Epilogo
Non ricordai molto di ciò che accade dopo.
Era tutto confuso, avvolto da una coltre fitta oscurità che avevo provocato io.
Mi svegliai in un lettino d'ospedale improvvisato circondata da feriti e morti.
Poco dopo Hanna arrivò al mio fianco e mi sorrise sollevata.
Una fascia bianca sporca di gocce di sangue le cingeva la testa eppure non smetteva di sorridermi.
Mi raccontò che dopo la caduta di Mattia, e lei continua ad evitare la parola morte, una strana nuvola nera aveva avvolto tutti.
Sparita la nebbia io ero svanita con essa portandomi dietro mio fratello ed Albert.
Tutti i loro scagnozzi, che erano sotto l'effetto di Albert li aiutarono a curarsi e rialzarsi e noi aiutammo loro.
Il mio corpo svenuto fu rinvenuto tre giorni dopo sulla spiaggia.
Hanna curiosa mi chiese cosa fosse successo.
Ma io negai dicendo che non ricordavo nulla, anche se tutt'oggi dei flash mi risvegliano dai miei sogni ricordandomi l'accaduto.
Troppo confuso da narrare, ancora troppo vivido nella mia testa.
Mattia non fu mai ritrovato, ma tutti sanno la verità che nessuno vuole dire.
Scoprimmo che il secondo gruppo fu ucciso poco dopo il loro attraversamento della finestra.
Erano svaniti tutti.
Nessuno nominava il nome di mio fratello.
Ma sapevo che il suo, e quello di Albert, erano nelle lingue di tutti.
Così chiudendo il capitolo della casa mi ritrovai a capo di un'ala della nuova struttura eppure non mi sentivo a mio agio con quella carica.
Io, Hanna, e due giovani ragazzi diventammo i nuovi quattro.
Nives, unica sopravvissuta di quelli precendenti decise di abbandonare tutto e cercare un luogo dove riposare e dove poter essere d'aiuto.
Vane le nostre richieste di restare, ma come noi, quel luogo ridestava in lei strani ricordi, ricordi che facevano male.
*Oggi*
Quel pomeriggio recuperai la vecchi barca per recarmi verso l'isola dell'elefante dove tempo prima mi aveva portato Albert.
Tutto di quel posto mi ricordava quel vecchio giorno di sole mentre una piccola parte di me pensava a quella tetra serata di guerra.
R
icordavo mentre una nuvola nera oscurava la mia vista e prendeva nella sua morsa Albert e Leo.
Ricordai come il suono delle onde, prima tanto lontano, ora circondava l'aria della grotta.
E come le sagome nere di una guerra lontana si risvegliavano per prendere con sè i due ragazzi e trascinarli nell'ombra.
E poi silenzio.
Fiebili sussurri uscirono dalle fessure nelle pareti e li conobbi tutti i segreti, segreti che si celavano dietro maschere e ricordi sbiaditi.
E mentre ascoltavo quei racconti come un'ape attratta dal miele alle mie spalle un nuovo ritratto si formò.
I colori si mischiavano con un'abilità sopraffina.
Il mio ritratto spiccava in una nuvola nera mentre alla mia destra comparvero i volti dei ragazzi che avevano combattuto e alla mia sinistra comparve mio fratello e Albert.
Restai ad osservare quell'opera non per la sua velocità nel crearsi, non per il mio volto scuro, non per la magia che vorticava intorno a noi.
Ma per il ragazzo dai capelli biondi che si creò al fianco di Albert, come se fosse stato un nostro nemico.
Restai giorni ad urlare alle fessure di rimettere tutto apposto, che quello che avevamo ritratto era sbagliato.
Mattia non doveva essere lì, doveva essere al mio fianco, sorridente e con il suo sguardo non di colui che l'aveva posseduto.
E come ora sta succedendo mi ritrovo seduta su di un masso ad osservare la collana che rifletteva tutta la sua luce e illumina la grotta.
Scrivendo pensieri che leggerà solo la profondità marina.
Oramai la casa è riparata.
Nuovi ragazzi sono arrivati.
Ma nessuno prenderà il loro posto.
E tutti si ricorderanno di noi.
***
La ragazza dai capelli rossi osservò il taccuino sprofondare nelle acque buie del mare lasciando con esso un pezzo di sé.
E mentre riprendeva il suo viaggio verso casa non ascoltó il suono disperato delle urla di suo fratello che chiedeva scusa per gli errori commessi.
Non badò alle ombre che la seguivano ad ogni passo.
E non si chiese il significato di ciò che aveva compiuto.
fine
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