Prologo

Un altro aeroporto, un altro terminal, altre valigie e altri turisti. Tutto di nuovo.
Ho sempre amato gli aeroporti, forse anche perché ci ho passato fin troppo tempo negli ultimi anni. Arrivo ogni volta con ore di anticipo prima di una partenza e resto seduta lì, ad osservare il mondo che mi scorre intorno.

Poco prima di entrare, mentre sono ancora nell'area Kiss&go, mi diverto a distinguere arrivi e partenze. Le lacrime, prima o dopo un lungo viaggio, sono le stesse, ma i baci hanno un non so che di diverso. I baci al momento di un ritorno sono dolci, delicati, carichi di nostalgia dopo settimane, mesi o anni senza alcun vero contatto all'infuori di uno scambio di sguardi via Skype. I baci di addio sono tutta un'altra storia. Non hanno nulla di delicato. Sono passionali, a volte quasi rozzi, violenti, per catturare nel semplice tocco di quelle labbra tutto ciò che sarebbe potuto accadere se non si fosse messo in mezzo un volo che atterrerà magari a centinaia chilometri di distanza. Gli addii sono strappalacrime, ma mi hanno sempre affascinata, perché è nel momento in cui dici addio a qualcuno che capisci quanto fosse importante il vostro rapporto, quanto tu fossi importante per chi ora ti tiene la mano prima di guardarti prendere il volo, prima di lasciarti andare.

A me non è mai importato di poter trovare qualcuno ad attendermi al mio arrivo. Del resto sono stata abituata a non tornare mai indietro, in luoghi già conosciuti con persone che già sanno chi sei. Da piccola però ho sognato a lungo che ci fosse qualcuno a dirmi addio, qualcuno che mi amasse abbastanza da non dare nessun peso a quell'ultimo, terribile saluto in aeroporto, sapendo che non può essere un addio, perché certe storie, semplicemente, non possono finire con un bacio al terminal e le guance bagnate di lacrime. Certi rapporti sono destinati a durare, oltre il tempo, la distanza e le difficoltà.

Per questo ho sempre amato passare il tempo negli aeroporti, e anche perché in fondo ho sempre saputo che ci sarei tornata per partire di nuovo, per un nuovo viaggio senza un vero motivo.
Ma quando ho scoperto di questa partenza, di nuovo senza aver prima avuto la possibilità di conoscere qualcuno a cui dire addio, ho capito subito che sarebbe stato diverso. Non si tratta di un viaggio improvvisato per fuggire i problemi e i ricordi.
Era tutto programmato, forse da anni, nei minimi dettagli, tutto per tornare qui a Miami, dove la mia storia ha avuto inizio. Questa volta è per sempre. Non potrò scappare tra qualche mese come ho sempre fatto.
Questa volta non ritornerò in aeroporto tanto presto.

O almeno era quello che credevo.

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