0:"la capanna"
mi ricordo ancora di quel giorno, quando fui trascinato via da casa mia fino a quella capanna dove mi sento costretto a lavorare e a obbedire una persona che non ha paura di niente, nemmeno di se stesso..
quel giorno ero a casa mia, ero seduto vicino a mio padre e mia madre stava cucinando il poco che ci bastava fin quando non bussarono alla porta, mio padre si alzó e si avvicino alla porta e aprì, era un signore alto e scuro di pelle, robusto di fisico e tosto di carattere.
Salutó gentilmente mio padre stringendo la sua mano dicendo gentilmente "As-salamu alaykum" mia madre portò il poco che avevamo in casa per mangiare e diedero anche al uomo metà di quel poco perché vivevamo in una condizione drastica per noi
- signori, voi volete che vostro figlio lavori nella mia capanna? - chiese mentre stava sorseggiando un po' di acqua e gustava un po' del cibo
- si, noi vogliamo che nostro figlio lavori lì, non abbiamo molti soldi e cibo.. Viviamo in una condizione drastica.. Non c'è la facciamo più a vivere così - rispose mia madre mentre tratteneva le sue lacrime e il dispiacere per portarmi lì veniva invaso dal suo stato d'animo
- nostro figlio vuole fare il dottore ma non abbiamo molti soldi per portarlo né a scuola né per una borsa di studio, signore - intervenne mio padre
- interessante.. - rispose il signore
- come mai questa decisione? -
- mio marito non guadagna moltissimo nel suo lavoro, guadagna solo spicci e basta, abbiamo chiesto aiuto a qualcuno ma non abbiamo ottenuto risultati dalle nostre aspettative - si asciugava le lacrime perché alcune ne erano uscite dal suo volto che non ricordo più nemmeno la struttura - l'altra soluzione che io e mio marito abbiamo pensato era quella di portare nostro figlio nella vostra capanna, ho sentito parlare che i lavoratori guadagnano moltissimo e c'è la fanno economicamente -
Mi sentivo confuso e costretto mentre ascoltavo quella conversazione, mia madre finì di mangiare e anche mio padre e quel uomo aveva già finito di mangiare.
Quel uomo mi guardava tosto, avevo paura che mi facesse male o avesse cattive intenzioni nonostante il suo carattere era tosto e robusto di corporatura.. Le mie gambe tremavano e il mio cuore batteva velocemente, I pensieri peggiori mi invadevano nella mia testa.
mia madre notò la mia ansia, posó la sua mano con la mia per calmarmi e mi consolava sul fatto che sarà un bravo uomo nei miei confronti siccome sapevo di entrare lì, piano piano mi calmai e mi sentivo costretto a preparare le mie cose per calmarmi andai in camera mia e presi le mie cose nel mio zaino.
- adesso come farò a vedere la mia famiglia? - pensai mentre preparavo lo zaino e mettevo le mie poche cose che avevo - davvero quel uomo mi tratterà bene o mi tratterà male? -
dopo aver preparato lo zaino, arrivai nella sala dove c'era l'uomo e i miei genitori
- forza ragazzino, andiamo, il lavoro e la mia capanna ti aspettano - mi disse guardando con sguardo tosto
- si.. Signore.. - risposi con calma
- perfetto, saluta i tuoi genitori -
- ciao mamma, ciao papà, ci vedremo presto - gli dissi mentre li abbracciai, quella fu l'ultima volta che vidi i loro sguardi per poi dopo scompariranno tra la mia mente
uscì di casa, l'uomo chiuse la porta di casa i miei genitori mi salutarono dalla finestra, vidi in lontananza gli occhi di mia madre piene di lacrime...
Stavano camminando e a un certo punto l'uomo mi prese il braccio destro stringendolo, sentivo solo il dolore e mi trattenevo per non gridare dal dolore e anche le lacrime di quanto facesse male. Mi guardò ancora con quello sguardo e mi fissava con occhi morti di anima..
- senti ragazzino! Nella mia capanna non si scherza e non si fanno giochini da bambini del asilo, qui si lavora e basta e stare anche muti se ti va bene moccioso! - disse alzando la voce mentre mi trascinava con il braccio e mi portava in quella capanna.
stavo zitto, non proferivo parola a lui mentre mi parlava di lavoro che secondo lui era una forma di educazione nei bambini e adolescenti invece di andare a scuola, nella mia testa non pensavo a niente della sua opinione verso la scuola-lavoro pensavo quanto mi facesse male quel uomo al mio braccio che a momenti non lo sentivo neanche più...
Siamo arrivati nella capanna, entrammo e l'uomo mi lasciò il braccio mi faceva tanto tanto male avevo un dolore che nessuno capiva, girare la testa e vidi dei bambini che mi guardavano un po' storti che stavano cucendo dei tappeti e dei palloni.
L'uomo fece smettere ai bambini la propria attività e mi dice che mi devo presentare con gli altri bambini. Mi sentivo in ansia, Mi sentivo costretto
- questo non era il mio desiderio - pensai
Mi presentai, e gli altri bambini si presentavano uno alla volta, e non solo erano bambini ma anche due ragazzi che erano vecchi di me e per questo venivano chiamati "i più vecchi" anche loro si presentavano però loro erano diversi da quell'uomo loro erano più tranquilli più normali che prendevano tutto con filosofia e non faceva arrabbiare l'uomo anzi, li soddisfaceva con la loro mansione, ossia, la consegna di tappeti per i clienti che erano lontani da Multan..
- okay ragazzi, Mustafa e Hassan fate vedere a questo moccioso il lavoro che deve svolgere - disse ai due ragazzi, poi se ne andò
- okay ragazzino, adesso ti facciamo vedere come devi fare con questi palloni - mi disse uno di loro mentre mi portavano i palloni che dovevo cucire entro, ne erano una decina se ricordo bene.
- va bene - risposi in modo secco
- stai bene? - mi chiese Hassan - mi son scordato di presentarmi, mi chiamo Hassan ho quattordici anni e ormai qui lavoro da quando ne avevo dieci e lui invece è Mustafa -
- mi chiamo Mustafa, ne ho diciassette, lavoro qui da quando avevo la tua età -
Ero lì ad ascoltare l'esperienza di Mustafa, da quello che avevo sentito anche non aveva avuto una vita semplice..
Suo padre picchiava sempre sua madre se non faceva una mansione di casa e anche a mia sorella, viveva una pessima condizione come la mia e quindi i suoi genitori avevano deciso di dare in sposa sua sorella minore a un orco per i soldi, purtroppo sua sorella morì mentre dava alla luce suo figlio, quando Mustafa aveva sentito questa notizia nel suo stato d'animo presentava l'odio nei confronti di quel orco che aveva strappato l'infanzia di sua sorella tra le sue mani e che le aveva fatto fare una brutta fine..
A sentire questa storia mi ha fatto venire molta rabbia, sapevo cos'erano le spose bambine costrette a sposare un mostro che rovinano la vita di queste povere bambine non solo li rovinano la vita, anzi, le traumatizzano anche a vita..
- quel orco non ha nemmeno paura di Allah - disse Hassan a sentire questa storia - che brucia al inferno questo mostro, non merita di essere perdonato -
Mustafa rimase zitto, al ricordarsi di sua sorella che venne trascinata via faceva venire più rabbia e tristezza ma nascondeva le sue emozioni era talmente abituato a nasconderle per colpa di quel uomo che considerava il lavoro una forma di educazione..
- come si chiama quel signore? - chiesi ad Hassan
- si chiama Amin - rispose - diciamo che non è molto simpatico, insomma, anche a me mi ha trascinato da quella capanna quando avevo la tua età non mi ricordo niente dei miei genitori come sono fatti, la loro voce e neanche di mio fratellino non è che mi ricordo molto di lui -
- ho visto.. - risposi in modo secco ancora - prima mi guardava storto quando era arrivato a casa dei miei genitori -
- anche a me è successo, non perdiamoci in chiacchiere e facciamo il nostro lavoro io e Hassan dobbiamo consegnare trenta tappeti a un cliente fuori da Multan, lui diciamo che abita a Islamabad e ci metteremo un bel po' per il traffico e faccende varie - mi disse Mustafa
- va bene, voi andate, io so già come si cuce, me l'ha insegnato mia madre -
- perfetto, noi andiamo ci vediamo dopo -
Iniziai a cucire quella decina di palloni e poi dopo quel uomo ha notato che ero concentrato a cucire palloni si avvicinò e controlló se erano cuciti per bene o no
Controlló e mi lasciò continuare il lavoro e intanto controllava gli altri bimbi se facevano per bene il loro lavoro, guardai velocemente quel uomo, aveva una frusta in mano, avevo molta paura che mi facesse qualcosa con quella dopo continuai a cucire quei palloni pensando di fare per bene il mio lavoro.
A un certo punto l'uomo si avvicinò a me.. Avevo paura di aver fatto tutto sbagliato e mi toccava far tutto da capo
- senti moccioso - mi disse - hai visto per caso dove sono finiti Hassan e Mustafa? -
- sono andati a consegnare quei trenta tappeti a un cliente - risposi con una voce tremolante
- sarà meglio -
se ne andò e io continuai a fare il mio lavoro per bene e precisione mentre gli altri bambini facevano il proprio lavoro con la calma e collaborazione..
[1507 parole]
Hey ragazzi, come state? Spero bene, avevo deciso di rifare questo libro contro lo sfruttamento minorile che pubblicai anni fa per renderlo molto accurato e poi menzionare altri problemi come le spose bambine e traffico di essere umani, saranno argomenti che ci saranno nei prossimi capitoli o nei capitoli extra dove si concentrandosi nei altri personaggi, detto questo leggete il capitolo e fate sapere la vostra con una stella e un commento se volete.
Ciao ciao :))
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