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Dan's pov

《Da dove cominciamo?》

La voce di Ben si fa largo nel nostro gruppo, incerta. Tutti ci stringiamo nelle spalle.

《Potremmo andare al lago con la tua jeep, Dan》

《Ma dietro c'è una prateria enorme! Con cento persone ci vorrebbero ore, e noi siamo cinque》

《Siamo sette, in verità》

Ci voltiamo tutti contemporaneamente. Aja e Gary ci stanno raggiungendo.

《Aja!? Che ci fai qui? E... Gary?!》

《Vi aiutiamo》

Non ribatto; due persone in più non fanno che bene. Ma, guardando Aja, sperimento un sentimento che mi era sconosciuto da molto tempo: senso di colpa. Lei è lì, sorridente e pronta ad aiutarmi a trovare la ragazza con cui la tradisco. Mi è stata vicina in ogni momento e io non ho fatto altro che ignorarla.

《Senti, Aj...》

La chiamo mentre gli altri si allontano verso la mia jeep. Gary li segue.

《Dimmi》

Il suo tono di voce non è freddo, anzi, è amichevole. Mi sento ancora peggio.

《Sai, per quanto riguarda Althea... ecco... io...》

Lei sembra giocare col mio imbarazzo, sorridendo.

《Tu...?》

《Mi dispiace》

Dico alla fine. Lei si ferma, gli occhi fissi a terra.

《Lo so》

Mi volto a guardarla, le mani in tasca e lo sguardo interrogativo.

《So che la ami》

Continua. Mi sento distrutto dentro, mentre pronuncia quelle parole.

《Dan, non devi giustificarti, okay? Senti, io sapevo che il mio sarebbe stato un matrimonio combinato, e quando ti ho visto, non lo nego, sono stata felice. Insomma, credevo mi avrebbero data a un cinquantenne in sovrappeso alcolizzato. Ero felice. Non mi importava se tu non ricambiavi. Stavo bene con la tua famiglia, e a un certo punto ho davvero cominciato a provare qualcosa. Tu non lo hai capito, vero? Io, invece, me ne sono accorta quando ti sei innamorato di lei. Avevi uno sguardo diverso. Occhi diversi. Sorriso diverso. Voce diversa. Eri diverso. E io non mi sono arrabbiata. Sono stata felice. Perchè io, quando ti ho visto, ero felice e tu non lo eri. In quel momento, eravamo pari. Tu felice, io felice. Per motivi diversi, certo. Per persone diverse. Io tu, tu lei. Eppure, eppure sono felice. E ti aiuterò a trovarla. E sorriderò. Promettimi una cosa però》

Ho le gambe molli, le lacrime in procinto di uscire. La voce di Aja mi rimbomba nelle orecchie, rammentandomi il passato che mi sono lasciato alla spalle. Per Althea. Per lei.

《Cosa?》

Riesco a mormorare nonostante l'emozione.

《Impara dai tuoi errori. Amala come non hai fatto con me. Sii un buon ragazzo. Sii la persona che lei ha sempre cercato. Sii la sua anima gemella》

A quelle parole, non riesco più a trattenere le lacrime.

《Aja?》

《Sì?》

《Grazie》

Lei si avvicina, e mi accarezza la mano. Poi si mette in punta di piedi e fa quello che non avrei mai immaginato: sfiora le mie labbra con le sue, asciugandomi col pollice il pianto.

《Prendilo come un bacio d'addio》

Althea's pov

Ti prego, ti prego, va' via》

La mia voce suona lamentosa, e mi maledico. Vorrei urlargli di non toccarmi, ma mi limito a chiudere gli occhi, aspettando il momento, il terribile momento. Ma dopo trenta secondi di silenzio, apro gli occhi. L'uomo è ai miei piedi, e per un attimo ho paura che sia uno di quei feticisti. Ma l'attimo dopo sento un tocco leggero sulla caviglia e sbarro gli occhi.
Mi sta slegando.

《Ssh, shh》

Mi intima, con un sorriso incerto.

《Cosa? P... perchè? Tu...?》

《Ascoltami》

Fa a un tratto, con voce seria, così bassa che devo sporgermi per ascoltarlo.

《Fa' finta di urlare. Piangi. Fa' quello che faresti se... insomma... fossi lui. Io cercherò di metterci meno tempo possibile, ma tu sii credibile. Ok?》

Una speranza si fa strada nel mio cuore, subito spezzata.

《È un altro dei vostri giochi perversi, vero?》

Sbraito. Lui sbarra gli occhi, facendomi cenno di non urlare.

《Sì, adesso faremo tutti i giochi che io vorrò》

Urla, in modo che si senta da fuori. In quel momento la speranza ritorna, ma non so ancora se credergli oppure no.

Quando però arriva a slegarmi l'altro piede, mi dico che non lo farebbe se non per aiutarmi. Mi calmo, con lacrime di gioia che sostituiscono quelle di dolore.

《Perchè... mi aiuti?》

《Io ti spiegherò tutto mentre ti slego, ok? Però tu ogni tanto tira un urlo o qualcosa del genere》

Annuisco. Voglio andarmene. Voglio scappare.

《LASCIAMI, BASTARDO!!》

Lui mi sorride, battendomi il cinque mentre continua ad armeggiare.

《Dunque, anche se non ci credi, questo è il mio lavoro. Mi fingo un serial killer sadico, e quando vengo contattato continuo a fingere finchè non compare la vittima. E poi la salvo》

《Lavori nella polizia?》

《STA' ZITTA, STRONZA》

Urla, indicandomi l'ombra che si proietta da sotto la porta. Jonathan è in piedi dietro la porta.

Fingo di piangere finchè lui non va via. Daniel - chissà come questo nome è sinonimo di salvezza in ben due casi - mi fa un sorriso tirato. Ho i piedi liberi, ora mancano solo le manette.

Ma, non avendo le chiavi, deve scassinarle con un attrezzo che non riesco a vedere. Prego che faccia presto.

《No. La polizia mi paga, ma non ne faccio parte. Sarebbe troppo pericoloso》

Annuisco.

《Grazie, Daniel. Sai... anche il mio ragazzo si chiama così》

Dico scoppiando a piangere. Lui mi fa cenno di aspettare e guarda la porta. Poi alza la mano come per colpirmi, ma, invece di tirarmi uno schiaffo in viso, se ne tira uno sulla coscia. Capendo l'antifona, tiro un urlo e cerco di simulare dei singhiozzi.

《Ti diverti, Daniel?》

La voce di Jonathan lo fa deglutire. Io trattengo il fiato. Lui mi stringe la mano mentre urla, in che si senta.

《Oh, certo... non sai che stiamo facendo》

Mi fa l'occhiolino. In un certo senso è vero. Jonathan ridacchia e scompare dalla porta.

《Allora mi sa che entro》

Sbarro gli occhi dal terrore. No! No! NO!

Ho ancora una manetta legata. Daniel cerca di sbrigarsi, scusandosi di tanto in tanto se mi colpisce il polso.

《Aspetta, Jonathan! Solo altri cinque minuti da solo!》

《Okay, ma sbrigati! Non sai quanto sono eccitato》

Quelle parole mi danno il vomito. Daniel mi consola appoggiandomi una mano sulla spalla. Passa un minuto, poi due, in cui io piango e lui finge di urlare. Alla fine sento un clic e scatto in piedi. Sono libera!!

《Andiamo, Daniel!》

Ma lui mi guarda fisso, il viso pallido, e non accenna a muoversi.

《Scappa, Althea. Corri più lontano che puoi. Io devo prendere quel bastardo》

Nel momento in cui pronuncia quelle parole, però, la porta si apre.

Dan's pov

《Andiamo, Daniel, cosa aspetti?!》

Wayne e Benjamin mi guardano dall'auto.

《Aja!》

Urlo, ignorandoli.

《Che c'è?》

《Oggi è il 27》

Aja mi guarda, impiega un attimo a capire. Poi strabuzza e si mette le mani tra i capelli.

Anche lei se n'era dimenticata.

Stasera è il giorno del nostro matrimonio.

Althea's pov

《Scappa, Althea!》

Ma io resto ferma. Daniel mi ha salvato la vita. Se morisse per me non riuscirei a conviverci, sapendo di essere scappata. E poi, ho fatto Krav Maga. E, se davvero voglio entrare nell'FBI, non lo farò correndo via come un coniglio.

Prendendo di sorpresa Jonathan, mi scaglio contro di lui. Non sono particolarmente muscolosa, perciò il mio punto di forza è la velocità e, soprattutto i gomiti. Mugugno di soddisfazione quando il mio braccio entra in contatto col suo viso. Lui urla.

Daniel accorre in mio aiuto, senza più chiedermi di fuggire. Afferra Jonathan per le spalle, e lo getta a terra. Le mani si chiudono intorno al suo collo.

《L...lasci...lasciami》

Quando finalmente credo che lui sia finito, fa un movimento improvviso. Da dietro la schiena tira fuori un coltello e graffia il braccio di Daniel. Lui mantiene la presa, ma la perdita di sangue lo comincia a indebolire. Jonathan riesce a liberarsi e si avventa su di me.

《Puttana! Hai rovinato tutto!》

Si getta su di me, tirandomi i capelli. Io cerco a tentoni di tirargli un calcio, ma il mio piede colpisce solamente la gamba del letto. Il dolore si propaga nel corpo e Jonathan ridacchia, godendo della mia rabbia. È un mostro.

Daniel si alza e cerca di togliermelo di dosso, ma le sue mani dalla testa si portano al collo.

《Lasciala o ti uccido!》

Il coltello è a pochi centimetri dalla sua schiena.

《Non voglio dover ammazzarti, ma lo farò》

Mi manca l'ossigeno mentre scalcio per liberarmi. Raccolgo le mie ultime forze e guardo Daniel negli occhi.

《Che aspetti...! A... amm...ammazzalo!》

Lui esita un secondo, ma subito dopo sento il coltello penetrare nella carne. Jonathan cade ai miei piedi.

《Chiama l'ambulanza》

Dice, sedendosi a terra. Mi lancia il suo cellulare.

《Ok》

Poi, ci penso e aggiungo:

《Non lo avevi mai fatto?》

《Cosa?》

Chiede alzando lo sguardo.

《Uccidere》

Scuote la testa. Io chiamo l'ambulanza e dico l'indirizzo. Poi mi siedo a terra e mi appoggio a Daniel, che mi circonda le spalle tremanti con un braccio.

《Non credo che continuerò a fare questo lavoro. Forse mi dedicherò alla mia grande passione, la musica》

Lo guardo, sorpresa.
È strano come tutto sembri voluto dal caso.
Prima di quest'anno la musica mi ricordava serate tristi, dolori affogati nelle canzoni, pianti, sofferenze.
Adesso mi ricorda Dan, che è comparso così all'improvviso che non ho avuto il tempo di indossare la mia corazza.
Adesso mi ricorda Wayne e Ben, i primo esseri umani dell'altro sesso di cui mi sono fidata.
Adesso mi ricorda Daniel, che mi ha salvato la vita, regalandomi un futuro.

Senza la musica adesso non sarei qui.
E non sarei felice.

Sorrido.

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