita si muovevano seguendo le sue indicazioni.

«Con il pollice accarezzati qui.» Sfiorò un punto più in alto.

«Perché non lo fai tu?» riuscii a dire, seppur con la gola secca.

«Vuoi che io ti tocchi, Cenerentola

Annuii con foga, avvicinandomi a lui.

«Domattina ne sarai pentita» disse solo.

Scossi la testa. «Non m'importa. Ti prego.»

Emise un verso gutturale e, senza alcuna delicatezza, mi divaricò ancora di più le gambe, strappandomi le mutande e lanciando ciò che ne rimase lontano da noi.

I suoi occhi scesero sulla mia intimità. «Visto che hai mentito.»

Mi lasciò uno schiaffo leggero in quel punto di totale piacere. «Potrei non farti venire.»Deglutii a fatica. «Su cosa ho mentito?»

Ridacchiò leggermente, sfiorandomi con le nocche, ormai pulite ma ancora sbucciate, l'interno coscia.

Mi irrigidii. «Hai detto che Sullivan ti ha scopata, ma non penso l'abbia fatto.»

Socchiusi gli occhi per le sue carezze. Ancora non mi toccava ma sentivo il piacere salire.

«E chi te lo dice?»

«Non sapevi neanche dove mettere le mani, Blue. Quindi o Sullivan non sa dove infilarlo, o tu sei una stramaledetta bugiarda.»

Prese una boccata d'aria. «E io sento la puzza delle tue tremende bugie, oltre che il profumo, che è davvero una droga, della tua eccitazione, della tua voglia di avermi... dentro di te.»

Con il polpastrello tracciò i contorni della mia intimità.

«Quindi, facciamo una bella lezione di anatomia, che ne dici?»

Non replicai, ma Blake capii che lo volevo, probabilmente perché anche il mio interno coscia, dove si trovava la sua mano, iniziò a bagnarsi vergognosamente, facendo sospirare Blake.

Mantenne gli occhi fissi nei miei mentre la sua mano, finalmente, si scontrava con un punto particolarmente sensibile.

«Questo è il clitoride.» Vi premette il polpastrello sopra, facendomi irrigidire e inarcare la schiena. Questo mi avvicinò ulteriormente a lui e la mia pelle sfiorò il tessuto dei suoi pantaloni.

A quel punto lui li abbassò leggermente, restando con i boxer neri a coprire il suo membro.

«Posso chiederti una cosa?» Non smise di accarezzarmi.

«Vuoi sentire quanto è duro per te?»

Cercai di prendere un po' d'aria.

Blake sarebbe morto, se i miei fratelli fossero entrati in camera e l'avessero trovato con la mano sepolta tra le mie pieghe, intento a chiedermi di toccarlo.

Allungai la mano tremante e sfiorai l'elastico dei suoi boxer, fino ad incontrare una presenza massiccia che mi fece sussultare.

«Cazzo Blue» sospirò.

Vedendolo vacillare sollevai leggermente la schiena e strinsi un po' la presa.

Preso dal momento, la sua mano scese e, senza alcun preavviso, infilò un dito dove l'avevo messo poco prima io.

Dopo un paio di spinte, che quasi non mi soddisfavano più, Blake mi rivolse un sorrisetto languido prima di riempirmi ulteriormente.

Aveva inserito anche il medio e stava scavando dentro di me.

Mi lasciai sfuggire un gemito che invase la stanza.

«Qui, è dove dovrebbe entrare questo.» Strinse la presa della mia mano intorno al suo membro. «Lo vorresti?»

Ormai avevo capito cosa significava e, nonostante il timore, annuii.

Blake abbassò anche i boxer e, non appena lo guardai, mi resi conto che era davvero enorme.

Si spinse contro di me e le nostre intimità si scontrarono. Sprofondò nel mio calore.

Indossò il preservativo e, in meno di un secondo, mi fu dentro. Fu meno doloroso del previsto. Anzi, non lo fu affatto.

Spingeva come se ne dipendesse la sua vita, come se fossi la sua salvezza.

«Cazzo. Questo è il mio posto nel mondo.»

Dopo anni di attesa eravamo tornati ad essere una cosa sola.

Fu la sensazione migliore del mondo.

Gli graffiai il petto e lui prese ad accarezzarmi i capelli, senza staccare gli occhi dai miei.Non avevo mai provato qualcosa di così forte per qualcuno.

Gemetti senza controllo. Non mi importava che i nostri compagni potessero sentirci, e soprattutto non mi importava che lo facesse Victor.

Se mio fratello fosse entrato in quel momento avrei pregato Blake di non fermarsi.Mi premette una mano sulla bocca per attutire il rumore.

«Devo essere vivo per continuare» sussurrò, insinuando una mano tra le mie pieghe e prendendo ad accarezzarmi.

Mio dio.

«Ti odio» riuscii solo a dire. Una verità mista a una bugia tremenda.

«Talmente tanto che mi stai stritolando il cazzo» rispose con una leggera risata, aumentando l'intensità delle sue spinte.

«Comunque, ti odio anch'io» concluse.

Venimmo all'unisono, così forte che, probabilmente, quella potenza era equiparabile a quel sentimento che ci accomunava.

Blake era un uragano pronto a spazzarmi via con violenza. E io lo desideravo. Volevo che mi facesse a pezzi.

Per la prima volta dopo anni, mi sentii viva.

Buongiorno a tutti... Vi avevo detto che questo capitolo sarebbe stato intenso, ma dovremo vederne ancora delle belle, vi avviso.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che possiate sostenermi con una stellina e un commento, per me sarebbe davvero importante
Vi mando un grande abbraccio, alla prossima!❤️

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