• capitolo 6 •
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Tess' pov
Alzo lentamente le palpebre e mi stropiccio gli occhi con le mani.
Appena spalanco gli occhi senza che io veda sfocato, mi ricordo in che posto sono.
Non è un sogno: Chris è affianco a me e con un braccio mi cinge un fianco.
La luce del Sole è ancora debole, ma a dir la verità non sono mai stata brava a capire che ora fosse solo rivolgendomi alla natura. Mio padre aveva provato ad insegnarmelo, ma è passato troppo tempo.
Afferro il telefono dalla tasca posteriore e guardo l'orario:
6:50 .
Lascio cadere il telefono sul mio naso e grido un verso di dolore, mentre Chris si sveglia di soprassalto e si allarma.
«Portami immediatamente a casa.» gli urlo mentre mi alzo freneticamente e corro in auto.
Vedo Chris ridere mentre lentamente si alza e raccoglie la coperta, prendendosi liberamente anche il tempo per lisciarla e piegarla.
«Muoviti!»
«Arrivo arrivo!»
Nascondo il viso tra le mani disperata, sperando di arrivare a casa prima che mia madre irrompi nella mia stanza.
***
Scendiamo dalla macchina velocemente e mi faccio aiutare da lui per salire sull'albero. Purtroppo devo mettere io mio orgoglio da parte, se non voglio finire in punizione per il resto della mia vita.
Entro grazie alla piccola fessura aperta che avevo lasciato e mi tolgo velocemente il cappotto e le scarpe.
«Allora... ci vediamo.» mi dice lui prima di andare.
«È stato... bello.» conclude portandosi una mano dietro la nuca e guardando in basso. Le sue guance portavano un po' di rossore in viso.
«La prossima volta svegliamoci prima.» gli rispondo sorridendo.
«Vorresti rifarlo?» vedo le sue pupille dilatarsi e le sue labbra piegarsi in un sorriso.
«Perché no?» balbetto timidamente, cercando di nascondere un sorriso.
Se ne va ed io chiudo immediatamente la finestra, mi rimetto il pigiama e mi rinfilo tra le coperte calde del mio letto. Se solo chiudo gli occhi e mi concentro, posso sentire ancora il suo profumo e lui vicino a me.
Due secondi dopo, entra mia madre spalancando la porta.
«Siamo un po' in ritardo Tess!»
E menomale.
Faccio finta di fare uno sbadiglio - che forse non era poi così finto, non avevo avuto nemmeno il tempo di stiracchiarmi come si deve - e mi tolgo lentamente le coperte.
In cinque minuti, tra le mille parole di mia madre, mi alzo dal letto e vado a fare colazione.
Vicino la cucina, c'è Peter impegnato ad una vivace telefonata.
«Potresti ascoltarmi un attimo?» vedo le sue mani stringere con forza la mela mezza mangiata.
«Ma queste voci sono false!»
Con solo due passi è al tavolo, dove ci sbatte un pugno sopra.
«Come arrivederci ?!»
Allontana il telefono dall'orecchio e guarda incredulo mia madre.
Qualunque cosa sia successa, sono felice che la sua giornata sia iniziata male.
«Quel demente del mio capo ha detto che non potrà dare il via ai lavori di costruzione!» dice urlando, rispondendo ad una domanda fatta dallo sguardo di mia madre.
«E indovina perché?! Perché qualcuno ha detto che detto che danneggerá l'ambiente... anzi non ricordo nemmeno cosa abbia detto!»
Mia madre gli va vicino mettendogli una mano sulla spalla per cercare di calmarlo.
«Non che sia completamente falso.» gli dico volutamente in modo saccente.
«Nessuno ha chiesto il tuo parere!» mi urla contro.
«Non è un mio parere, ma la verità.» gli continuo a dire alzandomi dalla tavola per andare in camera.
Nonostante io avessi quasi sempre ragione, odiavo litigare con lui. Semplicemente perché quando lo facciamo urla e perché non lo sopporto.
Sento che borbotta contro di me. Quanto può essere grande la stupidità umana?
Albert Einstein diceva: " Due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana, ma riguardo l'universo ho ancora dei dubbi. "
Papà la citava spesso, non mi ricordo di preciso perché la amasse tanto, ma non c'era un giorno in cui, con gli occhi illuminati di sapere, non me lo dicesse.
***
Finite le ore di scuola decisi di pranzare con i miei migliori amici anziché tornare a casa. Dylan per fortuna non ha detto niente a Silvia su Chris, né ne ha parlato a tavola.
Ora sono quasi le 18:00 e non ho ancora messo piede dentro casa. Ho avvertito mia madre, lei addolorata ha detto di stare attenta.
Ora sono da sola mentre cammino per le strade di Brooklyn.
Ora in realtà so dove io stia andando, mi viene spontaneo percorrere questa strada.
Alcuni ragazzi stanno tornando a casa con le loro bici.
Due donne si tengono per mano e si guardarono innamorate mentre, come me, camminano lungo il marciapiede per godersi la giornata.
Arrivo davanti la villa di Chris e suono al citofono per poi chiedergli se gli andasse di fare una passeggiata con me.
«Fa freddo?» dice per prendermi in giro.
«Dái muoviti.» rispondo facendo una risata.
Non faccio in tempo a trovare un posto in cui sedermi per aspettarlo, che lui è già quí.
«Dove ti piacerebbe andare?»
«In realtà vorrei solo camminare, e parlare.»
Faccio un sospiro pesante e nervoso.
«Di cosa?»
«Del fatto che non voglio che mia madre stia con Peter.»
Vedo formarsi un sorriso sul suo volto.
«Si è arrabbiato?» fa un tono che sembra voler dire che in realtà sappia già la risposta.
«Aspetta un attimo... sei stato tu?» Non glo dico nemmeno chi sia stato a fare cosa.
Mi fermo guardandolo mentre mi splendono gli occhi.
«Credo se lo meriti.»
«Oddio sì!» gli dono uno dei sorrisi più sinceri che io abbia mai fatto e lui lo ricambia subito. Ha sempre la risposta pronta, anche solo un gesto, ma sa come reagire.
«Beh... grazie.» gli dico con un tono più dolce.
«Diciamo che è il mio modo di scusarmi per averti quasi fatta mettere in punizione.» dice mentre fa un espressione compiaciuta.
«Allora, scuse accettate.» gli dico infine e ci rincamminiamo verso una meta sconosciuta.
- spazio autrice -
Al prossimo capitolo ci saranno più scene tra loro due, non temete ♡
Non voglio che accada tutto di fretta, poiché vorrei che questa storia contenesse tanti capitoli.
Comunque credo proprio che alterneró la pubblicazione dei capitoli ad un giorno sì ed uno no, così da scriverli per bene.
A dopodomani <3
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