Epilogo
Tre anni dopo.
Dopo la laurea e l'essere riuscita a trasferirsi il più lontano possibile da sua sorella Gemma, grazie ad un concorso pubblico, Vanessa tornò al suo adorato Dojo.
Amava quel posto ed era sicura di ritrovarlo uguale e identico a come l'aveva lasciato.
Andò durante l'orario di chiusura, certa di non disturbare alcuna lezione del suo sensei.
Superata la reception, si tolse le scarpe ed andò sul tatami blu, perfettamente pulito. C'erano i ragazzi dell'ultimo turno.
Riconobbe le mosse di kumitè che aveva lei stessa studiato per prendere la cintura nera.
Non riuscì a trovare Mauro, al contrario incrociò il suo sguardo con i bellissimi occhi color cioccolato di Domenico, che le diedero un tuffo al cuore.
Le ricordarono la festa di fine estate avvenuta qualche anno prima, dove coraggiosamente lo aveva baciato.
Aveva avuto una cotta per lui sin dal suo primo ingresso nella palestra, quando a dodici anni aveva iniziato quel magnifico sport e lui si presentò per il turno successivo con la cintura arancione sui fianchi e l'aria spavalda.
"Vanessa." Si avvicinò a lei. Il karategi mostrava i suoi pettorali, facendo intravedere la scala degli addominali ben formata.
"Ciao. Cercavo Mauro." Non voleva dargli tanta importanza, cercò di nascondere il suo imbarazzo nel rivederlo.
"È a Verona per una gara coi piccoli. Lo sostituisco io." Gli sorrise orgoglioso. " Vieni." La invitò a seguirla nel corridoio, così da non disturbare l'allenamento. "Come va? Non ti vedo da... anni!"
"Volevo fuggire da..." Si morse il labbro inferiore, prima di dire il reale motivo della sua fuga.
"Gemma?" Non pensava fosse così evidente.
"Stavo per dire qui" lo corresse, ammettendo di essere contenta che Domenico potesse capirla.
"Mmmh se lo dici tu" disse sarcastico. "Come quando dicesti che non avevi una cotta per me e poi mi hai baciato." Vanessa socchiuse gli occhi imbronciata, mentre il ragazzo se la rideva sotto i baffi.
"Ti ricordo, che tu mi hai sfidata e io ti ho dimostrato che è meglio non farlo." Incrociò le braccia.
"Fatto sta che non saresti capace di rifarlo." Odiava sentirsi dire che non era capace di fare qualcosa. Voleva dimostrargli quanto torto avesse. Slegò le braccia e fece partire la sua mano.
Voleva colpirlo in pieno volto, come in passato.
Il suo braccio fu bloccato. Lo guardò negli occhi a mandorla con aria di sfida. Prima che potesse controbattere, si ritrovò le mani virili di Domenico sul suo volto e subito dopo le labbra carnose di lui si appoggiarono alle sue.
"Mi sei sempre piaciuta." Gli sussurrò prima di riprendere il gesto di insensata follia.
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