il mio insegnante è un folle

Dopo quella mattinata qualcuno aveva appuntato la visione di Amy, che si era rifugiata in camera sua scappando dalle braccia di Albert e dalle parole dei suoi compagni.
Hanna aveva tentato di scusarsi continuando a bussare alla sua porta, ma non si sentivano suoni dall'altra parte della lastra di legno.
Dopo un po' Albert l'aveva convinta a lasciar perdere, e la ragazza a testa bassa sparì fra i corridoi.
Gli altri abitanti del posto erano andati per la loro strada già da quando avevano abbandonato la cucina.
Molti mormoravano della nuova profezia della ragazza, ed altri citavano vecchi aneddoti su fatti del genere già accaduti, e oltre ogni aspettativa si avveravano.
Con il tempo imparai anche che le profezie di Amy non dovevano essere contraddette. Qualsiasi cosa diceva la ragazza era la pura cristallina verità, cosa che non bisognava sostituire a quando parlava per conto proprio.
Un'altra cosa che imparai fu il fatto che le parole prendevano molteplici significati.
Che parevano onde del mare quando qualcuno studiava quelle frasi, tanto erano tempestosi che tranquille quelle parole.
Quando camminai sola per il lungo corridoio una figura mi affianco.
-Hey Lucy, che dici se andiamo ad allenarci?
Una chioma argentea mi distrasse dai miei pensieri. Qualcosa mi fecce sorridere facendo splendere un bagliore di felicità nei mie pensieri tetri.
-Hey Mattia. D'accordo.
Continuai a sorridere mentre il ragazzo iniziò a camminare all'indietro difronte a me avente un passo più veloce.
Lo spiraglio di luce si affievolita quando ricordai che non sapevo dove si trovasse la palestra.
-Ottimo, allora ti ci porto io.
Il fatto che sembrasse che mi avesse appena letto la mente mi turbò assai poco dato gli ultimi avvenimenti.
Il ragazzo mi guidò tra i corridoi, io cercai di velocizzare il passo mentre lui cercava di rallentarlo.
Alquanto pare la velocità lo segue anche con una semplice passeggiata.
Mattia mi condusse difronte ad un portone, proporzionalmente più grande delle porte che avevo visto in questi giorni.
Il portone era battuto a ferro dove in alcuni punti si contorceva con delle perle di vari colori.
-Arrivati. Allora sai già quali sono i tuoi allenamenti?
Mi chiese Mattia appoggiandosi ad una delle ante.
-Cinque secondi fa non sapevo neanche dove si trovasse la palestra.
Risposi ammirando i giochi di luce che facevano le perle grazie alla porta semi aperta.
-Vedrai che sarà desprigiativo chiamarla palestra.
Detto ciò il ragazzo sorrise, che brillò grazie alla porta che si aprì definitivamente, ed in quel momento compresi le parole del ragazzo. 
La palestra era alta, il soffitto era una finestra da qui entrava la luce solare. Due delle pareti tenevano una parete di roccia con vari esercizi, nell'altra c'erano appese armi e altri veri strumenti di ogni tipo di qui molti non capivo l'utilità. L'ultima parete aveva una lastra  nera che mi sprigionava paura e curriosità.
Nella palestra vedevo ragazzi che si allenavano in corpo a corpo, arrampicata o ad usare i propri poteri contro fantocci o per aiutare qualcuno. In un piccolo angolo delimitato da un materasso blu dove nessuno osava mettere piede notai una figura dai capelli bianchi che era seduta a terra con le gambe incrociate.
-Hanna?
Le parole che dissi non erano rivolte a nessuno in particolare, mentre guardavo accigliata la piccola figura distante della ragazza che continuava a tenere gli occhi chiusi.
-A si, va sempre lì quando ha bisogno di pensare. Nessuno osa disturbarla, l'ultimo che ci ha provato si è trovato in infermeria per una settimana.
Mattia si massaggiò il braccio come al ricordo di una vecchia ferita.
Capii che sarebbe stato meglio tornare da lei più tardi, quando le acque si saranno calmate.
-allora iniziamo da lì.
Il ragazzo dai capelli argenti si avvicinò ad una piattaforma isolata del resto del gruppo.
-Qui si allenano le nuove reclute, siccome non sappiamo quale sia il tuo potere principale verrai sottoposta a dei test.
-Test?
La mia espressione sembrava più sconvolta del previsto, dato la mia fortuna dei test sapevo già di fallire.
Ma Mattia sembrò capirmi e accentuò il suo sorriso.
-Sta serena, sappiamo già l'origine del tuo potere quindi abbiamo tolto molte possibilità, tra qui le più pericolose.
La frase mi rassicurò per una breve frazione fino a  quando sentì un tonfo dietro le mie spalle.
Quando mi voltai il silenzio aveva pervaso la stanza mentre tutti guardavano una figura che si stava aggrappando con una sola mano ad uno dei pioli più alti della parete di rocca.
La figura era snella ma agile perché con un movimento abile riuscì a recuperare la presa con l'altra mano e con entrambi i piedi.
La arrampicatrice si voltò verso il pubblico che era rimasto in silenzio, guardò in giù e lasciò la presa con una mano per fare segno di ok ad una figura che si trovava ai piedi della parete.
Il pubblico, notando che era tutto tranquillo, ritornò al propri lavori.
La figura della ragazza scese dalla struttura facendo salti e tenendosi tra appigli che non vedevo dalla mia visuale.
-Lei è Scilla, o meglio così la chiamano tutti. È agile in qualsiasi cosa che faccia, quindi il suo potere e difficile da spiegare.
La ragazza si buttò da un'altezza di quattro metri e riuscì a cadere in piedi davanti alla figura a qui poco prima aveva fatto segno che stava andando tutto bene.
-È quel colpo da dove veniva?
-Il suo difetto è che sta troppo nel mondo delle nuvole, è una sognatrice, per questo capita che possa cadere ma ogni volta si rialza in piedi. 
Annuì guardando le due figure che dicevano si dicevano qualcosa a d'alta voce. L'uomo tentò di colpire Scilla che schivò il colpo tranquillamente per poi colpirlo con una fiancata abilmente. La coppia si infastidi per qualche secondo per poi uscire dalla stanza tranquillamente.
-Lui è il suo migliore amico, ed ogni volta si arrabbia per le distrazioni di Scilla. Prevede il futuro delle persone.
-Come Amy?
-No, lei prevede i fatti, lui solo le persone.
La mia mente cercò di capire il collegamento ma tutte queste novità mi intasavano la mente.
-Ora basta parlare di loro, forza vieni.
Quando mi voltai a vedere Mattia vidi che stava per fare qualcosa di folle. Il ragazzo aveva in mano un pugnale che stava avvicinando al suo braccio.
-Fermami.
Mi ordinò avvicinando sempre di più la lama alla sua pelle.
-Ma sei pazzo?
Urlai mentre la lama mostrava un scintillio macabro.
Il braccio continuava a muoversi senza volersi fermare.
Quando mi buttai a fermarlo qualcuno si era mosso prima di me.
Hanna aveva in mano la lama che stava lasciando sgocciolare a terra delle gocce di sangue.
Ma il braccio di Mattia era intonso, nemmeno un graffio.
Quando mi avvicina a Hanna vidi che il sangue proveniva dalla sua mano.
-Cavolo avevi in mente Mattia?
Urlò Hanna al  ragazzo che la guardava impietrita, ma lei rimaneva impassibile mostrando una maschera di ferro dove prima c'era un volto felice.
-S.. scusa io pensavo che.
Mattia cercò di scusarsi mentre il suo sguardo guardava la mano gocciolante.
Hanna stava per ribadire qualcosa fino a quando qualcosa non le avvisò della ferita alla mano.
Il coltello cadde a terra e lei sussurò qualcosa che non potti sentire.
-Hanna...
-Lascia perdere Lucy... I tuoi occhi.
La ragazza che prima guardava la sua mano ormai vermiglia ora aveva gli occhi puntati sui miei  mentre io sentivo qualcosa invadermi il corpo.
Sembrava una piccola brace che veniva allimentata con il fuocco della paura.
Quando i miei occhi guardavano Hanna sentivo che qualcosa non andasse in Mattia, e quando i miei occhi si posarono su di lui sentivo una forte fitta alla mano.
-Smettila.
Dissi con voce tremante guardando il ragazzo dai capelli argentei.
-Smettila di far che?
Mi disse il ragazzo che era impallidito.
-Di preucuparti così della sua mano e delle tue azioni.
Il ragazzo tentò di ribattere ma lentamente qualcosa cambiò in lui.
La fiamma che aveva iniziato ad ardere dentro di me si stava riducendo.
Ma sentivo ancora qualcosa che non andava.

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