Capitolo Dodici.


Il mio cellulare suona insistentemente da una decina di minuti ormai, ma non ho alcuna intenzione di rispondere.
Lo ripesco dalla tasca e non mi stupisco di ritrovare a lampeggiare nuovamente il nome di Cristine, scorro il dito sullo schermo per rifiutare la chiamata e lo ripongo nuovamente in tasca.
Conto i secondi, aspettandomi che suoni di nuovo, per la settima volta, ma sembra che si sia finalmente arresa.

‘Sai dovresti rispondere, è maleducazione ignorare le chiamate.’mi fa notare Summer, uscendo dal bagno e tornando in camera mia.
‘Sai cos’altro è maleducato? Ignorare il proprio ragazzo, soprattutto se si è a casa sua.’ la provoco, alzandomi dal letto e afferrandola per i fianchi.
La avvolgo tra le braccia e la trascino con me verso il letto, mentre la sua risata riempie la stanza e ci circonda.
Lei cerca di opporre resistenza e raggiunto il bordo del letto, mi spinge su di esso, cadendo con me. Il suo viso è pericolosamente vicino al mio, mentre i suoi capelli neri formano una tenda che ci isola dal resto del mondo.
Siamo solo io e lei.

E il campanello, che puntuale come al solito ci interrompe.
Summer si alza, cercando di ricomporsi ‘Dovresti andare ad aprire.’ mi consiglia con una punta di delusione ‘di solito è così che ci si comporta quando qualcuno suona il campanello.’ mi ammicca.
‘Grazie per il consiglio, non so come avrei fatto senza di te’ rispondo lasciando trasparire più sarcasmo possibile dalle mie parole ‘ma penso che possano aspettare, tu mi devi ancora qualcosa.’ mi avvicino al suo viso facendo scontrare dolcemente le nostre labbra e portando le mie mani tra i suoi capelli ad incorniciare il suo volto.

‘JUSTIN APRIMI O GIURO CHE BUTTO GIÙ LA PORTA’ una voce femminile, anche troppo familiare si fa eco nella casa e a malincuore devo allontanarmi da Summer.
‘Forse è meglio che vada ad aprire, mia madre ci tiene alla nostra porta.’ mi giustifico percorrendo il corridoio che porta all’ingresso.
‘JUSTIN GUARDA CHE NON STO SCHERZANDO’ continua la ragazza oltre la porta.
‘Si, si sto arrivando, stai calma.’

Giro la chiave nella serratura e mi si presenta davanti Cristine alquanto infuriata.
‘Sai non sei molto sexy quando urli.’ comincio a provocarla, mentre si fa strada verso il salotto.
‘Quando urlavo sotto di te però mi sembrava ti piacesse.’ continua lei, togliendosi la giacca e appoggiandola sul divano in pelle.
La afferro per un braccio, appena prima che possa accomodarsi in divano, e avvicino il suo corpo al mio.
L’ultima cosa che voglio è che Summer la conosca, ma probabilmente non posso evitarlo, solo non voglio che succeda ora.

‘Che vuoi? Non mi sembra di averti invitata qui, per cui faresti meglio a sparire.’ la intimo ad andarsene ma lei mi ignora completamente, portando tutta la sua attenzione sulla figura che è appena entrata nella stanza.

SUMMER POV.

Decido di andare a vedere cosa sta facendo Justin, così mi alzo dal letto ed esco in corridoio.
Spero di riuscire a raggiungere l’ingresso senza perdermi, la casa di Justin è enorme, mi sembra di ritrovarmi in un film o a casa di qualche star famosa.
Quando è venuto a prendermi oggi, dopo lavoro, prendendo un autobus probabilmente per la prima volta nella sua vita a causa del gesso al braccio, non pensavo mi avrebbe portata qui e quando siamo arrivati non pensavo fosse casa sua, ma una qualche villa o ristorante.

La sua camera è grande all’incirca quanto il mio salotto e la mia cucina messi assieme ed un enorme letto occupa l’intera stanza.
Chissà cosa avrà pensato Justin quando è rimasto a dormire da me.
Insomma, la mia casa è minuscola, il letto è piccolo perfino per me e non ci vorrebbe un genio a capire che ho parecchi problemi economici.
All’inizio non mi ero posta questo problema ma ora non posso ignorarlo, non dopo che mi sono resa conto di quanto diversa sia la nostra situazione.

Accantono i miei pensieri quando sento la voce di Justin provenire da quello che sembra essere il salotto.
Non riesco a riconoscere le parole, ma non sembra che stia parlando molto gentilmente.
Entro in salotto e vedo Justin parlare con una ragazza accanto al divano.

È alta quanto lui, magra, e davvero bella.
I capelli biondi le scendono sulla schiena in dei boccoli ordinati, in contrasto con il rosso della camicetta e il nero della minigonna.
Ai piedi indossa dei tacchi neri alti pressoché quindici centimetri e sul divano intravedo la sua giacca e una borsa firmata.

Si volta verso di me, mascherando uno sguardo di disgusto con un finto sorriso, mentre mi squadra dalla testa ai piedi, e non posso darle torto.
Indosso dei jeans chiari, consumati sulle ginocchia e una maglia azzurra, che mi copre fino ai fianchi, non sono elegante, né affascinante, i capelli mi cadono sulla schiena in modo scomposto e non sono nemmeno truccata.
Non posso competere, né col suo corpo, né con i suoi vestiti e sicuramente nemmeno con i suoi soldi.

‘Lei è Cristine.’ Justin mi presenta la ragazza al suo fianco, dopo averle lasciato il braccio ed essersi allontanato da lei.
Cristine mi ignora, si accomoda in divano e si rivolge a Justin ‘È la donna delle pulizie o cosa?’ domanda controllando l’Iphone per poi rimetterlo in borsa.

Justin sembra sul punto di ucciderla, si avvicina pericolosamente al divano, attirando la sua attenzione interamente su di lui e la fa alzare tirandola da un braccio ‘Allora te lo dico chiaro e tondo. Nessuno ti ha invitata. Nessuno ti vuole qui e non ho idea di cosa tu sia venuta a fare, ma ti consiglio di alzare il culo dal mio divano e tornartene a casa.
E se osi parlare così alla mia ragazza, di nuovo, non mi farò problemi a mandarti fuori di qui a calci.’

Cristine non sembra molto intimorita da Justin, o almeno non come mi aspettavo, ma annuisce e si alza dal divano recuperando la borsa e la giacca.
Io e Justin la seguiamo fino alla porta, dove, appena prima di uscire si volta verso di noi.
‘Quando ti renderai conto della ragazza che ti stai portando a letto, fammi uno squillo. E riguardo a te,’ continua indicandomi‘non so che diavolo ci veda in te, ma non montarti troppo la testa. Una settimana e vi lascerete.’
Detto questo esce, chiudendosi la porta alle spalle ed allontanandosi.

‘Ignorala.’ mi sussurra Justin, cercando di apparire calmo ma percepisco del nervoso nelle sue parole.
Annuisco, non molto convinta.
Devo ammettere che mi trovo d’accordo con Cristine.
Insomma, lui che cosa ci vede in me?
Potrebbe avere molto di meglio e allora perché me?

Forse Cristine ha ragione e non dureremo più di una settimana, forse si è messo con me solamente perché gli faccio pietà.
La povera ragazzina complessata.
E io che mi sono addirittura illusa di potergli piacere.
Come posso piacere a lui se non piaccio nemmeno a me stessa?

Justin indica il letto accanto a se, chiedendomi di stendermi vicino a lui ed annuisco.
Mi stendo accanto a lui e il suo braccio sano mi avvolge portando i nostri corpi più vicini.
Appoggio la testa sul suo petto e mi lascio cullare dai suoi respiri, mentre lui inizia ad accarezzarmi i capelli.
Io e lui siamo così diversi, ha ragione Cristine, non siamo fatti per stare assieme, ma mentre sono qui, accanto a lui, mi sento completa.
È come se noi ci completassimo alla perfezione.
O forse è solamente la sensazione che si prova quando si è innamorati di qualcuno, forse lui non sente lo stesso ed è solo un’ idea della mia mente.

‘Bambolina, è tutto okay?’ mi domanda Justin appoggiando le labbra sulla mia guancia e lasciando un bacio dolce. Annuisco, beandomi della sensazione che provocano le sue labbra sulla mia pelle.
Mi lascia qualche altro bacio e poi posa le sue labbra sul mio orecchio .
‘Sei bellissima.’ mi sussurra sulla pelle e un fuoco si accende dentro di me, rispecchiandosi in un ampio sorriso sulle mie labbra.

JUSTIN POV.

Afferro Summer per i fianchi mascherando la fatica di poter usare un solo braccio e la aiuto a scavalcare le mie gambe per poi portarsi tra di esse. La sento rabbrividire, quando le mie mani entrano in contatto con i suoi fianchi e rabbrividisco anchio.
Devo controllare i miei movimenti perché sento che, se solo impiegassi poca forza in più rischierei di farle male.
Questo pensiero mi infastidisce.
Vorrei poterla aiutare, vorrei non dover prestare attenzione ad ogni mio movimento perché lei è così fragile.
Lei è troppo fragile.

Sembra pronta a spezzarsi e ho paura che potrei essere io a spezzarla.
Non sono una persona violenta, questo lo so, ma sono comunque irascibile e un gesto che a chiunque altro potrebbe solo dare un po’ di fastidio, per lei potrebbe essere molto più doloroso.
Ho paura perfino di abbracciarla troppo forte, perché è così piccola che potrei farle del male.
Mentre mi perdo nei miei pensieri lei si solleva e si gira portando i suoi occhi nei miei.

‘Chi era quella ragazza? Cristine?’ mi chiede sostenendosi con le mani sul mio petto. Sento che la cosa migliore da fare è dirle la verità.
‘Ci uscivo assieme.’ le rispondo evitando il suo sguardo e concentrandomi su un punto indefinito della stanza.
‘Era la tua ragazza?’ mi chiede lei, nuovamente.
‘Più o meno. Senti Summer, lasciala perdere. Ce l’ha con me perché preferisco te a lei, è solo gelosa, perché vorrebbe essere te.’ riporto i miei occhi nei suoi e la vedo scuotere la testa in segno di disapprovazione.

‘È qui che sbagli. Lei non vorrebbe essere me. Non avrebbe alcun senso.
Insomma, lei è perfetta e io, non sono affascinante o bella o qualunque altra cosa. Lei non capisce perché tu hai scelto me e non lei.
E, sinceramente, nemmeno io lo capisco.’

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