1:"confusione"

Sono passati due mesi da quando ero dentro in quella capanna, non avevo proferito parola a nessuno, rispondevo in modo secco agli altri mi sentivo così in colpa a risponderli in modo secco ma mi aveva trafitto molto come quel uomo mi aveva trattato quel giorno.

Erano le 5:00 di mattina, eravamo tutti svegli e quel uomo ci ordinò a pulire tutto il magazzino dove cucivamo i palloni e i tappeti come avevamo lasciato tutto sporco e lui si era arrabbiato perché eravamo stanchi ma lui ci diede dei nulla facenti anche ai più vecchi della capanna che erano andati a fare delle consegne fuori dalla città di Multan

Ci avevano dato delle scope e due  stracci con un solo secchio non aveva a disposizione altri secchi, i più vecchi erano andati a prendere l'acqua per il secchio e anche una bottigliona di plastica, lontano dalla capanna, poco dopo ritornarono e Amin prese dei prodotti per pulire regalati dai clienti stessi che veniano a prendere i tappeti da lui stesso.

iniziamo a pulire il magazzino dove lavoravamo, io spazzavo il pavimento e Aisha, una ragazza che lavorava nella stessa capanna, lei mi stava aiutando a pulire e mentre i più vecchi erano tornati con il secchio e il bottiglione pieno di acqua iniziarono a tirare fuori il materiale per la cucitura di altri palloni e tappeti che ci aspettavano insieme a tre bambini della capanna che tiravano fuori le forbici e tre aghi da cucire 

avevamo finito di pulire, eravamo stanchi, i nostri polmoni respiravano solo fatica e stanchezza.

- pulire é stato un lavoraccio - disse Hassan mentre si sedeva in una sedia piccola

- si, ma ci aspetta di peggio oggi - rispose Mustafa mentre si piegava la schiena

- una decina di palloni e una ventina di tappeti, che seccatura - intervenne Mohamed, un ragazzino che era tre anni più grande di me

- beh, rispondere con un "che seccatura" mi sembra un po' troppo - gli replicò Mustafa con sguardo che fissava Mohamed

- senti amico, è da ormai tre anni che lavoro qui sono sempre le stesse cose poi -

- invece io é ormai che sette anni lavoro qui e non vedo nemmeno la mia famiglia quando ne avevo dieci, non mi ricordo nemmeno il viso dei miei genitori e quello di mia sorella che da ormai sette mesi che è morta. Che cosa mi vuoi dire con questo, vorresti fare a gara? -

- no, condoglianze per tua sorella - disse.

Mohamed si avvicinò a Mustafa e porse le sue mani con quelle di Mustafa, Mustafa sembrava confuso e Mohamed disse queste parole a lui:

- spero che tua sorella stia bene in paradiso, fa che Allah ti guidi sulla strada giusta, ti auguro il meglio -

Mustafa aveva gli occhi piene di lacrime, non gli fu mai detta una roba simile sul fatto di sua sorella, ridevano sempre a lui per la sua condizione drastica e anche per la morte di sua sorella (così che ci raccontó prima di andare a letto)

- wallah - disse Mustafa - ti ringrazio Mohamed, anche io ti auguro il meglio -

- stai tranquillo, io non auguro la morte a nessuno. Non mi permetterei mai di fare una roba simile -

Guardando Mohamed mi è sembrata una persona che portava rispetto a tutti e anche a quel uomo, anche gli altri guardarono Mohamed con occhi spalancati e Aisha apprezzava molto questa forma di rispetto nei confronti di Mustafa e gli altri bambini..

Passó un ora e si fecero le 6:00 del mattino, aprimmo il negozio e iniziarono a lavorare sulla cucitura di quella ventina di tappeti e quel uomo si avvicinò a me, aveva una montagna di vestiti che erano strappatti e alcuni sfasciati

- hai mai cucito dei vestiti ragazzino? - mi chiese

- si - risposi ancora in modo secco - mi ha sempre insegnato mia madre al come sistemarsi da soli -

- perfetto, adesso li cuci - prese un ago infilato dai pantaloni e poi prese il filo - entro mezzogiorno se non sono finiti il cliente se ne va deluso e non mi paga e saremo nella merda, capito? -

- si... -

Quel uomo se ne andò e io iniziai a cucire quella montagna di vestiti, uno ad uno mentre gli altri facevano il lavoro sporco, vedevo di scatto che avevano le dita sporche e piene di sangue in alcuni bambini specialmente Mustafa e Hassan che erano anche piene di buchi per via del ago dove cucivano e non erano prudenti, le loro mani erano anche piene di verruche, soprattutto nelle dita

La giornata continuó solo al cucire un'altra montagna di vestiti e un'altra decina di palloni, senza fermarmi mai e Insieme agli altri bambini li aiutavo a finire quella ventina di tappeti che ci aspettavano e li portammo nel motorino delle consegne.

verso mezzogiorno finí di cucire quella montagna di vestiti che quel uomo mi aveva dato, quel uomo prese dieci alla volta dei vestiti e poi li portò dal cliente

- questi qui sono trenta vestiti che lei aveva chiesto - orilgliai mentre tiravo fuori gli altri tappeti da cucire perché la porta era socchiusa - fatti dai miei uomini -

- oh, bene! - esclamó il cliente - avrei un vestito da matrimonio di mia moglie da cucire, si è strappato mentre lo tiravano fuori, lo dobbiamo vendere a 2,228.55  rupie è possibile averlo entro domani mattina allo stesso orario? -

- certo! Faccio fare tutto ai miei uomini! -

- quanto devo per la montagna di vestiti? -

- sono 30,000 rupie signori -

il cliente pagò il lavoro finito che lui li aveva consegnato e se ne andò insieme a sua moglie in macchina e salutarono gentilmente quel uomo e poi lui venne da me

- ben fatto ragazzino! - mi disse - non mi hai fatto fare una pessima figura almeno -

- va bene - gli risposi in modo secco ancora

lui se ne andò dal magazzino e io continuai ad aiutare gli altri a cucire ancora quei tappeti, mentre li cucivo Mohamed mi guardò come se volesse dirmi qualcosa e io lo ignorai, non volevo risponderli ancora in modo secco.

- ti ha detto qualcosa Amin? - sussurró Mohamed

- si. - risposi - mi ha detto che non li ho fatto fare una brutta figura per via della mia precisione a cucire quella montagna di vestiti -

- immagino, veramente una merda di persona è Amin - rispose Ali, il cugino di Mohamed

- state zitti che sta arrivando Amin, non ci deve sentire parlare! - mugugnó Mustafa

Amin arrivò con un vestito da matrimonio messo terribilmente male che lo guardavamo in modo impressionato alla vista di quel vestito da matrimonio.

- okay ragazzi! - disse Amin - avete visto questo vestito? Terribilmente messo male! -

rimanemmo zitti finché Amin non c'è lo do davanti ai nostri occhi, lo dovevamo sistemare e mandó Ayesha e Khadija a prendere dei fili che combacciassero il colore del vestito che era rosso

- entro domani alla stessa ora dobbiamo consegnare questo vestito che lo venderanno a 2,228.55 rupie fate con precisione e calma non mi fate fare brutta figura perché se no vi faccio vedere io che brutta figura farete voi! - ci disse mentre aveva un bastone grosso tra le mani, lo guardai per un millesimo di secondo, sudavo freddo però tornai a guardare il vestito per calmarmi

lui se ne andò, Ayesha e Khadija tornarono con i fili che combacciassero con il colore del vestito e iniziamo a cucire il vestito con precisione

Alcuni di noi si bucarono ancora con gli aghi per via della fretta e la paura di sbagliare e fare anche una figura di merda a quel uomo, li capivo perché anche io avevo paura di sbagliare, non riuscivo più a vederli che si bucavano le dita e finalmente presi coraggio a parlare

- ragazzi, state attenti! - gli dissi con calma - così rischiate di bucarvi ancora le dita con gli aghi e fate ancora peggio -

- grazie mille Ibrahim - replicò Ali - a noi ci capita così per la fretta, il vestito è troppo lungo e ci fa mandare in panico così -

- figuratevi, é solo che vorrei darvi una mano -

Ali sorrise insieme agli altri, finalmente mi ero velato,
mi ero fatto vedere chi ero veramente sentivo che avevo tolto un peso dal petto e che ero tornato quello di prima

la giornata finí e finalmente avevamo finito le attività e iniziammo a pulire e intanto io lasciai in custodia quel vestito da sposa che ci aveva dato quel uomo, era quasi finito mancava un tocco con la precisione ed eravamo apposto.

Entrammo nella stanza dove c'era un dormitorio e io iniziai ad incuriosire un po', la stanza era enorme c'erano solo dieci letti, due letti erano a castello e gli altri erano indipendenti da sé

Mustafa si sedette sul suo e gli altri bambini volevano ascoltare qualche sua storia o riflessione sulla vita, al inizio ero confuso ma poi mi sedetti sul mio.

- sapete una cosa? - chiese Mustafa
- cosa c'è che sapete sulla vita? -

- é un dono prezioso la vita, non va mai spezzato come un gioiello - rispose Aisha

- vuoi sapere la verità Aisha? - intervenne Hassan
- la vita è uno schifo totale, là fuori dalla capanna è piena di gente schifosa;che ti fa male perché vuole vederti soffrire! La gente è falsa, la gente non fa altro che pensare solo a fregarsene di quello che stai passando! -

- quel orco che ha fatto male a mia sorella, non gli e la perdono, ogni minuto che passa non merita di essere perdonato da nessuno e nemmeno da Allah da quello che ha fatto - mugugnó tra i denti Mustafa
- quel bastardo non ha paura di niente, mi ricordo ancora quel giorno che mi aveva insultato solo perché credo a dio insieme alla mia famiglia.. Chissà dove sarà? Mi dispiace se menziono di mia sorella, vorrei solo che fosse qui vicino a me, mi manca -

- Mustafa, lei è vicino a te anche se è uno spirito ti è sempre vicino - intervenne Mohamed

- lo so - rispose Mustafa in preda alle lacrime e dal dolore - sento la sua mancanza, lei era la persona di cui mi fidavo ma me l'hanno strappata via dalle mani, ho fatto di tutto per evitare questo ma i miei hanno detto che non avevano altra scelta -

Tutti rimasero in silenzio.. Aisha, Mohamed e Hassan lo abbracciarono e gli altri bambini lo fecero pure anche io lo feci mi faceva molto male a sentire queste parole e a capire com'era perdere una persona che amavi, lo capivo perfettamente

- Mustafa.. - disse Aisha tenendo la sua mano con quella di Mustafa - capisco com'è perdere una persona, io ho perso mio padre quando avevo tre anni, so che non è semplice.. Ti staremo vicino ad ogni cosa che ti fa sentire arreso.. Fidati di noi -

- io voglio un bene da morire - disse mentre era ancora in preda alle lacrime

- lo sappiamo.. Per favore non far piangere anche me.. -

- Mustafa - dissi

- mh? - mi rispose mentre era ancora in lacrime

- tieni - diedi un fiocco rosa che mi aveva regalato mia madre - questo ti può farti sentire vicino a tua sorella, lei ti ascolta -

- grazie Ibrahim.. - lo prese e scrisse il nome di sua sorella con un pennarello che aveva nella tasca e se lo mise in tasca, e strinse il fiocchetto

- figurati - aggiunsi

Mustafa mi abbracciò e anche gli altri per il gesto generoso che feci nei confronti del più vecchio...

[1854 parole]

Heylá, come state? spero bene
questo capitolo è lungo e un po' triste perché volevo anche raccontare com'è perdere una persona che ami o che ti stava vicino ad ogni difficoltà, spero che questo capitolo sia piaciuto e fatemi sapere con una stella e un commentino se vi va :))

Alla prossima!!

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