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Kristal's pov
《Non dovremmo chiamare la polizia?》
Non sono mai stata tanto spaventata nella mia vita, ma devo - devo - mantenere il controllo. So per certo che Althea non comparirà all'improvviso se una diciassettenne e tre ragazzi entreranno in un bosco da soli. Abbiamo bisogno di aiuto.
《Ecco perchè sei qui tu, Kristal. Un cervello femminile in più》
《Oltre al tuo, certo》
Aggiunge Wayne. Io lo fulmino con lo sguardo.
《Non è il momento di scherzare! Me lo date un cellulare o no?》
La ragazza che è arrivata assieme a me, addirittura da West Hollywood con l'aereo, mi passa un telefono. Compongo il numero del 911 e trattengo il fiato, mentre gli altri mi si stringono intorno.
《911, qual è la sua emergenza?》
Prima di rispondere, faccio un bel respiro.
《Signora, mia sorella... mia sorella è stata rapita... forse sono... non lo so... in campagna》
《Hai detto che tua sorella è stata rapita?》
La voce calma della donna mi da sui nervi.
《Sì! Sì! È in auto con un pazzo! Muovetevi!》
《Ha assistito al rapimento, signorina?》
Cosa?
《No... no... però è stata rapita》
《Da chi?》
《Da un pazzo! Jonathan Mitch, ecco il suo nome》
《Lo conosceva?》
《PERCHÈ NON INVIATE DEI CAZZO DI SOCCORSI?》
Sbraito, al limite della pazienza.
《E SÌ, LO CONOSCEVO! MI HA STUPRATA TRE ANNI FA》
《Signorina, lei ha assistito?》
《A cosa? Al rapimento? Le ho già detto di no, cazzo》
《Come fa a essere sicuro che è lui, signorina?》
《Dovevano andare in gita... però sappiamo che non era una gita...》
《Signorina, è sicura che il suo non sia un caso di vendetta personale?》
Perdo definitivamente la pazienza. Cosa sta insinuando?
《Crede che io voglia solo vendicarmi di quel bastardo? No! Mia sorella è stata rapita! ABBIAMO BISOGNO DI SOCCORSI O CHE CAZZO ALTRO VOLETE MANDARE》
《Signorina, è in auto una psicologa, sta...》
Chiudo la chiamata e mi costringo a non lanciare via il cellulare. Gli altri mi guardano, trepidanti.
《Andiamo a prendere Althea, ragazzi》
Althea's pov
Non so quanto tempo sia passato, qui sul materasso sporco, le manette che ormai hanno lasciato il segno sui polsi. Ho bisogno di bere. Ho bisogno di mangiare. Ho bisogno di svuotare la vescica. Ho bisogno di alzarmi. Ho bisogno di Dan.
Quella consapevolezza mi strappa un gemito. Perchè non mi sono fidata lui? L'ho chiamato stronzo, stupratore, coglione, gli ho detto di non farsi vedere mai più, di non toccarmi, e intanto me ne andavo a braccetto col vero uomo di cui dovevo aver paura.
E lui? Lui ha continuato ad amarmi. In silenzio, negli atti ordinari e quotidiani, non si è arreso, passando il tempo con la consapevolezza di essere innocente e di essere ritenuto un pazzo psicopatico da me.
E forse dovrò morire con questo senso di colpa. Dovrò morire per mano dell'uomo di cui più mi fidavo, a causa dei miei sospetti infondati sull'uomo che più amavo.
Ma non permetterò che ciò accada.
Non ero io quella che biasimava le donne deboli, che lasciavano che i compagni facessero di loro quello che volevano? Non ero io che al loro posto mi vedevo combattere con i denti? Non ero io?
Adesso, invece, mi rendo conto che non sarebbe stato così facile. L'istinto di sopravvivenza va oltre l'orgoglio. Va oltre tutto.
Perciò, quando Jonathan entra con il cibo, quasi urlo dal sollievo.
Dan's pov
Quando Kris mi ha riferito la chiamata al 911, non ho potuto fare a meno di urlare dalla frustrazione. Alcuni agenti non vedrebbero neanche un omicidio sotto il loro naso.
A un tratto, ricordo i lunghi pomeriggi passati con Althea a chiacchierare, abbracciati l'un l'altro sul letto.
Mi raccontava i suoi sogni; voleva entrare nell'FBI, catturare i delinquenti, far governare la giustizia. Si allenava e studiava da anni, mi disse.
Era così tenera.
E allo stesso tempo così piena di energia.
Era la mia ragazza.
《Dan, dobbiamo andare》
Kristal mi offre il braccio e io le sorrido. È così simile ad Althea, mi dico. Riesce ad abbracciare l'uomo che per tre anni ha creduto il suo aggressore.
《Certo. Da dove cominciamo? Qualcuno sa dove dovevano andare Al e Mitch?》
Tutti scuotono la testa. Non mi aveva detto il posto preciso; ovvio, perchè avrebbe dovuto dirlo a me? Ma neanche Kristal lo sa, e mi sembra strano. Sono molto legate.
《Mitch... lui...》
Un sussurro, quasi un sospiro. Kris è cinerea in volto.
《Althea mi aveva detto che... lui... gli aveva detto di non dire... a nessuno... il posto... era... una sorpresa》
Tutti restano in silenzio, e io consolo al meglio Kristal. Wayne e Ben distolgono lo sguardo, mentre Theresa si avvicina dall'altro lato. Non è il momento di lasciarsi andare al senso di colpa.
A un tratto, un tonfo ci riporta alla realtà. Voltandoci, vediamo Aurora. Aurora riversa a terra. Aurora che urla.
Althea's pov
《Hai fame, tesoro?》
Il livido sulla guancia è ancora ben visibile. Lo odio. Lo odio.
Faccio un grugnito. Non lo colpirò nuovamente, anche se potrei. Non è molto cauto, mettendo il cavallo dei suoi pantaloni così vicino al mio piede. Un calcio e resterebbe castrato a vita, mugugno. Ma ho bisogno di cibo, e anche se non asseconderò i suoi giochi, voglio qualcosa nello stomaco.
《Ti ho preparato una buonissima colazione, sai? Pane, latte e marmellata. Quella che piaceva a te... ti ricordi quando eri piccola?》
Usa il tono con cui un genitore parlerebbe a un bambino di tre anni. Come se io fossi la sua bambina. Come se io volessi soltanto averci qualcosa a che fare. Non rispondo.
Lui mi guarda, indeciso se dire altro, ma alla fine si stringe nelle spalle e afferra il pane con il burro. Mi fa venire l'acquolina, ma non voglio sembrare disperata.
《Ecco a te...》
Con un gesto fulmineo, mi infila in gola tutta la fetta di pane. Mi agito nel letto, quasi soffocando. Mi ostruisce la gola, mi ostruisce il respiro. Sto per morire. Me lo sento.
《Jonathan! Non possiamo ucciderla subito》
Al suono di quella voce, lui allenta la presa, permettendomi di ingoiare il resto. Un uomo sulla venticinquina compare sull'uscio. Il suo complice.
《Sta' tranquillo... ti ho promesso il primo giro con lei, e così sarà》
Quasi vomito dal disgusto mentre parlano di me come se fossi un oggetto. Il loro oggetto.
《Bene》
L'uomo scompare e lui finisce di imboccarmi in silenzio.
《Hai sete, vero, bambina?》
Trattengo l'istinto di sputargli in un occhio. Lui afferra il bicchiere del latte e me ne fa scorrere qualche goccia in gola. Appena però mi disseto, lui mi getta in faccia il resto del bicchiere, e io quasi soffoco quando lo ispiro dal naso. Tossisco, incredula.
《È buono il latte, bambina?》
Adesso non ho più bisogno di trattenermi. Non mi ucciderà. Di questo ne sono certa. Quasi certa.
Perciò raccolgo dai miei denti il rimasuglio del pane e, mischiato al latte, creo una palla viscida, sputandogliela addosso. Provo una soddisfazione perversa nel vederlo balzare via, con l'occhio che cola.
《Dovrò passare alle maniere dure, a quanto pare》
Kristal's pov
Con un gemito, riconosco la figura riversa a terra. La stessa che ho "incontrato" a casa di Jonathan. La stessa che lo ha convinto a portare Al in gita per allontanarla da Dan.
Un dolore sordo mi sale in gola, mentre senza pensarci mi getto sulla ragazza. Le tiro un calcio, poi un pugno, incapace di realizzare quello che sto facendo. Mi fermo solo quando Dan mi prende per le braccia, urlando il mio nome.
《Kristal, che diavolo...?》
《Ha ragione... ha ragione... è solo colpa mia!》
Aurora, così Dan l'ha chiamata poco prima, geme, alzandosi in piedi.
《Aurora...? Cosa...?》
Lei guarda a terra, e io la colpirei ancora se Wayne non si fosse messo tra noi due.
《Io... io non lo sapevo! Io volevo solo... io... e poi Jonathan... ma io pensavo...》
《Aurora, calmati》
Dan la fa sedere su una panchina, con espressione scettica ma confusa.
《Io ero innamorata di te. E allora quando ho saputo che stavi con Althea non... non sapevo... volevo... e allora ho conosciuto Jonathan e ho scoperto che era il suo migliore amico... e... mi ha detto che gli piaceva Althea... e allora io ho pensato che potevamo... collaborare》
《Collaborare?!》
Dan ora è furioso.
《Sì... lui ti teneva lontano da Althea... non mi ha detto come, giuro!... e io potevo stare... con te》
《Quindi sai dov'è?》
Benjamin è l'unico a mantenere la calma. Aurora annuisce, ancora piangendo lacrime di coccodrillo.
《Non mi ha detto il luogo preciso, ma si è lasciato scappare che era vicino al lago. E qui vicino c'è solo il Lake Lagunita, e dietro c'è in pratica una landa desolata》
Scambio uno sguardo con Dan. L'istinto mi dice che quello è il luogo.
《Andiamo, ragazzi. E tu, Aurora, spero che il senso di colpa sia abbastanza forte》
Althea's pov
Prima che Jonathan ritorni, dopo avermi rivolto quelle ultime parole, passa almeno un'ora. Un'ora a tormentarmi, pensando a quale idea malvagia gli sia mai venuta in mente.
E finalmente, se così posso dire, entra. O meglio, entrano, perchè al suo fianco c'è il complice che ho già intravisto prima.
《Abbiamo accelerato i tempi, tesoro. Il primo giro lo farà oggi il mio amico》
Un singhiozzo mi sconquassa il petto, mentre per riflesso cerco di chiudere le gambe il più possibile. Con orrore, mi rendo conto che ho anche quelle legate.
No.
No.
No.
Non...
Non...
Lui...
Fatico a formulare un solo pensiero coerente, mentre avanzano entrambi.
《Oh, giusto... non vi ho presentati. Almeno saprai quale nome urlare, dolcezza》
Cerco di divincolarmi dalle corde, pur sapendo che è inutile. Alla fine mi accascio, rassegnata.
《Lui è il mio amico, e adesso sarà anche il tuo》
L'uomo si avvicina e, con un sorriso inquietante, mi stringe la mano legata.
《Piacere, io sono Daniel Platzman》
Spazio autrice
Vi prego, non odiatemi. Capirete tutto nel prossimo capitolo:)
Sofya
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