La resa.

Troppo sole per essere a maggio. Troppo calore."
Mi sveglio così.
Con la luce che penetra dalla finestra come fosse mezzogiorno;
"Ti ho preso i tuoi biscotti preferiti da Mark." Mi dice mamma mente apre ogni finestra della cucina,come se si stesse illudendo che così facendo il sole potesse entrarle dentro e non andarsene più.
Vorrei tanto dirglielo che tutta questa luce diventerà buio pesto molto presto;ma mi sembra troppo felice per rovinarle la gioia che porta addosso oggi e,non mi va di portarmi addosso pure il senso di colpa del mio egoismo.
"Hai più sentito papà?"
Mi guarda...
Un po' come si guarda una cucina per ricchi coscienti che nelle tasche non hai neppure i soldi per arrivare a fine mese.
Eccolo.
Il buio di nuovo in quei suoi occhi verdi.
Perché non so tacere?
"Devi finirla con questa domanda.
Ti ho lasciato libera di contattarlo una volta, due al mese.
Ti ho mai chiesto come sta? come si trova con la sua compagna in questi dieci anni? No. Arrenditi Betta."
Arrendermi? Cosa sta dicendo?
Qui l'unica che dovrebbe posare le armi e dichiarare resa é lei!
mi mordo il labbro inferiore con forza per non far uscire una sola parola che possa assomigliare alla rabbia e mi dirigo verso il bagno.
Devo darmi una sistemata.
Carol arriverà a momenti pronta a comprare pure le commesse pur di avere abiti succinti per il nostro nuovo inizio.
Salgo in macchina e le sorrido alzando il volume della radio e so,
so con certezza,che le mie paure le ha già capite e so altrettanto bene che non mi chiederà nulla.
Mi ha sempre pensata troppo forte e,se si sentisse dire che per una dannata volta ho paura,probabilmente crollerebbero tutte le convinzioni che ha sul mio conto e questo, una come lei,non lo vorrebbe mai.
"Gilbert ti avevo detto di non chiamarmi. Stiamo arrivando."
Urla Carol al parcheggio del centro commerciale.
Cosa? Cosa? Cosa?
Perché la sta contattando? E dove mi sta portando?
Non faccio nemmeno in tempo ad urlarle contro qualcosa che assomigli alla cattiveria che lei riaggancia e,aprendosi una sigaretta,parla.
"Sono cinque giorni che mi chiama ininterrottamente.
Non ho mai risposto prima di ieri.
So che tu con lui non vuoi condividere neppure la stessa stanza ma non sarei mai potuta venire qui senza di te.
Volevo dirtelo durante il tragitto ma non sapevo come."
"Non sapevi come?
Sapevi benissimo che non ti avrei mai accompagnata così hai usato l inganno.
non credi che basti mia madre a riempirmi di balle per farmi.."
"Ciao" sento dire alla mie spalle.
Tutta la mia rabbia viene interrotta da quel suono stridulo che produce la voce di Gilbert.
E vorrei tanto prender la sua faccia e quella di Carol e sbatterle contro finché non esce un pensiero sensato.
Non lo saluto e dirigo il mio sguardo verso la sua destra.
Cé qualcuno con lui.
Qualcuno che mi sta a guardare senza far uscire da quegli occhi verdi nessun tipo di emozione.
Qualcuno ancor più cafone e maleducato del ormai amico di telefonate di Carol.
Distolgo lo sguardo e mi metto ad ascoltarli.
"Posso farvi entrare in tutte le discoteche nella zona del campus ad un prezzo scontatissimo." dice Gilbert rivolgendosi a quella che dovrebbe stare dalla mia parte.
Prima di stasera la ammazzo!
questo Qualcuno deve togliermi gli occhi di dosso e Carol come può voler comprare qualcosa da quest' imbecille?
Non ho più forze e son solo le due del pomeriggio.
Prendo il telefono per avvisare mia madre che tornerò più tardi del previsto ma mi ha anticipata:
Quattordici chiamate senza risposta.
Devo tornare a casa,
il più velocemente possibile.

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