Capitolo 19

  Seduta sulla sua branda, Keira ripensava agli avvenimenti di quella mattina. Manwë si era apprestato a salvarle la vita dalla furia di Thranduil, ciò significava che il suo sacrificio era davvero importante e necessario e doveva essere durante la guerra.
'Mettiti l'anima in pace, Keira, non hai scampo.' Pensò.
Il telo che copriva l'entrata fu scostato, lasciando entrare Tauriel.
Le due si guardarono un istante, poi Keira spostò lo sguardo altrove.
L'Elfa le sedette accanto.
"Stai bene?"
"Servirebbe a qualcosa dire che non sto affatto bene?" Domandò di rimando la giovane, tenendo lo sguardo basso sulle mani raccolte in grembo.
"Probabilmente no... ma se vuoi parlare, sfogarti, non so, con me puoi farlo." Disse Tauriel in tono amichevole.
"Ti ringrazio, ma ci penserà la guerra a liberarmi."
"Capisco. Beh, per qualsiasi cosa chiedi pure." Concluse l'Elfa, alzandosi e armeggiando con qualcosa sul tavolino di legno. Poi uscì di nuovo, esitando solo un istante sulla soglia per gettare un'ultima occhiata alla ragazza.
Keira si sdraiò. Forse più tardi sarebbe andata a cercare Almhir.


"Keira?"
...
"Keira?"
...
"Avanti, svegliati. Mi senti?"
"Mmmhh..." Mormorò la Mezzelfa, girandosi dall'altra parte.
"Giorni Celesti, Keira!"
"Che c'è?!" Gridò stizzita, questa volta voltandosi di scatto.
Sorpresa di non vedere nessuno, si mise a sedere e si strofinò le mani sul viso. Probabilmente aveva sentito una voce nel sonno. 'Ci manca solo che impazzisco...'
Stava per rimettersi giù, ma un fruscio catturò la sua attenzione.
C'era davvero qualcuno!
"Chi va là?" Chiese, mettendo la mano sull'elsa della spada.
"Aspetta, aspetta. Sono io, Bilbo." Disse la voce, ora più chiara.
"Bilbo? Fatti vedere!"
Lo Hobbit apparve dal nulla, proprio di fronte a lei.
"Cosa ci fai qui? Thorin lo sa?" Domandò subito, preoccupata, curiosa e confusa.
"Ti prego, non ho molto tempo: devi portarmi da Thranduil."


Per la seconda volta in quella giornata, Keira fece il suo ingresso inaspettato nel tendone del Re Silvano.
"Thranduil, c'è qui Bilbo che... Gandalf?!"


"Dove sei stato per tutto questo tempo?" Chiese lo Hobbit, sorpreso quanto la sua amica.
"Sono stato trattenuto a Dol Guldur più del previsto." Spiegò lo stregone. In effetti era un po' ammaccato.
"Beh, è un piacere vederti!" Esclamò il Mezzuomo.
"Oh, Bilbo, ti trovo bene."
"Si, perché il peggio deve ancora arrivare."
Gandalf rivolse uno sguardo a Thranduil, poi nuovamente ai due.
"Cosa ci fate qui? Perché non siete con Thorin nella Montagna?" Chiese poi, accigliandosi.
"Beh..."
"Io me ne sono andata." Keira anticipò lo Scassinatore.
"Come te ne sei andata?"
"Senti, Gandalf, Thorin è accecato dal Tesoro, ha perso la ragione e la sua causa non è più la mia. Io non combatterò per l'oro, ma per la salvezza dei popoli a cui appartengo." Spiegò.
"Popoli? Sei una Nana." Constatò il vecchio.
"La vogliamo smettere di prenderci in giro? Sarai anche uno stregone prestigioso e tutto quello che ti pare, ma sei anche un granbugiardo. Tu lo sapevi fin dall'inizio, fin dal primo giorno che mi hai incontrata 'per caso' sapevi che ero una Mezzelfa e che avevo una profezia sulle spalle. E non hai fatto niente." Lo accusò violentemente. Quello sospirò e parve invecchiare di mille anni. Il suo viso si fece scuro.
"Non potevo dirtelo allora, eri troppo giovane e non potevo rischiare di sconvolgerti. Avresti fatto qualcosa di avventato, così mi sono assicurato – tenendoti ben d'occhio – che non ti facessi uccidere da qualche Mannaro o Troll mentre te ne andavi a zonzo per la Terra di Mezzo." Si giustificò.
"Credi che saperlo da Thranduil, a cento ottantadue anni, mentre ero sua prigioniera, non mi abbia sconvolta ugualmente? E poi cos'è questa storia che mi hai tenuta d'occhio?"
"Non era così che dovevi saperlo." Disse Gandalf, guardando Thranduil che rispose con uno sguardo noncurante.
"Scusate?" Prima che Keira potesse sfogare ancora il suo disappunto, Bilbo si fece avanti, facendo notare che era ancora lì.
"Bilbo, non mi hai ancora detto perché sei qui." Considerò Gandalf, mentre la Mezzelfa sbuffava sonoramente per il cambio repentino di argomento. Quando a lui le cose andavano scomode trovava sempre un modo per aggirarle.


Quando Bilbo lasciò la tenda, dirigendosi nuovamente verso Erebor, Keira lo seguì, richiamando la sua attenzione.
"Porta agli altri i miei saluti, fai sapere loro che sto bene."


"Domattina verrò con voi, mostreremo la pietra a Thorin e lo metteremo alle strette."
"Secondo te comprenderà?" Chiese il Re di Bosco Atro.
Gandalf sospirò.
"Keira, tu verrai?" Chiese, volgendo lo sguardo verso la giovane.
"No, grazie." Rispose Keira con una smorfia. Non le andava di guardare gli sguardi feriti dei suoi compagni... soprattutto quello di Bofur.


La Mezzelfa se ne stava seduta a terra, accanto al fuoco, in mezzo ai soldati elfici di Thranduil e alcuni Uomini di Bard.
Guardava le fiamme volteggiare in aria: il fuoco l'aveva sempre affascinata.
I suoi pensieri volsero poi alle stelle, a come fossero belle e luminose come tanti piccoli diamantini sparati nel cielo.
La notte buia abbracciava al volta celeste e rendeva quei piccoli diamantini luminosi ben visibili.
Sbadigliò mentre qualcuno la guardò curioso.
'Un'Elfa bassa. Dannato sangue misto.' Pensò scocciata. Essere l'oggetto delle attenzioni di qualcuno non le era mai piaciuto.
"Dovresti dormire." La voce chiara di Almhir la riscosse e notò gli sguardi dei suoi compagni, mentre l'Elfo prendeva posto accanto a lei.
"Non ho sonno." Disse, buttando un legnetto nel fuoco.
"Se posso chiedere, a cosa stavi pensando?" Le chiese lui, sinceramente curioso. Per quel poco tempo che potevano trascorrere insieme, avrebbe voluto conoscerla meglio. Un buon inizio era partire dai suoi pensieri, anche se gli sarebbe piaciuto molto poter sapere di più sulla sua vita, dove l'aveva vissuta e come.
Keira gli rivolse involontariamente uno dei suoi sguardi, ma subito rilassò i muscoli del viso.
"Pensavo che le stelle somigliano agli occhi di Calime. O meglio, viceversa."
"Tua madre era moto bella; tu possiedi i suoi occhi. Sono un dono di tuo nonno, sai?"
"Chi era mio nonno?"
"Non ne ho la più pallida idea. Io e tua madre abbiamo sempre vissuto con tua nonna, finché non è morta a causa di una malattia. Non so chi fosse mio padre."
"Capisco. Tu, quindi, hai i suoi occhi." Constatò la giovane, guardando lo zio in viso.
Quello sorrise e annuì con il capo.
Si guardarono ancora, poi qualcuno si avvicinò e all'unisono i due si voltarono, ritrovandosi Gandalf alle spalle.
"Vi siete ritrovati, quindi."
"Chissà come mai non mi stupisco che sapevi anche dell'esistenza di un fratello di mia madre... c'è altro della mia vita che dovrei sapere prima di morire, oppure posso buttarmi tranquillamente nella mischia e farmi infilzare come una salciccia per i miei popoli e morire in pace?" Ultimamente Keira non riusciva a tenere a freno quella sottile ironia acida che sfoderava ogni qual volta possibile.
"Keira..."
"No, Gandalf. Mi fidavo di te. Mi hai ferita profondamente." Lo bloccò, alzandosi. Salutò Almhir e tornò alla tenda, ignorando i richiami del vecchio stregone.


Nonostante le poche ore che aveva dormito, quando si svegliò si sentì piuttosto riposata. Un dono dei Valar? Tanto dopo avrebbe avuto tutto il tempo che voleva per dormire, si disse nella mente.
Fece caso solo pochi minuti più tardi al silenzio che regnava fuori di lì.
Molto strano.
Uscì, venendo inondata da un raggio di sole in pieno viso.
Si parò con un braccio e mise a fuoco l'accampamento. Vuoto.
Un paio di uccelli attraversarono il cielo azzurro e un leggero venticello fresco si levò a scompigliarle i lunghi capelli castani.
Poi si diede una risposa: quella mattina Thranduil avrebbe mostrato l'Arkengemma a Thorin, portandolo ad una scelta.
Le corse un brivido lungo la schiena al solo pensiero di ciò che avrebbe potuto dire o fare Thorin.
Alla finfine, era pur sempre un suo compagno.
Non lo considerava il suo Re, come non considerava allo stesso modo Thranduil. Lei non aveva un Re.
Avendo sempre vissuto sola, con le sue regole e le sue abitudini, essere sottoposta a qualcuno non le andava giù.
Non sentiva di aver sbagliato, ad essere partita per tornare a casa, perché tornare a casa era sempre stato il suo sogno.
Ma ora si stava rendendo conto che per una come lei, una vita rinchiusa al buio della pietra di Erebor non era quello che voleva.
Quindi, date le circostanze, morire era la cosa migliore.

***

Quando Thranduil aprì la scrigno, l'Arkengemma brillò di luce propria.
Lo sguardo di Thorin si illuminò dapprima, poi divenne rabbioso e domandò come la pietra si trovasse nelle loro mani.
Era fuori di sé, incattivito da quella scena.
E quando Bilbo confessò di essere stato lui a portare il prezioso oggetto dei desideri del Re sotto la Montagna agli Elfi, quest'ultimo scatenò su di lui la sua furia.
Alla fine, disse: "Mi sono fidato di te e tu mi hai tradito. Vattene, stupido Mezzuomo, e non tornare mai più."
E Bilbo se ne andò.
Lentamente raggiunse Gandalf, prendendo posto accanto a lui.
Lo stregone gli rivolse un'occhiata apprensiva.
"Thorin." Disse Bard, alzando lo sguardo. "Mi chiedo ora, avrai guerra... o pace?"
"Io avrò guerra."  

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