Capitolo 31
Mi avvicino mentre lui sta guardando la zuppiera con il riso.
- Non ci credo neanche ora che ce l'ho davanti -
Lo stringo da dietro e tiro giù la zip della sua tuta.
- Che stai facendo? -
- Devi fare la doccia no? E ieri sera abbiamo lasciato un discorso in sospeso.... - Dico mentre si toglie le scarpe aiutandosi con i piedi per togliersi la tuta da lavoro.
Si volta e mi prende in braccio, entra nel bagno e apre l'acqua della doccia, preme le sue labbra sulle mie mentre l'acqua calda che scorre inizia ad appannare lo specchio, entra dentro la doccia fregandosene se sono vestita, rimango aggrappata al suo collo esplorando la sua bocca, sa di fumo e di uomo, mi lascia scivolare giù e mi toglie i vestiti, le sue mani percorrono il mio corpo, accarezza i miei seni e il mio respiro aumenta, abbasso i suoi boxer e afferro il suo sesso già duro.
- Dio Greta... impazzisco ogni volta che mi sei vicina, perdo il controllo come non mi è mai successo in tutta la mia vita -
- Baciami Andrea, non ti fermare -
Mi solleva di nuovo e mi appoggia al muro freddo della doccia, trattengo il fiato aspettando di sentirlo dentro di me e finalmente esaudisce il mio desiderio.
- Si.... finalmente... - Esclamo col fiato corto, mi stringo a lui, graffio le sue spalle chiudendo gli occhi, appoggio la testa sulla sua spalla, l'acqua scivola sui nostri corpi intrecciati, lo guardo e mi perdo nei suoi occhi che mi fissano come se esistessi soltanto io.
- Non ce la faccio ad uscire Greta... -
- No, ce la devi fare.... -
- Che strazio ogni volta -
Bacio il suo collo e aumenta le sue spinte, stringo le gambe intorno ai suoi fianchi e mi lascio trasportare da un vortice di sensazioni.
- Vieni amore.... - Sussurra spingendosi fino in fondo.
Rimango aggrappata a lui che con le ultime spinte esce dal mio corpo spostandomi da una parte, lo sento tremare, appoggio la testa al muro dietro di me mentre accarezzo i suoi capelli.
Lo lascio a lavarsi ed esco dal bagno, indosso una sua maglietta e vado ad apparecchiare, il suo cellulare lampeggia sopra al mobile della cucina, mi avvicino leggendo il nome "Erika" sul display, respiro e apparecchio mentre quel nome rimbalza nella mia testa.
Andrea entra in cucina qualche minuto dopo, io sono seduta a tavola ad aspettarlo.
- Che hai Greta? -
- Chi è Erika? -
Il suo volto cambia, serra la mascella per un attimo.
- Perché? -
- Ti ha chiamato 10 minuti fa -
Prende il cellulare in mano.
- È una chiamata di lavoro -
Si chiude in camera per tornare qualche minuto dopo, sembra nervoso, si siede a tavola senza neanche guardarmi e inizia a mangiare, per tutta la cena non ci rivolgiamo parola, rimetto a posto mentre lui sparecchia.
- Ti aspetto a letto. Sono stanco -
Non rispondo, mi limito ad annuire, finisco e mi siedo in cucina a fumare una sigaretta, sento gli occhi bruciarmi e appena ho finito vado in camera, Andrea dorme già, o almeno così sembra, mi rannicchio dalla mia parte senza sfiorarlo, rimango sveglia per un po' poi finalmente mi addormento.
Apro gli occhi e spengo la sveglia sul comodino, mi volto ma Andrea non è nel letto, l'anta dell'armadio è aperta, mi alzo, accendo la luce e guardo dentro, molti dei suoi vestiti non ci sono, mi passo una mano tra i capelli e inizio a girare tutta casa senza trovarlo, quando entro in cucina vedo un foglio sopra al tavolo, dalla porta riconosco la sua scrittura, mi avvicino e inizio a leggerla.
" Scusa Greta, sono dovuto andare via, ho preferito non dirti niente perché sarebbe stato straziante vederti piangere. Chiamami vigliacco, non ti biasimo.
Non chiamarmi, sarebbe inutile, ti auguro di trovare qualcuno che ti ami come meriti, ma quella persona non sono io. "
Mi vesto di corsa, raccolgo le mie cose nello zaino, lascio le chiavi che mi ha dato soltanto il giorno prima sul tavolo, sono sulla porta di casa con le lacrime agli occhi, vedo la cornice con la mia foto appoggiata al muro pronta per essere attaccata, mi avvicino e la prendo; non ci cascherò un'altra volta, non rientrerò mai più in quella casa, a malincuore mi tiro la porta dietro ed esco, fuori sembra più fresco del solito, ma forse è soltanto il mio stato d'animo, ne approfitto del fatto che è presto per passare da casa mia a lasciare tutte le mie cose e poi vado a lavoro, Filippo è già dentro, mi guarda per un secondo senza dirmi niente e lo ringrazio mentalmente, mi prepara il caffè.
- Stamani viene il rappresentante dei gelati, è un mio caro amico, voglio che ci pensi tu, ieri mi hanno fatto i complimenti per come te la sei cavata -
Accenno un sorriso, bevo il mio caffè e indosso il mio grembiule nero.
Inizio a servire i primi clienti sforzandomi di sorridere e di essere gentile con tutti mentre dentro mi sento morire, dopo qualche ora entra un ragazzo alto, indossa degli occhiali da sole,un pizzo biondo sul mento, i capelli rasati ai lati e legati dietro in una coda non troppo lunga, una camicia di lino bianca, jeans sbiaditi e scarpe da ginnastica. Non l'ho mai visto prima, si avvicina al bancone con passo deciso, saluto la signora Anna che se ne sta andando e sorrido al ragazzo.
- Ciao - Dico passando la spugna sul bancone.
- Ciao. Sono Simone, Filippo ti ha detto che sarei passato? -
Il nome non mi dice niente, Filippo non mi ha rammentato nessun Simone, lo guardo incerta.
- Il rappresentante - Aggiunge. Porta gli occhiali sopra la testa scoprendo gli occhi più belli che abbia mai visto, sono color ghiaccio e riesco a vedere la mia immagine riflessa.
- Ah! Si! Il rappresentante! - Balbetto accecata dal bagliore dei suoi occhi.
- Scusa, mi ero completamente dimenticata! -
Filippo esce dal retro in quello stesso momento.
- Ah,Simo! Sei arrivato! -
Esce da dietro al bancone e va ad abbracciarlo, li guardo mentre si scambiano qualche battuta.
- Greta vuoi andare a fumare? O vuoi andare dopo aver pensato al mio amico? -
Dopo aver pensato al suo amico? Arrossisco.
- No. Vado adesso -
- Ok, ci penso io qui. Simone ti aspetta, intanto gli faccio un caffè -
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