LA LETTURA

Aveva ragione Petrarca.

Dalla scrittura alla lettura il passo è breve.
Nessun uomo primitivo avrebbe mai lasciato dei segni sulle pareti rocciose delle sue caverne, se non avesse sperato in uno sforzo interpretativo da parte di un suo simile.

Chissà cosa starà avvenendo adesso nel vostro tempo, cari pronipotibis, visto che la scrittura sembra aver perso il suo bisogno di esistere.

Già dal tempo in cui comunico con voi, devo rassegnarmi all'assurda idea, sostenuta da qualche mio idiota contemporaneo, che la lettura, nella forma libro che abbiamo conosciuto dai caratteri mobili di Gutenberg in poi, è stata ormai superata dalla sua versione digitale.

E, invece, mai niente sarà più attrattivo e coinvolgente per gli uomini del mio tempo dell'odore profuso dalle pagine di un libro al suo primo dispiegarsi tra le loro mani.

Nulla supererà la soddisfazione di poter sfiorare col palmo delle dita le pagine illustrate di un testo appena stampato.

Già adesso, mentre vi scrivo, nel mio presente basta un click per scoprire il significato di una parola e, contemporaneamente, tutti i suoi possibili sinonimi e omonimi.

Già adesso basta un secondo per ottenere la traduzione di chilometriche frasi in lingue orientali o africane.

Già adesso basta una parole chiave nel motore di ricerca per ottenere informazioni di qualunque periodo storico.

E tutto ciò senza leggere.
Sono scomparse enciclopedie e dizionari che popolavano ogni nostra casa: il saper ricercare per ordine alfabetico o per argomenti non serve più.
Hanno costretto una parte del nostro cervello a dare le dimissioni.

Tuffandomi per un istante nel mare dei miei ricordi, vedo l'enciclopedia dal meraviglioso titolo: "Conoscere".
Verbo meraviglioso perché emblematico: la funzione di fonte della conoscenza di questa enciclopedia, pubblicata dalla casa editrice Fratelli Fabbri dal 1958, era unanimamente riconosciutagli da tutti i membri di ogni famiglia che la custodiva nella propria libreria.
Quante ricerche realizzate cercando le informazioni su quei fascicoli illustrati da tantissimi disegni e ad ogni pagina sfogliata l'immaginazione prendeva corpo in viaggi della fantasia che ci portavano in tempi e luoghi lontanissimi.

Un altro flash back ed ecco "Il mio primo dizionario", di nome e di fatto.
Un titolo che, purtroppo, per le generazioni successive non avrà senso pratico perché non avranno più bisogno di un dizionario a scuola.
Anzi, probabilmente non avranno più bisogno della scuola.

Già, perché, a pensarci bene, a cosa servirà frequentare queste inutili aule piene zeppe di studenti che non avranno più bisogno della lettura e della scrittura?
Perché imparare a conoscere quando a breve basterà assemblare informazioni?

Forse, nel vostro tempo, non sapete neanche cosa rappresenti la parola scuola.
Di sicuro non sapete cosa siano le biblioteche e le librerie che da noi scompariranno a breve.

Mentre vi scrivo, già chiudono per lasciare il posto a centri scommesse o a sale slot machine in cui la povera gente malata vi lascia denaro e speranze per un mondo migliore.

E i quotidiani?
Sapete cos'erano?
Ci trovavamo le ultime notizie.
Ma stanno morendo.

La carta non può essere online e così le ultime notizie sono sempre le penultime rispetto alle news.

Sarà perché questo vostro antenato che vi scrive ha lavorato tanti anni nella redazione di un quotidiano, ma mi piange il cuore a pensare che a breve, un triste giorno, non leggeremo mai più un giornale.

Quanto erano affascinanti quelle variopinte edicole per gli occhi di un bambino.
Occasione per verificare la nostra crescita in affidabilità, venivamo mandati dal papà a comprare il quotidiano.
Fieri di aver tra le mani affidati i soldi utili per l'acquisto, facevamo i giusti calcoli per sapere quanto resto ci toccava.
L'edicolante era una figura quasi di famiglia, a cui il genitore poteva poi chiedere come si era comportato il figlio durante il compito di responsabilità affidatogli.

E se portavamo a termine il compito avuto, la volta dopo avevamo pure la possibilità di acquistare qualcosa in premio?
Cosa?
Lì vi si trovava di tutto!
Fumetti di tutti i generi, buste premio con regali a sorpresa, soldatini di guerre di ogni epoche , i personaggi dei cartoni animati da bagnare sul retro e attaccare alle piastrelle della cucina e i trasferelli da ricalcare su uno sfondo e inventare storie.

Ma soprattutto per noi maschietti... le figurine!
Di tutto si poteva dubitare a quei tempi, ma non dell'uscita dell'album dei calciatori intorno al mese di novembre.

Prima con la colla Coccoina e il pennellino, poi con i rivoluzionari adesivi, appiccicare le immagini dei giocatori era una vera goduria, dal calciatore di turno che era famoso nel campionato in corso, all'introvabile portiere dell'Atalanta dal cognome più improbabile e comico al mondo...

E non finiva qui.
Sapete cosa facevamo con i doppioni?
Relazione sociale!

Scambiarle col compagno di classe per completare la collezione o giocare in vario modo per vincere quelle dell'amico e aumentare il mazzone a propria disposizione: segno di potere di una generazione!

E pensate: non era necessario collegarsi online con i nostri compagni di gioco perché erano lì, reali...

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