• prologo •
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Penso sempre che la nostra vita sia fatta dai "nonostante".
A pensarci, questa parola ci accompagna fin dalla tenera età: mia mamma si metteva dall'altra parte della stanza e mi diceva di camminare, io cadevo e lei diceva: "Nonostante la caduta, hai fatto qualche passo".
Lo diceva per farmi capire che dovevo pensare a ciò che mi era accaduto di bello, non di brutto come in quel caso la caduta.
Grazie ai "nonostante" costruiamo la nostra personalità, testiamo i nostri limiti, conosciamo le difficoltà.
E poi arriva quel giorno in cui i "nonostante" sono accompagnati da tanto, tanto dolore.
Arriva sempre e per tutti, è come la lama di una spada che cerca di andare sempre più in profondità, colpendo infine il punto più debole.
Sono i "nonostante" che si devono ottenere con il sudore, con la pazienza, con le lacrime.
Ma che poi ti lasciano una grande soddisfazione.
Questi "nonostante" li ho solo sentiti raccontare, sono sempre stati una specie di leggenda a cui non davo peso, finché anche per me fu il momento di giocare una partita forse persa in partenza.
« E il premio della gara? »
mi chiedevo sempre.
Lo capii solo quando stavo lottando davvero per averlo.
Il premio era lui.
Ma alcune partite si possono anche perdere.
E la domanda che mi facevo spesso era sempre quella:
« Esisterà anche per me questo
n o n o s t a n t e ? »
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