• capitolo 20 •


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tess' pov

Giro un'altra pagina di una rivista, senza in realtà nemmeno averla letta.
Non m'interessa, lo faccio solo per cercare di distrarmi.

Mia madre mi accarezza dolcemente i capelli, infilando lentamente le sue dita tra di essi e facendole scivolare seguendo i lineamenti del viso.

Sono sdraiata affianco a lei nel letto d'ospedale; Phoebe, dopo esser stata con me per una buona mezz'ora, mi ha portata da mia madre.

Immaginate la scena: Phoebe con espressione alquanto mortificata, io con due occhi gonfi e viso paonazzo, davanti a lei che assume un espressione totalmente scioccata.

Le ho raccontato tutto, abbastanza brevemente e con parole spezzate per i singhiozzi, e lei mi ha semplicemente accolta.

Nessuna domanda sul nostro primo bacio o del perché io non gliel'abbia detto.
Mi ha semplicemente detto «vieni quí» indicandomi con la mano uno spazio affianco a lei.

Siamo in questa posizione da circa tre ore, ma non intendo andarmene.

Nel mentre un'infermiera è venuta a controllare la situazione di mia madre, e ha detto che tra ventiquattro ore può tornare a casa.

So però che lei ha paura.
E lei sa bene che non si ripeterà più una cosa del genere, ma il ricordo di quel terribile momento è ancora troppo forte e le crea ancora troppa fragilità.

Ogni giorno a casa verrá una psicologa psicoterapeuta che l'aiuterá a superare il trauma, nonostante lei abbia detto che anche solo avermi con lei la aiuta molto.

Io invece andrò allo studio di Phoebe, che da come mi ha detto lei è "lo studio più figo che possa esistere".

«Tesoro, vai a fare una passeggiata fuori.» mi dice mia madre. Probabilmente ha ragione, ma non riesco ad abbandonare questa stanza.

Forse ho paura di incontrare Chris, o semplicemente di ricordarlo, e so che è normale, è successo tutto poche ore fa, ma sono rimasta fregata perché ci credevo.

"Meno illusioni, meno delusioni" lessi una volta su un libro.

«Preferisco rimanere quì con te.» dico a bassa voce.

«No, tu preferiresti che lui fosse ancora con te, ma non è così. Tesoro io non posso esserti molto d'aiuto, ma Silvia sicuramente sì.» le sue parole mi colpiscono molto. In effetti, è proprio così. Inoltre il mio cuore sembra rallegrarsi appena mia madre accenna a Silvia.

«Va bene, le chiedo se vuole farsi un giro con me.»
«Vai direttamente tu a casa sua, prenditi due minuti per te.»

Annuisco convinta e le regalo un bacio sulla fronte.

Mi affretto ad uscire dall'ospedale così da non incontrare Chris e mi dirigo verso casa della mia migliore amica.

È successo tutto così velocemente, non abbiamo avuto nemmeno tempo di conoscerci più a fondo.

Sento la mancanza del sapore delle sue labbra, che quasi quasi mi ricordano l'acqua salmastra del mare.
Sento la mancanza del suo sguardo agghiacciante ma che allo stesso tempo mi riscaldava il cuore.
Sento anche la mancanza della sua voce e del suo sorriso, sempre pronti a farmi felice.
È accaduto tutto troppo velocemente, così tanto che non riesco a crederci.

Arrivo a casa di Silvia in lacrime, e appena lei apre la porta mi butto tra le sue braccia.

*

«Mi dispiace così tanto Tess... credevo che fosse diverso.» mi dice Silvia mentre mi tiene ancora la mano.

È seduta a gambe incrociate
- nella mia stessa posizione - di fronte a me.
Con molta difficoltà le ho raccontato ciò che è successo tra Chris e Peter, e poi quello che è successo tra Chris e me.
Lei è restata ad ascoltarmi in silenzio mentre mi stringeva le mani e mi donava tutto il suo amore.

«Già, lo credevo anch'io.» rispondo dopo un po' tenendo lo sguardo basso.

«Sai, chiunque ti direbbe di lasciarlo stare, che è un deficente, ma sai cosa ti dico io?» mi fa un sorriso e riprende a parlare «Si sistemerá tutto.»

La guardo sorpresa e lascio che lei continui.

«Lui è diverso, ci sarà stata un incomprensione o l'avrà fatto per il tuo bene, secondo me tutto si sistemerá.»

Sorrido immediatamente alle sue parole e una luce di speranza si accende dentro di me. Forse ha ragione, si sistemerá tutto. Magari non subito, magari dovrò faticare un po', ma sistemerá tutto.
Non voglio perderlo.

«Sai, mia mamma si metteva dall'altra parte della stanza e mi diceva di camminare, io cadevo e lei diceva: "Nonostante la caduta, hai fatto qualche passo".
Lo diceva per farmi capire che dovevo pensare a ciò che mi era accaduto di bello, non di brutto come in quel caso la caduta.» si ferma e, stringendomi ancora di più la mano, fa un grande respiro.

«Tu provaci, devi lottare, fallo diventare il tuo nonostante, e se va male, nonostante tutto ci hai provato.»

Senza dire altro, la abbraccio.
Uno di quegli abbracci che ti bastano per farti felice, per darti una forza in più e che ti sanno di speranza.

- spazio autrice -
Ho voluto che Tess non fosse una ragazza che subito si arrende, che passa giorni a piangere etc, ho voluto che Tess fosse una guerriera.
Inoltre, come avete notato, Silvia dice una cosa già detta nel prologo. Infatti, il prologo è uno sguardo al passato, che poi sarebbe la storia.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ci vediamo sabato con un nuovo capitolo ♡

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