Capitolo 36

Simone
- Cosa facevate? - Chiedo e mi tiro su appoggiandomi su un gomito, la guardo arrossire e rido.
- Ho capito da solo! Non dire niente! - Rido.
- Scemo! - Dice facendo finta di essersi offesa e rido ancora di più, ride anche lei.
Mi alzo e allungo una mano, la tiro su.
- Prendiamo un caffè -
- Non ho mai preso tanti caffè in vita mia -
- Infatti ti vedo un po' schizzata, rispetto a ieri al bar.... eri brutta con quel muso lungo -
- Adesso sono bella? - Mi dice mettendosi in posa con una mano sul fianco sorridendo. Guardo le sue gambe lunghe, la maglietta stretta sui suoi seni.
- Stupenda! - Dico sincero.
- Ok! Allora visto che il caffè mi fa diventare bella ne berrò molti di più! -
- No! Bastano tre al giorno! Dopo come faccio a sopportarti? - Dico e inizio a correre.
Mi corre dietro, rallento per dargli modo di raggiungermi e mi salta sulla schiena.
- Sei uno stronzo Simo! -
Me la sistemo a cavalluccio sulla schiena e faccio qualche metro, è leggera come una piuma, sento il mio cellulare che suona dentro al suo zaino.
- Mettimi giù te lo prendo! -
La faccio scivolare giù, apre lo zaino e mi passa il cellulare, non mi muovo e rispondo a mia sorella prendendo Greta per mano per fargli capire che non ho niente da nascondere.
- Silvia dimmi -
- Simo dove sei? -
- Sono fuori con un'amica. Che è successo? -
- Mamma e babbo hanno litigato di nuovo, e babbo se ne è andato -
Sospiro.
- Senti Silvia io prima delle 20:00 non sono a Firenze, perché non esci con qualche tua amica? Poi appena torno passo a prenderti e andiamo a mangiare una pizza -
- Va bene, ma passa davvero a prendermi! Ho bisogno del mio fratellone -
- Si, stai tranquilla, ti chiamo appena rientro -
- Ok, grazie -
Riattacco e butto il cellulare nello zaino di Greta.
- Tutto ok? - Mi chiede.
- Mia sorella.... -
- Se vuoi tornare... -
- No, gli ho promesso che passo a prenderla stasera e andiamo a mangiare una pizza. Sei dei nostri? -
Sorride annuendo.
- Quanti anni ha tua sorella? -
- 13, per questo l'ha presa un po' male, vorrei portarla ad abitare con me, ma non ho abbastanza tempo per stare con lei, sono sempre a lavoro -
- Almeno lei ha un fratello con cui sfogarsi -
- Sei figlia unica? -
- Già. Figlia di un avvocato - Dico.
- Azz, allora devo stare attento! Comunque... non sono tuo fratello ma se hai bisogno di sfogarti non farti problemi, sono un ottimo pungiball -
- Me lo ricorderò in futuro -
- Su quale vogliamo montare adesso? -
Mi trascina tenendomi per mano, sembra davvero una bambina in questo momento.
Alle 17:00 siamo  già in autostrada, dopo avermi fatto montare anche sulle famose torri e avermi fatto rivoltare lo stomaco stiamo tornando a casa, la giornata è passata troppo velocemente.
- Non avverti i tuoi che non ci sei a cena? -
- I miei sono in crociera, tornano domani sera -
- Ah. Capito -
Rimango in silenzio per tutto il viaggio ascoltandola cantare, è intonata e sa tutte le parole di ogni canzone di Vasco Rossi, anche di quelle vecchissime, mi fermo sotto casa sua, mi passa il portafoglio e la foto e apre lo sportello.
- Passo a prenderti alle 20:00, ce la fai? -
- Si! Certo! -
- Ok, a dopo -
Sta per chiudere lo sportello ma lo riapre.
- Ah Simo! -
- Dimmi -
- Grazie! - Dice strizzandomi l'occhio.
- Fila in casa! - Urlo, lei ride, chiude lo sportello e la guardo entrare nel portone.
Una volta a casa chiamo mia sorella avvisandola che alle 20:30 dovrei essere sotto casa sua, la avviso anche del fatto che non saremo soli io e lei, sembra stranamente felice che non saremo soli, vado a fare la doccia e mi preparo. Non sono mai stato così indeciso sul vestirmi, mi provo praticamente tutto quello che ho nell'armadio, e alla fine mi metto un paio di pantaloni verdi militare corto fino al ginocchio e una camicia nera di lino, scarpe da ginnastica ed esco.
Greta scende subito dopo aver ricevuto il mio squillo, indossa dei jeans stretti e una canottiera viola, si è truccata appena con la matita nera e il mascara, le sorrido dalla macchina e fa una corsa montando sopra.
Passiamo a prendere mia sorella che monta dietro sorridendo.
- Ciao Silvia. Lei è la mia amica Greta - Dico. Si sorridono, penso che la compagnia di Greta potrebbe fargli bene.
- Ciao! - Risponde salutandola. - Dove andiamo a mangiare? -
- Non lo so ancora, arriviamo in centro, parcheggio e poi decidiamo -
- Ok! -
- Vi ho disturbato oggi. Scusate - Dice imbarazzata. Greta mi guarda e le sue guance diventano color porpora.
- No Silvia. Eravamo a Mirabilandia -
- A Mirabilandia? Davvero? -
- Se ti va ci torniamo un giorno! - Risponde Greta.
- Davvero posso venire con voi? -
- Perché no! -
- Si!!! Voglio andare! -
- Ok Silvia, ci andremo presto -
- Ma tu sei montato anche sul Katun? - Mi chiede.
- Ce l'ho fatto montare, ha tenuto gli occhi chiusi per tutto il tempo! - Risponde Greta prendendomi in giro e mia sorella ride come non la vedevo fare da qualche settimana.
- Almeno la prossima volta monterai tu con Greta, e io vi aspetterò giù! -
- Ma che uomo sei? Che figura fai con le ragazze? -
- Infatti oggi ci sono montato! -
Parcheggio vicino al bar di Filippo e ci incamminiamo, avrei voglia di prendere per mano Greta come ho fatto per tutto il giorno ma mi trattengo, non so come la prenderebbe mia sorella e l'atmosfera è molto diversa da quella di Mirabilandia.
Entriamo in una pizzeria e una signora ci fa accomodare a un tavolo.
- Posso portarvi da bere intanto? - Chiede lasciando i menù sul tavolo.
- Due birre medie e tu Silvia? -
- Un coca medio -
- Perfetto -
Guardo le ragazze di fronte a me, Silvia ha un sorriso strano e continua a fissarmi mentre Greta sta sbirciando il menù.
- Non ce la faccio più a stare in casa con mamma e babbo, sto impazzendo - Sbotta di colpo mia sorella, Greta alza la testa e guarda prima me poi mia sorella, io sospiro.
- Silvia cosa vuoi che faccia? -
- Parlaci Simo! Tu stai bene! Ti sei tolto fuori! Hai lasciato me nella merda! -
- Pensi che mi ascolteranno? Cosa devo dirgli secondo te? -
- Quello che vuoi! Non mi interessa! Non riesco più a concentrarmi sullo studio, passano gran parte delle notti a litigare! -
La signora torna con i nostri bicchieri, incrocio le braccia sul tavolo aspettando che se ne vada.
- Ci parlerò! Ma non credo di risolvere molto -

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