fiamme di vetro

Una luce abbagliante illuminava il luogo.
Sentii i miei piedi scalzi toccare un pavimento di terra e fango, i capelli sciolti erano sfiorati da una brezza pungente che puzzava di legno bruciato.
Usai le mani per coprirmi da quella luce soffocante ma pareva impregnata nelle mie mani.
Una risata risuonò per la stanza ma sembrava che volesse scavare nelle mie ossa e entrarmi in testa.
Quando cessò levai le mani dal viso e la luce era diventata una fiamma, una fiamma che piano piano divorava tutto quello che trovava nel suo cammino.
Il nulla dov'ero prima era mutato in qualcosa simile ad una casa.
Vidi tende, mobili e oggetti mangiate dal fuoco.
-Fermo! No, no.
Provai a dire ma la voce di un ragazza mi aveva sorpassato, ed ora anch'essa risuonava nelle mie orecchie.
La risata risuonò più famigliare nelle mie orecchie.
-Non farle del male.
Decretò una seconda voce dal nulla.
-Io? O no... Quello sarai tu.
Incalzò la voce che aveva cessato di ridere.
Le fiamme ripresero la loro corsa verso di me e quando sfiorò i miei piedi sentii una fitta ghiacciale.
La mia bocca sprigionò un urlo che rimbombò per tutta la stanza, solo quando sentì la risata del uomo e il pianto di una donna mi sentì mancare la terra sotto i piedi.

-Lucy, Lucy svegliati, è solo un brutto sogno.
Delle mani mi trascinarono fuori da quel sogno straziante.
Quando aprì gli occhi vidi una leggera luce che illuminava i lineamenti preoccupati di Albert che mi guardava dall'altro inclinato leggermente su di me.
-Hey.
La voce mi uscì come un sospiro roco.
-Stavi urlando.
Mi avvisò lui sedendosi più tranquillo sul mio letto. Io seguì i suoi movimenti e ci trovammo accanto a fissare un punto distante nel muro.
-Mi dispiace, avevo fatto un brutto sogno.
-Che tipo di sogno?
Chiese un po' duro. Io risposi un po' insicura ma il sogno era ancora troppo nitido per essere lasciato da parte.
-C'era un incendio, una donna che gridava e un uomo che rideva.
-Capito... Dobbiamo andare.
Con quelle ultime parole si alzò dal letto con un balzo e solo allora notai che era vestito come se dovesse partire per un viaggio.
-Dove?
Chiesi mentre mi passava i vestiti del giorno precedente. Io inizia a cambiarmi mentre Albert guardava da un'altra parte, i suoi movimenti sembravano scattanti e bizzarri.
-Lontano.
Quella non mi sembrava per niente una soluzione, ma dato che io non sapevo dove altro andare lo seguì.
Il primo grande errore di quella lunga giornata.
Il secondo fu quando aprì la porta e sentì una follata di calore che mi pizzicava la pelle.
Quando guardai il corridoio vidi una luce accecante in fondo ad esso e sentì occhi pizzicare.
-sta succedendo qualcosa.
Quando mi voltai per aspettare una risposta da Albert lui era sparito e la stanza con esso.
Delle fiamme indistinte bruciavano sul suo letto e lentamente si avvicinavano alla porta, un odore di fumo acre e pungente invase l'aria e in poco tempo la fiamma si avvicinò alla porta.
Dentro di me sentivo due pensiero opposti, chi voleva sopravvivere e chi cercava aiuto.
Senza esitare mi buttai nella camera ormai ardente e urlai il nome del ragazzo che mi aveva salvato già tante volte.
-Lucy...
Qualcuno mi prese per la maglia e mi strattonò per portarmi fuori mentre un lembo della mi maglia stava prendendo fuoco.
Velocemente la spensi mentre mi voltai speranzosa di vedere il volto di Albert ma incrociai lo sguardo di Emy, il viso sporco di fulligine.
-Dobbiamo andare.
Decretò la ragazza chiudendo la porta della mia stanza, impedendomi l'avanzare delle fiamme.
-Ma Albert è ancora dentro.
-Non c'è nessuno li dentro Lucy. Ora corri.
La ragazza mi prese per un polso e iniziò a correre verso la parte più buia del corridoio.
Da lontano sentivo ancora le fiamme scoppiettare e mangiare ciò che restava della casa sicura.
Ma la mia mente era ancora puntata al ragazzo sparito dietro la porta in fiamme.
In poco tempo fummo nel salone dove pochi ragazzi ansimanti o che tossivano per via del fumo si erano riuniti.
Vlam aveva fatto in modo che le fiamme non raggiunsero anche loro.
Hanna girava tra i ragazzi urlando nomi.
- Dov'è Charly? Charly.
In poco tempo nella sala si riversò il caos, la gente cercava amici, i feriti venivano curati, ma solo un nome riversava sulla bocca di tutti.
Charly.
Mi ricordai di quella figura pallida ma sempre allegra come si ricorda un fatto accaduto anni a venire.
Le ricerche terminarono presto, una figura comparsa dall'ombra e vestita di nero portava in braccio una piccola sagoma inerte fra le sue braccia.
-È Charly ma non si muove più.
La ragazza piangeva mentre un ragazzo si avvicinò a lei per prendere in mano la figura del piccolo Charly.
Iris corse dalla ragazza per abbracciarla e rassicurarla.
-Andrà tutto bene Andrea, i quattro sapranno cosa fare.
Ma Iris era cosciente che stava mentendo ad entrambe.
Il ragazzo sconosciuto appoggiò la giovane figura al centro della sala, dove una bussola oramai ricoperta di fulligine decorava la sala.
Una piccola folla si accerchiò alla insolita coppia e da allora iniziai a sentire più intenso il formicolio agli occhi.
Iniziai a vederci più sbiadito.
E fu lì che iniziò il vero caos.
Vlem cadde a terra sfinita e con le braccie sporche di sangue, la muraglia che aveva eretto si crepò quando dall'altra parte si vide una figura scarlatta sorridere in modo agghiacciante.
Nives corse da lei per creare una barriere contro la figura mentre Lucas prendeva Vlem per portarla in un posto sicuro.
Federico che era comparso da qualche parte, lasciò il suo violoncello al fuoco e corse ad aiutare i ragazzi feriti che nel frattempo si erano alzati con urla di terrore.
Qualcuno urlò di scappare altre di restare a difendere la loro casa.
In poco tempo le fiamme si avvicinarono e la figura oltre la muraglia di fuoco si avvicinava con lentezza straziante.
Hanna salì sopra ad una sedia e con il poco fiato che li era rimasto per via della tosse ordinò ai ragazzi di dividersi in due gruppi e di superare le due vetrate rimaste integre.
Velocemente i ragazzi si divisero in due gruppi mentre la mia vista sfocata vide che la porta che dava sulla foresta era totalmente all'oscuro, gli albero, gli animale e tutto il resto era come sparito in un buco nero.
Ora si vedeva solo una voragine nera coperta da una lastra di vetro crepata.
Quando smisi di contemplare la disgrazia che avevo davanti Emy mi aveva già trascinato con furia verso il gruppo che si sarebbe diretto verso la riva.
La stessa riva che due giorni prima era stato scenario della mia prima uscita.
Con un groppo in gola seguii il piccolo gruppo mentre continuavo a voltarmi cercando Albert da qualche parte.
-Emy dov'è Albert?
Velocemente mi voltai verso la ragazza che sembrava che stesse per avere un malore da una momento all'altro.
-Albert non può essere salvato.
-Emy, dov'è?
La ragazza mi guardo con occhi lucidi.
-Io...io non lo so.
Prima ancora che potessi fermare quella marcia per cercare il ragazzo perduto mi trovai sulla riva accerchiata da ragazzi piangenti e doloranti.
Quelle fiamme avevano svegliato i ragazzi di soprassalto, molti di loro erano ancora in pigiama altri erano riusciti a mettersi qualcosa frettolosamente, ma erano tutti visibilmente scossi. Posai il loro sguardo su di loro erano meno di una decina tutti diversi uno dall'altro.
Tutti restarono ad ammirare la scena deprimente che li si stagliava davanti, la loro casa, la mia casa, mangiata dal fuoco.
La sagoma sorridente si era bloccata in mezzo al mosaico della bussola restando a fissare le due vetrate mentre le fiamme lo avvolgevano come un manto.
La figura mostrò per l'ultima volta il suo ghigno al nostro gruppo mentre si avviava verso la vetrata opposta. Non sapremmo mai cosa successe all'altro gruppo. L'ultima cosa che vidi fu qualcuno che lanciava un masso alla nostra vetrata e quella si distrusse mostrandoci un'ultima frammento delle fiamme.

I minuti passarono tra un lamento e un singhiozzo, qualcuno voleva contare i dispersi, altri dicevano che sarebbe stato inutile dato la divisione in due gruppi.
Hanna, che era rimasta con il nostro gruppo, prese il comando della situazione e si posizionò sopra un sasso.
-Ascoltatemi bene, per quanto ne sappiamo due dei Quattro sono con l'altro gruppo, Nives è con noi e si sta occupando dei feriti. La quarta è dispersa.
Bisbigli e voci si alzarono dal piccolo gruppo.
-ASCOLTATEMI.
Hanna riuscì ad ottenere la sua attenzione e guardò i ragazzi uno ad uno.
-Non facciamoci prendere dal panico, ora resteremo qui momentaneamente, curiamo i feriti e ci riposiamo. Poi troveremo un'altra casa sicura.
Qualcuno obbietto ma venne fermato da chi era stanco e stremato dalla perdita di un amico.
Con ancora in testa l'ultimo avviso di Albert mi sedetti su un masso è osservai le schegge di vetro che riflettevano ancora le fiamme.

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