Una ragazza dalla doppia faccia

Una stanza era avvolta nel silenzio.

Tutto taceva, e rimaneva immobile.

Eccetto le coperte di un letto, che si alzavano e si abbassano regolarmente.

Un orologio ticchettava, segnando le otto di mattina.

La porta venne sbattuta facendo un gran chiasso: - Ma insomma! Ti vuoi alzare! Sei in ritardo come al solito! - un ragazzo dai capelli corvini e gli occhi blu come il mare, entrò nella stanza.

Sembrava che parlava al vento, niente si muoveva.

Tutto d'un tratto le coperte si alzarono e si piegarono su loro stesse.

Da esse comparì una testa castana con un volto shoccato.

- C-che ore sono? - chiese la ragazza.

- Le otto! Sei un pochino in ritardo! - le rispose il ragazzo appoggiandosi alla porta con un ghigno divertito stampato sul volto.

La ragazza cadde dal letto; subito prese a correre a destra e a sinistra per tentare di prepararsi decentemente il più in fretta possibile.

Una volta che fu per lo meno presentabile, raggiunse il fratello al portone, non dopo aver chiuso a chiave la porta di casa.

Cominciarono ad avviarsi con calma verso la scuola di lei; il fratello, diciottenne, aveva preparato ad entrambi un permesso di entrata in ritardo sul libretto delle comunicazioni.

- Liz? - il ragazzo richiamò l'attenzione della sorellina, che si voltò verso di lui - non pensi che dovresti smettere di leggere storie fino a tardi? Sei in terza superiore, sei quasi a fine anno, e non hai ancora cominciato a studiare il giapponese per la gita che farete lì fra circa un mese! -l'avvertì

- Ma si, Alessio! Calmati! Non è mica la fine del mondo! E per quanto riguarda le storie, genio, ti ricordo che soffro d'insonnia! - gli ricordò lei.

- Ti dico io di cosa soffri, sei una ritardata! - la prese in giro.

"Ma va te che stronzo!" pensò acida lei, e gli ringhiò.

Raggiunsero l'istituto tecnico che frequentava la ragazza e lei entrò salutando il fratello insultandolo.

Si diresse di corsa in classe, sperando che la lezione di matematica fosse annullata.

Entrò salutando i suoi compagni e cercando con lo sguardo la professoressa: - Sei come al solito fortunata! Oggi arriva in ritardo di ben mezz'ora! - la informò Michela.

Lei tirò un sospiro di sollievo e si sedette.

Chiacchierarono su ciò che ognuno avrebbe voluto portare in gita, fino al momento in cui la porta venne aperta dalla professoressa di matematica, che dette inizio alla lezione.

Liz pov's

La lezione era troppo semplice, e la professoressa stanca, di conseguenza ci aveva detto di svolgere da soli degli esercizi cosa che io avevo concluso.

Cominciai a giocherellare con la matita che avevo in mano ripensando a quale delle mie compagne avrei confermato di stare in stanza con lei: Michela insisteva con la scusa che eravamo migliori amiche.

"Ma quando mai?" pensai; io sinceramente non credo che nessuno di questa classe sia mio amico.

Tutti pronti a voltarti le spalle non appena abbassi la guardia.

"Ipocriti" arricciai il naso: come al solito avrei richiesto la stanza singola.

La campanella suonò e io, preso lo zaino, mi recai in giardino sotto la quercia che mi piaceva tanto: mi sedetti e frugai nel mio zaino.

Afferrai una scatolina in ferro e sorrisi; la tirai fuori, e da essa ne uscì il mio deck di Duel Monsters, un gioco di carte dove devi utilizzare dei mostri per ridurre i life points dell'avversario a zero!

Modestamente sono la migliore in città!

Riguardai tutte le mie carte, non trovando ancora nulla da modificare e tornai in classe al suono della campanella.

Quin pov's

Finalmente la giornata di scuola era giunta al termine, e dopo l'estenuante giornata che si era conclusa con due ore in laboratorio di chimica, Elizabeth prese la sua cartella e corse subito fuori dall'istituto per evitare le sue così dette "amiche".

Quando fu sicura di essere in una via nella quale loro non sarebbero passate rallentò il passo: era la zona più malfamata di tutta la città, ma lei non la temeva.

- Chi diavolo sei?! - gli ringhiò un ragazzo piuttosto sospetto.

Lei alzò lo sguardo con sguardo freddo e tagliente: - Michael, sei sempre il solito cretino! Sono Liz  idiota! vuoi dire che solo perché non ho il polsino sul braccio non mi riconosci? - chiese acida.

Il ragazzo dai capelli turchesi cambiò  espressione: - Liz! Non pensavo passassi subito dopo scuola! Come mai questo cambiò di programma? hai deciso di non passare più la notte in giro con noi? - gli domandò rilassandosi.

- No! Mio fratello crede ancora che io legga delle fanfiction! Per quanto riguarda il cambio di programma, semplicemente Alessio è in gita! torna tardi oggi e io non ho voglia di tornare a casa subito. - spiegò calma lei.

- Si ma così vestita non ti si può vedere! Dai passiamo da casa tua che ti cambi! - le rispose Michael, lei annuì.

Arrivarono a casa e lei  si cambiò: mise dei leggins neri, una maglia nera con sopra un teschio viola, delle all star nere con borchie argento, un chocker argento, e bracciali abbinati alle scarpe. Infine il tocco di classe: il suo polsino viola che si mise oltre al gomito destro, ecco questo era ciò che la distingueva.

Prese un berretto viola con la visiera nera e poi prese il telefono mettendoselo in tasca, insieme alle chiavi dopo aver chiuso casa.

Raggiunse quei ragazzi e gli fece cenno di seguirli: - Adesso si che sei molto più riconoscibile, capo! - la stuzzicò il turchese.

Lei ghignò: - Rilassati Micky, mi sarei fatta riconoscere comunque facendo il mio marchio qua e la! - detto questo le lanciarono una bomboletta - Che colore è? - domandò seria.

- Viola, ovviamente! Ma questa volta è brillantata! - gli risposero.

Lei ne fu molto compiaciuta: - Assolutamente perfetto! Vi siete ottenuti il permesso di sfogarvi su uno dei ragazzi che vengono a scuola con me! - gli concesse, facendoli esaltare.

- Molto bene! E quindi, adesso da cosa cominciamo? - gli chiese entusiasta un ragazzo dai capelli biondi con le punte bianche.

- Ovviamente devo lasciare il mio marchio in una nuova area della città! - gli rispose.

Arrivarono in una via del centro, precisamente la principale, che quel giorno non era controllata dalle autorità.

Mentre loro passavano, le persone si spostavano impaurite, lasciando loro una via libera.

Il gruppetto era molto soddisfatto.

Arrivarono davanti alla statua che era al centro della piazza, e Liz avanzò fino ad essere davanti al muretto del piedistallo.

Agitò la bomboletta e vi disegnò sopra un teschio incrociato con una chiave di violino; si girò verso tutti e scese trionfante.

Michael ne fu molto felice e avvisò chiunque fosse li: - DA OGGI QUESTA PARTE DELLA CITTA' APPARTIENE ALLA BANDA PiU' PERICOLOSA E TEMUTA DELLA CITTA'! APPARTIENE AI BLACK SKULL!! - nessuno della via fiatava, erano tutti terrorizzati da quei ragazzi che non erano altro che teppisti.

Ma chi più incuteva timore era quella ragazza con il berretto, che riusciva ad incutere timore pure a quei ragazzi che erano dalla sua parte.

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