Piano C
Indosso una felpa nera enorme e dei calzini altrettanto scuri, caldi e soffici, gentilmente concessi dal mio capo dipartimento.
Mentre lo osservo seduta sul suo letto, intento a scrivere chissà cosa su un quaderno, mi chiedo cosa penserebbero le mie colleghe di questa scena. Immagino che Cristina sarebbe pronta ad uccidermi.
«Cos'hai da sorridere?», Evan alza lo sguardo su di me, con una spontanea curiosità dipinta sul volto. Mi coglie di sorpresa e mi ritrovo ad irrigidire le spalle. Anche lui si è cambiato, indossando una tuta blu che gli dona parecchio.
«Non stavo sorridendo», nego spudoratamente e sposto subito il discorso su altro: «Cosa sta scrivendo?».
Non mi aspetto una sua reale risposta, ma mi stupisce dandomi delle spiegazioni: «Il nostro nuovo piano», e con un cenno della mano mi invita ad avvicinarmi al tavolo.
Scatto subito, felice di questo inaspettato momento di condivisione. Mi accomodo al suo fianco, e nel farlo le mie ginocchia nude sfiorano le sue gambe. Fingo di non notare la scossa elettrica che corre veloce lungo la mia spina dorsale.
«Ci sono due opzioni», indica con la penna lo schema che ha delineato con enorme precisione. «Opzione A», comincia. «Matthew ti chiama, tu lo ignori, sparisci nel nulla ed io trovo un altro modo per entrare nella vita di Olivia Fitzgerald». Ah. È così che si chiama. Non sono nemmeno riuscita a scoprire il suo nome. «In questo caso sarà necessaria l'infiltrazione di un nuovo agente che può avvicinarsi a lei attraverso un canale diverso», e ha già abbozzato i nomi di alcuni agenti ritenuti da lui validi per questo compito.
Annuisco, ma non credo di essere felice di questa opzione. Forse non voglio essere sostituita da nessun altro. Sono folle?
«Opzione B», continua. «Usiamo un approccio più passivo e lento, monitorando le attività di Olivia da lontano, sfruttando tecnologie di sorveglianza e investigazioni discrete per elaborare una nuova azione in futuro».
Sul suo quaderno leggo una lettera C e inarco un sopracciglio in attesa di sentire un'ulteriore opzione, ma lui non sembra intenzionato ad aggiungere altro.
«C'è un piano C, signore?»
«Dipende», puntella i gomiti sul tavolo e si sporge in avanti, proprio verso di me. Questa volta è lui a sfiorare le mie gambe con le ginocchia.
«Da cosa?»
«Dal livello di rischio che sono disposto a correre», ammette. «E da quanto tu sia disposta a sacrificare». Il suo tono serio mi fa venire i brividi. Voglio sapere di più.
Legge sul mio viso la domanda che mi frulla in testa e pare rispondere ai miei pensieri: «È solo un'idea», spiega. «Un'idea piuttosto sgradevole che non posso fare a meno di considerare».
Incuriosita, mi protendo per dare un'occhiata al suo foglio, ma finisco per urtare la testa di Evan con un leggero colpo.
La mia risata nervosa echeggia nell'aria mentre lui trattiene un sorriso divertito, per niente scalfito dalla testata che gli ho appena dato.
Ignora la mia goffaggine e torna a parlare: «Ti servirebbe un corso intensivo di formazione specializzata», comincia. «E questo richiede grande impegno e poco impulso», e mi lancia una brutta occhiata mentre marca l'ultima parola.
«Dovresti continuare ad allenarti per migliorare le tue capacità di difesa e attacco. Molto più di quanto tu non stia già facendo, Althea»
«Molto più?», credo di aver posto la domanda con un velo di terrore. Lui mi massacra già per molti giorni alla settimana con gli allenamenti. Vuole uccidermi?
«Molto di più», ripete. «Dovrai trasferirti in una nuova casa e vivere per la maggior parte del tempo una vita che non è la tua».
Okay. Adesso comincio ad avere seriamente paura.
«Devi studiare in maniera impeccabile il tuo personaggio. Ogni dettaglio della tua finta vita, personalità, abitudini»
«Dovrei fingere di essere qualcun altro, dunque?»
«Esatto. In teoria una missione del genere richiede molto tempo di preparazione, ma a causa della tua magica idea di stasera, se scegliessimo questa opzione, non avremmo molto tempo. Se Matthew ti chiamerà, e ti assicuro che lo farà, potresti entrare nella sua vita con una finta personalità. Mi dà fastidio dirlo, ma è un'ottima opportunità per entrare a stretto contatto non solo con Olivia, ma anche con le persone a lei più care. Per non parlare delle informazioni che Matthew potrebbe rivelarti di sua spontanea volontà».
Ho capito bene?
«Questo richiede tanta pazienza, Darlene. Passeranno giorni, mesi. E ti stancherai di fingere di essere qualcuno che non sei. Dovrai mentire a tutti, instaurare relazioni con i vicini di casa per creare una copertura credibile e coerente con il tuo personaggio. Ti serviranno dei documenti falsi come la carta d'identità, patente e certificati di lavoro», si prende una pausa per poi proseguire: «Devi conoscere ogni dettaglio della tua vita. Date, nomi, luoghi. È essenziale che tu sia sempre pronta a rispondere a qualsiasi domanda sul tuo passato. Inoltre, devi essere sempre vigile e attenta a non farti scoprire. Non devi mai e poi mai lasciare tracce, nemmeno digitali»
«Fa paura», penso ad alta voce e l'espressione rigida di Evan sembra addolcirsi di botto. È come se gli facessi quasi tenerezza.
Mi regala un sorriso così tenero che mi si scioglie il cuore: «Ti spaventa, vero?».
Annuisco. Inutile negare l'evidenza. Mentirei se dicessi di no.
Lo vedo fare un'enorme X sull'opzione C.
«Era solo una possibilità», scrolla le spalle, come se fosse già tutto passato. «Torniamo all'opzione A»
«L'opzione C è molto valida», mi duole ammettere.
«Non sei pronta», mormora. «Era un'idea stupida. Non pensarci»
«Forse potrei...»
«Althea»
«Dovrei fingere di essere interessata a Matthew? Avere una relazione con lui?».
Piomba il silenzio. Evan inclina lo sguardo e riflette su chissà cosa prima di parlare: «Non voglio che tu lo faccia»
«Ne vale la pena?», chiedo. «Non so niente su Olivia, ma vale la pena mettere in pausa la mia vita per sbatterla in carcere?».
Un silenzio opprimente mi fa mancare il fiato.
«Non è Olivia il nostro obiettivo», mi spiazza con questa confessione. «È chi sta dietro di lei a muovere i fili che ci interessa. Dobbiamo arrivare alla punta dell'Iceberg, Darlene»
«E vale la pena rischiare?», insisto.
Impiega qualche istante di troppo prima di rispondere, come se avesse paura delle conseguenze di ciò che sta per affermare: «Sì, Althea. Ne vale la pena».
E allora ho già deciso. Però non glielo dico.
Mi alzo e mi sgranchisco le gambe. Tremano. Sono terrorizzata dalla decisione che ho appena preso. Evan mi scruta dal basso della sua sedia, gli occhi ardenti m'infiammano in ogni punto in cui si posano. La pelle esposta sulle ginocchia, il collo, le mani, le spalle, il petto.
La mia agitazione aumenta ulteriormente.
«Non pensarci», sentenzia. Ha capito.
«Voglio farlo»
«Vai a dormire, Althea. Si è fatto tardi»
«Voglio farlo», ripeto ancora.
«No», chiude il quaderno e si alza, sistemando nervosamente le penne e i pennarelli sparsi sul tavolo. «Non puoi e non vuoi farlo. Instaurare una relazione con un sospettato non è un compito semplice»
«Mi impegnerò. Sappiamo entrambi che è l'idea migliore, signore. La più spontanea. Se sarà lui a cercarmi non dovremo nemmeno pensare a dei modi per raggiungerlo»
«Va' a dormire», ripete. Ma lui sa che ho ragione.
«Ho preso una decisione»
«Una decisione impulsiva», sibila. «Ancora. Non ci hai pensato nemmeno un secondo»
«Non ho bisogno di pensarci».
Mi dedica una lunga occhiata scettica per poi non degnarmi di una risposta. Mi pare di sentire un bassissimo e quasi inudibile "mi farai diventare pazzo". Ma forse mi sbaglio.
«Può almeno prendere in considerazione la mia volontà?».
Non risponde. Ci sta pensando.
Ci sta pensando sul serio.
Odia l'idea. La odia profondamente, ma non vuole per niente al mondo farsi sfuggire l'occasione di incastrare chiunque lui stia cercando.
«In fin dei conti, Matthew potrebbe non chiamarmi. In tal caso l'opzione C sarà molto più improbabile da mettere in atto e andranno benissimo gli altri piani»
«Ti chiamerà», ribatte con fermezza.
«Perché ne è così sicuro?», gli porgo una penna che era rotolata verso di me e le nostre mani si sfiorano.
«Perché se fossi al suo posto io ti chiamerei», risponde con una calma glaciale, con la penna ancora sospesa tra la mia mano e la sua, le nostre dita intrecciate.
Non molla la presa. Io nemmeno.
Credo di essermi pietrificata.
«Mi chiamerebbe?», farfuglio.
«Ti chiamerei», conferma. «Non avrei motivo per non farlo»
«Sono fidanzata», gli ricordo. «Anzi, molto fidanzata», uso le sue stesse parole e la mia citazione gli procura un sorriso giocoso.
«Credi che m'importerebbe?»
«Non lo so», mi stringo nelle spalle. «Non le importerebbe?»
«Se volessi tenerti con me, Althea, un tuo ipotetico fidanzato sarebbe l'ultimo dei miei pensieri».
Ah.
All'improvviso mi si blocca il respiro nel petto.
Lascio andare la penna e lui la rimette a posto senza mai smettere di scavarmi dentro con quelle iridi scure e maledette.
«Si è davvero fatto tardi», mi è rimasto solo un filo di voce. «Credo sia meglio riparlarne domani». Mi allontano dal suo corpo con gambe tremanti e impongo alla mia anima di smettere di andare a fuoco. Che ti prende? Calmati. Erano solo ipotesi.
Non ti chiamerebbe sul serio.
Scema.
M'infilo sotto le coperte e mi massaggio le tempie con le dita, già pronta ad un incremento del mio mal di testa. Quest'uomo mi stressa. Parecchio.
Lui spegne la luce e trattengo il fiato. Mi aspetto il suo imminente arrivo qui sul letto, ma invece non accade.
Apro un solo occhio e nella penombra lo vedo avvicinarsi alla porta d'ingresso: «Dormi bene, Althea», mi saluta. «Torno a prenderti domani».
E poi se ne va.
Lasciandomi sola e in preda a un tumulto di emozioni.
Sarà lui la mia follia. Lo so.
Buonaseraaa ♥️♥️♥️♥️
Come state?
Qui le cose si complicano eh 🤔🤔
Che cosa combineranno questi due?
E Althea in che guai si caccerà?
Vedremo 😈😈
Intanto spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere. Ci tengo tanto.
Vi aspetto nei commenti e su Instagram.
Un bacio enorme ❤️❤️❤️
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