38. You don't own me

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You don't own me; SAYGRACE feat. G-Eazy.

Blake mi porse un cucchiaio e, senza indugiare, lo affondai nel gelato al pistacchio.

Per fortuna, il supermarket dove ci eravamo diretti aveva una gelateria artigianale all'interno, così il gelato era delizioso e, probabilmente, non ne avrei lasciato molto per Blake.

Prese le due fette di torta di mele e ne addento una.

Un secondo dopo, esibì una smorfia schifata e mandò giù a fatica.

«Te la regalo» mi disse solo, spingendola verso di me e facendomi ridere.

«Prima il dovere e poi il piacere.»

Mi prese per un braccio e mi trascinò fino in bagno.

Quando Caroline mi aveva tinto i capelli, avevo scelto una tinta non permanente, che scolorisse dopo alcuni lavaggi.

Ma non volevo più aspettare.

Avevamo comprato il necessario e Blake si sarebbe improvvisato parrucchiere, quella notte, e mi avrebbe fatta tornare la sua Cenerentola.

Mi sedetti sul water e attesi che leggesse le istruzioni e svolgesse il suo compito.

Era stata sua l'idea e io l'avevo subito approvata. Sentivo già la mancanza di quel poco che mi restava della mamma.

Ogni giorno, quando mi guardavo allo specchio, la rivedevo nei miei occhi blu e nei miei capelli biondi, oltre che nelle guance sempre rosate naturalmente e nel naso sottile e all'insù; ma con quel cambiamento non mi sentivo più lei.

«Tu non dovresti appoggiare il mio essere mora?» domandai, mentre Blake era alle prese con la mia chioma, che cercava di dividere con cura, senza farmi male.

Ridacchiò leggermente.

«La mia Cenerentola deve avere i capelli biondi.»
«Io non sono tua, Blake.»

Era una bugia, fino a poco prima lo stavo pensando. Mi ero detta che ero sua.

I nostri occhi si incrociarono attraverso lo specchio, Blake interruppe il suo lavoro da parrucchiere.

«Lo sei sempre stata» replicò in un mormorio. «Fino a quando non hai fatto lo stronzo.»
Abbassò il capo.

«Perché mi hai raccontato tutte quelle cose prima?»

Scossi le spalle. La verità è che non ne avevo la più pallida idea.

Solo la mia famiglia sapeva di uno dei due tentativi falliti, ma era un argomento tabù di cui era severamente vietato parlare: ammettere che ero una persona instabile mentalmente, disposta a rinunciare alla propria vita, era una vergogna.

Alla fine, mangiammo quel gelato al pistacchio e io finii anche la sua fetta di torta.

«So che ti piace» dissi ad un certo punto, nonostante adorassi quella piccola attenzione che mi riservava anni prima.

«Di che parli?»

«Della torta di mele. So che ti piace.»

Scosse la testa convinto. «Caroline mi ha detto che è il tuo dolce preferito in assoluto e che ne mangi in quantità industriali.»

Feci un sorrisetto.

«Da sempre lasci la tua fetta a me, perché?»

«Perché tu la ami più di me e perché, ora come ora, penso ti faccia sentire più vicina a tua madre.»

Blake era l'unico che poteva capire quel vuoto che da anni sentivo dentro.

Anche sua madre era morta e, vedendo tutti quei tatuaggi dedicati a lei, sapevo che era speciale. Sapevo che era la donna della sua vita e che mai avrebbe voluto perderla.

Victor e Vincent erano i miei fratelli, ma in loro non riuscivo a vedere lo stesso dolore che vedevo in me e in Blake.

«Io sono abbastanza stanca» ammisi ad un certo punto, dopo aver sciacquato e asciugato i capelli: ero di nuovo Blue Williams, la ragazza bionda che, per Blake Davis, somigliava a una principessa Disney.

Ci trovavamo di nuovo in bagno, in piedi davanti allo specchio. Blake mi stava alle spalle e, per l'ennesima volta in quella stupida serata, ci guardammo dritti negli occhi.

Avevo visto Blake con tante ragazze e pensai che quello sguardo lo riservasse a tutte: irresistibile, tanto che mi fece rabbrividire e contorcere lo stomaco. Ma non volevo essere come tutte quelle che avrebbero pagato pur di ricevere un singolo sguardo da lui.

Presi come una gara quel contatto e non abbassai gli occhi.

«C'è solo un letto» sussurrò con voce roca. «Dormi sul pavimento.»

Rise senza staccarsi da me. Fece un passo avanti e il suo bacino si scontrò contro di me, mandandomi a fuoco.

Le guance si scaldarono e sentii di essere sul punto di cedere.

«Vic mi ha dato il permesso» ammiccò. «E il mio, di permesso, non conta?»

La mano di Blake mi accarezzò il fianco e si insinuò sotto la t-shirt, sfiorando la pelle nuda della pancia.

«I tuoi giochetti di seduzione con me non funzionano, dormirai sul pavimento» sentenziai, ma lui di nuovo rise.

Quel suono inebriante mi scaldò ancora. Volevo che si premesse contro di me, non mi bastava più quel leggero contatto.

Desiderai essere toccata nonostante avessi il terrore del contatto fisico. Ed ecco un altro motivo per cui odiavo Blake: buttava giù le mie barriere senza che io me ne accorgessi, nonostante io lo volessi solo lontano da me.

«Senti come reagisce il tuo corpo, tu vuoi che io stia nel tuo letto.»

Mi mordicchiai leggermente il labbro mentre le sue dita giocherellavano con l'elastico dei miei pantaloni.

«Scommetto che se metto le mani nelle tue mutan-»

Non gli permisi di terminare la frase perché scattai in avanti, terminando la frase.

«Fuori» gridai.

«Sei per caso impazzita?» rispose mantenendo la calma, al contrario mio.

Mi sentivo umiliata, le guance mi andavano a fuoco.

«Mi hai scambiata per Cindy? Ti sembro una delle tue scopate facili?»

Scosse la testa. «Ti sembri una scopata facile?» domandò. «Per te lo sono. Per te siamo tutte scopate facili.»

Si avvicinò a me e mi trovai schiacciata tra il suo petto e il bordo del lavandino.

«Tu non sei una cazzo di scopata facile!»

Premetti le mani sul suo petto.

Il respiro si fece affannoso.

Mi afferrò il viso, costringendomi a guardarlo in faccia.

«Lasciami, per favore» sussurrai.

Ma sapevo che non l'avrebbe fatto. D'altronde, lui era uguale a Victor e Vincent.

Invece, arretrò di un passo.

«Dormirò sul pavimento. Non sei una scopata facile. Non voglio neanche scoparti Blue.»«Certo, io non sono neanche il tuo tipo.»

Non so perché pronunciai quella frase con stizza. Sembrò che mi infastidisse il fatto che lui non mi volesse, quando in realtà nemmeno io lo volevo.

«Tu non sai qual è il mio tipo.» Socchiuse gli occhi, il petto scolpito che si alzava e abbassava furiosamente.

E poi, Blake prese fuoco.

Colpì il muro una, due, tre volte. Le nocche iniziarono a sanguinargli e io mi sentii veramente spaventata.

Non sapevo cosa fare.

Non ero brava a calmare la rabbia, io ero colei su cui ci si sfogava.

Così mi rannicchiai in un angolo e aspettai che, proprio come mio padre, Blake usasse me.

Mi strinsi le ginocchia al petto e tenni il capo basso: ero una bestiola ubbidiente pronta per lui.

Quando i colpi si fermarono sentii i suoi passi avvicinarsi e mi preparai.

«Scusa.» Si inginocchiò davanti a me e mi prese le mani, scoprendomi il volto.

«Puoi usarmi, se vuoi.» Aggrottò la fronte confuso. «Per sfogarti.»

Spalancò la bocca scioccato. «Chi cazzo ti ha insegnato questa cosa?» sussurrò, nonostante dal tono sembrava che volesse urlare e prendere ancora a pugni qualcosa.

Visto che non rispondevo, fu lui a parlare di nuovo. «Non ti farei mai del male, a meno che tu non me lo chiedessi.»

Alzai gli occhi. «Che intendi?» Sorrise leggermente, «Hai detto che ti piace il sesso violento e che l'hai fatto con Geordie. Ma se vuoi davvero del sesso violento, dovresti venire da me.»

Strinsi le labbra. «Hai appena detto che non vuoi scoparmi.»

Il discorso cadde lì. Il silenzio pervase la stanza e solo allora mi accorsi delle gocce di sangue che colavano tra le sue mani.

Le guardai ammaliata.

Blake mi accarezzò la guancia, sporcandomi. Arrivò vicino alle labbra e, poiché restava fermo, fui io a compiere un minimo movimento che portò la mia bocca sulle sue ferite.

Il sapore ferroso colpì le mie papille gustative, mentre con la lingua pulivo il suo sangue.

Blake sospirò leggermente. «Ti fa male?» chiesi, ancora vicina alle sue mani.

«No» disse solo, buttando la testa all'indietro.

Passai la lingua intorno alle nocche sbucciate, lavando via tutto.

Quando terminai, Blake emise un leggero gemito che mi fece capire che, no, non gli faceva affatto male.

Sì alzo di scatto, lasciandomi sola per terra, e si pulì con un asciugamano l'altra mano, meno insanguinata.

«Vado a fumare.»

Annuii impercettibilmente e lo guardai uscire.

Non appena la porta della stanza si chiuse alle sue spalle, iniziai a pensare che, forse, ero impazzita.

Il sapore del suo sangue ancora mi invadeva la bocca e lo trovavo stranamente piacevole.

Mi alzai e, nel mio riflesso sullo specchio, mi vidi con il viso sporco di rosso. Del suo sangue. Ero marchiata e, per la prima volta, la cosa non mi metteva poi così in soggezione.

Mi pulii, seppur con un po' di riluttanza, il viso, poi mi misi nel letto.

Un calore ancora mi sconquassava la pancia.

Pensai alla frase pronunciata poco prima da Blake, quella che aveva fatto scattare il nostro litigio.

Sospirai, guardando fuori dalla finestra. La luna piena era alta in cielo e pensai che, forse, poteva giustificare la pazzia che stavo per fare.

Così, con delicatezza, insinuai due dita al di sotto dei pantaloni e trovai le mie mutandine di cotone nero leggermente bagnate.

Trattenni il fiato e controllai di non udire i passi di Blake.

Infilai le dita sotto l'ultimo strato di tessuto, trovandomi a contatto con una parte di me che mai avevo sentito in quel modo.

Trovai la pelle umida, come previsto da Blake, e, non appena feci un minimo movimento, mi irrigidii. Era stranamente piacevole.

Lo feci di nuovo e, quella volta, mi rilassai del tutto, scaldandomi ancora.

Quella leggera umidità rendeva i movimenti fluidi. Quel calore che sentivo in mezzo alle cosce non faceva che aumentare e la sensazione di fastidio che provavo era troppo forte. Desiderai che sparisse ma non sapevo come.

Inarcai la schiena quando i miei movimenti si fecero più veloci.

Buongiorno a tutto, come va? Non ho molte parole per descrivere questo capitolo... Vi avverto: il prossimo capitolo sarà... No dai, non vi faccio spoiler. Lo scoprirete sabato prossimo (o prima, se raggiungiamo le 20.000 letture). Detto questo, vi ringrazio per aver letto il capitolo e, se vi va, potete lasciare una stellina e un commento, ve ne sarei davvero grata.
Vi mando un abbraccio❤️

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