Capitolo 3
- Mi sa che vado a parlare con Andrea - Guardo la mia amica che scuote la testa.
- Certo, e magari licenziati prima di cominciare. Greta svegliati! Non è il tuo ragazzo, non vuole esserlo! -
Sospiro e attraverso la strada, nello stesso istante Andrea rientra chiudendosi la porta alle spalle. La riapro titubante e rimango ferma.
- Quando cazzo pensavi di dirmelo? - Sbraita e questa volta mi guarda dritto negli occhi.
- Me l'ha chiesto due minuti prima che tu entrassi, te l'avrei detto -
- Ti ha messo gli occhi addosso dal primo giorno che sei entrata lì dentro -
- Ma chi? -
- Sei proprio un'ingenua Greta -
- Io sarò ingenua, forse è vero! Ma tu non hai nessun diritto di trattarmi in questo modo! Non sono la tua ragazza Andrea! -
Faccio per uscire, ma sento il suo corpo piombarmi alle spalle, blocca la porta appoggiandoci una mano e l'odore forte di olio mi avvolge come in una nube.
- Adesso basta Greta! Mi stai facendo impazzire! Decidi cosa vuoi fare -
- No, basta lo dico io Andrea! Mi sono rotta le palle di inseguirti e di fare tutto quello che dici senza ricevere niente in cambio -
Sento i miei occhi bruciare per le lacrime che minacciano di uscire. Gira il chiavistello, mi solleva da terra e mi porta dietro nel suo ufficio lasciandomi seduta sulla scrivania piena di documenti, mi mordo il labbro come faccio ogni volta che sono nervosa, anche questa volta so che non resisterò e starò al suo gioco.
- Smetti di morderti quel cazzo di labbro - Il suo viso è a pochi centimetri dal mio.
- Perché - Lo sfido continuandomi a torturare il labbro.
- Perché altrimenti ti scopo su questa scrivania Greta -
Spalanco gli occhi sorpresa dalle sue parole, non aveva mai usato questo linguaggio con me e un'ondata di calore si propaga dentro di me, le sue labbra si appoggiano sulle mie e la sua lingua preme per entrare, mi meraviglio di me quando le mie mani lo spingono via.
- Non sono il tuo giocattolo -
Scendo dalla scrivania e corro verso la porta, riesco ad aprirla ed esco in strada, giro l'angolo e la mia amica è davanti al suo portone che sta parlando con una signora, la raggiungo fermandomi al suo fianco.
- Hai visto un fantasma Gre? -
Appoggia le mani sulle mie spalle e le lacrime cominciano a scendere sul mio viso mentre la signora saluta educatamente e si dilegua lasciandoci sole.
- Che ti ha fatto? - Continua Valentina scuotendomi.
- Niente -
- Niente e sei ridotta così? -
- Non voglio più averci niente a che fare. Almeno fino a che non decide cosa vuole -
- È un po' tardi tesoro, da lunedì dovrai fargli il caffè diverse volte al giorno - Risponde ovvia.
- Sali su dai, i miei non tornano prima di stasera, ci mettiamo sul divano e ci guardiamo un po' di programmi spazzatura mangiando un po' di schifezze -
Sorrido debolmente strusciandomi gli occhi che bruciano come se fossero trafitti da spilli mentre il cellulare nella tasca continua a vibrare per l'arrivo continuo di messaggi.
Mi siedo sul divano e ne approfitto del momento in cui Valentina va in cucina per prendere delle patatine per leggere i messaggi; sono tutti di Andrea, messaggi di scuse per la discussione appena avuta e una richiesta di parlare. Lo rimetto in tasca senza rispondere seguendo il consiglio di Valentina di farlo patire un po'.
- Eccomi!! - Urla Valentina entrando in salotto, si siede accanto a me e mi scruta attentamente con i suoi occhi verdi.
- Quanti messaggi ti ha mandato Gre? -
- Come fai a saperlo? -
- Si vede dai tuoi occhi! E poi è tipico degli uomini! -
Mi ero dimenticata che io e Valentina ci conosciamo dai tempi dell'asilo, le basta guardarmi in faccia per capire i miei stati d'animo.
- Mi ha chiesto scusa, vuole parlare... - Ammetto riluttante.
- Bene! Quando avremo finito di fare i cazzacci nostri se ti avanza tempo parlerai con lui! - Risponde accendendo la televisione.
Scorre veloce i titoli su Timvision e si ferma su Dirty Dancing, i suoi occhi si illuminano mentre mi guarda con un lieve sorriso.
- Nessuno può mettere Baby in un angolo! - Imita Patrick Swaize quando nella scena finale del film prende Baby e la porta sul palco a ballare, rido a crepapelle e Valentina mi segue premendo play.
Mi isolo dal mondo immaginando di essere la protagonista del film, anche io vorrei che Andrea entrasse in questo momento, mi prendesse in braccio e mi portasse via, ma naturalmente queste scene si vedono solo nei film.
- Dovresti trovare un figaccione come lui -
- Andrea gli somiglia molto... -
Valentina spalanca la bocca fissandomi.
- No dico ma sei seria? Tu hai bisogno di un paio di occhiali! -
Mi ficco in bocca una manciata di patatine masticando svogliatamente mentre i titoli di coda scorrono alla televisione.
- Vado Vale - Dico alzandomi.
- E dove vai? A parlare con quel celebro leso immagino -
- Non chiamarlo così! -
- Un uomo che ha una ragazza come te che gli muore dietro e non sa prendere una decisione non si può definire in altro modo -
Sbuffo e la saluto.
Appena apro il portone mi ritrovo Andrea di fronte a me, sembra dispiaciuto sul serio e il mio cuore si sgretola in mille pezzi vedendolo così.
- Vieni a pranzo con me? Ti offro un ottimo panino con il lampredotto - Allunga una mano verso di me, la fisso per qualche secondo e la afferro con la mia, mi tira a se stringendomi in un abbraccio, per quanto mi ricordo è la prima volta che mi abbraccia senza timore che qualcuno ci veda.
Cammina al mio fianco tenendomi per mano, resto in silenzio con il viso abbassato fissando le mie scarpe da ginnastica.
- Le tue scarpe sono più interessanti di me? -
Alzo la testa e mi scontro con i suoi occhi marroni scuri.
- Senti Greta mi dispiace per la discussione di questa mattina -
Annuisco con un leggero movimento della testa, lui si ferma, appoggia le mani sul mio viso accarezzandomi le guance con il pollice mentre il mio corpo va in fibrillazione, chiudo gli occhi e le sue labbra sfiorano le mie, le schiudo accogliendo la sua lingua che accarezza la mia e mille brividi attraversano la mia spina dorsale.
- Non hai paura che ti veda qualcuno? -
- Sinceramente Greta. In questo momento non me ne frega un cazzo! Che mi guardino! -
Afferra di nuovo la mia mano e continuiamo a camminare. Prendiamo i nostri panini e due lattine di coca cola e ci sediamo sulle scalinate della chiesa a mangiare, non ricordavo più il sapore del lampredotto, ma adesso sembra la pietanza più buona che esista al mondo.
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