Capitolo Venti.
Sono distrutta. A pezzi.
Gli ultimi giorni sono stati tremendi.
Non ho più sentito Justin dalla nostra discussione in auto e non so nemmeno cosa siamo ora. Una coppia?
Mi sento terribilmente in colpa per come mi sono comportata. Non faccio altro che ripetermi la nostra conversazione nella testa e rendermi conto ogni volta di più di quanto sono stata sciocca.
Mi alzo dal letto e mi faccio una doccia, sperando che mi aiuti a rilassarmi e prendere una decisione.
Quando esco dal bagno, mi dirigo verso l'armadio, stringendomi nell'accappatoio. Indosso dei vestiti puliti, senza curarmi troppo di cosa scegliere.
Un luccichio attira la mia attenzione e allungo la mano sulla scrivania, afferrando l'anello di Justin. Devo essermelo tolto in un momento di debolezza.
Lo stringo tra le dita, passando i pollici sulla superficie liscia e fredda.
Justin mi manca da morire. È passato meno di una settimana dall'ultima volta che l'ho visto ma non riesco a non sentire la sua mancanza in ogni momento.
Mi siedo sul bordo del letto, reggendomi la testa con le mani.
Che cosa ho fatto?
Sono davvero in grado di chiuderlo fuori dalla mia vita?
Nessuno mi ha mai guardata come mi guarda lui e chissà se qualcun'altro riuscirà mai a guardarmi così. Voglio davvero arrendermi a quello che il padre di Justin mi dice di fare? O voglio lottare per quello che desidero?
Mi infilo l'anello al pollice e apro il primo cassetto del comodino.
I due biglietti sono lì, uno sopra l'altro, nel cassetto vuoto.
Ripenso a tutte le volte che mia madre mi ha ripetuto di accettare, di andare a Milano con lui, in questi giorni. Afferrò i biglietti e mi alzo in piedi, guardandomi intorno.
La mia valigia è lì all'angolo, già pronta.
Mia mamma mi ha quasi costretta a prepararla. "Quando cambierai idea ti farà comodo averla già pronta."
Lei già lo sapeva che avrei dato ascolto alla parte più egoista di me e sarei partita.
Non so se sia la sensazione del momento e se magari tra un'ora mi pentiró di quello che sto facendo, ma sollevo la valigia e la porto in ingresso.
Sono le nove. Se voglio riuscire a convincere Justin a venire a Milano e prendere quell'aereo in tempo, devo assolutamente muovermi.
'Mamma' la chiamo, entrando in cucina.
Lei si volta verso di me, finendo di sorseggiare dalla sua tazza.
'Ho deciso. Ci voglio andare'
Si apre in un sorriso e appoggia la tazza sul lavello, per poi stringermi in un abbraccio.
'È la scelta giusta, amore. Un'occasione del genere non la puoi perdere per uno sciocco litigio. Justin ti ama e si vede, ti starà aspettando a braccia aperte' annuisco sulla sua spalla.
'Lo spero' sussurro, ricevendo un bacio sulla fronte.
'Ti porto da lui. È già tardissimo' ridacchia, infilandosi un paio di scarpe e un giaccone.
'Summer, che aspetti?' mi chiama poi, risvegliandomi dai miei pensieri.
E se Justin non volesse partire?
Scaccio quelle stupide idee dalla mia mente e mi infilo addosso una giacca, seguendo mia mamma verso l'auto.
Grazie al cielo le hanno riabilitato il permesso di guida.
Scrivo rapidamente un messaggio a Gordon, che non tarda a rispondermi.
È tornato dai suoi.
Leggo il messaggio e indico la strada a mia mamma.
Quando arriviamo davanti alla porta sono nervosissima. Molto più dell'ultima volta che sono stata qui. Il che è tutto dire.
Saluto mia madre con un bacio, annuendo alle sue raccomandazioni e promettendole di chiamarla al mio arrivo.
Mi avvicino al portone metallico, stringendomi nella giacca, col trolley al mio fianco.
Esito per un secondo.
Sono sicura di volerlo fare, vero?
Annuisco a me stessa.
Premo l'indice sul campanello e aspetto.
Un paio di minuti dopo si spalanca la porta e mi accorgo di stare trattenendo il fiato, non appena Justin compare davanti a me.
Per fortuna non mi ha aperto suo padre.
Mi osserva confuso, allacciando il suo sguardo al mio.
'Posso entrare?' gli sussurro quasi sulle labbra.
Lui fa un paio di passi indietro, lasciandomi varcare la soglia.
'Cosa ci fai qui?' mi chiede poi, chiudendomi la porta alle spalle.
Mi bagno le labbra con la lingua e sospiro.
Mi ero preparata così bene un discorso, durante il tragitto, ma pare che ogni parola mi sia sfuggita di mente.
Stringo due dita attorno all'anello di Justin sul mio pollice e mi faccio coraggio.
'Sono stata una stupida, Juss. Sono una persona debole e lascio che le persone mi mettano i piedi in testa. A volte vorrei essere più forte, ma proprio quando mi sembra di star decidendo per conto mio mi accorgo di star semplicemente seguendo i consigli di qualcun'altro. Io non voglio perderti. Credevo solo che tu potessi aver bisogno di una persona diversa da me.'
Faccio una pausa, passandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
'Ma ora ho aperto gli occhi. Forse sto solo cedendo alla parte più egoista di me' emetto un risolino nervoso e riprendo a parlare 'ma ho bisogno di te. E non mi interessa quello che tuo padre ha da dire a riguardo fintanto che non interessa a te.'
Accenna a un sorriso, dandomi più forza per continuare.
Infilo la mano in tasca e afferro la carta ruvida con le dita sudate.
'Non so se il tuo regalo sia ancora valido, ma voglio andare a Milano o ovunque tu voglia andare. Voglio passare il Natale con te. Dove vuoi, come vuoi, voglio solo stare con te.'
Justin si sistema i capelli con la mano destra, continuando a sorridere.
'Ti amo, Summer' sussurra poi, afferrandomi per i fianchi e tirandomi verso di lui.
Mi scontro dolcemente contro il suo petto, e sento un brivido attraversarmi la schiena.
'Mi sei mancata, piccola' mi sussurra sulle labbra, stampandovi un bacio dolce.
Passo le mani tra i suoi capelli, scompigliandoglieli.
'Anche tu' ridacchio, approfondendo il bacio e stringendolo di più a me.
Mi accendo sotto il suo tocco, assaporando le sue labbra e mi dimentico di tutto quello che ci circonda.
Justin si separa di qualche centimetro per riprendere fiato.
'Forse dovrei fare le valigie' mormora.
Annuisco, osservando il mio riflesso nei suoi occhi.
'I tuoi dove sono?' chiedo poi, seguendolo verso l'ascensore.
'Suppongo siano ancora a letto' parla infastidito.
'Sai dov'è camera mia, giusto?' riprende poi.
Annuisco.
'C'è una valigia dietro la porta. Mettici dentro tutti i vestiti che vuoi. Io vado a parlare coi miei.'
Gli accarezzo la guancia, sentendolo irrigidirsi sotto il mio tocco.
'Hey, andrà bene' gli sorrido, senza crederci più di tanto.
Le porte dell'ascensore si spalancano e ricevo un bacio sulla fronte, prima di dirigermi verso camera sua.
Spalanco l'armadio.
Ci sono tanti di quei vestiti qui dentro che servirebbero almeno otto valigie.
Apro la valigia e la appoggio a terra.
Poi prendo qualche paio di jeans neri, alcuni più chiari e un completo elegante. Non si sa mai.
Le magliette sono quasi tutte bianche o nere, quindi ne afferro un paio di pile e le infilo nella valigia, aggiungendovi qualche camicia.
Ci metto molto meno del previsto.
Arrossisco, scegliendo i boxer da portare via e poi mi dedico ai calzini e al pigiama.
Probabilmente il pigiama non gli servirà.
Zittisco la vocina nella mia testa e cerco uno spazzolino e tutto quello che potrebbe servirgli.
Una voce mi fa sussultare.
Lascio lì la valigia spalancata ed esco in corridoio.
Muovo qualche passo verso la stanza da cui sento provenire le voci e mi fermo un paio di metri prima.
'Non mi interessa quello che avete da dire in contrario. Io ci voglio andare!'
'Ma Justin-' riconosco la voce dolce di sua madre 'Prova a rifletterci un attimo. Sei sicuro che ne valga la pena?'
'Sì che ne vale la pena! E non mi farete cambiare idea.'
Resto in silenzio, così come fanno le voci nella stanza li vicino.
Dopo un po' una voce matura rompe la pace.
'Fa quello che ti pare. Ma ricordati che ti abbiamo avvertito. Va dove ti pare. Ma non aspettarti porte aperte e sorrisi amichevoli quando tornerai dal tuo viaggetto.' sputa Jeremy.
Sussulto, allontanandomi da lì e tornando nella camera di Justin.
Dopo poco due braccia mi cingono i fianchi.
Sospiro, lasciando cadere la felpa che stavo piegando.
'Hai sentito, vero?' mi chiede Justin, incastrando la testa sopra la mia spalla.
'Sì' sussurro, lasciando che la mia schiena aderisca al suo petto.
'Se vuoi restare a casa io ti capisco, Juss' parlo poi.
'Non mi interessa.' canticchia lui 'Io ho già te. E sei molto più importante.'
Sorrido amaramente.
'Sei sicuro? Lo so che è una scelta difficile.'
Lui mi afferra per le spalle, voltandomi verso di lui.
'Non è per niente difficile.' mi sorride, accarezzandomi una guancia 'Io ti amo.'
Gli sorrido, assecondando le sue labbra sulle mie.
'Cambieranno idea' mormoro 'Non si può stare senza di te.'
Si separa da me ridendo e aggiunge le ultime cose alla valigia, prima di chiuderla e portarla giù.
Sono le 9.55 ma Justin non sembra preoccupato del ritardo.
Lo accompagno a salutare i suoi fratelli, cercando di non farmi vedere dai genitori e poi lo trascino in macchina.
'Vai più veloce, Juss. Lo perdiamo'
Lui ridacchia. 'Stai tranquilla, piccola.' mi ripete per la quarta volta, ma non riesco a calmarmi.
Non ricordo nemmeno l'ultima volta che ho preso un aereo, ma so benissimo che bisognerebbe essere lì ore prima.
Quando scendiamo dall'auto, mi fiondo sulla mia valigia e inizio a correre attraverso l'aeroporto.
Mi fermo davanti ai tabelloni e do un'occhiata veloce ai voli in partenza, controllando che il nostro non sia partito, ma non lo vedo.
'Juss, non c'è il nostro volo' sussurro, con una punta di disappunto nella voce.
Lui mi guarda sorridente.
'Ti ho detto di stare tranquilla' ridacchia, scompigliandosi i capelli.
Mi afferra la mano e mi trascina verso un'altra zona dell'aeroporto.
Non c'è quasi nessuno in quell'ala dell'edificio, fatta eccezione per alcuni uomini in giacca e cravatta e qualche ragazzo con un giubbotto arancione.
'Ma sei sicuro che sia di qua?' domando, un po' preoccupata 'Perché mi pare che vadano tutti di là'
'Prova a fidarti di me, per una volta.' esclama esasperato.
Mi scappa una risatina.
Un uomo sulla quarantina si avvicina a noi. Ha i capelli grigi, leggermente brizzolati, un fisico alto e asciutto e indossa un completo grigio molto elegante.
Ci sorride e prende le nostre valigie, caricandole su un piccolo carretto in metallo e trascinandole all'aperto.
Trattengo i commenti per me, seguendo Justin verso un altro signore, vestito come il primo.
Gli porgo i biglietti e lo vedo trattenere a fatica una risata, dopo che Justin gli fa un occhiolino.
L'uomo ci indica una porta in vetro alla sua destra che da sull'esterno.
'Vuoi spiegarmi che sta succedendo?' chiedo infastidita.
'Shh' mi zittisce Justin, accompagnandomi fuori.
L'aria gelida di dicembre mi si infila sotto al giaccone, pungendomi la pelle e mi stringo di più al suo fianco, per scaldarmi.
'Chiudi gli occhi' mi sussurra all'orecchio.
Provo a dire qualcosa, ma poi mi zittisco.
Chiudo gli occhi e mi stringo al suo braccio per non cadere.
'Attenta.' parla dopo poco, 'ci sono degli scalini.'
Mi afferra i fianchi, facendomi salire davanti a lui.
Per poco non inciampo sul secondo scalino, ma riesco a mantenere l'equilibrio e ad arrivare in cima.
Muovo un paio di passi.
'Ora puoi aprirli' mi accarezza i capelli.
Spalanco le palpebre e mi guardo attorno.
È tanto che non vedo un aereo ma non faccio fatica ad accorgermi che è ben diverso dai soliti.
Per prima cosa è vuoto e non ci sono file e file di sedili, ma solo una decina di posti per lato.
Le nostre valigie sono dentro a delle casse in un angolo e un tavolino trasparente divide le due file di sedili.
Sopra di esso sono appoggiati dei bicchieri, qualche stuzzichino e una cesta di ghiaccio con una bottiglia di quello che credo sia spumante.
'Allora ti piace?' mi sorride Justin.
'Non ci credo' quasi urlo 'un aereo privato! Tu sei pazzo'
Lo abbraccio, stringendomi attorno al suo collo.
'Ti amo' dice incrociando il mio sguardo.
Una decina di centimetri separano il mio viso dal suo, ma sento il suo sguardo premermi addosso come se fossimo incollati.
Faccio scontrare le nostre labbra, approfondendo da subito il bacio.
'Ti amo anch'io' rispondo prendendo fiato sul suo viso e appoggiando la fronte alla sua.
Sarà il Natale migliore di sempre.
Spazio autrice.
Volevo aggiornare prima, lo ammetto.
Ma ho avuto un attimo di dubbio e ho cancellato il capitolo perché mi faceva schifo. Stavo pensando anche di cancellare la storia, ma ho cambiato idea, vedendo che c'è tanta gente a cui piace.
Vi ringrazio tanto per i commenti e per le stelline, siete fantastiche!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, io ne sono abbastanza soddisfatta.
Più che altro rileggendo i primi capitoli mi sono resa conto di quanto sia cambiato sia il mio modo di scrivere sia il racconto in sé e quindi sono un pochino perplessa.
Sinceramente non so dirvi quanti capitoli durerà ancora la storia, insomma siamo già al 20 ma, se non cambio idea prima, credo durerà ancora abbastanza.
A presto con il prossimo capitolo, fatemi sapere che ne pensate!
Bacini♡
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