• capitolo 22 •
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tess' pov
sei giorni dopo il litigio
► racconterò di te (iniziate a leggere solo quando parte la voce di Ultimo)
È sabato mattina.
Rigiro tra le mani questa stupida lettera.
Mi guardo allo specchio, non ho chiuso occhio.
Riguardo la lettera e sento gli occhi bruciare.
La strappo e la butto.
Ho provato a scrivergli una lettera per tutta la notte, ho provato a racchiudere su un foglio di carta e con una penna ciò che provo per lui. Ma mi sembra tutto così stupido.
Nei momenti in cui i nostri sguardi si sono scontrati per un attimo, mi sono sentita persa.
Non mi sentivo più le gambe, il cuore martellava forte contro il petto, e la mente viaggiava già per chissà quale mondo.
È questo l'effetto che mi fa, non posso farci nulla.
Io ci provo, o almeno ci ho provato, a risistemare le cose. Ma lui fa sembrare tutto così fottutamente impossibile.
Mi arriva una notifica e vedo che è di Silvia.
> Come va?
< di male in peggio.
> vabbé apri la porta.
Mi appare un sorriso sul viso e subito le apro la porta di casa per farla salire in camera e lei, appena entra, mi inizia a guardare con disappunto.
«Stai parlando con Phoebe di come ti senti in questa situazione?» Sbuffo appena mi fa questa domanda e faccio cenno di no.
È da ormai cinque giorni che non fa altro che ripetermi questo, di parlare con lei di Chris. Ma il fatto è che mi ci vuole tempo per sciogliermi del tutto con lei.
«Lo sai benissimo che devi, è la tua psicologa, chi altro se non lei?»
«Devo ripeterti ancora una volta il perché?»
Silvia alza gli occhi al cielo e mi guarda supplicante.
«Ti prego, voglio vederti felice.» «Va bene... »
Lancio un'occhiata alla lettera strappata e sospiro.
*
Phoebe aveva ragione, il suo studio è bellissimo.
Dal primo momento in cui ci ho messo piede, mi ha lasciata a bocca aperta.
Ha due spazi: uno per ricevere le prenotazioni e gestirle, e l'altro dove mi accoglie.
Non è né troppo grande, né troppo piccola, e le pareti sono dipinte beige.
A coprire le finestre ci sono delle tende di seta azzurrine, così come il morbido tappeto posto al centro della stanza.
Proprio intorno al tappeto, ci sono dei divanetti grigi con sopra tanti cuscini gialli e blu.
Ad una parete c'è una grande libreria bianca con una vasta scelta di libri di ogni genere, mentre ad un'altra ci sono delle mensole che ospitano alcune piantine grasse.
Arrivo da lei già un po' agitata e lei mi fa accomodare offrendomi una tazza di cioccolata calda.
«Ehy tesoro, come stai? Ti vedo un po' agitata oggi.»
La cosa che più mi piace di Phoebe è che mi parla come se fossimo vecchie amiche che si incontrano ad un bar dopo che non si vedono da molto tempo.
«Beh sì... vorrei parlarti di Chris.»
«Sono tutta orecchie.» mi sorride e si accomoda anche lei.
«Io sto provando a risistemare le cose, poiché io non sono una ragazza che si arrende o che cade nelle braccia della tristezza.» Annuisce ed io continuo. «Ma lui non ne vuole sapere ed io mi sento così stupida a provarci... ma vedi io mi sono illusa troppo.»
«Continua.» Mi esorta lei.
«Ho questo pensiero di lui... ossia che sia diverso... e ne sono sicura, non sono neanche bene il perché, ma mi fa sentire felice. E ora non averlo accanto a me, mi fa sentire male, è come se mancasse una parte di me, perché mi giro sempre a cercarlo per vedere i suoi bellissimi occhi... e il modo in cui mi sorride... » Una lacrima cade sul tappeto e altre la succedono.
«Mi ha protetta la sera in cui mia madre era in ospedale, prendendo un po' della mia tristezza e facendosela sua. Mi ha portata a vedere le stelle, dicendomi che brillo più di loro. Mi ha raccontato una parte di lui, quella parte che nessuno sa. Mi ha difesa da Peter... »
Sento il viso bagnato e gli occhi bruciare. Phoebe non mi interrompe, continua ad ascoltare e non fa caso alle mie lacrime. Mi ha sempre detto che piangere è umano, e che bisogna lasciar le persone farlo.
«Io non capisco perché mi abbia detto di andare via, non lo capisco... » mi fermo e questa volta lei decide di rispondere.
«Perché ti vuole troppo bene. Tu pensi che lui ti abbia difesa, come è stato, ma lui crede di aver attaccato Peter... » «e di avermi lasciata sola.» concludo.
«Ma non è così Phoebe... io lo voglio quí con me... io sono più felice con lui.»
«E la stessa cosa vale per lui, ma crede di essere un pericolo per te.» si alza per sedersi vicina a me e mi prende la mano.
«Crede che la nostra sia una relazione tossica?»
«No tesoro, crede che lui sia tossico per te.»
Sento il cuore fermarsi e la testa scoppiare per un secondo.
«E cosa dovrei fare?» chiedo con voce tremante.
«Digli che non è così. Cosa ti importa di dover fare il primo passo? Di andare tu da lui? Di fare tutto tu? Se ritenete di dover stare insieme, fatelo! Tesoro avete bisogno l'uno dell'altro, quel ragazzo è diventato una persona migliore grazie a te.»
Un breve silenzio, a parte i miei singhiozzi.
«Posso abbracciarti?»
«Vieni quí.»
Ci alziamo e, io ancora con gli occhi pieni di lacrime, ci stringiamo forte l'un l'altra.
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