Capitolo 13

  "Li hai trovati?"
"No."
"Hai cercato in tutto il lato nord?"
"No."
"E cosa ci fai qui, allora?"
Silenzio.
Per la prima volta in vita sua, Bofur non sapeva cosa dire. Cioè, lo sapeva benissimo, ma che parole usare? Cosa fare che non aveva già fatto? Cosa dire che non aveva già detto?
"Allora?" Keira lo incalzò, accentuando l'impazienza con un gesto del capo.
"Keira..." Cominciò il Nano, ma poi si bloccò. Quello che aveva pensato era davvero il modo giusto?
"Si, ti ascolto."
"Keira, io credo che tu stia esagerando." Fece una pausa durante la quale lei cercò di dire qualcosa ma subito Bofur seccò il tentativo di ribattere: "Non puoi confinare te stessa per due stupide frasi scritte su un pezzo di carta. Non mi importa se dovrai morire. Hai ancora del tempo, giusto? Non mi importa se non sai quant'è. Io voglio passarlo con te."
Keira rimase in silenzio. Cosa diamine stava facendo Bofur? Era già abbastanza difficile affrontare quella situazione senza... questo! Perché doveva mettercisi anche lui?
"Senti, Bofur, apprezzo molto quello che fai per me, davvero... ma-"
"No!"
"Non ho neanche finito la frase, come puoi già dire 'no'?!"
"Perché so già cosa vuoi dirmi e non ho alcuna intenzione di ascoltarti! Ora sarai tu che ascolterai me!" Esclamò il Nano, con convinzione.
Keira non lo aveva mai visto così serio.
"La prima volta che ci siamo incontrati, a casa di Bilbo, ti ho guardata, ma tu non lo hai fatto. Non te ne sei neanche resa conto. Durante il viaggio mi sono chiesto più volte cosa fosse quella sensazione che provavo quando vedevo il tuo sorriso, quando sentivo la tua voce... non capivo. Quando siamo entrati a Bosco Atro, la mia mente è stata deviata dall'aria intrisa di magia nera che aleggiava fra gli alberi e tutto quello che ho detto – di sensato – è stato un enorme sacrificio. La mia testa mi gridava cose che tu neanche immagini. Pensavo a quanto fossi bella, a quanto i tuoi occhi fossero freddi mentre il tuo sorriso irradiava calore. Quando mi mettesti le mani sulle guance e mi guardasti negli occhi, lo sai cos'ho pensato?" Fece una pausa. Ovviamente la domanda era retorica e Keira attese il continuo. "Ho pensato che non avevo mai visto una creatura dai lineamenti così delicati e belli come i tuoi. Le tue labbra e la voce che ne fuoriusciva, causavano un mare in tempesta nel mio stomaco. Quando poi siamo stati catturati dal principe e portati nelle celle, dopo il tuo colloqui con il Re, tu non hai più sorriso. E provavo malinconia, perché sapevo che c'era qualcosa che non andava. Ma non capivo cosa. E più ci pensavo, più mi arrovellavo sulla questione, e meno comprendevo. Ma nel frattempo iniziavo a capire cosa succedeva dentro di me ogni volta che alzavo lo sguardo su di te o che i nostri occhi si incontravano. A Esgaroth avresti dato la vita per salvare quella dei cittadini, ma non potevo permettertelo. Un fiore così bello e raro non poteva perire fra fiamme. Ho temuto di non rivederti mai più. Sono stati attimi terribili e quando credevo che tutto fosse perduto, ecco che mi salti addosso nel bel mezzo di un temporale credendo chissà quale cosa si stesse avvicinando." Bofur sorrise, ripensando alla scena. "E poi... poi hai ricambiato i miei baci. Mi hai fatto credere qualcosa che non era. Dopo vengo a sapere della profezia e del tuo destino e che sei una Mezzelfa. Valar, Mahal solo sa quanto mi sono sentito ferito in quegli istanti. Avrei voluto asciugare le tue lacrime, ma sapevo mi avresti respinto." Sospirò, lasciando un istante di silenzio.
"Bofur..." La voce della giovane era tremolante, i suoi occhi lucidi e il suo mento tremava come una foglia.
"Non ho ancora finito." Disse lui, bloccandola ancora una volta. "Prima stavo riflettendo e mi sono reso conto che nei miei pensieri ci sei soltanto tu, Keira. Mi sono innamorato di te e voglio amarti per il tempo che ti resta." Incatenarono i loro sguardi... "Accetterai il mio cuore?"
Keira era senza parole. Cosa avrebbe dovuto rispondere? Oh, lo sapeva benissimo. Ma era la cosa giusta?
Le lacrime che le avevamo reso gli occhi lucidi cominciarono a scendere, rigandole le guance.
Bofur le andò vicino, si sedette accanto a lei e la strinse a se. E mentre lei piangeva disse qualcosa. Qualcosa che scaldò il cuore del Nano.
Le alzò il viso, asciugandole le lacrime dalle guance e guardò nei suoi occhi limpidi come il cielo, sorridente. Il mento di lei tremava ancora.
Le accarezzò la fronte, portandole una ciocca di capelli scuri dietro l'orecchio a punta.
Non era mai stato felice come in quel momento.
I fatti che si susseguirono dopo che lei si fu calmata furono impressi nella mente di entrambi come l'unica occasione che avevano avuto per amarsi davvero.


Bofur fece toccare le loro labbra con delicatezza, come se avesse paura di sciupare la sua bellezza con un bacio.
Lei gli mise le mani sulle guance approfondendo il bacio un po' per volta, schiudendo per lui le sue labbra lasciando così che le loro lingue si cercassero e si trovassero, danzando insieme.
Non c'era timidezza né rigidezza nelle loro azioni. Erano soltanto un Nano ed una Mezzelfa che suggellavano un amore sbocciato così, dal nulla, e fiorito nei mesi che si erano susseguiti sperando che non si sarebbe appassito mai.
Si creò un po' di imbarazzo quando Bofur, accarezzandole i fianchi, fece scivolarle la maglia al di sopra della pelle liscia e con il pollice iniziò ad accarezzare quel lembo di pelle scoperto.
"Non dovremmo..." Sussurrò lei contro le sue labbra.
"Lascia fuori da quella porta tutte le tue preoccupazioni. Ci siamo solo io e te, nient'altro. Solo io e te."
Quelle parole, sussurrate contro la sua pelle, fecero cadere tutte le sue difese.
Lasciò che Bofur continuasse ad alzarle la maglia fino a sfilargliela, mettendo in mostra le sue forme fasciate da una sottile stoffa bianca.
Lentamente, i baci del Nano si distribuirono sul collo della giovane.
Keira venne scossa da un brivido. Mise le mani sul suo petto e le impegnò a sciogliere i nodi che tenevano i tuoi vestiti.
Lei era del tutto inesperta; nella sua vita non aveva mai intrattenuto rapporti con nessuno, non aveva mai conosciuto l'amore se non quello per sua sorella, il suo cuore non aveva mai realmente battuto per qualcuno.
Senza spiegarsene il motivo, il suo pensiero andò alla profezia. Perché in un momento del genere? Semplice: perché in quel momento non contava cosa le avrebbe riservato il futuro. Aveva ragione lui sul fatto che in quella stanza, in quel momento, fra quei respiri e quelle sensazioni, c'erano soltanto loro due.
Bofur sussultò al tocco delicato delle dita di lei sul suo petto. Scorrevano lentamente sulla sua pelle mentre gettava il collo di lato permettendogli di lambire meglio la sua carne bianca e liscia.
Dai fianchi, le mani di Bofur scorsero invece alle fasce sul suo seno. Esitò solo un istante prima di iniziare a scioglierle.
Sentendo i suoi seni liberi, Keira percepì il sangue affiorarle alle guance, imporporandole. Ma scacciò quell'imbarazzo e lasciò che il Nano la toccasse, la accarezzasse e la baciasse laddove era più sensibile.
Senza neanche rendersene conto, le sue mani avevano già slacciato i nodi delle braghe di lui e scendendo lentamente verso le parti basse percepì la sua eccitazione sotto di esse.
Si staccarono per un attimo e il Nano colse l'occasione per togliersi gli stivali; si mise in ginocchio davanti alla Mezzelfa e con movimenti lenti le tolse anche i suoi.
Cominciò a sfilarle piano i pantaloni, baciando man mano ogni lembo di pelle che veniva scoperto.
Aveva qualche cicatrice di tanto in tanto, vecchie ferite non molto gravi ma che avevano lasciato il segno. Su ognuna di quelle vi lasciò un bacio.
Prima di risalire sul letto provvide a far scivolare via anche le sue braghe.


La catena di baci era ininterrotta e l'unione che ormai bramavano era diventata più che necessaria per l'eccitazione di entrambi.
E così avvenne.
Keira reclinò il capo all'indietro inarcando la schiena mentre Bofur lasciava che si abituasse ad un corpo estraneo dentro di lei.
Lentamente trovarono il ritmo giusto e il loro piacere crebbe d'intensità ad ogni spinta.
Leggeri gemiti si sparsero per la stanza, riempiendola del loro amore.
Le mani di Keira erano serrate sulla schiena del Nano mentre quest'ultimo si accingeva ad aumentare le spinte, arrivando sempre più vicino all'apice.


Con un lungo gemito da parte di entrambi si concluse il loro atto d'amore.
Ora stavano sdraiati l'uno accanto all'altra, con il fiato corto, le guance arrossate e il cuore che batteva frenetico.
Bofur si voltò verso di lei, osservando il suo profilo nudo, imperlato di sudore, pensando a quello che era appena successo. Guardò il suo viso, con gli occhi rivolti al soffitto di pietra, la bocca semi aperta e la fronte lucida. Era così bella e il suo destino così ingiusto.

***

Keira si sentì osservata ma non aveva la forza per voltarsi verso di lui. Cosa gli avrebbe dovuto dire? Non era brava in queste cose, non sapeva fare discorsi o robe simili. A lei bastava uno sguardo.
Quando sentì le dita di lui intrecciarsi con le sue voltò automaticamente il capo.
Le scappò un sorriso nel vedere le trecce scombinate del Nano e il suo viso accaldato.
"Dovremo darci una sistemata." Disse sorridendogli.
Lui ricambiò il sorriso e si chinò su di lei per baciare ancora le sue labbra.
Rimasero ancora un po' abbracciati, in silenzio, poi decisero che era ora di muoversi e tornare dagli altri. Non potevano rischiare che qualcuno li andasse a cercare.


"Siediti a terra, ti do una mano con le trecce."
Le dita di Keira erano agili e veloci e in un batter d'occhio i capelli del Nano erano tornati a posto.
Quando Bofur di rialzò da terra la guardò in viso e le chiese se poteva farle un regalo.
"Che genere di regalo?" Domandò lei curiosa.
"Lascia fare a me." E detto ciò le si sedette accanto e le prese una ciocca di capelli intrecciandola con cura. Fece lo stesso anche dall'altra parte e poi unì le due treccine in un'unica treccia dietro il capo.
"E per finire, il mio regalo per te." Le mise davanti agli occhi un piccolo fermaglio argentato, ricamato da piccoli motivi floreali.
"È bellissimo." Sorrise lei.
"L'ho fatto molto tempo fa, aspettando il giorno in cui lo avrei donato a chi avrei donato il mio cuore per sempre. Quel giorno è arrivato. E con questo fermaglio," Disse, mentre lo chiudeva nei suoi capelli "il mio cuore ti apparterrà per sempre." Le lasciò un bacio sulla guancia e poi l'abbracciò da dietro.
Lei chiuse gli occhi, cercando di reprimere la voglia di piangere. 'Il mio sarà un per sempre molto breve...'


Si avviarono verso la sala grande, dove avevano stabilito il punto di ritrovo.
Prima di uscire, Keira buttò un'ultima volta un'occhiata all'interno della sua vecchia stanza.
Quella stanza che l'aveva vista crescere tra l'odio di suo padre e l'amore di sua sorella.
Quella stanza che l'aveva vista diventare donna con l'amore della sua vita.
Quella stanza che probabilmente non avrebbe più rivisto.  

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