• capitolo 18 •

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tess' pov

Mi sveglio con il buonissimo odore di caffè e una calda coperta sul corpo.

Sono su un lettino d'ospedale e di fronte a me c'è un infermiera intenta a riempire una tazza con la grande tarazza di caffè che ha tra le mani.

Stropiccio gli occhi per essere sicura di non star sognando e mi sollevo leggermente la schiena.
Non è un sogno.

L'infermiera si gira e viene verso di me con un sorriso stampato sul volto e una tazza, piena fino all'orlo, di caffè nella mano.

«Vedo che il suo buon odore ti ha svegliata.» mi dice dandomi la tazza e sedendosi su un piccolo spazio del lettino.

«Perché sono quí?» 
«Non ti sentivi molto bene... »
«Stronzate.»

L'infermiera mi guarda indispettita ed incredula.
Ha lunghi capelli biondi e un viso minuto. I suoi occhi sono come degli smeraldi, e le sue labbra sembrano formare spontaneamente un sorriso.
È davvero bella.

Io faccio uno sbuffo che unisco subito ad un singhiozzo.

Mi sento troppo vulnerabile, come avvolta da una lastra di vetro che, se venisse rotta, mi ferirebbe con le sue schegge.
Non posso uscire, e nessuno può entrare.

«Perché sono quí?» ritento.
«Hai avuto un forte attacco di panico, c'è stato bisogno di fare delle analisi.»
«Da quanto tempo sono quí?» «Una notte, ora è mattina, abbiamo preferito farti riposare.»

Resto ferma a guardarla, ma senza osservarla, che è diverso. Quando si guarda una persona, tutto ciò che vediamo è la sua figura; quando la si osserva, la si conosce in tutti i suoi aspetti.

«Cosa aspetti a bere? Così caldo e buono, sai non ha nemmeno sostanze chimiche, tutto naturale, è delizioso.»

Non la rispondo, mi limito a sorseggiare il caffè. Un brivido, prodotto dal contrasto del freddo del mio corpo e della bevanda calda, mi attraversa il corpo e il mio cervello si risveglia con il buon sapore.

«È delizioso.» confermo guardando grata l'infermiera.

Ne faccio un altro sorso e i ricordi mi si affiorano nella mente, come fulmini che si sa che arriveranno, ma di cui non si sa l'orario d'arrivo.

«Dov'è Chris?»

L'infermiera - che intanto mi dice di chiamarsi Phoebe - sospira e si prepara a sussurrarmi qualcosa.

«È nella stanza 35 del piano di sopra, si è svegliato e sta... beh diciamo che sta bene, ma ti accompagneró io da lui.» lo dice tutto d'un fiato e infine mi fa l'occhiolino.

Mi stupisco dalla spontaneità del dirlo, senza che io la pregassi o senza che lei si facesse troppi problemi.

«Grazie... e mia madre? Sa di tutto... questo

Phoebe annuisce e si riempe una tazza di caffè, mentre io continuo a bere la mia.

«Le abbiamo riferito tutto, anche i risultati delle analisi... tesoro non sono preoccupanti, ma dovrai avere una psicologa.»

Sbatto in fretta le palpebre più volte, non sicura di aver capito bene. Ma Phoebe annuisce.

«E... chi sarà?»
«Io in persona.»
«Ah, okay.» le sorrido leggermente mentre lei mi risponde prontamente con un sorriso a trentadue denti.

Un altro ricordo mi riaffiora alla mente e mi congela il cuore.

«Phoebe»
«Si?»
«E Peter?»

Lei guarda in basso e non mi risponde. Io inarco un sopracciglio e ripeto la domanda.

«Phoebe, e Peter?»
«Non dovrei dirti nemmeno questo, ma poiché so che lo andresti a cercare tu stessa, lui è in questo ospedale ed è vivo.»

L'immagine di Chris e Peter che si buttano a terra attraversa la mia mente come un lampo.

«Ora posso farti io una domanda?» mi chiede Phoebe alzandosi ed aprendo le finestre. Ora entra aria fresca e pulita, accompagnata da una debole luce mattutina.

«Solo se mi farai bere questo caffè ogni volta che verrò da te.»
«Ehy con calma, ogni volta no.» «Mh... okay.»
«Perché tuo padre se n'è andato?»

Phoebe mi spiazza con questa domanda, totalmente.
Rimango bloccata a fissare le mie mani, incapace di dire qualcosa.
Tante volte me lo sono chiesta, ma in alcun modo l'ho chiesto a mia madre o a chi potesse saperlo. Mi sono tenuta questo nodo stretto in gola per tanti, forse troppi, anni.

«Non lo so.»
«Io credo che sia arrivato il momento di scoprirlo.»
«Perché?»
«Perché hai bisogno di lui, come una leva che ti aiuti ad alzarti o un braccio che ti faccia rimanere in equilibrio.»

Annuisco fissando ancora le mie mani, che ormai non provano nessun effetto a contatto con la tazza calda di caffè, per quanto tempo la mantengono.

«Peter e Chris quali conseguenze penali avranno?» «Credo che i genitori di Chris pagheranno tanti soldi per non portare una cattiva immagine alla famiglia... » ne sono sicura anch'io mentre lo dice.  «e Peter probabilmente verrà arrestato per qualche settimana.»

Non reagisco, resto ferma, ed è ciò che preouccupa Phoebe.
Posa una mano sulla mia testa ed inizia ad accarezzarla lentamente, infilando le dita come per scavare alla ricerca di diamanti, e poi scendere piano piano, con la punta delle dita, su tutto il viso.
Mi fa sentire più calma, più al sicuro.

«Andiamo da Chris?»
«Certo tesoro.»

- spazio autrice -
capitolo "transitorio", ma tenetevi forte perché il prossimo sarà -ahimè- una bomba. non dico altro!
intanto, lei è Phoebe!

vi giuro, la amo. mi trasmette tanta felicità e adoro non solo il personaggio che ha interpretato in "Friends", ma proprio la sua persona. avrà molti ruoli importanti, poiché psicologa di Tess, e spero vi piaccia

A martedì!

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